Studi Sociali - X - n. 13 serie II - 2 maggio 1939

2 STUDI SOCIALI --------------------------- se cioé eliminato preventivamente il fasci– smo interno, le dittature perderebbero gran parte della loro forza apparente ed avreb– bero esse stesse il nemico alle spalle. La Spagna é morta per non aver capito que– sta verita, o meglio per non aver potuto applicarne, nel campo pratico, le logicbe conseguenze. Non é ,·ero che una rivoJmdone, nei tempi Jll<J,derni,proyoca fntalmeutc la guerra, se per guerra s'intende un conflitto fra go– verni in cui i popoli rispettivi forniscono il materiale umano. La storia cli questi tre anni dimostra elle la rholuzione e,·ita la g·uerra. La rivoluzione in se stessa é una guerra (ed a questo bisogna ra,;;segnarsi_), pero guerra civile, di quelli che stanno m basso contro quelli che stanno in alto. Il conflitto spagnolo é stato una guerra in– ternazionale, ma non una guerra tra na– zioni. Adesso possiamo ben dire che tutti i governi sono intervenuti in Spagna, pero unanimemente contro il popolo spagnolo (con l'onorevolissima, ma debole eccezione del Messico). E tutti, attraverso l'umilia– zione e Io sterminio del proletariato iberi– co tendevano ad assicurarsi la sottomis– si~ne dei loro propri popoli. Il fronte rivo– luzionario é sempre un fronte orizzontale, che non conosce la divisione verticale delle frontiere. Il proletariato del mondo, addormentato dal !egalitarismo democratico ed assai più dalla demagogia pseudo - rivoluzionaria e dal neo - nazionalismo dei socialcomunisti più o meno legati ai governi, non ha sen– tito che l'appello angosciato della Spagna era il grido di raccolta per la lotta supre– ma. Cosi il Fronte popolare é stato uno dei principali strumenti della vittoria fascista. E i vincitori l1sano ed abusano della loro vittoria. Lo sanno gli operai francesi (la lezione é amara, ma non immeritata) che, <lopo la "rivo] uzione" pacifica e legalissi– rua del 1936 ~Blum a petern-i~,;i vedono oggi strappare le 40 ore e condannare ai lavori forzati, non avendo più neppure il ,diritto di cambiare officina. Quest'ultima disposizione si limita per ora alle industrie di guerra, ma Daladier ha i suoi pieni po– teri e la puo estendere domani a tutto il proletariato. D'altra parte i rHugiati spa– gnoli sono trattati secondo la loro vera si– tuazione, cioé come dei vinti in mano del 11emico. I tedeschi, durante la grande guer– ra trattavano i prigionieri italiani meglio di quanto la Francia tratti i valorosi che hanno arrischiato la vita per difendere, insieme alla loro rivoluzione, anche gli in– teressi francesi nel Mediterraneo e in A– frica. Quest'ultima es1ierienza lla dimostrato, yrnr via tl'al"femrnzione in Spagna, 1rnrvia di negazione negli altri paesi, che l'unico socialismo 1>ossibile é quello libertario. Dai posti di governo, a cui aspira il socialismo autoritario dei marxisti, si puo l!Ostruire il capitalismo di Stato, come in Russia, o si puo servire la politica del nemico, come in Francia (Blum) o nel Belgio (Spaak), ma sempre si adoperera lo strumento del po– tere per impedire alle masse di raggiun– gere, attraverso la socializzazione, quel– l'effettiva uguaglianza economica che eli– minerebbe il predominio politico. I socia– listi al potere han rinnegato se stessi e non potevano fare altrimenti; la loro e– sperienza non ha fatto che rivelare nel terreno dei fatti la contraddizione logica che implica il socialismo statale. I contadini dell'Aragona, gli operai del– la Catalogna han fatto, essi si, il socia1i– smo, un socialismo nato dai campi e dalle officine e non da un decreto ministeriale. E cio che il popolo ha creato, i governi (a cominciare da quello spagnolo) l'hanno di– strutto. Ma le 40 ore di Blum, conquistate con la scheda del voto, son volate via a•1Ja prima brezza, mentre le socializzazioni spa- gnole sono state difese da un popolo in armi durante quasi tre anni. Esse sono sta– te, in questo periodo flosci_o di paure, d'ab– dicazioni, d'inerzia, l'unico elemento dina– mico e vitale, l'unico capace di resurre– zione. Le magnifiche realizzazioni comunali e sindacali dei libertari spagnoli ed il loro eroismo nella lotta controbilanciano i cat– tivi effetti di questo curioso scherzo cbe ci ha giocato la storia, portando un setto– re importante del nostro movimento a for– mar parte (piu in qualita d'ostaggio, pero, che di collaboratore) di quello stesso or– ganismo che vogliamo distruggere. Abbiamo yisto nei fatti oueJ clte sempre In ogni modo i fatti di S'Pagna hanno uven1mo ti etto; rlie il 1iotere uo11 crea, ma esteso ed approfondito l'influenza delle idee tlistrugge, non libera le fccoi1de energie anarchiche sull'opinione pubblica mondia– trasformutrici, ma le 01>prime; e l'abbimn le, mentre parallelamente gli svi1uppi della yisto nell'es1ierienza estrema, que1la degli crisi economica han sostituito nel campo anarchfr-i r,1 governo. logico, al dilemma "Roma o Mosca", l'al- Quest'esperienza, fino a un certo punto tro dilemma "Stato o socialismo". forzata e involontaria, non puo non costar- Ora il socialismo statale non puo so– ci cara; pure non sara inutile. Se qualche pravvivere, ripetiamo, all'azione corrosiva dubbio fluttuava nel subcosciente di alcuni di questo di'lernma che ha viziato la sua di noi sul valore pratico della nostra in- traiettoria fin dal'le origini, ma che solo transigenza antistatale, esso dovrebbe es- ora si pone, per forza di cose, con evidente sere, dopo quest'ultima dolorosa prova, chiarezza. Obbligato a scegliere definitiva– completamente sparito. Il massimo d'eroi- mente fra i due termini del dilemma, ha smo e di buona fede che si possa chiedere scelto lo Stato, ed ha abbandonato il so– ad un gruppo numeroso di esseri umani, cialismo, proprio nel momento in cui la ha caratterizzato l'opera dei nostri compa- morte lenta e terribilmente agitata del gni spagnoli. Il cosidetto "ministeriali- mondo capitalista lascia aperta la succes– smo" che molti han creduto di poter rim- sione. proverar loro é stato non l'effetto di per- Per racroglie1'la, strappandola dalle ma– sonali ambizioni o d'interessi di partito, ni dei totalitari, pronti ad uccidere la ci– ma di una catena di circostanze quasi so- vilta pur di conservare il privilegio di ca– vrumane, di fronte a cui non sappiamo sta, non c'é rimasto che il socialismo li– quel che ciascuno di noi avrebbe fatto. La bertario. nuova attitudine é stata a:ccompagnata in Se le foi-ze di liberta che esistono nel molti di loro cla una lucida coscienza della mondo e che solo in piccola parte sono contraddizione fm le loro azioni e le loro coscientemente anarchiche non compren– idee. Malgraido tutto, chi ha seguito, col dono a tempo la· loro funzione, se il nostro cuore pieno d'ammirazione e d'angoscia, lo stesso movimento non sapra mettere a pro– svolgersi della tragedia spagnola ba visto fitto -serenamente e senza scissioni- l'e– come la parteci'pazione degli anarchici al sperienza positiva e negativa della Spagna governo, se, .in un momento dato, ha forse e non si mostrera all'altezza del suo com– evitato una catastrofe militare, ha pero pito, allora la migliore e forse l'ultima colpito d'anemia l'intero movimento anar- possibilita cli salvezza andra perduta e le chico, creando un'abitudine e dei prece- meravigliose creazioni dell'intelligenza non denti a cui era difficile sottrarsi e ·che con- serviranno all'uomo che per il suicidio. dussero in ultimo alcuni militanti di fede L'umanita puo morire d'una rivoluzione provata fino al avallare col loro nome l'o- mancata; non bisogna dimenticarlo. ·at, àeJ-1 ~iunta MizjW""B-este/ro ---<¾.--11-– sado. LUCE FABBRI. DOCUMENTI Quadro della situazione italiana 1. - Ho sentito un giovane universitario riapon- grandi imprese capitalistiche agendo in partenza dere ad un invito a discutere: " 1 1\'lussolini ha sem– pre ragione". Sento ogni ora tr()ll)pi italiani 1uor– moratori, che esaminano la vita del loro paese al lume delle storielle e la critica. bene cmpremo del– l'uomo, esauriscono nelle pettegole 11 v·oci". ::--.ronco– nosco "fascisti": anzi, solo burocrati e i3ervi. Ed il cuore mi duole per la media viltA mentale di tanta gente nostra, per Ia di•3Przio11t~ dei molti pur da o– gni elementare volontà ''u111a11a·• ridotti davvero a "consumatori di frumento" non da altro che dalla loro accidia. Su su clicouo i grandi morti, ora che i vivi non .sanno più pensare: sn. L'Italia "é gli Italiani": é te é me. E s'io mi avvilisco l'Italia ai avvilisce, e so tu ti degradi l'Italia si degrada. Sn su io te lui Il giornne il vecchio il saggio il folle l'uomo la donna, noi che soli "realizziamo'' l'JJtaHa, ed il re-- 13to é aatrazione libresca. Su. Ricominciamo a pen– sare. Quindi. ricominciamo a volere. Pensare, vo– lere. In qualunque direzione: ma che non sia piu ruminare le idee che al giornale ha dettate Roma né tenere per paissione suprema la propria Gquedra di football. E3sere vere.mente fascista, se quella ti appare la via della verita: ma amare. quella via, e lavoraré con forza a costruirla, non "seguire" pa– rdle vento. Comunque, ueseere te ateeso" nel senso che ti sembra giusto: ma "e-Esere'\ non seguire. Senti tu la tenibile serie di giorni per tanti senza un pensiero che vada oltre il limile breve del tran tran quotidiano? Su. E via i grigi! 2. - C'é in Italia un governo di una s,pecie par– ticolare. Alcuni, specialmente tra i fuonrnciti, pen– :Sano od almeno dicono che é un governo di clas– se. Errore. Non "capit.ali~ta'': basta ad illuminarlo la reazione individuale dei cosidetti capitalisti alla leva del 10 % sul capitale delle societa o del 5 % aul capitale terriero. Meglio ancora, la lenta ncci– sione dello 0 spirito induatriale" che ha create le ,3ull'artigianato: sparisce in fatti 1a ricerca del nrns– Bimo prodotto col minimo cooto, eusenza del Cfl:pi– talismo. Errore pure che sia governo "proletario": non solo perché tuttora la miseria e.siste, con tutti i suoi tragici orrori, ma sopratutto 1ierch·é tuttora esiste lo stato di servitù (o schiavitù) connesso con !"idea stessa del proletariato. noi nomini che ae per– diamo il salario non ~a'l)piamo piti di che vivere. No "governo di classe·•. B' bene insistere .su que– sta chiarezza preliminare. }l,uori degli schemi tra– dizionali. Tro1ipo eravamo abituati a pensare della realtà uu ,·itaglio arbitrario, e l'uomo ridotto ad "uomo economico" perché tutto potesse quel rita– glio contenerlo, nel nostro pensare di lui. Oggi i latti [orzano la cornice del quadro che ci sembrava li rappresenta:3se iu passato: superato l"'uomo eco– nomico" astrazione, torniamo a pensarci nella no– Gtra completezza, io ed il mio proasimo di nuovo eguali davvero neI mio pensiero al disopra delle nostre <liversit:i, "uomo umano" io te tutti, l'ope– raio il contrudino ]"industriale l'ingegnere il medico l"in5egnante il musiciBta il pittore il filosoro, noi e le nostre donne-. Co!3i i grandi n1orti ci dicono Bu. Cosi vediamo che in Italia non c'é un governo di classe. 3. - Un governo c'é: il pi(1 e.straneo ai cittadini, perché governo di un dittatorn. Mrnseolini. Che tipo r1·uomo? Mi proietto la sua vita in quest 1 attimo breve: vedo tuttora (e come potrebbe essere al– tro?) lo stesso uomo di ieri di 13empre. Oggi come quando Bi definiYa "eocialiata rivoluzionario": la stessa fede nella violenza, 1a Gtessa direzione -d'i– stinto verso la "real politik", lo stes·so malcelato disprezzo per ogni "ideale" umano. Un uomo che non supera mai il suo tempo le volonta i bisogni del suo tempo: l'uomo "sempre di oggi" tutto di oggi, che si batte spinto dalle sue passioni sul ring breve dell'oggi, non gia mai un •'anticipatore d'av-

RkJQdWJsaXNoZXIy