Studi Sociali - XII - n. 16 serie II - 31 luglio 1941

(i dominante in formazione, se il popolo non sapra, co– me solo il popolo sa e può ,fare, interron)perne il processo, san\ più oppressiva ancora del vecchio ca- 1iitalismo 1irivato. Ma Ridei crede che, sparito il profitto. questa nuova rorma cli sfruttamento si ba– seni snlle necessita economie.be delle guerre ine– renti alla divisione del mondo in b locchi imperialisti. Io invece credo che, anche eliminate le guerre, lo sfruttamento continuerebbe perché é il -solo fattore che possa assicurare la disugua,glianza e la disugua– glianza é necessaria alla .permanenza d'una classP. al potere. La :volonta cli potere é ;J ,principale dei fattori che spiegano la storia umana e l'ostacolo principale contro cui dobbiamo combattere. L'avidità del 1irofitto non é che nn aspetto cli questa volontà di potere. LUX. Quelli che ci lasciano JACQUES MESNIL Nell'Europa seminata tli cadaveri giovani, si muo. re ancora di malattia e di vecchiaia. E la morte cli cPrti vecchi ch'ebbero una vita luminosa e f1hanno sentita spegnersi nelle tenebre, fra i lamenti cli chi moriva di mitraglia o di fame, é ~orse la più dolo– rosa di tutte. Paul Reclus, Clara Mesnil, Jacque3 Mesnil ... Figure nobili e care, che meritavano un·t fine serena e sono finiti mentre precipitavano n~l banitm con tutto un 1iopolo. con tutti i popoli d'Eu· rapa. Jacques l\Iesnil sentiva da molti anni aprirsi a po– co a poco l'abisso. n suo istinto d'artista cJ1e con'>– sceva il cuore umano lo faceva più chiaroveggenLo di molti uomini politici. Da molto tempo non si considerava più un anar– chico, perché -diceva- non aveva pi(t la fede. La. sua compagna, Clara, spirito pi(1 ottimista e piti ar– dente, era rimasta interamente con noi." Ma con noi erano in fondo tutti e due, giacché da lui non ci separava che il suo scetticismo sulle possibilita rin– novatrici e sul valore morale dell'uomo e giacché, malgrado questo scetticismo che lo obbligaba a "f'tr p:irtc da se stessq", mai venne n1eno il suo aiuto ad oini iniziativa generosa, la sua solidarietà verso i compagni perseguitati. Una delle più forti e care amicizie della sua vila. fu quella di Romaln Rolland, nella cui casa di Vil– leneuve eg1i ha trascorso piu volte i suoi pochi giorni annuali di riposo. Ed ebbe il doloroso coraggio di rompere questa lunga amicizia il giorno in cui l'au– tore di Gian Cristoforo, caduto gia sotto l'ipnotismo comunista, rifiut6 di dire una parola cli protesta in favore dei rivoluzionari perseguitati in Russia. Jacques Mesnil era fiammingo d'origine francese ,Ji lingua (la lingua ~ la patria). europeo 'di mentn– litft. e di aspirazioni. Clara, la sua compagna sel11- pre giovane, era stata discepola e un po' figlia spi– rituale di Eliseo Reclus. E lo spirito profonclamen:.e libertario di Reclus. fatto di sereno amore deil<t bellezza nelle forme e nello spirito, nell'arte e nella natura, impregnava il Jl)iccolo azmbiente famigliare dei 1fesnil. ' La contribuzione principale data da Jacques l\I•J– snil al patrimonio dottrinario dell'anarchismo é, ,>1- tre •qualche articolo, un opuscolo sul matrimonio e sul libero amore. Con la stessa amplia e comprensiva mentalità e ;11 cui Reclus aveva studiato la geografia, Mesnil si dedic6 alla storia e alla storia dell'arte. Innamorato del Medio Evo e ùel Rinascimento italiano, trascori:-e molto tempo in Jtalia, specialmente in Toscana, rac– cogliendo materiali per il suo libro fondamentale, che studia l'opera di Botticelli, pittore fiorentino del ·400, libro a cui lavorò ti-enl'anni e che é stato pub– blicato solo ora, 1ioco tempo prima della sua morte J<'rutto di quell'amore e cli quegli studi é anche un piccolo lavoro su S. Francesco d'Assisi, che pubb,i– cheremo, in omaggio alla sua memoria, nel prossi– mo numero, si riusciremo ad ampliare "Studi Socia– li", com'é nei nostri voti. E' dolce (e ce n'é bisogno cli tanto in tanto) ri– salire da questi tempi bui ai tempi pill sereni cli prima. della guena del '14, parentesi lunga di pace in cui s"adclensavano i nembi delle grandi burrasche che sconvolgono il mondo di o.ggi. Mesnil abit6 per qualche tempo alla "Castellina" poi alla "Topaia", due ville in collina vic-ino a Firenze. Li egli e <Jlaru vivevano i11 mezzo al verde e studiavano il rinasci– mento toscano, If giocava il Joro bambino biondo dal nome fiorentino di Lorenzo, li, sul declinare dei mo– ti della. i:-:ettimana rossa, arriv6, attraversando di notte la montagna, Luigi Fabbri fuggiasco, a ritem– prare ranimo fra volti amici prima di partire per il suo primo esilio. S'l'IJlH SOCIALI Quando il secondo esilio, il vero,· il doloroso, ci port6 tntti l'un d0J>O l'altro a Pai~igi, ritrovamm•) Mesnil (che avevamo seguitato a ,·-edere di tanto 1n tanto in Italia, dove, venendo per i suoi studi, non mancava mai cli visitare la nostra casa, quella di Murri e quella di Malatesta) nel sno modesto ap– partamentino di Alfort, sulle rive del1a Marna, dovz, intorno al lungo tavolo, sotto gli alti scaffali, ave– vano occasione di conoscersi e di scambiare le Joro iIJ1pressioni uomini celebri e umili rifugiati di tutte le parti d'Europa, artisti cleila penna e del pennello, lottatori entusiasti e J)erseguitati. giornalisti delle varie scuole del socialismo. Sollo gli occhi dolci e scettici di Jacques, salto gli occhi scintillanti d'en– tusiasmo di Clara si s,·oJgevano 1e più accalorate di– scussioni, si stabilivano contatti spirituali fecondi fra persone prima d'allora m11tuamente sconosciute e lontane. Snbito dopo la guerra i M.csnil s·erano entusiasma– ti, come tutti gli spiriti nobili, per la rivoluzione ru!sa. b:rano partiti, per assistere al miracolo tleJl:t creazione d'un mondo nuovo. Raccolsero un'abbon– dante documentazione, che rimase in gran parte n~l– le mani clellu. polizia russa alla frontiera. Tornati n, Parigi, forti della Iff0pria esperienza, misero in luce IP degenerazioni gii ben visibili a cui stava conclu• cencio il sistema dittatoriale. Mesnil non partecipava più attivamente al movimento anarchico, ma con– serva.va, di fronte a tutte le altre tendenze, l'incH– pcnclenza d idee caratteristica della mentalità liucr– taria e non si leg6 a nessuna cli esse. Collabor6 pe,· molti anni in "Révolution prolétarienne", per6 ri– vendicava la sua piena libertà di giudicare uomini e cose e il suo giudizio non s~mpre coincideva con quello della rivista, il che produsse un raffredda– mento. In "Rérnlution prolétarienne" aveva fatto la campagna per Ja libetazione di Vietar Serge dete– nuto in R11s.3ia. Un 110' in tutti gli ambienti aveva cercato aclesio!1i per lu. campagna in favore di Ghezzi. Dopo il trionfo del nazismo in Germania il pes3i– mismo di Jacques crebbe. Si fece più cupa la tra– gedia clell"'.Europq., aument6 il numero degli amici erranti lontano dal focolare da una frontiera all'al– tra. Le sue lettere di quel periodo si riferiscono con dolore alla morte di Malatesta, alle ;peregrinazioni cli Nettlau, alla tragedia cli tanti altri, alla crescente psicosi che minava lo spirito f'm·o-peo. I suoi occhi buoni s'indebolivano e il lavoro si faceva sempre più cli<fficile e penoso. Clara l'aiutava raccogliendo materiali in biblioteche e musei, co– piando, leggendo per lui. Insieme da molti anni sta– vano scrivendo una vita di Eliseo Reclus che dove,:i essere nelle loro intenzioni più sintetica di queila cli Nettlau. Ma Clara cadde ammalata. E alla tra– gedia del moncl-0 si sommò la tragedia della piccola casa. Lo spirito cli Clara era sempre ipiù. assente. .Sparivano i ricordi, spariva la capacità del lavoro pili semplice, spariva la personalità. Solo ,persisteva il senso del ritmo, 1a memoria musicale, la passio– ne per la musica. E Jacques rimase solo -vicino a quell'essere amato. dovendo lavorare ,per due, ri– servando ai suoi studi e al lavoro per il pane quo– tidiano le ore della notte. cFu un'agonia di anni e anni e quando Clara se ne anelò durante i Jlrhni mesi della guerra, :Jacque3 mi scrisse: "Ora la vita é finita aiwhe per me e spero che la morte ver:ri presto a sollevanmi dal peso inutile". E mi parlava dell'opera comune su Reclus. incompiuta, clicen,1o di non sapere se sarebhe arrivato a finirla. Superata in 1parte la crisi SI>irituale, grazie all'o– spitalita d'un amico che gli permise cli godere la. pace della cam11agna, lontano dall'atmosfera peno~u. di Pai·igi, Quakhe tempo 11iù tardi si rimise al la– voro. ":vii son dedicato con cosLanza e ostinazione all'l biografia d'Eliseo che 110 gia redatto fino al suo ritorno in Europa nel 1S57. Questa ,volta vedo ben cli più il lato psicologico di questa vita e ml sforzo di farne risaltare il dramma ohe costituisce ogui esistenza. La 1nia esperienza di questi ultimi anni mi porta a considerarla il\ questo senso. Ciò fa si che il tena mi appaia sotto un nuovo aspetto e contribuisce acl arricchire la comprensione che Cla– ra aveva cli lui ed a chiarire l'influenza che su tli lui ella esercitò (giacché l'innuenza, qui come in molti altri casi, é stata reciproca). Conosco cl'altrn parte ora molti documeuti sull'infanzia e la gio\.·i– nezza di Reclus, che ignoravo prima, e sono in cor– rispondenza a questo proposito con Nettlau e con Paul Reclus ... Questo lavom m'é di gran conforto in questo momento in cui ho lanto bisogno di so– stegno morale". Poi é venuto il disastro della Francia e in mezzo alle tante notizie terribili é giunta da qualche mese anche ,quesla della morte cli .Jacques ~lesnll. Non potevamo tacere di lni sulle colonne di questa ri– vista ùi cui fu uno degli mnici })iù fedeli. LU I G I GROSSUTTI - U11 altro morto nostro: un giovane operaio ita– liano, ohe. spinto dalla barbarie fascista -come lauti altri- a CP.rcare liberta ~ larnro nell'America tlel Sud. aveva trovato {Juaggiù il paae e un ideale e. tra i com.pa.gni italiani nell'Argentina, aveva oc– rnpato con tranquilla modestia il suo posto di mi– litante. Quelli che l'han conosciuto ci han parlato della sua grande bmna, ùella sua intelligenza, i.lei suo coraggio, .qualita che un anarchico deve esse!·e sempre preparato a pagare a caro prezzo. Infatti, durante i primi temp\ della dittatura d'U– riburu, sfuggito per miracolo alla condanna a mor•,e che lo minacci6 per aver distribuito manifesti a– narchici durante la leg,ge 1:uarziale, ifu mantenuto 1n carcere a La Plata e poi, probabilmente sotto le pressioni dell'ambasciata italiana (giacché Grossut– ti partecip6 sempre, a Buenos Aires e a Bahla Bian– ca, dove abitò qualche tempo, a tutti i movimenti antifascisti) dalle antorita argentine fa consegnato al fascismo. Una volta in Italia sarebbe potuto tornare, com3 tanti altri. libero al suo paese (era di .Bertiolo, nel Frinii), se avesse accettato di sottomettersi. Invece, processato al Tribunale provinciale di Udine per le sue attivila antifasciste all'estero, questo mgazzo poco pili che ventenne, rivendicò fiera,mente le sue idee, rendendo cosi inutili le gestioui affannose dei parenti e specialmente della madre dolorosa che v:– leva ad ogni costo riavere suo figlio. Un prete in- 1fluente offerse d'intercedere 1>er lui, ma egli non volle accettare. I gerarchi locali dissero alla povera donna elle non sperasse di vederlo tornare. Infatti, scaduta la prima condanna a cinque anni cli confino ne rice– vette subito una seconda ,per uguale periodo. I pa– timenti che dovette sopportare all'isola lo fecero ammalare. Portato all'os1iedale cli Napoli per esse~e operato a un orecchio, j chirurghi tagliarono le sne ,povere carni senza fare previamente le analisi ne– cessarie (c'é bisogno d'aver tanti riguardi ver&o nn c01tfinato? e la diab te jgwrata... mi... ·--"'·'-""""''– produsse la morte. l\iori con piena coscienza e con gran serenità. Pu6 sembrare supel'fluo 11arlare di 1perdite in1i– viduali, quando l'umanita sta sotto la minaccia del– la morte collettiva, quando s1mriscono cose che val– gono ben 1iiù della nostra povera vita. Pure, nella gran tragedia, sono molte, infinite le vittime e po– che le vite e le morti coscienti, 1>0c 1 he le sofferenze, non subite passivamente, ma liberamente affronta• te, nel tentativo costante di cercare la via della liiberazione. E di queste •bisogna parlare . LUCE FABBRI. Libri ricevuti in dono José M. Lunazzi: DESERCION E•SCOLAR y ANAL– FABETISMO. - l•il. Uniiversida,d Narional dr I.a Plala. •La 1P1a,ta (Argenlina). Hl40. P~dre lgnacio lribarren: EL NAZISMO, VIOLA-– CION DEL DERECHO. - (Uistribuzionc gmluita). Zavat'.ero: f.UL S,ENTIERO DELLA GUERRA. Stati Unili. 1939. $, 0.05. Zavattero: IL BOLSCEVISMO: CHE COS'I!? i_,,:,u Un',ti. 1!110. ~ 0,10. Gigi Damiani: ATTORNO AD UNA VITA. !<:<:I. Achrn:1,f:1 clei Ilefrattari. "Nr~wark. J.9-W. Fr~ncisco Espinola: EL INFIE,RNO NAZI. lèrl. i1ntiL11Lo cooJ>e-n'l:1tivo perio:.li:--,t .. J.o:, libre;; d<'l interior. i\f-011tev ideo. 1939. Adolfo Vazquez G6,nez: LA MASONERIA. - .0d. Vclzqiuc1. Ba.Prio. 1Bu,:mo:1A11·cc,;. Juan ,Carlos Gòmez Haedc: RELACIONES DE IN– GLATERRA CON LOS PAISES DEL PLATA. SU INFLUENCIA EN EL URUGUAY. Ed. BLbliote,,_,a americana. Montevhlen. rn39, John Swinton: ON THE WAY TO NAZARETH. - Eld. 'l'he Oriole press. Berkeley (iStati Uni<ti). 1939. Eugene V. Debs: JOH,N SWINTON. - Ed. The Orio'e pre,.s. Berlrnley. 1939. Georg. F Nicolai: MISERIA DE LA DIALECTIC/>, - E:cl. E1'Cilla. Santia,;o de C.hile. 1940. $ 35 (m. chl– lenu). Gold O'Bay: LA GRAN REVOLUCION EN IMIAR– CHA. - Ecl. U. A. Italiana. Buenos Aires. 1940. $ 0.10 (m. arg.).

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