Studi Sociali - IX - n. 11 serie II - 5 agosto 1938

straordinario che era riuscito a commuoverlo tanto profondamente. Da questo momento Barrett cont6 con l'ammira– zione sincera ed entusiasta di Rodò, che gliela E>– Eiprime in una lettera, che non possiamo resistere alla tentazione cli ripro·durre in parte, per la bel– lezza delle sue espressioni e per l'esattezza dei suoi giudizi. Dice Rodò: "Non so se ho il diritto di vantarmi d'aver contribuito ad aumentare il numero dei suoi lettori; però l'intenzione l'ho avuta, giacché da tem– po, quando inciampo in una persona a cui si pu6 fare questo genere di domande, gli chiedo, a propo– sito o a sproposito: "Legge la "Raz6n"? Ha osser– vat,o gli articoli firmati R. B.?" E quando mi ri- 81)0ndono nega ti vamente, prendo l'atteggiamento, go– loso e interessato, di chi rivela ad altri che abbiano le stesse disposizioni, il luo.::?,odove si pu6 assapo– rare un'ignorata ghiottoneria; e quancl-0 mi rispon– dono aUel'mativamenle, il piacere consiste nel gu– stare insieme il commento concorde ecl entusiasta. Lei ha elevato il tono della cronaca, senza toglierle il suo caratlere semplice ed ameno. L'ha dignificata per mezzo ciel pensiero, della sensibilità, dello stile. Ci sono dei cronisti cii fama europea che, se scri– vessero lontano clal Boulevard, non avrebbero niente d'interessante da dire a nessuno, e che, anche scri– vendo dal Boulevard, sono incapaci di infondere in una pagina qualcosa di piil dell'interesse effimero della novita che raccontano o commentano. Lei scri– ve da un villaggio dei tropici per il pubblico di Montevideo, e, restituendo tradotti in impressioni rersonali gli echi tardivi di ci6 che succede nel mondo, produce de!Ie cose capaci di svegliare inte– roose da per tutto e sempre 1 perché ha una superba forza di personalita. La sua critica é implacabile e sicura; il suo scet– ticismo é efficace e profondo; eppure la lettura cli riue11e pagine di negazione e d'ironia fa bene, con– forta, nobilita ... Una delle impressioni in cui potrei concretare gli echi di simpatia che la lettura delle sue cronache sveglia ad ogni passo nel mio spirito é questa: che, nel nostro t:~mpo, anche quelli che Cùme me non sono, nella sfera dell'azione o della dottrina, né socialisti 1 né anarchici, né niente di ei– mile, portano nell'anima un sentimento più o meno cosciente di protesta, cli scontentezza, d'inadattamen– to, éontro tutta questa bl'utale ingiustizia, contro tutta la menzogna ipocrita, contro tutta l'odiosa vol– garità dominante in quest'ordine sociale trasmesso al secolo che comincia dal secolo dell'avvento bor– ghese e della democrazia utilitaria ... " E José Enrique Rod6 1 spirito d'eccezione, non era che uno dei tanti che furono raggiunti dalla fiam– ma de11a divina inquietudine e della speranza otti– mista, diffusa a piene mani dall' intelligenza supe– riore di Barrett, facendo sernplicemente del giorna- STUDI SOCIALI lismo. Nel gioruaiismo egli non perd!ztte ne·sauno degli attributi de.Jla sua peraonalità. I diven,i temi c'he dové trattare e le dufrerenti circostanze della sua vita nei vari a 1 mbienti in cui si svolse la sua atti– vita. d1atte,ro alla sua 01pera letteraria una gra 1 11 va– rieta d'es 1 pressione e di tono. Con le ,stesse caratte,ri1Stich•e essenziali di stile, sempre con quel suo tono combattivo, re'aUsta ed amaro, c'era in lui di volta in volta il cronista. il critico, il conf!a-renzie·re, il noveHista. Gli serviva di tema o cli pretesto un avvenimento insigntficante in apparenza, generalmente un fallo cli cronaca locale o uno spunto di carattere gene– rale. Ci sono delle eccezioni; alcune sue opere sono state scritte con il deliberato proposito di com'bat– tere uria deter,minata batta•glia. E allora abbiamo una critica sociale vio.Jenta e nieditata. Hanno (}Ue• sto carattere due libri suoi "C.he cosa sono i yr31'· bai es'• e "Il terrore argentino". Il primo é ma,gni• •fico per la sua critica cora,ggiosa e -a quell'epo·ca– insolita; é un'o·pera che conserva n.ncor·a oggi tutto il suo valore e provoca, come allora provoc6, un grido di profonda e indignata prot6'sta per la vita degli opera•i "yerbateros" (co·loro che lavorano nelle piantagioni di "yerba mate-'', s1>ecie di té sudame• ricauo. N. cl. R.); vita cli achiavi moderni 13enza con– fronto con quella degli altri operai ciel mondo. Gli altri libri cli Barnatt cor,ri-s1>ondono a varie epoche e a diversi a·mbienti. Nel "Dolore del Para– guaiy·• s.'é voluto trovare il Barrett conferenziere; alcune 1>arti di quest'opern 6ono molto no~voli per pr<>fond,ità d'idee ed eleganza cli stile. li Barrett cro– nista si mostra con le sue qualita di chiarezza, den– sita e concisione in "IdEt.3- e critiohe" e "JVIoralit.:1. attuali"; per noi quest'ultimo li-bro é il pili ammi– revole per l'alto v-a-lore degli articoli che raccoglie. Lasciando da parte gU argomenti della vita quo– tidiana, Bal'l'elt passa al campo artistico e sci.enti• fi~o, con straordinario vigore di cr.ftica e d'erudi– zione, in "Guardando vivere" e 'Un margine" e a quello della nov,elli,stica, con meno profon<lit.i ma con ugual fascino, in "Racconti brevi" e "Dia·Ioghi, conversazioni ed altri scritti". Per6, nel 1nidollo di questa svariata a.ttivita let– teraria esiste, come elemento fondarinentale, ci6 che Rarrett non pn6 pel'<lere né occultare, sia che sbozzi un racconto, sia che scriva un saggio critico: la -sua vigorosa persona.lit.a di sociologo, di lit:~rtario, cli pensatore, personalità che si mani-festa attraver– so tutta l'opera sua multiforme, an·occhio cli chi sajppia Je-g,gerla con attenzione ed a.ffeitto. VIRGIILIO B·OTTERO. Nota. - La distania di te,mpo che separa Je, n.llre puntate di qmasto studio di Bottel'O cla-ll'ultima che si puOblica in questo numero, si deve a una prolun– gata asaenza dell'autore. Non intervento E' un tema intimamente vincolato al di– ritto internazionale pubblico. Se lo trattia– mo, non é certamente per vocazione di giu– risti, ma perché, messo nella sua giusta luce, ci pennette dare un giudizio sulla democrazia• come arma di lotta antifasci– sta, sugli ideali ad essa inerenti e sul ri– spetto che le democrazie hanno verso que– sti ideali, quando essi possono andare con– tro i loro interessi. 1. La grall(le guerm Secondo la stampa a· gran diffusione, la guerra del 1914-18 non fu una lotta inter– imperialista e neppure una conseguenza delle manovre dei governi europei per evi– tare rivoluzioni. Fu una lotta di vita o di morte fra la democrazia e la brutale pre– potenza del militarismo prussiano, che de– finiva "pezzi di carta" i più sacri accordi internazionali. Più ancora: per le gioventù alleate che andavano al fronte, si trattava, più che di una guena contro la potenza A o B, d'una guerra contro la guerra stessa. Con la vittoria degli alleati si schiaccia– va non tanto un blocco di potenze, ma, so– pratutto, la filosofia stessa della forza, lo spirito che faceva d'ogui Stato un lupo per gli altri Stati. La forza si sarebbe conver– tita, da padrona e signora dell'universo, in schiava docile e sottomessa del diritto e della giustizia. 2 . La Soc.ietli tlclle N II zioni Cosi, con un battesi1_no che aveva clmato quattro anni apocalittici e costato dieci mi– lioni di vittime, sorse a prendere un posto nella realta sociale la Societa delle Nazioni, superiore oggettivazione del Diritto Inter– naziona-Je Pubblico e di innumerevoli so– gni idealistici concepiti, attraverso le gene– razioni, dalle migliori mentalita autoritarie esistite da Platone a Wilson. In avvenire la pace sarebbe stata garan– tita da un regime di diritto che conside– rava ogni Stato come un individuo. L'in– sieme degli Stati formerebbe una gran so– cieta retta nella "pace etema", cla-Jla gin– st.izia. incarnata nel diritto. 3. Il delitto per inazione Avendo quindi ogni Stato dei diritti e dei doveri, sarebbe considerato come un reo degno cli repressione ogni qualvolta violasse ·questo diritto -l'internazionale pubblico- in cui difesa s'era sparso tanto sangue. Pero il diritto puo essere violato, distrutto, in due modi: facendo o non fa– cendo. Quando uno Stato fa cio che la leg– ge proibisce di fare, delinque: commette un delitto per azione; quando non fa cio che la legge comanda di fare, delinque pure: --------------- -– 3 commette un delitto per inazione. Agli oc– chi della legge ambedue i delitti, per azi9- ne e per inazione, sono ugualmente peri– colosi e degni d'uguale repressione. La gravita sta nel delinquere; che sia agendo o non agendo, poco -importa. li diritto proibisce: l. 0 che uno Stato provochi sovversioni nell'ordine interno d'nn altro Stato; 2." che, una volta pro– dotte, vi prenda parte altrimenLi che aiu– tando le auto-rita legittime; 3. 0 proibisce, sopratutto, che uno Stato intacchi l'inte– grita territoriale d'un altro Stato. Questo stesso diritto interstatale comanda che, se uno Stato si trova in una qualsiasi delle tre situazioni suddette, tutti gli altri devo– no sentirsi attaccati in ,carne propria e collaborare attivamente alla difesa della vittima. 4. Associnzione n, clelinquere Da tutto questo risulta che, di fronte al Diritto Internazionale Pubblico, l'Italia, la Germania e il Portogallo sono degli Stati delinquenti: han commesso delitti per a– zione. Alla loro volta la Francia, l'Inghil– terra, gli Stati Uniti e l'U.R.,s.s. sono u– gualmente degli Stati delinquenti: han commesso delitti per inazione. J<::: con u– n'aggravante: si sono associati per delin– quere. II Comitato di Non Intervento, se sola– mente fosse di non - intervento, non sareb– be altro che un'associazione per commet– tere un gravissimo delitto per inazione. Ora, se si pensa che da una parte s'in– terviene attivamente e dall'altra non s'in– terviene, il comitato di non - intervento, più che un'associazione a delinquere é un'i– pocrita associazione per collaborare con l'asse Roma - Berlino. Se la Spagna antifascista subisce delle sconfitte, se da più di due anni sopporta un inferno sulle sue spalle, si deve a questo comitato, o. meglio, alle potenze democra– tiche. Non mancano eroi in Spagna; man– cano cannoni ed aeropla11i. Il diritto inter– nazionale pubblico comancln, ordi1111 che le siano dati. E Madrid e Barcellona hanno oro più che sufficente per pagarli. Pero le potenze democratiche non danno né ven– dono nulla. Vendono a coloro a cui il di– ritto proibisce che si venda: all'Italia, alla Germania, al Giappone. Ripetono cinica– mente ci6 che han fatto in Manciuria, in Etiopia, in Cin,a: bloccare la vittima e trat– tare e collaborare con l'aggressore, mal– grado le proteste della stampa. 5. }:l'itnre la guerr11? Le democrazie hanno coscienza cli pre– sentarsi come un mostro che divora le pro– prie creature: fanno in briciole la Societa delle Nazioni, il Diritto, i propri ideali (tor– nando cosi ad assassinare i caduti della gran guerra) e portano quest'argomento: tutto questo é un male, pero necessario per evitarne uno maggiore: la guerra. Ma san– no di mentire: la guerra non é stata evi– tata; da due anni é in atto con carattere intern•azionale; e non s'é circoscritta a un solo territorio: un anno dopo essere scop– piata in Spagna irrompe nella Cina e, dopo un anno e mezzo, la Germania conquista l'Austria:. D'altra parte J.a loro frenetica corsa agli armamenti é una prova evidente ch'esse hanno coscienza d'andare verso hi guerra. 6. Soffocare In rh-01111.ione In realta, dietro tutto questo -il comi– tato e le potenze che lo mantengono- c'é il timore della rivoluzione sociale. E' ba– stato che s'intravedesse la possibilita che, sotto la protezione del patto della Societa delle Nazioni e del Diritto, sorgesse un fuoco cl i li berta e di nuove esperienze, é bastato che si vedesse come tutto un po– polo diveniva padrone dei propri destini, !iterandosi di tutti i sacerdoti, i politican– ti, i militari ed i capitalisti che lo tradi– va no dopo averlo sfruttato per secoli, e pr encleva nelle proprie mani, a suo rischio

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