Studi Sociali - X - n. 13 serie II - 2 maggio 1939

STUDI SOCIALI ----------------------------------- venire". Tal uomo governa. Meglio, ha governato finché il problema <la dirigere poteva essere conte– nuto nella tesla di "un" uomo: squadrismo. lotta; primi anni <li governo ancora lotta non ancora "am– ministrare". Oggi, ci illude di governare. Inevita– bile, chi pensi il breve potere reale di un individuo ed il senza fine campo del lavoro di governo. In realtA, chi governa aono i ve.ri strati di burocrazia creati sotto la preasione dei aucceasivi bisogni. L'an– tica burocrazia "rinnovata" nei quadri, la nuova bu– rocrazia poliziesca nei suoi vari strati fino ai suoi l'ami "capillari", la milizia stradale portuale ferro– viaria postelegrafornica confinaria ecc., 1a nuova burocrazia corporativa, la nuova burocrazia sinda– cale: questi Bono i veri "governanti" .. l\fuasolini f,1 uno sforzo titanico per coordinare il loro lavoro, che é acefalo, senza un criterio senza una volontft interiore. Lavoro da serYi. E quale é il risultato? 4. - Tutti veòono, nello spettacolo di ogni gior– no, la scena bella. La quale "é'' bella nel fatto: a che negarla o imbrattarla <li pettegolezzi? A che negare il viso reale delle cose? Non chiucler,si gli occhi le modifica, né raccontare .storielle né costrui– re pronostici né s·perare nell'aiuto della Francia o <li dio: no. Ma si guardare di che materiale é co– istruita la scena bella ogni giorno parata dinanzi a noi, noi italiani, noi che abbiamo nel sangue l'e– redità di Vico <li ~fachiavelli di Mazzini, noi che penaiamo oggi nel mondo con lo 61lirito di Croce, noi che vivi abbiamo ancora i ricordi di altre scene belle (oh la bella vita di Roma papale! oh la santa bonifica bor,bonica della campagna vesuviana! oh 11,irenze granducale!) da ben poco "scarnificate" e distrutte dal nostro Ris'orgimonto. Cioé analizzare i fatti, che et3iatono; e negarli é aciocco e tacerli é sciocco, e solo capirli é degno di noi ed utile al 1105tro avvenire. ·5. - Ecco l'ordine. che veramente e;;iste. I treni in orario, lo 13trade ben tenute, la circolazione re– golata, i rumori eliminati. gli alberghi ripuliti, gli ".scugnizzi" spariti, ecc. L·ordine, cosi caro al tu– rista straniel'o che ne gode i vantaggi soltanto. E lo accredita a :vtus-solini, come é giusto, perché é opera aua non nostra. Ecco le bonifiche, il 1avoro che veramente "reste– ra in eterno". Bonifiche delle campagne. Chi ri– co1xla l& paJud-i-a.-11& port d' Ro-ma-o gli uomini ma– lati di allora, e pensa i campi di grano le case liete i bimbi che oggi ridono nel sole: oh eente una co- 6truzioue viva per sempre. E se si ripensa la Puglia a1~sa l'Istria arsa dove ora gli acquedotti danno acqua anche ai poveri, sente che quelle fontanelle gorgoglianti sono nna inòistruttibile opera cli clvilta. Boniriche delle città. Le migliaia di caae inumane sparite sotto il pic– cone, in tutte le citta italiane. La ricostruzione é Bpesso arbitraria e discuti•bile, ma quelle mille case almeno non esistono piU, per sempre. Ed il cuore ae ne rallegra. ché certe strade di città gli han date sofferenze cui é sole. medicina questo ,saperle "di– strntte". Innegabile. Ed ecco il faato nuovo delle uostre citta. sforzo di costruire con pietre che restino. La stazione cli Firenze le atrade panoramiche sui laghi a Genova a Napoli a Trieste, le vie trionfali di Roma. gli sta.<li le piscine i granòi palazzi pubblici in tutt<> le citta ricchi cli volume di marmi di metalli. I-nne– gabile che molte città van mutando il loro viao, 11ei quartieri "turistici" sopratutto: innegabile che in questa congerie di opere decise spesso aenza esame né della necessità né òella convenienza pur ve ne sono di belle e di buone. Innegabile che la bucci:t delle nostre città illuòe spesso che (]avvero ,,iamo tornati a potenza. Ed innegabile per i suoi effetti concreti la "boni– fica umana". Sforzo <li mi~liorare i corpi indeboliti da generazioni <li miseria e dai terribili anni della guerra. L"asaistenza alle madri ed ai loro piccoli sempre più òiffusa nelle città; le colonie montane, marine per i figlioli degli operai organizzate dalla direzione stessa delle fabbriche; il camping lo sport sempre più diffuso tra i giovani, la montagna la vela il tennis ·portati anche fuori delle antiche ari– stocratiche sedi; la musica il teatro offerti ai po– veri col carro di Tespi con il teatro di massa tal– volta nel concerti di o-fficina; divertimenti sani Bpesso possibili nei "dopolavoron ohe ogni azientla industriale im'l)ianta per il proprio persona,le; l'as– sistenza gratuita del rneòico e medicine all'operaio malato •quasi in tutte le fabbrlche; e la rete di sanatori sempre più fitta per la lotta contro la tt1- bercolosi. Tutto questo é vero. Vero, estesamente v·ero: e vera la volontà df arrivare sempre più pro– fondo con questa azione per la salute delle nuove generazioni di italiani. Ed ecco ancora, pur questo "scena bella'\ i pro– !Jlemi della proouzione e del conàumo "inquadrati"' nell'idea di eliminare al massimo le dipendenze da altri paesi. La lana prodotta dal latte anzkhé im– portata òalla Tunisia o òall'Australia, l'iclrogenazio– ne delle ligniti toscane e sarde per cavarne oli con1- buatihili, una rete di raffinerie per lavorare in Ita– lia gli oli grezzi importati, la cellulosa di paglia che sostituirà la cell-uloaa di legno dei paesi ricchi di boschi, lo sfruttamento inteneivo dei giacimenti carboniferi iatriani e delle zone minerarie delle. Sar– degna, e la "battaglia del grano" elle ne é l'equiva– lente nel campo agricolo. Innegabilmente bello. :Ma ancora pili •bello alla prima. 03ser':azione, e radice e culmine delle volontà di Mussolini, lo sfor– zo gigantesco di "superare le claasi" con la crea– zione di una "economia corporativa". Sforzo sin– cero, in 1\1.ussolini. Ingenuo, da quanto sincero, se solo si pensa che parte dall'ammis3ione che le claasi esistono davvero. Quindi, traòotto nel fatto. sempre più quello che i socialisti chiamano "nazionalizza– zione" delle gran•àl impres.e. In neasun paese é vi– Gibile nn uguale lento progre!3sivo cammino ver,so il ''socialismo di sta.to " (in ne13a,un paese "libero"). I grandi proprietari di industrie e di ten-e richia– mati sempre più all'ufficio di gestori di beni nazio– nali. Gli operai i contadini sempre più catechizzati percbé si sentano nel loro lavoro "braccia" dello stato. Innegabile. Quindi, parallelamente, la crea– zione di un fittL3simo vaglio cla:Saificatore degli ita– liani in base al loro lavoro. Sindacati sindacati sin– da,cati, che nascono gia adulti per un decreto <li Roma ed ogni operaio e contadino ed artigiano e profeasionista vi trova gia, a-vegliandosi un dato giorno, il suo posto e la sua tessera ed il suo diri– gente. Ed. il sinòacato tale, maneggiato da funzio– nari che formano una casta a sé nella vita italiana, conclude per lui patti nazionali di lavoro con aem– pre maggiori provvi,denze e previdenze, tendendo al massimo possibile nel quadro di una nazione po– vera. Innegabile. Quindi, infine, la irreggimentazio– ne ùegli italiani proprietari (di case di terre cli industrie di com·merci) in Federazioni federazioni federazioni, cbe nascono già a,dulte ecc. ed ogni proprietario vi trova gia avegliando:Si ecc. E la Fe- ei:.a.ziono, ta.-1 m neg·giata pu-11- essa in gran arte da funzionari (seppure in questo campo ancore. pos– aono gli interessati fino ad un certo punto pesare cioé esistere) conclude per lui patti nazionali che sempre piit limitano la "libertà <li agire" del pro– prietario. Innegabile. Ed ecco, trama del.la "scena bella", il metodo di governo. Metodo che ama dirsi "rivoluzionario", ma é quello di tutte le òittature .storiche. Base: il pro– ùlema della "forza": polizia all'interno, forza mili– tare per l'estero. Ohe gli italiani sentano di "dover essere'' cittadini d'une. grande potenza che seguita Roma imperiale. In q11esta direzione una dichiarata volontà <li "semplificare", e nel fatto la abolizione di ogni inchiesta preliminare e di ogni controllo successivo all'azione, che in sé viene assunta come buona perché proviene, wlmeno giuridicamente, dal dittatore. Ogni volta che un vLso dato della realtà aeaume evidenze. viene segnalato al dittatore. Ed egli "crea" (questa é la terminologia) il rime'1io migliore. Pensiamo le stratle: sono maltenute, c'é confusione cli poteri ed evasione di r"sponsabilita: "creiamo" la milizia della strada, l'Azienda della etrada. Pensiamo !"infanzia: non c'é localmente in certe zone sufficiente coscienza dei bi:3ogni dell'in– fanzia. seppure in_ altre ::;f: "creiamo'' l'Opera ma– ternila - infanzia da•pprima complemento ed incita– mento per le iniziative locali, poi (òivenuta "brac– cio di governo" la ,sua propia l>urocrazia) avocante ai propri impiegati anohe quel campo, e le orga– nizzazioni locali saranno bene o male digerite nel gra11 calderone di Roma. e anche cio cbe prima camminava da solo cam,minen\.. con la g,~uccia pa– gata dallo stato. La Francia ha la. aua Académie, l'Inghilterra la Royal Soc!ety: "creiamo" l'Accade– mia. radunauòovi benvestiti ti11! come i vari 01etti Panzini Bontempelli insieme a va.J.eutuomini di acienza. Ben occorre assicurare la proùuzione indu– striale di guerra: creiamo un Commissariato "ad hoc", che controlli con un mare di carte (esatte?) la produzione, ed avviamo la stetizzazione delle gran– di "indu:atrie - chiavi" attraverso Ja formazione di una burocrazia tecnica che pOOBa gestire la fab– brica di macchine l'acci-0.ieria ri1npresa di naviga– zione la miniera. E cosi via. E per ogni problema cosi risolto. diciamo 11oi agli italiani. appena sarà posaibile aver una idea dei conti, "pagate tanto, che é la vo0tra quota•·: e non im1JOrta se sia inve- 3 stimento o spesa o perdita, pur-ché il rh3ultato vo– luto sembri raggiunto. 6. - -Cosi la ,,cena. !Ifa dietro le quinte'/ Cioé, come tra queste belle serie cli belle cos<> vivono gli uomini? Come, in questa gigantesca ker– me~se che é mtalia di oggi, vive il meòio italiano 13COnosciuto, che non é ué grande proprietario né srande finanziere né gerarca in qualche epecie di ourocrazia né l\1usB lini? Io te noi uon1ini (l.ualun– que, che secoli abbiamo pagato <li fatica e di san– gue per q·ueslo diritto di essere liberi italiani tra italiani anziché beati sudditi del Papa o di France– schiello o cli Vittorio Emanuele, come ci troviamo in questo mondo cosi ben regolato, e3clusi dal tor– mento <lei penaare al presente al òomani del nostro paese? ì. - ì\1uBsolini, ancora. E' lui al centro di queata macchina bella eò on-ibile: e sempre viene fatto di pen3a1 lo pensandola. Un grand'uomo, sul piano del– la "politica". Ha quasi le. statura di Cesare. Regge un compito immane, in una solitudine grande. Ma non conosce la semplic·e veritA che ogni uomo non pu6 contare che per uno nel di-venire reale. Qua– lunque sia la sua forza. Qualunque aia la gl'a.ndezza della sua forza. Conta per uno. Un grande spirito supera i confini temporali della aua esistenza: ma reata uno. Guai alle musioni <li altra granòezza. Perché su un piano <li verita assoluta la vita e– roica di mio padre, operaio morto a cinquant'anni per l'eccee-so di fatica con cui si é pagato l'annore per noi figli, non vale nulla meno di quella di l\Ti– chelangelo o di Madame Curie. L"'intellettualiata" tipo Mussolini crede invece di valere più degli al– tri: forse, più di qualunque altro. Elppure (anzi, perci6) ha la testa "legata" più di quella <l'un pa– store che viva. in montagna senza grandi idee. Pri– gioniero egli é di un povero concetto "meccanici- 13tico" del mondo: paradossale per uno che attra– ver~o a Sorel risale a Bergson (ad Hegel) com~ sorgente. E' un anti - Bergson all'arrivo partito da Bergson. E certo non s( é accorto per via del punto in cui la .sua testa. non ha potuto resistere oltre all'altezza del maeatro. Anche perch1é il suo orga– nismo spirituale é ben "sordo" alle voci del proi3- simo. Lungo la stra,la ha ascoltalo sopratutto sé atesso: e cosi uon ha potuto ricevere i consigli i conforti gli ammonimenti dei grandi morti ue.mici eterni" d'ogni cuore aperto ,ml mondo. Cosi s'é for– mata la sua illusione della realtà. Una realtà sem– plice. egli Yede; la vita sociale costituita da tanti problemi isolati e definiti au cui "gli uomini'' agi– scono in complesso, come un immane corpo medio, astratto. con poche forze elementari agenti in .sensi definiti e rettilinei. E questo ipotetico corpo medi:>. egli lo governa. dalla Bua altezza, con l'aiuto d'~na. casta di "preti" <lei dio che ai pos111la in lui. Cosi dimentica gli "uomini veri'\ le innumeri per:3011:1- lita reali. io e te che soffriamo viviamo ciascuno per sé. Egli le ritiene fuse ed agenti nel molliccio del suo corpo concettuale: e non s'accorge quanto cosi con la aua opera ai allontana dagli individui' concreti del concreto ,·ivere. Se no. come potrebbe non sentire che privo della Uberta d'esdere indivi– dualmente lo spirito òell"uomo più non esiate? Che la libertà é allo spil'ito qne-1 che l'aria é al corpo ed anche più? 8. - 011 divina libertà, ,surrogata sotto il nostro bel sole òalla "disciplina nel quadro òella Nazione"! 1Si post•ula l'assurdo: non io te uoi esistiamo ma "la Nazioue" ests.te . Non più la Nazione é come la 11iù grande famiglia in cui tutti gli individui d'un popolo mettono in comune i guadagni le s'l)ese i piaceri i dolori r,ealizzaudo cosi una pienezza di vita tanto maggiore di quella possibile per gli in– diviòui isolati. Anzi, le. <Nazione é un quid indiacu– tibile a cui gli individui devono rin•unciare proprio la loro uienezza cli vita, secondo i dettami d'un lontano dio - Musaollni, secondo gli ordini <lei suoi preti - cani di guaròia. Paradosso. Ogni giorno più si restringe in Italia la possibilità cli "moto prndut– tivo" degli indiviòui che producono: e la produ– zione deve guadagnarne. Ogni giorno più si limita il campo in cui l'italiano medio pu6 pensare; ed il "tono" dello spirito nazionale ne deve guada– gnare. Il popolo italiano é ora praticamente frazio– nato in innumeri cellule di uno/due individui dagli iuumueri rami capillari della polizia: e que6to vip vere atomistico deve "cementare" Ia coesione no– stra come popolo. A,ssurdo. Oggi già si é decretato come bisogna salutarci e quanti bottoni deve avere la giacca. Ma vedo venire il giorno che ognuno avra la sua unifol'me. e me <li citta.<lini pazienti, col' numero civico all'occhiello, attenderanno dal rap– l)l'esentante della mitica Autorità il permesso di

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