L'Unità - anno I - n.14 - 16 marzo 1912

convergere la raffinatezza di queste arti, di que sti accorgimenti su un ce, to numero di esa– mi è p roj)rio qu ello di tlichi-1ra re che in cer ti altri esami , qua l che si si., l'es ito, si è pro• mossi lo stesso . Cosi la frode scolastica ~i a~– batt erà tutt a su l'ltali.:mo e la Storia, :,bban do– nan ,lo il Greco e il Latin o, il T i!desco e la Ma– tematica al prudente arb itr io de lla cornmissio n<". E chi sa le condizioni difficili della nostra di– sciplina scolastica, intende bene perchè qu~I prudtnle dinanzi ad arbilrt'o ce lo metto ,·olen– tieri di mio. Anche è lecito domandare : la scuola è una ,somm a d' inseg namenti, sicchè risulti da una materi a più un' altra più una terza ancore, o un org anismo che si distribuisce ~ coordina intorno ad un insegnamento central e, il quale ne sia qua si la vita vitah.·? Chi accetta la prima defi– nizione, può ammettere che l'alunn o il .qu ale possegga , mettiam o caso, cinqu e su sette disci– plin e insegnat<-, raggiunga in cert o modo la su f– ficienza e poss a venir e promosso o licenziat o. Ma chi ha della scuola il secondo concetto, che essa non sia cioc un conglomerato meccanico, ma una vita in cui le diverse materie coesiston o in un'assidua funzione di ricambio, deve com• prendere e sentire che l'anima della scuola non può essersi trasfusa in colui che a una o più parti di quell'anima sia rimast o stranier o. Quelle sette disciplint-, di cui parla\'amo di so– pra, debbono essere come sette elementi da gettarsi in un crogiuolo. Toglietene due: o non ne avrdf'! nessuna lega, o la ·tega è diversa. LH licenza condi zionata non è licenza. Una difesa, è vero, del provvedim ;: nto è stat a tentata pel progetto st esse): licenze e promozioni condizion ate non consentono di pro– segu ire oltr e negli studii. Per quant o parifica/1 1 agli ejftlti dtllt vigtnli ltgg i, allt promo1ioni t allt licen11 ordinari t, esse non apr ono la via agli t;tudii super iori, e prC'cludono per conse– guenza il pas so anche ai magg iori ufficii dello Slato per i quali è condizi one si,,, qua 110,, la burea . Licenze e promozioni condizionate sono dunque la tessera di ingresso agli irnpiC"ghi meno onorifici e lucrosi. Ma occorreva proprio quest q nuovo incenti vo all'aumento della piccola borghesia paro1.sitaria? occorr eva proprio che l'Italia, la quale ne ha già abbastanza della sua burocrazia con le carte in regola, ricevesse <iuesto dono di un'altra burocrazia fornita di un pat entino di consolazione, documento ufficiale, come già ho detto di sopr a, non già della minor conoscenza di due materif", ma di incapacita re• (rattaria alla forma mtnlis della scuola che l'im• piegato avrà per più anni frequenlata T Il pcrtcolo delta acuola unica. Questo istituto nuovo dunque della licenza e della promozione condiz lonata costituisce un danno della «:ompagine scolastica e un pericolo \ sociale . Ma un altro pericol o, non giova dissimu– larlo ~ nasc osto tra le pieghe insidiose della lecge. La vecchia ideol ogia della scuola unica, dopo che fu messa fuori della porta, pare che minacci rientr are dc1lla finestra. Mettiamo infatti che sia ammissibile e utile questo istitut o delle licenz e di compassionf". f: evidente che la compassion e nella conct-ssione delle licenze non dovr ebbe mai esse r consentita per quelle materie le quali sono più intima– ment e costiluliv e di ciascuna scuola, come il fulcro ed il nodo intorno al quale gravita un determinato sistema scolastic o. Pc.·r ques to, le vecchie dispos izioni non ammettev ano giudizio di matur ità che sanasse l'insuffi<'ienza del I.alin o per le scu ole classic he. quella della Matematica per le scuole tecn iche-.""Nel progetto Cred aro le materie escluse dalla compassione sono le ma• terie generich e di tutt e le scuole, cioè l' Ita– liano e la Storia. Or che è mai questo, se non un pas so verso una grigia e piatta uniformità scolastica, nella qual e si confond;\n o i colori e le figure de i ,·arii tipi di scuola ? E ancora. La comp 11ssione si estende, oltre le licenze , ad alcun e prom ozioni: a113 promo• zìone dalla terza alla quart a ginnasiale, a quella dal primo al secondo corso dell'i stitut o tecnico. La rag io,rt dtlla dijftren aa i ovi1ia 1 dice la re– lazione ministerial e. Gli- r.sami di prom osio,,e dlla quarta c/asst g ùmnsiale o al stco11do am,o di islilulo ltcm·co, qu,mdo sia110 suprrali , sig 11i.fi– cano il passaggio da ,m ordù,t di s/udii ad ,m altr o, op/mrt dal g ,-ado ;,,J,,.iore al suptriort dr/lo stesso ordi11e di studii. Mu/a110 gf insrgmu,ti. ,nu/0110 il 1111mtro e f importa,11:,ll dr/le discipli11t che l'altmn o do l•rti sl11diare, E11/,-a11do uri St• condo a11110 di islilulo frc11iro 1 il giovù,e drve dc– cidtr si o per la sta io11tfisic o-ma/rmalica. .. o ptr lt stcio11iavmli fini pro/tssionali. Ma nel ginna• sio qual differenz a di natura e di so5tanza esi– sta tra la classe terza e la qu 11rta, non C detto, e non sareb be stato facile dir e. E per !a pr ima L'UNITÀ classe dell' istituto tecnico sarebbe a~e,·ole ob· bietta re: Se C cosi, come dite, aggiungete un ann o :illa st uola tecnica di ti1>0 comune-. sot• traendolo ali' istituto. Non vi troverete così .:1d .1vere un es.une d1più. nel qual e siate costretti :ul esercitare la virt ì1 della compassione. Ma le cose non stanno cosi come ingenua• mente posso no parere. Alla ti 1 linerva si sba~ lia– no se ritengono che chi si oc.·cupa di scuole, si sia dimenticato del fatt o <'he !'on. Boselli volle in1rodurre la lict nzn del ginnasio inferiore ap– punto come prepnr:izionc alla scuola unica. E .ippun to chi si occupa-di scuole, comprende come si sia voluto, senza dirl o, prati care una incisione nella unità orga nica dei corsi class ici e tecnh i, per I iuscire ad uno sche ma analogo nella dis tribu zione dt"gli esami : un nuovo esa– me dopo la leiza classe ginnasia le come c'è dopo la lerza tecnica, un nuovo esame dopo il primo corso d'istituto come c'è dopo il quinto anno di ginnasio . Ott enuto un :malogo schema esteriore cosi di sorp resa, sarà più facile pro• cede-re dopo alla vagh eggiata unificazione inte– riore. Torna la torre dt Babele. Cr..me si ved(" 1 i danni e i pericoli a cui ho acct'nnal o, non sono piccoli e farebb r-ro deside• rar e che il Minislro ritirasse il suo prog, •uo, quand o non intenda limitarlo alla sola aboli– zione degli c-sami trimest rali e al ristabi limento di tutti gli esami finali senza promozioni e li– cenze condizi onatr . Potr ebbe benissimo, anzi dovrebbr-, restare in pied i l'art. 4, che vieta di frequentar e per più di due anni la medesima classe-. Fu altr a volta avanza ta una proposta simile dal senatore Morandi e ci sono del1e analogie in proposilo nella legislazione auslriaca. A proposito : si dic'e che l'Austr ia possieda la migliore burocraz ia <l'Europa, e là n<,n si parla di licenz e condizionat e. Ma io sarei dispo sto a ingoiare tutt o il male che nel progetto c'è, quan do penso tutt o quel. l'altr o male cui esso apr e, senza far vedere, le porle con l'art. 7. Questa è oper a probabilment e non del Ministro che passa, · ma dei Minerv ini che rt>st:ino e vogliono riaff,-rrare il potere di fare e disfare soltratto loro. Infatti, il regola· ment o-legge Orlando , compo sto 'quando gli in– segnanti furono una forza vigile e viva della politica scolastica, stabiliva che nessuna modi• ficazione alle disposizioni degli esami si potesse apportare se non col consenso del Parlamento per legge. Qui, inv<ce, si stabilisce che le mo• dificazioni polranno essere app ortate con de– creto realt-, e, siccome non ei sarà ministro che resista alla lusinga di legare: il proprio nome a una riformeua cui la Direzione gt-ntra !e tenga nel c•s sett o, aspettando il moment o opportuno per poterl a v3rnre, così torneremo - e sarà presto - all'antica torr e di Babele. V1~ CENZO U ss A~I - Barone e contadini. L'ottimo giorna letto lazi?lt", ln di/tsa dtl couladino, stampa nel nume ro del 2 marzo: Assistemmo lo scorso a nno al licenziam ento delle famiglie dei capranicotti dalla tenuta di Ta gliente presso Arten a, licenz iamento che av– venne, come avviene qua si sempre in simili casi, perchè il • barone " teme ad un certo punt o - tant' è umano e giusto il preconcetto - che lasciando nelle tenute dopo 40 o 50 anni i capr anicotti che le resr-ro fertili, qu esti pos• ~~no accampar diritto di proprie:til. E' vero che ad essi fu dato un piccolo com– pens o. Ma che cosa può rappr ese ntar questo - anche amme sso che giunga a 200 o JOO Jire per famigli a - per pover i contadin i messi sul lastrico, quando quei castagni frull eranno in sempiterno al ba rone ? Ora la cosa si rip ete per la tenuta di Saraz– zano presso Rocca Pr iora. Nessuno colli, ·ava circa 50 anni or sono quel • le terre frigide, sterpose, tulle folcari e spi– nacceti. Vi furono chiam ati i capranicotti . Essi vi pian • tur ono la macchi:1,e ,·i hanno colti, ·ato le terre sin che l'ombra lo perm elleva. Oggi in <1uesti spin eti son boschi da taglio ced ui. i~ orn che i capranicotti sloggino pt r quel tal timore di cui soprn. - Vi siete arricchito, dateci almeno qualche cosa'. ... imploran o i capranicotti dal principe don Giuseppe r\ldobrandini, che sente messa ogni matt ina e si batte il petto innanzi a quel Dio che de,· r-. secondo la ,;ua coscienza di cattolico, giud icare della giustizia delle opere umane. Ma don Giuseppe sembra non senta questa imp lorazione . li giorno, in cui i capra nicott i sarann o elettori~ chi vorrà ottenere il loro voto per deputat •', non avr à nulla di meglio da fare che lavorar e aflinchè sia riconosd uta per legge ai coltirn tori il diritt o di esse re indennizzati dal proprietario delle migliorie arr ecale :1lla ter, :i , :1llorchc! debbono o ,·oglio110 abb;rndonart" la ter ra stessa. Questo diritto esiste già in lni;hiltcrr a. l\on esis te in Italia. E non esisterà mai, finchè i contad ini non sa ranno una forza politica. Che cosa vogliamo? Contro I dt.mocralici per la dtmoc razia. Quale sistema di idee, <tuale criterio fonda• mentale d'az ione intende seguire l'U ni/ci? A questa domanda, con cui abbiamo conchiuso l 'articolo « Che cosa vogliamo? • did passato numero, rispondiamo risolutamente e netta mente che I' Unild intend e essere un giornale « de mo– cratico • · Certo ci \·uole un gran coraggio, oggi, in Italia, a dichiarar si « democratico •· Quando la de mo– crazia è ridotta a quel che è oggi in Italia, sia essa radicale, o re-pubblicana, o socialista, - l'i• dea d'esser democratico è natural e che faccia \'enire il freddo nella schiena a chiunque senta il dovere di amare sinceramente e utilmente il il proprio paese prima di dirsi democratico. Eppure la sfiducia profonda , incondizionata, sistematica, che sentiamo molli dell' U11ild per quasi tutti gli uomini, che sventolano oggi nella Camera, nel giornalismo, nelle associazioni po– litiche il bandierone della democrazia ; il disgu– sto, che in questi ultimi anni è andato cresce ndo in noi, \'ia via che i partiti della democrazia si rivelavano inconsapevo li e indifterenti dinanzi a tuttì i profondi problemi della vita italiana, e mal riuscivano a dissimulare il ,·noto del loro programm a e la ignoranz a della nostra realtà na– zionale col fra~ore dell'1tnticlericalismo massonico e bloccardo ; il bisogno, che noi sent iamo di una nuova azione politica, assolutament e <.li versa da quella in cui si sono disonorc1ti e disfatti i trad izionali partiti democratici ; - tutti <1uesti sentimenti non c'im pediscono di dirci - democra– tici », auzi ci fanno sentire oggi più che mai il dovere e il diritto di affermarci, risolutamente e permanentemente « democratici ». Non facciamo, beninteso, questione cli parole. Se altra parola esiste per indicare quella con– cezione della vita pubblica, secondo la quale l'a- . zioile politica deve essere diretta a liberare da ogni parassitismo, non solo borgh ese ma anche sedicent e proletario, lo sviluppo della ricchezza nazionale, a promuovere un continuo elevamento economico morale e politico della c1asse lavo• ratrice a benefizio di tutto il paese , a susci• tare nella classe lavoratrice rn<-desima la co– scienza e la organizzazione che le consentano di essere essa ste ssa artefice prima delle proprie con• quiste : - se per indicare c1uesta posizione ideale e pratica si tro,,a che la parola • democrazia • • troppo discreditata e vuot.-ta di senso attra verso le aberrazi oni e le degenernzioni dei vecchi de• mocratici, non può servire, anzi crea degli equi– voci, e si preferisce un'altra parola, noi accet– tiamo quest 'altra parola senz'altro . L'imp ortante è che rimaniam o bene intesi, che ciò ..::he noi rim1>roveri:11no ai Partiti demo• cratici tradi zionali , non t: il loro ideale astratt o di elevamento autonomo delle classi inferiori : è, al contrar io, la inettitud ine a tradurr e questa .,spi– razione generica in serie riforme concrete di uti• lità nazionale: - è la incapacità a dominare e: coordinare gli appetiti e gl' interessi dei gruppi locali e delle categorie professionali in vista de• gl' interessi collettivi : - C il sacrificio continuo che essi han fatto degl ' interessi permanenti collet– tivi agli interessi transitori dei gruppi : - è la im– preparazione e l'assenteismo assoluto, che la più parte dei politicant i della democrn1.iaha dimos1ra– to in <1uest'ulti111odece nnio di fronte a tutti i pro• biemi anun inistrativi,dogana Ii,tributari,scolastici, inten1azionali. la cui solu1.ione urge pel nostro pae– se, e sopra tutto dinan zi al problema mer idionale, che t: la più profonda e l.1piil terribile incognita della nostra vita di na1.ione : - C la confusione e l'anarchia morale, che essi hanno indotta nella vita pubblica, facendos i acquiescenti o complici di qualunqu e pegg iore disordine e ingiustizia, pur di essere sodd isfatti nelle loro sciocche va– nità. nelle piccole ingordigie locali o pro fessio– nali, nei loro miserabili rancori : - è il tradi– mento oramai sistematico e consapevole, che essi compiono . giorno 1>er giorno. a danno delle classi la,·oratri ci ingenue e cfomrientate. ì\ta nel combattere, come noi facciamo , l'o– pera malefica dei gruppi, che tengono ogg i il campo nella democmzin, noi intendiamo di ser– vire precis:-1mentc <1uello stesso ideale, di cui essi si dicono assertori, mentr e non fanno che adulterar lo e sfruttarlo. E non intendiamo in alcun 55 modo confondere l'opera nostr:t con quella di co– loro, che dei li errori e delle colpe dei politicanti democratici intendo no appr ofittare per conser– vare in ltnlia qut:i vecchi disordini e parassitismi, contr o cui non ha s;1puto lottare, a111;i di cui si e res.'l complice attiva. la vecchia derno– cra1.ia . Per la nazione conlro I ouloo allstf. Questa nostra posizione ideale e pratica, che continueremo a ehiam:ue « de mocratica • lìnchè non ci si propung·, a indicarla un term ine meglio appropriato e meno tq uko co, spiega perfetta· men1e perchè siamo anche risolutamenre anti• nazionalisti. K'el 11azionalisrno noi vediamo un movimento fondamentalmente conservatore e ant iproletario , che alcuni nazionalisti cercano ancora meglio che possono cli dissimulare, ma che le necessità dell'azione faranno ben presto venire in chiaro. E badinmo : un nazionalismo. anche franca– mente reazionario, noi lo conside reremmo come un opportuno e benefico vivificatore delle nostre ener gie nazionali, se in esso potessimo ricono• scere un rimedio serio alla insincerità e meschi• nit~ della nostra vita pubblica; - se esso diffon• desse davvero un più acuto ed att ivo sentimento del dovere , che1utti abbiamo, di subordinaregl 'in• teress i degli individui e dei gruppi a quelli dell a nazione ; - se amor di patria e sentimento nazio– nale significassero per i nostri nazionalisti, sen• tire e studiare seria•nente i grandi paurosi proble• mi della noslrn vita interna ed espansione estern a, e volere una profonda riforma del nostro carattere e dei nostri istituti ; - se potess imo s1>erare dal diffondersi dell ' ideale nazionalista, in op1>osi– zione alla pratica inevitabile de lla lotta di classe, un vero perman ente migliora mento dello spirito naziona le, ottenuto con u110 sforzo conti1U10 di disciplino, di sacrifizio, di studio, di la,·oro, di• retto a raggiungere una sempre più alta utilità generale . E tale realm ente il nazionalismo è in alcuni pochi nazionalisti migliori. ~fa , quale ci si presenta nei pili, esso non solo è un movimento profondamente antidemocra• tico, ma è sopratutt o la volontà arbitr aria di negare i problemi della nostra vita interna e di farli dimenti care con diver sivi di avventu re di– plomatiche e militari I a vantaggio di tutti que• gl ' intere ssi parassitari e antinaiionali che da un vigoroso sforzo di riforme interne uscirebbero di• strutti. Peggio ancora: il nazionali:smo, consideran• do e tratta ndo le iniziative di politica ester a non quali effetti necessa ri degli sviluppi spontan ei delle interne forze nazionali - ai quali sviluppi dob• piamo tutt i dar mano -, ma come tentativi in– coordinati e affannosi per sfoggiare fuori dei con• fini della nazione attività che il paese - c1uando le ha - <le\'e volgere a conquiste ,·eramente utili; il movimento nazionalista minaccia conti– nuamente con mali difficilmente riparabili lo s\'i– luppo omogeneo ed equilibrato della nostra na– zione. Ed in esso noi non possiamo non ricono• scere <1ueKlistessi difetti di leggerezza e di incol– turn e quello stesso scarso senso della realtà, che hanno dato origin e a tutti gli errori e a tutte le tristi1.ie di tutti i vecchi partiti : con quest 'ag• gra \'ante , che siffatti difetti er.l errori, appli cati alla politica interna , sono assai meno pericolosi, che ahhandonati a libera carriera nei nostri rap– porti internazio1rnli. li pua.to da chiarire, Sono 11ueste le linee fondamentali dell':izione, che intendiamo svolgere. Sono c1ucsti i criteri costanti, che ci dirigerann o nell'a ttuazione di c1uel « proKramma », che non abbiam o pubblicato nc:I primo numero ma che vive in ogni linea del nostro giornale. Per la democrazia contro le de– generazioni dei politicanti della democrazia; 1>er la nazione contro le farneticazioni dei politicanti de l nazionalismo. Ma con quali forze? Con quali org anizzazioni ? È necessaria una nuo,·.i orga11i1.za1.ione, che rapp resenti il nostro prog ramma e il nostro· si• stcma di idee ? Oppure basterà piegare alle no– stre idee qualcuna delle \'ecchie organizzazioni ? Ed è prcprio necessaria una organi1.r.azione d i partito, per attu are uu dato pro~ramm.1, per far prl'.:\'alerc: nel p.iese un dato sistema di idee? K'on basta ri\·olgersi :,gli uomini di buona ,·o• lontà? Su 11ues10 problema , fondamentalissimo, pro– posto alle nostre discussioni da Benede tto Croce (n. i dall'("11illr). e discusso poi da Rodo lfo Sa – velli (n. 9 dell' U11ild), e da l'antale~ Carabell ese (n. 12 dell' Unild), la discussione - non ne dubitiamo - proceder.\ seria ed utile fra i no– stri collabora tori cd amici. I.a direzione de l gior– nale: intende lasciare su questo « punt o d;1chia– rire • la pili ampia libertà a chi desidera parte• d pare all'esa me del problema. I.' U NIT,\ .

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