Studi Sociali - XII - n. 16 serie II - 31 luglio 1941

4 e una politica come accessorio più o meno decora– tivo. Per noi che siamo stati edu~ati con un'altra visione della realta. comprendere t1uesta differenza non é sempre facile. Ci si permettano alcune cita– zioni. Luclendorff. uno dei profeti del nazismo, sostenev:-i: ·' ... la guerra é la ,più alta e&pressione della vitn nazionale. D'ora in 1poi la politica deve essere su– bordinata alla pratica della g,uerra'' (Der totale Krieg). ln un supple1nento a Oeutsche Wehr, il Deutsche Volkskraft del 13 giugno 1935, si pu6 leggere quanto segue. che conferma la definizione del nuovo sp!– rilo data da Luclendorff: "La guerra é anlvata ·ul essere una forma dell'esistenza nazionale con gli stessi diritti che la pace. Nessuna attivitA umana o .sociale ha ragione d'esistere a meno che non serva. alla preparazione della ,guerra. L'individuo nuovo s'ispira completamente all'idea della guerra. Non deve, non pu6 !Pensare ad altro che ad essa"". E li Dr. oQoelJbels (citato da ;Eiwyn Jones, The attack from withim) riassume cosi il criterio nazi– sta, c-Jie coloro che han vissuto sempre in paesi pili o meno democratici non potranno ,comprendere: "La guerra é la più semplice aiffermazione cle1la vit\L, .Cercar di sopprimere la guerra equivale a soppri– mere i fenomeni naturali ... ·•. La guerra >ti centro della personalità, ciel pen:,ier:., nazi - fascista; la politica come accessorio. Tutto il contrario cli. <J.Uanto abbiamo ,conosciuto fino ad ora. Abbiamo conosciuto il mondo che combatté nella guerra ciel 1914 - 18, ~uello del patriottismo delle ca3- seforti. Il capitalismo privato teneva fortemente In mano sulle leve dello Stato. Lo Stato era al sei·– vizio del capitalismo. Una profusa letteratura ana:·– <:hica, socialista, sindacalista aveva messo in luce queste verit!i iiTefutabili. Per6 da allora la situa– zione é cambiata. e .quel che era vero venti anni f::i, oggi non lo é più nei paesi totalitari. La Russi-i inizi6 questa trasformazione con il suo capitalismo cli Stato .. che, arli inizi, non era altro che una per– petuazione e una generalizzazione dell'ecouomia del tempo di guerra. Lo Stato, cbe era un servitore del Capitalismo, s'é convertito negli ultimi vent'anni U€l centro d'ogni iniziativa e d'ogni torma di vita, n,~l monopolizzatore d'ogni potere. Di [ronte alla minac– cia rfvoluzionar1a et avora or, i capf{alfsti. per rlifendersi. dettero allo Stato tutte le prerogative, tutte le attribuzioni che il XIX secolo gli aveva te– nacemente negato. L'apparato statale si fortifk6 cosf mostruosamente e distrusse ogni vestigip di pericolo cli rivoluzione sociale proletaria, ,per6 s'im– padronf d'ogni iniziativa culturale, economica, poli– tica. La formuia fu: '"l'utto dallo Stato e per J.J Stato. niente contro lo Stato o al margine dello Stato". Hegelismo puro! Dalla filosofia politica as– ~olutista cli Hegel prese ~1arx le sue concezioni. fattesi più o meno carne e realta in Russia, e alla. stessa fonte bev,ero, attraverso vari filtri, i totali· tari situati ap.parenten1ente sul marciapiede di !fron– te. Lo Stato si ,converti in una clivinita central'3, 011nlpotente. onnipresente, onnisciente. iL'incliviclno, ,qualunque sia la sua posizione economica e social~, ,,on é che uno strumento per la maggior gloria dello Stato. Nei paesi totalitari, senza che siano state distrut~ te le gernrchie (sarebbe stato questo un errore tat– ticoL capitalisti ed operai non prendono alcuna llarte alle decisioni dello Stato; ca1iitalisti ed operai veu– _gono ad essere impiegati, funzionari disugualmente stipendiati dallo Stato, schiavi della stessa macchi– JHl politica. Dire su questa guerra le frasi che convenivano a quella del 1914 -18 significa ignorare i cambiamenti che si sono ,p1·odotti nel mondo da allora a adesso. Lo Stat::, non é oggi il servitore del capitalismo; no é il ·padrone. ~ 'ella Germania nazista -come nel– l"ltalia fascista, i capitalisti e gli operai non hannù diritti, solo hanno un dovere: ubbidire eri eseguil·o senza discnssione gli ordini dello Stato. Nei 1rn.esi cosicletti democratici si trovano ancora evidenti esempi della pl'essi-0ne orientatrice che e– sercitano snlln politica i gruppi -capitalisti e spe– dalmente i settori dell'industria ,pesante. In Franci8 il "Comité lles l<'orges" era l'autentico padrone ciel 1laese. il !ìuo vero governo. La il.ì'rancia di Pétaiu cerca ù.'imitun-' la tecnica dei suoi vincitori e vuol fare dello Stato la suprema divinita, sottometten:lo al su-0 controllo a.;soluto tulta la vita economica, cpltnrale, politica. sportiva, etc., della nazione. L'ecouomia di guerra equivale nei tfatli a un'eco– nomia di tipo totalitario? E' vero, per6 nei cosid– detti r,aesi democratici é questo uno stato cli cose imposto rlallc circostanze·, .e nei paeSi totalitari é un metodo definitivo. Nei primi la guerra é lo stru- S'l'UIH S{)('JALI me11to d'una politica; in questi la ,politica é una rlecorazìonf> della guerra. Jl: che dirc della frase fatta che pàrla della guerra -attuale ro111c d'una ,guerra imposta dagli interessi degli industriali degli armameuti '! Queste parolP d'ordillù valcwu.no forse 11el secolo XliX e nei 1pr!mi a1111i df'I XX. Per<"> non possono applicarsi .più. Og– gi la. ,guerra non riporta benefici a. nessuno. Solo porta dL~truzione, rovina, morte per tutti, all'avan– guardia. n alla retroguardia, combattenti e uon com– battenti. Nelle 1--{Uerrepassate ,c'erano vincitori e vinti; in <1uesta guerra non ci saranno che nazioni sopravviventi e nazioni cancellate dalla listn. dei vivi. Ji;' nna ~uerra totalitaria. LucP "1 1 'abhrì diceva recentemente: "La lotta uon (' tra nazioni, ma tra sistemi". Noi non ci trovia,no <l"acconlo con il sistema democratico, i cui difetti abùiam scoperto noi molto prima che li scoprissero i fascisti. Per6 nel sistema democratico la liberta é ancora 1111 diritto dell'individuo e nel fascismo é un attributo dello Stato. Finehé non avremo la pos– sibilit;i d'essere forti per dare a ,,1uesta guerra un indirizzo più logico e umano, rifu,giarsi nella nen· tralita di fronte ai sistenli In conflitto, non é nep– pure comodo. perc•hé é suicida . C} Contrariamente a molti amici, non aspettian10 che dopo questa guerra si •producano grandi rivolu– zioni liberatrici ùi tipo sociale che ci portino ad uu progre:-;so. 8u di un m-011do in 1·ovina e su una meu– t:tlitù foggiata durante vari anui dalla dL,ciplina. e dai metodi di guerra, non possono fiorire idee e sentimenti superiori. La nostra rivoluzione non na– sce dalla ,guerra, ma dalla pace; non nasce per de– creto, ·ma per opera della ragione. Quando l'umanitft. imparerà a -far uso della ragione e saprA :vivere in pac0. sarft anivat:-1 l'ora delle realizzazioni liber- '1 1 ra le riYiste )J'ell'"Adunata dei Refrattari 11 del 14 giugno ultimo scorso é da notare un articolo chiarissimo, "Le due guerre del fascismo'', che mette in luce il doppio carattere cli questa guerra, che corri-s1ioncle al clop– pio carattere del fascistno: imperialismo nazionali– ta: trln , ea7.ton nternazlonale dall'altro. ,a guerra tra im,perialismi pu6 non interessarci, ma ci interessa, perché é la guerra che abbiam sempre ,,ombattuta, é la guerra di tutta la nostra vita, quel– la che si comlmtte contro il fascismo nel suo secondo aspetto -che é poi il principale- cli nemico d'ogni liberta e d'ogni progresso in tutti i paesi ciel mondo. Da questo punto cli vista il conflitto attuale non è una ,guerra inqrnrialista, ma una guerra sociale. S1Ji terreno della guerra sociale. cla cui ri,fuggono i rea– zionari clei paesi che sono in conflitto con iJ fasci– smo, quest'ultimo ha riportato i suoi maggiori suc– cessi. "Vi SOIH>. in ~uropa, oltre duecento milioni di es– seri umani soggetti al giogo fascista, che !u loro imposto dal tradimento di altri governanti fedHr:L· ghi... I nostri antifascisti ignorano completamente quella riserva inesaurl'bile di forze che potrebbero, che non anelano se non ad essere l'avanguardin della riscossa contro la banbarie fascista. C'é nel– rirnpero inglese e nelle due Americhe, una riserv:1 anche più formidabile cli oltre mezzo miliardo di es· seri umani, i -quali potrebbero con lieve sforzo erj– ,gere un -baluardo lnvincrbile agli ideali di liberta, di giustizia e di prog1·esso, che il tfascismo 111ira a soppianta re ... "Ma i nostri governanti e i loro apologisti, improv– visati paladini delJ'antifascismo, han paura di -queste moltitudini, ne temono la forza, la passione e g-li ardimenti, e non pensano che a forgiar catene, ad aprir carn-pi di concentrazione, a regolamentare la vita e il pensiero stesso di quest'umanita, che :i– bera, sarebbe la nen1esi del fascismo, sfruttata, av– vilita, schiava, non ;pu6 esserne che la vittima. "Ma la salvazione é !!\. E poiché l'umanita é an– cora ,giovane, ad onta dei ,millenni, vigorosa, ad onta della miseria e dell'Inedia, attaccata alla vita, ad onta delle amare'.lze e cleJle delusioni, la resipiscenza. é iuevita,bile. "'l'osto o tardi si prenderci la ,,ia della salvazione. che é la via della riscossa contro il fascisn10 dome– stico, condizione inderogaibile clellµ vittoria sul 'fasci– smo esotico." li '•Mondo" del 15 mag.gio 1941 .pubblica un breve e molto sugoso articolo cli Guglielmo Ferrero "L:1 ri-voluzione francese e la guerra attuale" che dice cose interessanti con t1na grande chiarezza. "Non c'é stata una sola Rivoluzione francese, ma clue, che han creato due •forme di Stato opposte ... L'una é la rivoluzione del 1789, la tRivoluzione dei diritti clel– l'uoino, la Rivoluzione liberale, che ba riconosciuto il diritto d'opposizione, la liberta cli 1iensiero e di lavoro, la Rivoluzione di Mirabeau e cli Talleyrand. L'altra é la Rivoluzione ciel 1799, del 18 Brumaio e della Costituzione dell'anno VTII; la rivoluzione an– toritaria del consolato e clell'Impero, .la rivoluzione cli Sièyés e di Bonaparte, che ha creato il governo chiamato oggi totalitario ... La lotta fra le due ri- l.al' ie più audaci. Intanto dobbiamo passare per tappe inaspettate e i·mpreviste. E la nostra missione sani. sempre !11ilizia. ìl .chP. vuol dire che nessun avve– ni,mento del mondo ci llU6 essere indifferente. e mC'no un avvenimento come +questa guerra ira ideo– logie 011poste, che tutto abbraccia e tutto conta· mina. Orbene, per influire sugli avvenimenti, bisogna mescolarvisi. Con ranima e il cor.po; con ,fini e direlttve proprie, si, c1·accordo, ma uei fatti e non in margine aù essi. Potemmo acquistare un certo ascendente ne 1 1a ;;u rra spagnola perché il 19 luglio 1936 e dopo non ci siamo contentati di .guardare dai balconi la lotta <'he si svolgeva nelle strade o d'ascoltare il fragore della baltaglia stando sotto il letto. Come potremm,, avere il mezzo di dare a ,questa guerra un'altra o– r!entazioue e un altro contenuto pili sociale e .Pitt umano, se 'Ci rifugiamo in una qualsiasi 11iccola e l'Omoda torre d'avorio neutralista? Ci J'iserviamo per dopo la guerra? Per6 anche di· Jm•a, ~t~ vorn mo pe~are sugli avvenimenti, dovremo lottare in sctw aù essi, giocarvici la ;pelle e la testa. ~ avl'ann::, tanta ,maggiore proba:bilita d'essere uditi coloro rhe durante la contesa avranno occupato un nosto di comhattenti. D'altra i;arte noi siamo slati i primi co1nbatten~i <'0ntro il fasd mo in tutte le sue forme. Non "\'O• ~liamo che altri ci strappi questa gloria e -qu~st t bandiera. Neutlali sono state le democrazie e.ho, loro malgrado, all'ultimo momento han dovuto get– tarsi nella lotta. Noi non lo eravmno prima dc~la ,o"l1erra attuale, non vogliamo esserlo durante la gncna né dopo. • e I DIEGO ABAD DE, SANTIL'L•AN. o•iornali ~ , oluzioni é il fondo della storia clein:uro1ia dal 1815. . . La guerra attuale nou é che una ripresa - spettacolosa e gigantesca- del duello accanito 1ra le d111.eRivoluzioni, di cui Clemenceau voleva fare Jn lJiocco. L'Inghilterra rappresenta nel duello la Rivoluzione lei i·riU-i -e-11..'.iuomo.---hl-R-W-{Hu~iGD. .• J;-·--~--– herale ... ; l'Asse la Rivolu-zione del XVJII Brumaio, la rivoJnzione autoritaria ... E' possibile, direi anche probabile, C'lie l'una o l'altra delle clue Rivoluzion; siet eliminata per lungo tem110 dalla storia dell'Eu- ropa, dalla guerra oggi in corso. . . Se é cosi -e t,ltt,o sembra indicare che sara cosi- la guerra at- tuale decldera definitivamente dell'importanza e· del- la rportata della ,Rivoluzione ,francese nella storia del mondo occidentale e forse anche ciel mondo In- tero. Ha liberato l'umanità da un certo numero cli vecchie catene o ne 1ha fal>bricate delle nuove e più pesanti'! ... La Francia ha creato le due rivoluzio- ni. . . Perché eiaI <Ghigno 1940 si é ritirata sotto la tenda e lascia. testimonio indifferente, l'Inghilterra, h( Germania e l'Italia combattere l'immensa lotta che essa ha iniziato un secolo 1a?. . . In fondo quel d1e succede é più semplice c:he non si ,pensi. La F'rancia non si é mai decisa fra le due rivoluzioni. .. Ha sempre cercato di G1·eare il blocco di ciii parla Clemenceau su un piano ancora più allo di quello ideato eia lui. Cosi si é sempre sforzata di preseu· tare Napoleone come :un camipione de1la Rivoluziono del 1789. mentre é stato la controrivoluzione in ,1- ztone. Questa indecisione é stata la causa profonda della debolezza della Francia nella guerra attuale ... ". Queste conclusioni sono forse troppo schematiohe e assolute, 1na 1hanno il vantaggio di mettere sotto una luce 111eridiaua il contrasto fra i due momenti antagonici d'ogni rivoluzione: l'esplosione liberatrice e la controrivoluzione. Quel che Ferrero dice ora della >Rivoluzione francese si .potra probabilmente ,lire -alla fine del ciclo storico obe ora s'inaugura– per la Rivoluzione russa. Jn realt.'\, gia in questa guerra, le due rivoluzioni ifrancesi si intrecciano e si complicano con le due rivoluzioni russe. Né la rivoluzione cli Mirabeau, né quella cli Bonaparte ave– vano il contenuto sociale che é la caratteristica del t~m,po nostro. La debolezza della Francia (e forse -,gli avvenimenti lo diranno- anche quella dell'ln– r.d1iltena) é stata quella cli non sapere, di non voler dare questo contenuto sociale allo spirito di libertà che ci viene dall"89. Solo a patto cli riuscirci, si potra sconfiggere la controrivoluzione di Hitler, che deriva in parte dalla controrivoluzione iniziata in Russia dalla dittatura bolscevica e in ogni modo converge con questa ad uno sbocco comune. Il 11umero del primo marzo 1941 dell""Adunata ù'!i Refrattari" pub-blica un curioso documento. Si tratta d'un progrannna cli ricostruzione sociale stam.pato alla macchia a Napoli il 2,5 clicem-bre 1938. Bisogna essere sempre diffidenti di fronte a simili 1nanifesti, procla-mi, etc .. che spesso non hanno avuto affatto la loro origine iu Italia e sono il ,frutto d'attivita di gntppi o d'individui residenti all'estero. Ma qui non pare sia il caso di dubitare, prima di tutto perché il fatto che i'"Arlnnata·• Rtessa 11011 Pspri.nrn du~,bi

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