Studi Sociali - IX - n. 11 serie II - 5 agosto 1938

Leo, a propoGito del C'rislianeshno ~crive: ''L'amonr clH'étieu e,st la joie de se pe-rclre dauG un a1bi3oln Bi complèteme,nt que nous réu,3aissous à noua détacher de none - mémes. ;{;e Clhrétien cher– che l'amonr, non la paix; il ne cherche pas à de– venir libre maiB à •changer de maitre; il ns cherche pas à devenir UÈSez fort pour se contròlel' sai - mé– me, rnais à s'abandonner ù Dien.'' Questa dottrina che insegna all'uomo ùi fare a– strazione dal })l'O,Pl'io valore ·per atbbandonarsi ad una "volontà divina", c.he poi é la vo,Iontà di coloro che si dicono interpreti della dottrina stessa, é un principio che per-mette la decade,nza della l)t3i0he individuale, e. di conseguenza, collettiva; perclré se noi giudichia1mo astratta la parola popolo, quando con qneGta parola si viene a -con.sklel'al'e non un ag– glomerato cli individui av-e,nti una coscienza e una volontù operante-, ma una ma~ea informe, modellata da un potere Bovrastante, cosi giudichiamo falsa la parola collettività quando quesla ·parola non ,3igni– fichi: associazione d'indivi,dui aventi nna missione 'da e®plicare, ed una re13ponsa,bi 1 1it:i da as'Smne,re nel– la vita. Ora l'uomo che co:Si l.}ensa é consegnente•menle fuori dalla mol'ale del gregge cristiano: ed in esc3o c'é la "reHgioue'' d-elil'umano. E c'é tanta religione in que,.sti eleHi votati a ser•vire l'umano destino, per quanto c'é di ridicolo quando si cerca il modo di imquadrarli mummie -di una cappe-Ila. TiJ, a propoeito di Leopardi. ·é caratteristico quel- 1'aneiddoto raccontato da.il D'Ovi<dio. Un suo a,mico, H prelato Ippolito Ciccarelli, ammiratore del poeta di Ginestra, viaggiando nna volta ne,ll'lltalia centra– le, si trov6 eolo a solo nello GC-Ompartimento de·l treno con una sig·nora attempata. Attaccarono di– .scorso, e la. signora disse di CGSel'e di Recanati. li 1)rete ammiratore del poela clel "borgo selvaggio". co,minci6 allora a tempestare la signora di domande circa il Leopardi, e le chiet3e delln. 13orella di lui, Paolina. La si,gnora era proprio Ja Paolina, c·b·e com– mo-ssa dall'ammirazione di qnel prelat-0 per il fra– tello, gli chirse subito. i.Se, a parer suo. Giacomino ' fosse potuto anelare in paradiso. li CiCcan3Hi, che ' <loveva avere nn concetto d·ella re·ligione assai di– verso da que•llo di quei preti ohe ri.sel'vano il pa.ra– diao ai ribaldi inviati dalla. divina 1wovvi:l3-nza per servire la prepotenza. a,ssicur6 l'ad~lo-lorata. oi– gnora in quattr'o quaHr'otto, che il pov·ero Giacomo era andato in para,diso cli volo. Con quanta convin– zione, clel 1)1'ete, non é deitto; ma quello certame,nte aveva rirsolto il pro1blema. Iascian~loGi trasportare dnl suo ti:mtimento propendente, per quello cq1e, la vita umana ci d:i. di bello e di buono, e che non va giudicato colle tavole della morale farisaica. o gviclontemente Leo Ferrero ebbe fede in una mo– ra.le uma,ua. di e,gnag\ianza. di giu-stizia e di lN.Jertà fra gli uomini, ch'é lontana -dalla me-ntalitt1 corrente dei no.stri giorni. T~gli scriv13: "Per l'uomo mocl·erno la potenza é i10i semplice– mente la rjcchezza. la qnale dtt una potenza di cni gli uomini ai se,rvono solo per anmenlare ancora ]a 1wopria ricchezza. E infatti la. ricchezza persino nel pr·e,stigio degli uomini. ha preG-0 il posto della no– hilta, <lell' intelligenza. della cultura. Potenza e pre– :Sli-gio: i du,e, attributi de-Ila rega lit,.'t.'' Ed aggiungo: '\La morale dove presentarci l'immagine da-lruo– mo "come deve essere"; il fallo che la gente Gi ribelli, quairudo si vuole applicare :;ruesto principio alla politica, dimoGtra che nel•la politica non c'é mo– ra·Ie non solo, ma la mas,3a eGi•ge che non ci sia. Perché se no anohe Jn politica dovrehbe eBse-re fatta. non tenernlo conto dell'uomo "com'é'' (1~13no sarebbe pazzia), ma per avvicinart3i al modelJ.o pill. alto cioé alla politica "come dovrebbe essere,". La scienza dell'nomo d_eve l")·SBereuu me'..1.zo.mentre pe.r quasi tutti é 1111 fine. J~ cosi anche la politica non potrà liberar,:,i dall'immoralità. l}erché cerca le sue regole in se ste,1sa invece che- in un principio posto fnori di aé.'" Per la scienza d-el. <lottar F'austo le 11arole di Leo po.ssono se•mbrare -di ''colore os-curo", perché quella scienza non si é data mai p,e,nsiero d'u,3cire dalralchimia e i.Scrutare nell'imo viscere della vita dell'uomo, cd elabora invece leggi e statuti conformi agli inten:•sGi di dominio delle fazioni, della casta o de,lla cla,sse. 1Le-o crede nella missione della "Elite", conforme– mente, a quel princi1pio fil-013olfico - sociale: il pen– ·siero sce11de dall'alto e il fatto Grule dal fon-jo_ Ma. questo pe·nsi,ero deve eisser chiamato ad ispirami ai bisogni palpitanti .della vita; conoscere, di elle vivono e perché ooflfrono gli uomini; rendersi• inte,r– J)n?-ti dei 101'0 bisogni e collaborare con esBi per la soluziono di fJ'lU3'i pl'oblemi che sono la ragione della vita 0tet1sa: di tulla la vita. e sen~a privi'legio di ca 1 !3tc o di c-lasisi, perché universale é il diritto alla gioia di vive-re. 1E della funzion1a- deHa "®lite". egli precisa: "Quand mie soci·été n-e Gait p1rns à que1les loie elL3' obéit. elle, s'en -donne de toutea ne·uv-:::,1. ",Les mille pro.blèmes insolu blet3 que pos3 une gran– de civili-sation finis,sante découragent les eGrr>rits lei:, plusS intr,épides; ohacun cède ù l'atlrait de3 réfor.n1e,s l'adicales, tant ce qu'est aim11Ie G!amble bon. "Par co.nlre. une socilé.té qu'.a aGsez d'imagi-nation pou1· concevoir ùes pri.ncipes, et russez de force mo– raJe pour lea ap,pliquer est en mèrne, t•etnps sta1b1e et prète à se tral.!for,mer. Elle ne s'écarie point d'une certaine Ji,gn,e de conduite tant qu',e•H!3' sent des principes, eJ.le part en choisir de nouveaux pendant STUDI SOCIALI lE.•.3 cri~'t.G de so11 hilstoire." J~<l é a.Jt112Gipur vero che l'uomo vive ancha di soùdis.fazioni spiritua·li; ma 1rnr,cll'é la 13oddi,3fazione cli tal ùL;ogno non si diparta da una sana mor,a-le. é nece-sBario che questo bis,ogno ve,nga pla:smato d,a 1111 g1·a,nde ideale umano. Nulla é vrulso l'atei·s,mo d•eJl.a borgheBia voltafriana per l'e:13,vazione mora·le della vita umana; la filoGo' f.ia del si,gnor di Ferney non valse alla borgh•esia de.I Terzo S-"ato ohe a dare ad essa maggior•a apregiuti-catezza, a 1 fre•nando il GUO e,goismo, consistente in que,l,lo che, Leo chian1a: "il pre-stigio e la potenza" costituite daHa ri·cohez-za for– ma-nte la nuova regalitfl. IL'as~enza di una morale umana neiH'u.omo costi– tui,3ce il di,s1n·ezzo per ogni princiQ)io di eq_uit:i, senza il qual·e non ci pu6 OO:!Sere quilibrio di vita. !Dall'armonia de•l f,BJttore uomo col fattore mora,le Gcaturira il nuovo diritto uma,no e civile. o Un giorno a Parigi J10 chiiest,o ad un giovana ci– ne,se, studente nella fa,oolta di Dir•itto alla Sorbona, quale foss·e secondo lui il filosolfo d•e-lla Cina pii(1 pro-sSimo a,IJa nostra morale. E l'a1ni·co, s 1 enza esi– ta.ire mi rier-po,.se il nome di: Lao - Tze. J..a ri:31p0Gta non dov12ava maravigliarmi, s·e io i,n un articolo appariSo sulla Revue lnternationale, a propo-sito de,]Ja pe!clagogia del Ta,gore av·evo fatto ap– punto menzione di IJao - Tzie. Ora, nel Hbro pos.tll'mo di Leo Ferrel'o: Déses,poirs, €•d a,p1mnto 1mlla raccolta di Pensées sur le rOle de la Morale, trovo bene interpr,eitato il aignificato di quel,Ja fi101sofia: '°La civili•3a.tion chinoise a ét•é })l'ude,nte; e.Jle ,1'e:3t refus 1 ée à sor-tir du do.maine de l'humai-n; e·l~,3 a ig-no,,é Dieu, elle a négligé la science et la meta– phy,3i,que. Toua les efforts de la p•hiloao;phie chdnoi'se ont porté sm· O~•Ci: rég,ler 1es rapporbs entre le:3 hom.moo.'' I secoli che ci separano da quei fHoBofi doman– dano nuova 1neditazione. Ma quello ohe di verità c'era in quella fitlosorfia ha tanto valor-e in quanto attil'a l'attenzione ancora deHo spirito mo.:ler-no. !La 1·acc0Ua di quei pie,nBieri di Leo, Sur le rO'le de la morale dicono c'he essi dovevano fonnar,e, ele~ mento di un nuovo studio d'indole filosof,ica, e che il destino non voille. Ed i Buoi viaggi ne·ll'ksia, che, Gtava per intrapna-ndere, dovievano anche servire per z.1ppro1fondire i suoi studi in pro,po,3'ito. Ed il suo e– same fil-0 1 s-01fico 11011 lo avrebrlJe ataccato dalrum9.no . come ne fa fede tutta l'opera sua. o Cacciamo gli idoli dal te.mpio ~criveva CamiH0 Berneri, l'asceta del pili gr,andie degli ideali uma,ni– ma non lasciamo vuote :Je coscienze! La re,ligione risponde ,piU ai bisogni 1de11 cuore che uella 1mente, e la reiligione non ,sparira dal mondo fino a che non potra subli,marsi in un ,culto idea 1 le, e non potra avere nella societa que•I tan•to di amore e di gioia necessari a non rendere tl'uo·mo desioso di giustizia e di pieta ultraterrene e a farlo dimen– tico de•I freddo de.Jla 1morte e •cle•Ibuio dei misteri che sovrastano i-I siuo essere e i,J divenire de,i mondi; o a farlo con stoica serenita, affrontare g-Ji enigmi della 1Sfinge. Questa, eecon-do noi, é la re,ligione della vita: un grancl 1 e ideale di a-more e d·i git1'3'tizia. in quei3ta ter– l'a. A fJ1l1!2L:;ta re·ligione l'Umanità nova é chiamala. NINO NAPOUTANO_ DOCUMENTI Federazione socialista· anarchica Gli avversari dell'organizzaziom" sogliono rinfac– ciarci il fatto che. dopo tanto tem110 che ili 11arla di organiz,z,azione cl.egli an,arohici, mai r.:;i é riuscito a farlle nna. vasta e duratura e contin·name-nle sYi– luppanteGi. come noi Ja detsideren:rn1nio. Come argomento contro l'organjzzazione ci6 non vale nulla. Non siamo ancora riusciti ad organiz– ~~arci come vonem1110, ne,llo Bte:1so modo che 11011 Giamo rinsciU firnol'a a fare 1:;t rivoluzione. L'orga– nizzazione- di noi anarchici, e 1'-organizzazione anar– chica. cioé senza autorHarismo, delle ma13se non 6 coaa. c-he si fa. in 1111 giorno o in 1111 anno: é lo c3co,po continuo del nostr-o la:v•oro. e quan::lo vi sa– remo riusciti si pn6 dire che avremo vinto. Il non aver vinto ancora non basta per persuaderci che c:obbiamo cnsBan.7 dal combattere per vincere! Del realo. pili elle l'organizzazione efifettiva, regolare, la quale trova enormi clifficoltc't nelle c01Hlizioni dz.l- 1'-oggi -sca.mez.za di mezzi, cambiamenti continui di domicilio, spesso mancanza rna-i gruppi di chi r,aippin e. poGs<a tenere una corrispondenza al.quanto attiva, e sotpratutto le persecuzioni governative, che rendono pericoloGo lo scrivere ~3{1 il tenere indirizzi e che con scioglimenti ed arresti in maasa disfanno pe.riocHcmnente il Javol'o gili :fatto- quel che im– porta si é lo spirito di organizzazione, vale a dire 5 la couvinzior•~ deHa utiliUi e noce-saiUt cli cercnro in lutte le cose la cooperazione degli altri e !"animo Gempre pronto ad unirsi coi com~)agni o- lavorare insieme, non a,ppena se ne presi:rnJa la poi.,sibilitù. Quando questo spirito esiste. un'organizzazi-0no pu6 disfarsi mille volte. per difficoltà interne o por violenaa- esterne; ma il lavoro fatto durante il te•mpo in cui é es.i!stita non é mai perduto. e toslo riprende pi1(1 forte di prima. Questo per6 non giustiifica l'inerzia cli tanti com– pagn-i, ohe pur essendo favorevoli aH'organizzazin- 110, se ne stanno iaolati o quais,i, e non eaercitano 11e,3suna specie di attività conti1rna, metodica, coor– dinata a quella degli altri. !In ooei manca appunto quello s,pirito d 'or.ga ;nizzazione, cli cni 1p-arlavamo or ora; manca c.ioé la prolfonditft. della convinzione c:hn de-termina la volont:i, il· ·bi,so,gno di attuaPJ- le pro– prie idee, e manca l'eserdzio che con,3ervn o svi– luppa le facolta. C'·é biaogno clnruqne di approfon-dir?. collo i3tudio e colla riflessione, 110 pro1prie convinzioni. o di agire– subito corufonneu1ente a queste convinzioni. Qui negli Stati Uniti le condizioni. per quanto e-attive, sono per noi, relativamente a.ll 'tEuropa co11- tinentalra-, ecce,zionalmente favorevoli: v'é più mezzi che altrove, e v'ié la rpos6i•bilitc\. di un lavoro, c,he t3i vada t3Vilu,ppanclo. ma 1 gari lentamente, ma GCllzd I roppi pe,ricoli di brusche interruz.ioni da parte d.-:;•l governo. Bisogna profittare del:!3- circoGtanze ner creare una 1forza, Ja q-uale possa, oggi e più t 0 H.IL iii 1111 modo o neiraltro. venir in aiuto alla ramsa nmstra dove si presenta l'occa~ione, u spc 1 ..:u1•.. in Jta,lia, c.11!3' é il paeBe cla,l quale venia,ma. rii e11i parliamo la ]in•gna e<l in cui per conseguc·n:1.~i w ,– :3iamo ooercitare la no,stra influenza coi, m1g:;ior efifi.cacia. PubbliCihiamo 1più sotto nna dichiarazione di prin– ci1pii ed nn patto socia,1e che al,cuni anni •J!" ;:>111. 1 (. iniziativa dei cmnpagni di San F•rancisco. ,> 'l'Vil'oll, di base ad un l!~ntativo cli F.ed- erazionc fra gli a– narchici italiani residenti nf!ll Nord-tA meri ca. Per quanto sta a nostra conoacenza. molti gruppi t 1 rirono a Quel Patto. ma poi, per noll ava,r nomi– nato. crediaim noi, un organo 13pe8ialmente in.::_uì– cato di mantener viv1e le relazioni fra i gn1ppi, Jn coni1E1pondenza and6 cessando e la ]i'ederaziona u- borti prima di esserai comDletamente fornlat,.,.__-"---------– E' te 1 mpo di riprendere f1l1!31te,ntalivo col L:!rmo proposito di riuscire. Noi propo'Iliamo per-ci6 che un qualohe gruppo tli buona volonta prenda l'iniziativa rli nominare una Commissione provvisoria di Corris,pondenza, la ,:Ju~– le raccogliera l'adesione dei grurppi (,e dei compagni non ancora aggru,ppati) de,g-li Stati Uniti. Potrs,bb:? _ servfre come baJSe per l'ade,sione il docnmento eh:· q1ui sotto pubbHchiamo. il ~1uali3 é una 0sno13izionc abbaGtanza {:Orretta de,i princi,pii ,3ocialh:iti anardlih::::i e del modo come gli anaroh'Lci si aggruppano. Quan– do iSi avra. un certo ntlmero di adesioni, si potrfl.. per mezzo di un congresso o altrime-nti. -sta,bilire ltt formula deifinitiva del Patto e sostituiire la Commis– ·.sion,3-provvisoria scelta <la un gruppo oolo. con una Cmnmi,saione nominata da tutti. Asve-ttiamo du11Jq,ue,clre si produca l'iniziativa in– vocata. Intanto 1 ecco il documento: [E.RRICO MA•LAT•EST.A.] Se,gue: "Federazione Socialista -iA.na1~chica dei La· ,·:::iratorì italiani ne,I Nord~America.. - Dichiarazionz di principii", i.segu.ita a sua volta da un "Patto So– ciale'' (la prima di lil articoli. il JSf3Condodi altri 13 dall'a) all'o), Che probabilmente si de,ve o a Sa– verio Me,rlino o .a Pietro -Gor,i). (Da "La Questione Sociale, PeriocHco Sociali,sta– Anarchico" di Pah2-rson N. J. - Anno V. Nuova ser,ie n. 3. - del sabato 23 aettembre 1·&99.) Delegazione e delegazione 1Saver'io Merlino, in una lettera in -difesa della tattica elettorale, e del parlamentarismo pubblicata clall'ltalia di Roma, e che noi conoaciamo sol:::i pe,r gli e•3lratti ch,a- riporta il Proletario, ila il passaggio seguente ch,e vorrebbe senrire di confutazione ali~ idee, anar'chiche: "Non arrivo a capire come, po,3-sa esiste-l'e la pili piccola aB·sociazioma o comunita ,senza che gTindi• vi-dui che la compongono deleghino incombenze a qualcuno o ad alcuni di loro." E noi nepipure. Mia 1Merlino, il quale é i'3tato non ultimo tra i pro,prugatori d,eH'anarichismo, 11011 do– vrebbe, per comodo di polemica, a-Iterare, il fon:lo delle id€1a-ana'1·0M!che. nemmeno se per a vven Lu r:t il compagno con cui polemizza ai fosse nulla e– •1pre,sso.

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