Studi Sociali - IX - n. 11 serie II - 5 agosto 1938

4 STUDI SOCIALI --------------------- ------------- ------------------------- ----- e pericolo, la gestione della vita cconornica e politica della penisola iberica, perché tutte le potenze democratiche e la Russia sovietica, sotto la maschera d'un fervido amore per la pace e per il rispl'llo della vita umana, agissero -senza dirlo- come se tutto il patto della Societa delle Nazioni e tutla la Dollrina, e tutto i I Diritto e lutto c-i6 che si scrisse durante la gran g11e1T.t, HOn fossero altro che uno spregevole "rnuc– c-hio di fogli di carta". Co11t111sio11i J _.. I I r-omilato di Non --Intervento si– gnifica ii fallimento totale del sistema della Sociela delle Nazioni, del Diritlo interna– zionale Pubblico e di tutta la dollrina ine– rente a quest'ultimo. 2. 0 Il comitato di Non - Intervento si- 1 gnifica la collaborazione delle democrazie con il fascismo, per distruggere i I prolcla– riato iberico. 3." (~uc~to comitato dimostra clamoro– samente che gli Stati democratici rispet– tano il Diritto, finché lo trovano vantag– gioso. Per6 quando si produce ci6 che a uno Stato mai pu6 convenire, cioé quando il proletariato si sente maggiorenne <' clicc, a. coloro che rappresentano farse a sue spcHc, a coloro rhe lo spogliano e lo sfrnl.Lano: "basta; chi non lavora non mangia", in questo caso, che é il ca·so spagnolo, la. <k– moc1azia, prima di tollerarlo, collabora con il fascismo, anche se sa clic, ci6 faccnrlo, prepara la gucna mondiale. JIPGO 1". GJLAUDO.NI . jJ101·ale civile e 1nora le religin~~a 1..:11rito llC'inc !Hl SII() libro, "Clu-,, coan é la Gor· mania." 11ana 1·l1t:~ 1111 giorno cl:·! nwggio 113,~{. al t(;'mpo del concilio cli Basilea, una t,;or:ict{l di ccc:,,. 0 Gia:;lici si l'(: ,.;6 a JHh-i.::H ~g-ia l'ù i Il liii .hc. ~·o. ,·i:!i 110 alla cith't. c·erano dri prelali. dei doltori. dei mo– naci di tutti i colori. c.:lw si disputavano ~li alcuni punti di difficoltù Leologita. dbti11gnPtl'lo. arg-om~11- ta11do, Gcaldaudosi irnll:, [UIIH\t!'. s11l!i..'HdlH:ltative C' sulle 1 e·strizioni. rh:e1 cmHlo SP, 'l'omma•m (l'A Jnino l'o!::se 4-ilato più graudo di HonavC'nlnra ,, ch3 so io. .\ nu tratlo, in mPzr.o alle- lol'o disc:u~1~io11i dogma– tiche e aalralte. la('qUPl'0 e rimasPro eo1111• ra~licati 1;mlto un tig·iio in [iore. dovP- si li<lt5tnwleva 111111· Gignuolo che gorgtheggiava e sospirava le melodie più t(11ere e più molli. 'J'ulti qm_:,,i sapienti pcr-.-sonaggi iii sentirono meravigliosa11H·ntt~ <·omrnfli.::si. P i loro cnori scolastici ai aprilono allP <·,:tld(• p111ozio11idella primavera; :3i risve>g-liarono da ll'i11tol'pirl il11e11to ;:{ht– tiale in c-ui cnrno immeroi: si conti.:~mplarono (;On eorpre3a e con rapimento; allorché uno cli -2ssi not6 IS0ttilmente che l'ascoltare non gli sembrava molto .cano11ico; che ,questo usig:n11oln polf'va :.·dsere 1111 demonio; clu::- que~to dc,.rnonio li sviava dalbt loro conver~azione, cri3Liana <·oi suoi ranti GP<l11Llori. <-11~ li lrai3cinava alla voh1tt.L ai <iol<·i pec'<'Hli: <· l3i mise a r-3orcizzarlo con la. formala allora in uso: Adiuro te per eum qui venturus est judicar.e vivos et mor– tuos, ecc. Si dice, V le l'llCC.!? O l'ISJ)OIH P88P .I \IIIC<'3fo e..;orci.•nno: "Si, io i:>OtlO 11110 i;11irito 111ali~11:1!" e che ù'invol6 rideutlo. La morale cleMa favola di Heine é che un buon cre;lenlo deve ri[uggire dallP .. ·:vduzioni tl,~111 natura prr rimanere nel mistero; acc~i:tan-~ il du.~111a llSllza ln1Sciarsi sedt11Te dal peccato dell'indagin1.' P riel Ii· bero esame; che le- sedur.ioni rendo110 i111nipto lo spirito. e Chf' come, tali 11011 J)0~•,0110 esser~~ eh:~ o- 1nra dello iSpirilo maligno. Questa é la reg-ola morale della Chi:::•.rn ne-i e;-011- fronti della moltitudine, menlrp i Gtrni doltol'i, 1Hir t1·aagredendola. ai fini <lolle loro indagini, ne de– Yono d'altro ranto fingf'r l'ossrrvanr.a nei <·011frn11ti ù 1 Jlla mas3a dei fe:leli. La dPbolezza di fl'onlo all"– tentazioni. SCl'ive lo stesso ] fei11e-. :.,i nu6 e-:,piare col danaro: ti é penne~,30 cli otlemperaH3 ai battiti del luo cnol'e e di ahbracciare una belh1 r.1~1zz~t: m~t ti o-hblighinmo a ricono..;cere ch'-"' 0 pc::-:cato abbonli- 11evolc·. 1111 11c•ecato 1wr il ~111ale farai penit0-11za. Ed il lu..;a111·ici30 Leone, X, che s-o.ffrira una m~tlatth eh() non era certamente il prodotto dell'asti1wnzn. cri– dtiana. col traffico d,~n·ind11lg-Pnta feee- IP HPPl'.iP <l<\\. la Chiesa di ,Sn11 Pietro: eosi come la piramide di Roùopo era stata i11alzata <la una nroslituta c-gi– ziana. con il prodotto delle sue prostituzioni. :\Tax AGcoli. in 1111a lettera al prof. Cuglip,lmo Fer– rero, a proposito di L,eo. 13c•rivr-: "Leo <li,;i~:... di c1r– dere ormai alla e::;islcn:✓.a di Dio. pe,r q11a11to i suoi recenti eludi di teologia tomistica lo ave-~s~ro ahb:1.– fitanza espe•.to da 11011 tentarf' alcuna dimo.strazioH•J razionale. Parl6 lungamente di una nolte i11 cui Pra Gtato evegliato eia.I C'.anto :li 1111 w;ig-JJ110I:1: <' f>Cll· tendo quel canto si era fatta. in Jni la ePrt(•zza dc,1- l'esisf!:rnza di un online divino''. Ol'a. confrontando il ragionamento di ~111ei tcol-o~i di Basilea. ehc ve<lev.-1110 in ,111ell'11signuoln 1111:) i"ipi– rilo maligno, COH flll€St'alt1·0 di Leo }i~el'l'N'O ChC'. non tenendo ·c:onto clell'am111011imento 8anoni-::o, poGa gli occhi sulla tena ~ si lascia avvin::Pre clallz. i3e· duzioni della 11atura. no11 pocHiamo C'hS rilevare il eontra,3to: li.Jgli vede in qnesl'a1tro nsignnoh Io spi• rito celeete. Ma il contra::,to ei spiega se mettiamo in confronto la mentalità dottrinaria 'di quei teo– logi con la sensihilit{L del nostr-0 poeta Ù 111al1?. ]a. eciando libero impuleo al suo cuo1·e. gii'1 hisognos'.) di amore e di pace. dopo di avere disperato per un mondo pel'vertilo e mina:.Jcianle- la total2 rovin 1 d_i quei principi umani e civili c1Jt::~ nel t3UO sogno r~g,zneratore erano ,stati motivo della sua abnega– z10ne per una tiempre maggiore at;censione. doman– dava conforto alla poesia della natura inesplicabile. E L•zo. in quel canto. trovava tanto elemento di 1>0esia. tarta potenza di fascino. da dargli la oenea– .ziono del ,:wvn1mano. <lel divino. Pace! Pace!. domandava il poeln, ora che la 11er- versità um.ana lo aveva violentemente strappato agli af.fetti cari della famiglia. alla madre, ch'era itata lutta la sua gioia. Da qui il dissidio tra la mente ed il cuore; tra il rilc:3ofo ed il poeta. Qui di Lui non era la mente. ma il cuore che piegava alla seduzione mistica. mentre la tn :rn.te 1>i ri.fiutava a~l nna qualmque di· moi.Strazione 1·azionale. Vicino alla farniglia, alle gioie di quell'amore pe,r Lui indispensabile non avrebbe cercato altro bal,3amo per placare il ,3uo tormento. D'altra parte é dei poeti la concezione panteistica della natura. cosi ca.me Ja int12t3ero, lo Shellay. il Keats. il ,Leopardi. il Rapiaardi. il Pa:3coli, e tanti altri poeti non conformisti; e che i3i riflette un po· nella filosofia del Fichte: ';L'ordine morale vi– vente e·d agente é Dio steeao··. Leo. educato dalla famiglia. ebbe libero lo svilup– po. La mamma sua nel suo libro ,3ul1a vita dzl pa• dre Cesare Lombroso, a questo propo:;Ho scrive, che– in ca3a 11-011 ui era mai parlato né di 1'e1igiona ·n-3 di Dio; e nello Sb~ccio di una vita, libro cledi.::ato allo sviluppo fisico. morale ed intellettuale di L•30. non c.:i sono elementi di preoccupazionz per la que- 3tione religiotSa. Cosi che. per tre generazioni. ,:llll3· sta famiglia non si occup6 ohe cli una pretta mia– sione civile. in relazione con la vita 13ociale del- l'uomo. Ma la natura mite di Leo era r3u,3.::ettibile di di– ,3iilul3ioni, che ne amareggiavano l'animo sensibile; e. ae disperava della saggezza umana, ,3entiva allo– ra il bisogno di proteggersi sotto l'usbergo di un potere divino. a costo di lusingarsi; e ne fanno fede i suoi poemetti del libro postumo Désespoirs, cot3i traboccanti cli pathos. Se l'am-ol'e gli manca, si ri– volge a Dio con una preghiera tutta sui generis. clm scandalizzerebbe Ja remiGsivit:i cie.::a di un buon c:1 1 3-àente: ''lo ho peccato secondo le tue leggi fino ad oggi. Ho cominciato col non credere in te, e oggi continuo a peccare, perché non sono ancora sicuro di credere in te e non mi pento davvero di tt:tti i miei peccati. Tu hai cominciato a punirmi, saggiamente, perché da quando mi fai soffrire io comincio a pensare a te. Indifferente e sdegnoso fin quando hai fatto piovere su me i tuoi doni largamente ti ho supplicato quando ho cominciato a patire, •e ti ho temuto e temo ora che sto piegando le ginocchia sotto i tuoi macigni. Ma questa preghiera, a te non deve essere grata; se é vero che mentre scrivo le prime e pili ampie frasi del mio discorso ho avuto un brivido di paura sacra, é anche vero che in questa preghiera c'é un bisogno carnale da placare e un segreto ricatto. Come si n~-~le. LF-o preg-a malC', apDnnlo p2-rcl1é ragiona. e. ragionando. 11011 p11{)rare diversam-:rnte. Egli ragionando. anziché onorare Dio. pretende che Dio faccia ouorp al ,:rno ~p;oi,;mo in:,;{)(l'lisfatlo. Cosi nella Preghiera alla Vergine, dovo non si ~)lì~OCCupa (Ìl(' di llillJagare- il 6ll0 S?llSO artistico: "Vergine, te prego, malato e stanco, poi che m'ha invaso, con l'ombra, il terrore di scompal'ire come il giol'no muore, senza aver scritto i miei sogni sul bianco. Morir d'opre incompiute ignoto autore, perrn nel mondo come agnello in branco; solo, Mari«, dormire a fianco a fianco coi miei sogni sepolti, ore dopo ore! Non credo in te; ma tanto amo la grazia con cui pietosa ungi le nostre pene che a immaginarti a sera io mi consolo. Fammi creare, a te domando in grazia, tutti i miei figli, ché ho in loro ogni bene, e poi che muoia anche deserto e solo.'' Egoismo qnesto di tutti gli artisti. il falto di vol– ~e1:.si alla forma 111i.stica per servire la loro arte. l_;Ol,')iho pensato aempre. ascoltando ora la Messa Solenne di Beethoven. o ammirando una Madonna di Raffaello, dove il profano m'é parso sempre che prevalesse aul sacro. •Cosa imporla all'artista che il mi,stc-ro sin op1m• gnato dalla J'agione. se questo come mi,,:;tr-ro. rie-• sce ad a,ppagare il suo senso artistico. ('osi a,·viC'JY' che, Leo lrovi naturale l'affermare che: "J'avaiB beaoin de me réfél'f'-1' a Dìe-u ('0lllm(', ù une femme hU3-n- aimée". Ricordiamo il senso disperalo del nulla, che é nel Leopardi: "Io ero spaventato di trovarmi in mC'zzo al nulla. un nulla io medesimo. lo mi sentivo com('o G'Jffo care. considerando e s~ntendo che lutto é nnlln.". Qui il bisogno per il poeta dPlla visiow~ di 1111 grande ideale e-ho lo 6orregga nella lolla pe-no:rn tra la ill11Bione del bene e la n..~allù del male. Gi -Jenle acuto. J!J(I aggiunge il Leopardi: "La ragione <é nn lume; la natura yuol'.:::;.3sere- il– luminata dalla. ra,gione, non incendiata". La ragione alla quale si raccomanda il Leopardi. é qm~lla appuuto che lascia un posto all'illuaione. g· quella che induce Leo a clomanclar conto a Dio: .. Perché, Dio, non hai fatte dritte le cose? Oggi contemplo il filo delle umane vicende; e ad ogni passo vedo un intrico; e tra i meandri il core si smarrisce a guardar quant'é lontano il bene! Or tu glie l'offri PI 11n tratto -e troppo é il piacere per noi- ché solo un Dio gode, quando la gioia é com~ lampo. Cosi tra gioie non godute e mali sofferti, io vo, poiché m'arde quel lume d'illusoria pazzia ch'é la speranza. Ma se la realtà vi11'ce sull'illusione. il poC'Ul cedc– ~lla dis-perazione: "Seigneu1•. Donne . moi un sommeil opaque et noir, oti rien de da vie ne pénètre, mais doux et point lourd." E. vinto dal dolore. pace o mol'lP domanda l'a– nimo sensibile del P0!~la. in lotta tra l'illuaion,.,. rie-I bene e la realta del male: "Pace o morte. lo sono solo e tu sai quanto ho pregato, in questa vita, Signor lddio, tu non m'hai dato che il pensiero ed il sogno. Ogni letizia io l'ho sognata e scritta. Ogni dolore 1•'10 pianto. E il male or mi fa groppo e il mio cervello stanco di pensare e sfatto di sofferenza anche vacilla -e allora che restera di me? Fammi tornare stupido, o Dio, come cosa di pietra. Che m'importa di gloria? lo non ti chiedo che la pace mortale ,e la dolcezza di un mondo uguale, ove non c'é pensiero -si che la mente mia trovi il suo sonno che non trova nel sonno. Nel poeta l'aGpil'azione di nn·era cli lihel'tù e di giustizia si tl'asforma in tragedia intima. di front a]la lotta impari tra il bene ed il male. Ripetiamo: qu~llo che prega é il cuor2" stanc::> di Leo, mentre nel ,suo pensiero c'é la ragione che lotta. che fa di Lui il poeta civile. Perché. Egli dice·: "Staules le,s simplea peuvent croire à Dieu aans inte,nuption. :.\1aia chez !es hommes où la raison et la réflexion jouent un gl'and rOlia, la foi qui Yient du coeur ne neut ètre continue. parce que le coeur s'as,soupit ou faiblit à tout moment. et si le coeur faiblit, la rai'3on prend sa piace. e,t la raison seul,?. doute toujours''. E Leo vive di ragione. e colla ragione emerge la lotta tra il cuore che vuol pace ed il pensiero che non disarma e che abocca nell'azione. !E prevana Bempre il pensiero. o:he ormai. aiffe1111andosi nella miiSBione civile. iSente il dovere di Bervirla. Al cuore Leo riserva le lusing•he. C.osi come noi riu•3Ciamo alle volte a lu.3ingare l'egoismo della donna amata. mentre proseguiamo risoluti nella missione civile imp,ostaci. E che forse i palpiti d!al cuore di fronte alle la– crime che la Madre versava al pié del Golgota val– aero_ a far de•3i3tere 1'Unmo dalla missione impo– stasi, per sottrarsi al m.artirio? Per altro il cuore nell'uomo di pe,nsi•zro e d'azione pu6 es:Bere il propu1.sore che indirizza a bene ope– ra1~e. Chiamato a sel'vire la giuGtizia al di aopra del– l'intere•.sGe di fazione. ~gli non é fatto per accor– darsi colla dispensa canonica. Ben altra é ]a "re,li– gione" che benedice l'opera sua. é la "religione·• dell'umanita memore, ch1a beneclin'I aempre !'"Urna dei forti''. E le considerazioni di Leo Fenero ri 0 ·uardo al cristianei3imo sono ad un clipre.s,so quelle sÌ.,=sse cl;2" resero il Leopardi sospetto alla Chiooa: la 1·eazione, contro il proposito di annientamento dei valori indi– viduali. Il prof. Carlo Pascal. frugando nelle cario• lHlJ)O· letane del poeta recanatese era riuscito a tl'ovare, elementi atti a fare del Leopardi un Yero pr,').8nr– Bore dell'anticristianeeimo nietzschiano. Quei documenti. pubblicati a cSU0 tempo dal Pa– s?al nella Rassegna Contemporanea, dove noi li ab– biamo trova.ti , invano si cercano nell'e•dizione delle– Opere del Le i\Ionnier.

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