Studi Sociali - XII - n. 16 serie II - 31 luglio 1941

l'tiljtii dell'esperienza s1mgnol11 Se il fatto che la Germania debba ormai combattere su due fronti rappresenta cer– tamente un vantaggio per la causa della li– berta, l'intervento della R'Ussia, con la sua itnmensa macchina di propagapda, nella lotta aggiunge pero un nuovo pericolo ai tanti che gia si vedono, nel presente e, piu. nel futuro. Avremo, con altri metodi ed al– tri nomi, una seconda edizione della poli– tica dei fronti popolari, delle dittature de– mocratiche, delle mani tese; come conse– guenza o la sconfitta, come in Spagna, o un tentativo di far servire la vittoria agli interessi della Russia. In ambedue i casi ìa "rivol'Uzione della liberta" di cui l'Eu– ropa ha bisogno per sopravvivere dovrebbe aprirsi strada fra ostacoli terri-bili, forse insormontabili. La situazione spagnola minaccia di ri– prodursi, e senza il vantaggio, -dalla par– te degli antifascisti- del dinamismo rivo– luzionario che la Spagna conservo malgra- 110 tutto e contro tutti. C'é un vantaggio che compensa pero, ed <- l'esperienza. La sapremo mettere a pro– fitto? Le illusioni del 1!?36 sulla buona fede nell'unificazione degli sforzi sono cadute. Sapremo fare del pessimismo e della chia– roveggenza 'Un'arma piu dura e tenace di quel che non fosse l'entusiasmo generoso c la dedizione senza calcolo e senza com– penso? Giacché bisogna combattere. La 1·i– nuncia non ci puo dare altro che la morte. E le condizione della battaglia non le ab– biam scelte noi, come non le avevamo scel– te in Spagna, •benché, oggi come ieri, sia la nostra battaglia quella che si combatte, perché in essa si decidono le sorti della li– berta. Oggi nel mondo, come ieri in Spagna, é necessario che il fascismo sia sconfitto. La sua vittoria nella penisola iberica ha ob– bligato tutti i popoli a entrare nella lotta in condizioni ben piu svantaggiose. Oggi sappiamo quel che sapevamo ieri, pero og– gi lo possiamo affermare e dimostrare con la prova dei fatti recenti. Il fascismo puo essere sconfitto solo dallo spirito rivolu– zionario. E tanto i governi democratici, quanto il loro recente alleato totalitario ha.nno paura di quell'arma incandescente e poderosa che brucia i guanti e fa piaghe sulla pelle delicata. Ci vogliono callose ma– ni di popolo per impugnarla. Difendere quest'arma che tutti vogliono !:>pezzare nelle mani dei combattenti -i c·ombattenti sono popolo-, aiutare a diri– gerla contro il fascismo, temprarla per le lotte che ancora ci aspettano dopo la scon– fitta del mostro totalitario: ecco la nostra missione. II forzato intervento deHa Russia nella guerra la rende ben piu ardua, ma non im– possibile. Se il fascismo sàra sconfitto, una rivoluzione sara inevitabile in E>uropa ne– gli Stati fascisti. L'Inghilterra fara di tutto per soffocarla o per diluirla, la Russia per impadronirsene e guidarla verso un nuovo totalitarismo. I rivoluzionari sinceri sa– ranno allora tanto piu forti a difenderla quanto piu abbiano contribuito a vincere il fascismo, quanto piu siano riusciti ad im– pregnare dello spirito di indipendenza e di libera iniziativa i popoli dei paesi su cui ricade ora il maggior peso della lotta. Non dimenti-chiamo che la clil.sse diri– gente inglese é filofascista; non dimenti– chiamo che Mosca puo fare all'improvviso nuovi patti con Berlino; non dimentichia– mo che bisogna guardarsi le spalle, che in ogni democratico geloso difensore delle i– stituzioni si puo nascondere un Quisling e che la frontiera di questa guerra 11assa al– l'interno di ogni nazione -anche di quelle neutrali- di orni ufficio, di ogni fa'bbrica. di ogni scuola. Ricordare tutto questo e ri– stabilire agli occhi delle masse la verita, <'ontro la propaganda nebulosa degli orga– nismi ufficiali. risvegliare la fede dP.l no– polo in se stesso e distruggere i germi deno spirito gregario, del messianismo, della fal- S'l'l'III SOt'IALI sa mistica dell'unita che tanto serve ai cat– tivi pastori, dare alla lotta antifascista un contenuto positivo di ricostruzlone sociale basata sull'iniziativa popolare: tali i com– piti degli ana1·chici. Essi si possono riassumere in uno sol:O: lavorare a socializzare, intensificandola, la 3 lotta contro il fascismo. E' una strada dif– ficile, ma é l'unica che ci puo salvare dal totalitarismo nero oggi, dal totalitarismo rosso domani. LUCIA FJm1u m. Possiamo essere neutrali di fronte alla minaccia totalitaria? Buenos Airef-. giugno 1941. A) La U.R.S.S .. come Clramberlain nel 1936 - 39, s'era dichiarata HPutrale in questa .gran guerra, per– ché, secondo i suoi panegiristi, non voleva mesco– larsi alle dispute del capitalismo imperialista. Su questa neutralità sovietica si bas6 fin qui un.o clPi pilastri principali della confJagrazioue, perché Jc1 lT.R.S.S., chP somministrava petrolio agli aereoplani italiani che veniva110 a bombardare la Spagna, ha dato .petrolio. matprie prime. rifornimenti, etc., alla Germania nazista. affinché potesse attaccare con e– sito l'Inghilterra imperialista. Ed abbiam visto nel mondo !o spettacolo d Ila congiunzione degli sforzi nazisli e romunisti, seminanti le stesse consegne e lo stesso confusionis1no. Ci() non ostante, co1ne il portavoce numero uno della neutralità di fronte agli eccessi del cane ar– rabbiato del fascismo (litolo <l'un acre aiticolo di Luigi Fabbri), Chamberlain. dovette dichiarare, in nome dell'lnghi1terra, la guerra alla Germania il 3 settembre 1939. cosi il neutralista numero due, i:\fo– lotoff, 'ha dovuto an1rnnciare al popolo dell'U.R.S.S. il 22 ,giugno 1941 che l'ex alleato aveva iniziata •1· n·aggressione hmgo le frontiere della "patria 'lei lavoratori" dall'Artico al Mar Nero. L'U.R.S.S. aveva davanti a sé due strade, oltr.:, quella della 11eutralit~, che era suicida: 1) unirsi ul patto germano - italo - nippone contro il comunis:::no ed entrare a formar parte, con tutte le sue risors?. del "nuovo ordine'· nazista in Europa; 2) anear:d ron la Gran HrPtngna per l'azione comune contro quello che in questo caso sarebbe stato il c01nune nemico. Gli avveni1menti non le •han da.lo i1 tempo di sce– gliere. Hitler non pre entO a Stalin nessuna esi– genza; alline6 pi\1 di clnecento di.visioni alla fro 11- tiera e attacc6 quando lo credette conveniente, gin· stificandosi con ragioni simili a (}Uelle che gli servi– rono per sottomettere l'Europa. ,Se ·fosse entrato 1n trattative, non siamo sicuri che Stalin e la Sl\a cricca. non avrebbero ceduto oltre i limiti dell'onore e del– la dignità per conservare il loro posto al Cre.ml!nr,, )lon ci furono trattative, ma un attaCco violento e l'esercito rosso entr6 in azione in difesa del terri– torio nazionale. Di 'lni che la Russia antiimperiali– sta, per6 padrona del second-0 impero mondiale, uer estensione e popolnzio11e. abhia dovuto sommarsi al– la guerra della Gran Rl'eta.gna i•m,perialista contro il pericolo nazi - fasdsta. rompendo la Jinea intoccabi– le della neutralità. Noi non siamo stati un momento solo partigiani della neutralità. perché non abbiam voluto interpre– tare questa ,guerra <:on r.unil.:'i di -misura delle altre guerre che appartengono al tempo in cui il fascia!TI'J non esisteva. Non vogliamo essere neutrali. e. ~e non siamo heJligeranti. é perché ci mancano i mezzi di esserlo e l-0 scenario geografico per manifestare la nostra resistenza al "nuovo ordine" 11azista. Per6, almeno spiritualmente. siamo in guerra contro il to– ta~itarisrno. il cui trionfo sarebbe la imaggior cata– strofe della storia 11mana. Molto prima che l'fnghiltena dichiarasse la guerra alla Germania nazista. noi, anarchici e rivoluzionari, eravamo in guerra contro •questa peste politica. Era colpa nostra se la guerra che avevamo dichiarato a. questo regresso barbaro doveva ridursi ad articoli di giornale ed a discorsi di disapprovazione? Il no– str-0 desiderio sarebbe stato quello cli combattere contro il fascismo o il nazismo in tutti i terreni, in aria, in terra ed in mare, per-6 ci mancavano carri d'assalto e cannoni, aereoplani e navi da guerra. Do– vevamo quindi protestare ,quando la Gran Bretagna occu!)-0 nella lotta, dopo un'Incomprensibile sonno di neutralità, il posto ohe avremmo voluto per noi. e che non potevamo occupare Jle1'ché ci mancavano i mezzi di cui la Gran Bretagna dispone? No, nella lotta contro il fascismo· non siamo mni stati neutrali. E se ora c'é ,qualcuno c.he pu6 esserlo, ci6 vuol dire che portava gia. da ,prima la neutralità nel sangue e nello spil'ito. Durante la guerra spagnola ci si chiese aiuto per un'azione armata contro l'Italia mussoliniana. Forse l'assassinio del valoroso Carlo Rosselli si deve hJ)– punto al Jatto che questi 1irogetti siano trapelati in qualche anodo. Se avessimo trionfato in Spagna -e avremmo trionfato se le cosidette democrazie della 'B....,ra1lcia e dell'Inghilterra non ci avessero traàit0. tradendo insieme con runa presunta neutralitA cli non intervento, i loro propri interessi- uno dei nostI·i primi scopi sarebbe sfato aiutare il popolo italiano a liberarsi dal giogo fascista. Sarebbe stato un aiuto in armi e nnmizioni, in uomini e in simpatia ver,so i combattenti che alzassero la oandiera dell\l. rivolt:i contro il regime. Come non farlo? Noi eravamo in gueno.. contro il fascismo, di cui funnno le prime vittime, ancor prima che arrivasse al potere a Rom:-t. e a Berlino; continuammo la lotta durante tre anni in Spacrnn. fino all'esaul'imento totale delle fol'ze e delle risorse, e viviamo ora con la speranza di pote1· ricon\inl~iaro la lotta contro il flagello, in tutti i ter– l'eni in cu,i lo si 110ssa ferire a morte. Non pensiamo c:he ci sia oggi. 11er chi si chiama rivoluzionario. u11 obiettivo superiore a quello della lotta contro il fasci~mo, con tutte le armi e con tutti i mezzi. Non concepia1uo la ueutralita in questa guerra -– negli ambienti dell'umanità più o meno civile- altro che come sottomissione al totalitaris.rno. Dallo scio– glimento di questa ,guerra dipende l'avvenire tlel mondo e l'indirizzo generale delle cose umane per un peri.odo storico la cui lunghezza é impos ibile da prevedere. Si com batte l'ultima battaglia in difesa del mondo Jtberale, .progressivo, che conserva anco!:a ,qualche rispetto verso la personalità e la dignita. dell"uomo, in difesa della libertà di pensare e di dire ci6 che si pensa. Noi che sappiamo il sapore amaro della •perdita della libertà e della personalita, crediamo che la vita non abbia senso per no-i senza tali valori e sosteniaimo ohe, per difenderli, vale la pena sacrificarla. Senza ,questo ,minimo di Iiiberté. che é ancora nostro patrimonio in alcuni paesi, é i1npossi,l>ile immaginare nn progresso verso una mag– gior liberta. B) 1 !Gli scopi delle democrazie che lottano contro i1 fascismo non sono i nostri in tutto e per tutto? Che ùella scopel'ta.! Neppul'e i nostri scopi sono quelli delle democrazie e, ci6 non os.tante possiam"> ancora esistere e coesistere con esse. Un eccellente oratore italiano amico nostro. sfug.gito a tempo al fascismo, grida in tono enfatico e.be per lui non c'é differenza. fra le democrazie e le dittature, ifra i regimi piu o meno li 1 berali e il fascismo. Per6 ln fa da ::\TewYork! Dall'Italia non potrebbe dirlo. Si JJU-6 .pensare in modo diverso su molti punti. per6 in certe occasioni é possibile battere insieme. Perché non dar colpi insieme con le democrazie. co11 le anni efficaci di cui la democrazia dispone, rontr6 il bersaglio comune: nazismo e fascismo, an-· che se. dopo la vittoria. le nostre strade dovrann.) separarsi di nuovo, come sempre? Fino al 19 luglio 1936, cli mattina. i combattenti della F.A.I. e la truppa della Guardia civile erano gli estremi inco11- ciliabili della lotta; il 19 luglio, al pomeriggio, guar– die civili e faisti fraternizzavano nella battaglia e combattevano sulle stesse banicate contro la ribel– lioue militare. Quest'incontro e ,questa mutua compe– netl'azione di forze fino a quel momento inconcilia– Wi ci valse i1 trionfo in Catalogna e in Madrid. Non bisogna spaventarsi per contrasti che dipendo– no eia situazioni di fatto e che pii, non esistono <1llando la situazione ca•mbia. Si continuano a ripetere come ritornelli frasi chi-? potevano essere valide in altri tempi e di fronte acl altre prospettive e realtà, per6 che non lo sono piit nelle condizioni attuali. Abbiamo conosciuto un mondo in cui gli interessi economici di grup,pi ca1>italist! rivali potevano por– tare alla guerra. La politica era uno strumento del– l'economia capitalista e la guerra un-0 strumento della politica dominante. Le nuove generazioni pos– sono osservare· uno stato. cli cose completaimente di– verso: una mentalità di guerra come ,base centrale

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