Studi Sociali - IX - n. 10 serie II - 16 maggio 1938

staccarsi dagli allri gruppi a ,suo piacimento; c1uindi consideriamo la questione di nazionalitA superata sul terreno ideale. come del resto si va superando cml terreno ùei fat.ti per finternazionalizzarsi cle– gl'interessi economici, della cultura e dei rapporti periSonali e di classe. l\Ia comprendiamo <::he nei 1Paeei in cui il govern'l eù i prin<:ipali oppressori sono di nazionalitA stra– niera. la. queatione della liberta e dell'emancipazione economica si presenti sotto le spoglie di lotta na– iionalista, e simpatizziamo quindi per le insurre– zioni nazionali come per qualunque in-surrezione ('Ontro gli opproosori. In quel caso come in tutti -gli altri noi sinmo col l)Opolo contro il governo. An– ello <iuanùo ci pare che proprio non valga la penct ùi combattere una lotta che si risolverebbe in un semplice cambiamento <li padroni, noi c'inchiniamo dinanzi alla volonta degl'interessati. Cosi, se Trento e Triet3te sentissero davvero il bisogno di cambiare il bastone degli ~t\r3burgo contl'o le manette dei abaudi noi saremmo contenti che vi riuscissero 1 non fosse che per non sentirne piU parlare e per vedere tante belle enel'gie dedicarsi a più proficue lolle. Quindi. quantunque aaremmo dolenti che i vari problemi nazionali siano risolti per risoluzioni di governi e non per opera del popolo, riconosciamo che sarebbe un bene risolvere come -che eia dell~ questioni che ingombrano la via del .progresso e diJStraggono tanta gente dalle vere lotte per l'eman– cipazione umana. Ma il fatto é che in questa guerra una questione di nazionalità pu6 essere stata la scintilla che ha dato fuoco al materiale incendiario da lungo tempo e per altri fini preparato; pu6 essere sta.to un pre– te.sto ed é un mezzo per entusiasmare gli ingenui e sviare l'attenzione pubblica dalle ragioni e da.Jle mire della guerra; ma certamente l'indipendenza nazionale dei popoli é l'ultimo pensiero di coloro .che dirigono la guena e decideranno <!ella pace. Con ragione si grida contro l'Austria infame ,che -obbliga i popoli soggetti a combattere in difesa <lei loro oppressori. Ma perché si tace quando la Fran– cia costringe a farsi ammazzare pe1· lei gli Al– gerini e gli altri popoli ch'oosa tiene aotto i! suo giogo? O quando l'Inghilterra fa condurre al ma– cello gl'Indlani? Chi penserebbe dunque a liberare le nazicroalita indipendenti? Fo1,se l'Jnghilterra ehe già fin dal prln– cl1ilo profitta dell'occasione per acciuffare Cipro, l'Egitto e tutto quello <>he,pu6? Forse la Serbia che vuole annettere tutto ci6 che ha ,qualche rapporto colla uazionalita serba, ma tiene stretta la Mace• donia anche a rischio di farsi attaccare alle spalle? li'o1·se la Russia che dove mette H piede, in Galizia e:I in Bucovina, sopprime perfino quel po' di auto– nomia che l'Austria concedeva, proscrive la lingua del paese. massacra gli ebrni e pens,eguita gli sci– smatici Unichi? Forse la Francia che negli stessi g-iorni in cui celebrava la vittoria della Marne con tro gli invasori tedeschi faceva massacrare "i ri• bellr· mal'occhini ed incendiarne i villaggi? Io capirei l'entusiasmo dei socialisti e degli anar• 'chi ci per una lotta che, pur non eS6endo la lotta nostrn. avesse qualche carattere di generosita e cli slncerita. Avrei capito I'-entusiasn10 se Francia ed 1nghilterra (della Russia non IJlarlo 11emmeno), ri– t:hiamate a1la coscienza del diritto dalla prepotenz.'.1 tedesca. aveasero dichiarati indipendenti i popoli a loro soggetti e poi ne avessero invocato l'aiuto nella lotta contro l'egemonia tedesca e per l'indipendenza uazionale dei popoli tutti. Ma andate m6 a parlare di un progetto simile agli uomini <li governo, a Sir Eduardo Grey. a Lord Kitchener. a Poincaré, r– sarete fortunato se non vi mettono in un manil!o- 1nio. . . Dicono che gli anglo-franco-russi comhattono per la civiltà. Ma mentre a ragione stigmatizzano gli orrori commessi nel Be-lgio e nella Francia dall'eiSercito tedesco. tacciono o scuBano, e qualch~ volta esal– tano, gli orrori uguali o peggiori che i rnSBi com– mettono non Golo nei paesi invasi ma anche, nella Polonia russa. E colla 101·0propaganda di odio cieco non solo contro i dirigenti della politica tede-sca ed auatro-ungarica. il che sarebbe giustificato, ma con– tro tutto un popolo, tutta una razza, van creando nelle truppe anglo-francesi un tale stato d'animo <la far fremere al pensiero di quel che avverrebbe se -:mai CGse riuscissero a mettere i1 piede in Germania. • • Dicono che qu sta é una guerra per la libertA e STUDI SOCIALI che la stessa Russia diventerà liberale... dopo la guerra. Iutanto, senza parlare della Russia dovi:) infieriscono più che mai la perSecuzione contro ~ partili avanzati e l'Ot)l>rooeione delle nazionalitU. sog– gette. vediamo che Francia ed Inghilterra si vanno rapidamente ru:3sificando colla soppressione di ogni liberta ,e d'ogni diritto di critica, collo svilupparsi ùello spirito miliULriata. coll'ingiganlire della po– tenza clericale. CcGi il pubblico si abitua ad ubbidire e, tacere, e la via resta aperta a tutti i ritorni reazionari. ::\lalgrado revide11z3 dei fat..ti. molti uomil!i di buone intenzioni. e fra questi anche alcuni compa. gni noatri, continuano a ritenere che questa é un:1 guerra di liberazione, una guerra da cui uscira la sparizione, o per lo meno una grande diminuzione d.e-1 militarismo. ed un assetto dell'Europa confonn::.– alle a:,piraziioni <lei vari popoli, in modo che la pace internazionale sara assicurala per sempre, o per mn tempo lunghissimo, e gli elementi progres• 1 sivi dej riLSpettivi paesi potl'anno dedicarsi alla con• I qui-s,ta della libertél e della giustizia per tutti, senz~ , pam·a delle intenuzioni e delle retrocetSsioni -causate 1 1 dalle guerr,e. l~ fanno progetti su quello che dovrù decidere il pro3Simo congref!BO, e s'immaginano ch':) i loro desideri ed i loro voli avranno dell'influenza 13ulle deliberazioni dei capi di Stato e dei loro gene, rali o diplomatici. E' una gene.rc13a, ma sciocca (mi si perdoni 1:1 parola) illusione. II prossimo Congre,3so della. pace sarà. come fu. rono tutti i congressi del genere, un mercato in cui i potenti disporranno dei popoli come di armenti Vinca l'una o l'altra parte, il risultato tolale sar:~ un aumento di tirannia, un maggiore sviluppo del milita.riamo, un risveglio di tutte le forze reazio– narie. Nelle questioni internazionali come nelle questio– ni di politica interna dei diversi Stati l'unico limito alla prepotenza dei <laminatori é la resistenza che Ba 01iperre il 1>opolo. Ed il ,popolo finora si é la– sciato condm:re docilmente al macello, né meglio ha sapu.to fare quella frazione del popolo, che van– tando una coscienza di classe e professando un i– deale di Kiustizia, avrebbe il dovere di <lare l'eaem– pio e l'indirizzo alla massa. Bisognava a qualunque costo impedire la guerra. Invece i eocialdemocratici tedeschi, che ne, aveva– no pili di tutti il dovere perché erano i più forti o perché il loro governo prese l'iniziativa dell'at– tacco, tradirono vilmente l'Internazionale, e si mi• Bero quasi unanimemente. al servizio del Kaiser. IL PROBLEMA DELLA GUERRA La ((i!·Edtiona é nll'ordine del giorno sulla t3lampa antifa.3ci.::;ta. la 1101~.tracompresa. In quooti ultimi tempi si nota sui nos-tri g-ior11a1i una certa reazione <.:J1ttr-0 la manir •ra trndLdonale di far la p-ropaganda c0-ntro 1Ja guerra. accentualasi :q1ecialme11te in Fran– cia. ùa parte degli anarchici, come uaturale ris1l0sta alla politica c1·uni-0ne 11azionale cle,gli altri partiti <li :;iuk;tra. L'esperienza GJmgnnla ci dimc•3·tra ,molte t:0s2: che l'O'P•JJC1.~izio11c alla g-uena 11011 puO manlt3· Hr!r.::;isu un teneno ne.c;ati\"O. che prepararsi ]ler un:i ri\-oluzi.one vnol dire prepararsi per una guer• ra. che in situazioni c01nplicato o in cui gli elemrnti in gioco sono molti. diversi, in continuo c::intrnGto ed in continua inte•rfen:nza. bisogna •3aper 1':i~Eg1ier2. tra i tanli ne-miei. quello del momento. c,'.1e fra il .Jil'e e il fan~ c·é di mezzo il mare. c'1e solo oon are-oplani si •combatton!1 gli areoplani. e via dice•n:lo. Tutte coGe ri-sarmte e che pure avevano bisogno a·esser viste in pratica: tutte cose -che d costrin– gono, non a riV12tlere le nostre idee. che, e~se,udo ides di Jih1:.' 1 TtU, non sono legate a schemi tranGitori, n1.:1a riconsiderare alcuni dei mezzi pratici di cui intE•l~,1iamo servirci - eem1we legati. questi i.si. alla re-alta. del momento. Eertoni ne•l "Risveglio" rea,gisce contro certo pa– O.:!ifiE·mo e,-omodo che finisce col fare il gio-eo del fascismo. consigliando (li lasciare in ipace gli Starti totalitari, mentre queG-ti fanno la guerra ai popo·li :ndifeGi ("Guerre e,t Révolution" - "Le réveil anar– Ghi,3te" del 12 febbraio 1938). Gigi Damiani, sull'"Adunata dei Refrattari" in un articolo intitolato "Della guierra. della rivoluzione e della colonizzazione fa,::cista" (numeri del 12 e 19 febbraio. 5, 12 e 19 marzo. 2 aprile). pone ancora una volta il problema de1l'atte-ggiamento degli anar. e;hici di fronte a una guen·a mondiale ch'egli ri– tiene iue\'ita bile. La tesi ,principale ich'egli so.s-tiene mi t3embra giustissima: é necessario 'PreparaTsi dal iamto di ,vi.sta paicologico e sopratutto dal punto di vista tecnico. alla ,guena rivoluzionaria, cioé alla rivoluzione che sbocca fata1mentie in una guerra, o 5 1 socialisti francesi e belgi non seppero far nulli.... di meglio che imitare i tedeschi e solidarizzarsi coi governi e colla borghesia dei loro paesi. E ccùi é avvenuto che s-i é raggiunto uno scopo diame·tralmente op1>0sto a quello che si proponevano il socialismo e l'Internazionale. Invece dell'affrate:. lamento dei proleta1·i di tutti i paesi nella lott't contro gli oppreGsori. si é ritornato agli odii di razza e di nazionalità e si é abbandonata la lotta per l'emancipazione. Ora bisognerebbe che i proletari armati dei di– ve•rsi eserciti combattenti fraternizzassero tra di lo– ro e rivo1gei36ero le armi che hanno in mano contro gli oppressori. l\Ia ai pu6 sperar questo, quando i socialisti e sindacalisti dei paesi belligeranti ,si sono affrettati, quasi tutti. a dhnenlicare socialismo, sindacalismr., lotta di class-e, fraternità internaz;ionale, per mo strarsi buowi. sudditi. buoni soldati. buoni patrioti? Io sono (oro-e troppo pe&Simista. Potrebbe anchu darsi che il bene venga <!all'eccesso del male. Po treùbe darsi che la stanche'.lZa, il disgusto della guerra e ie grandi mi.serie, che la guerra produce, determinino una insuri·ezione -che cambierebbe coni pletamente lo stato delle cose. Chi si hanno dei ,sintomi di resipiscenza ed i ri– volu.zionari dovrebbero stare all'erta per profitta!'e delle occasioni che potrebbero presentarsi. Ma in tal caso non vengano a dirci i guerraiuoli che Ja guerra é un bene. Ne !Sarebbe bensi derivato un bene, ma solo perché vi é chi é stato, o diventa l'avve.r-sario della guerra. Cosi in Italia. Senza la guerra europea .che ha cambiato il corso degli avvenimenti, la spedizione in Libia colle sue <liisastrose conseguenze eta.va per produne un buon effetto in quanto era uno dei fattori che avevan mooso la monarchia sull'orlo del– la rovina. Ma ci6 perché i sovversivi d'Italia, pur non ess~ndo riusciti ad impedirla, vi erano restatl irreducibilmente ostili. Ché se essi avOO>S<lro seguiti i consigli di quei pochi (ve n'erano anche allora) che dicevano: "poiché non possiamo fare la rivolu– zione, facciamo la guerra", essi avrebbero accettat,,;o. la re,sponsabiiita delle col1>e della monarohla e non avrebbero avuto autorità per parlare al popolo quar.. do l'ubbl'iacatura guerresca fu passata. ERRICO MALATESTA. Londra 26 ~larzo 1915. (Da "L'era nuova" di Paterson, del 2 maggio 1915.) e i giornali -co100. 'PIU 1 probabile-- alla guerra, da cui bi.sogna e;ercare di far scaturire, la rivoluzione. Bisogna crun– battere i1 militarismo. ma imparare 1a Le•nnica Jnili· tare. ~on bisogna dire all'ruomo: "Getta il fucile'·. ma "Tienlo stretto e servitene per la rivoluzione, contro la guerra imperialista e. se occorre, per la guerra rivoluzionaria. eatentSione internazionale del• la guerra civile". J~videntem13nte ,gl'in:couvenieniti e i pericoli ·cli que– r;ta taltica a-0110 nunuwosi. Jua la l'eallà é ::iuella ohe é o noi non siamo abbastanza f-OTli da eam bi.aria. Pcr6, oltre a queGta t013i centrale, nell'articolo d' Drumiani ce n'é un'altra non 1neno imporlc1ntt•. c11L'• non si pu6 aoceLtan3 senza discussione e senza ul– teriori chiarimenti. Dice Damiani nella prima pun• tata: "Il tragico e requi.voco della situazione. é li: é nella coincidenza della guerra al ra~~ci01110 rilh (} 1 Jale, se non vuol auicidarsi. l'antifascismo deve rieolver"'i, colla gm~rra che i governi delle nazioni democratiche devono fare alle dittature fasciste per salvare la propria egemonia ed i propri imperi co– loniali ... " J•~ nell ultima: "La tragedia ·per le masse e :p,~r i rivoluzi.011ari tutli. é li nel fatto che-. pul' avendo coscie.uza dell'rnganno. non 110tra11110. non dovranno di,3E·rtare la lotta. aabo-ttnro la guena. per non .fare il gluoco ùel nemico, per nc,H far triou fan3 I nazioni fasciste. per non acceLtarne il con• trollo o il domini.o". E poche righe, più m1: "ogni concessione fatta al faiE•CiiS.mo di fuori é una con– ce.ssioJ1e fatta al fascismo di dentro". {Bisogna os– oerYare subito che -é ve-ra anche l'affe1·maziom2- reci iWDca, cho ogni conc~sio·ne al faaci..;mo intorno fa. vorf..;:iceque11o esterno). Da quoote 1>remr~sse si giun– ge a1la conclusione che non si potra ri.manere e,.. stranei alla guerra, anohe Be non si ch:--"earrivare a collaborare incondizionalmente. "~ on inserimento ue-1la guena... democratica; ma seria agitazion~~ e :pre;parazione ·l}!Zr la guerra rivoluzionaria, anche contro quella ((1ueste tre parole sono sottolineate da ime e mi sembrano impor.tanti, ,ma non sufficen– teme•nto sost,znute da tutto il conte13to). "U probleina é <l'innestare la rtvoluzione nella guc,na al fasci-

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