Studi Sociali - IX - n. 10 serie II - 16 maggio 1938

4 biennio nero, il gove,rno di Lerroux, Gil Robloo, Sa1m'[;1ZT, Po·1,tela Va:lladares, che .su,per6 le reyres– sioni e i ùeliLti del 'Pl'imo go,verno •r•e1>ubblicano. (Come l'a.zìoue de"l'l'anterim:e culmin6 nell'episodio di Ca.sas Viejas, le cui ,reS11>0nsabilit:i non sono a•n– cor l!ulto provate, o.na a cui Azafia partecip6 in modo diretto 100 effettivo, quella de<! se,:,ondo cul– mino nella repreSl3'ione delle AslU'l'ie). Queali .preparrutiovi erano noti; la coa.UIDlicitAde'l F·ro111toPopo•la:re (o meglio di alcu'lli ele.mcnli del Fronl121 Popo'lare) co.n Ja sollevaziono é quindi evi– denie. Si sape.va 1>erfetitamente che le famose 1J11a– novre ,militare che si fecero quando Gil Robles era minhstro della Guerra, fm·ono 'll11 mnatesto 'l)er forti ficaro il Guacla1,ra,ma ,e pe-r preparare l'a-tta,cco cle-1- l'esercito contro Madrid, ne'l ,caso d'un trionfo delle siniGtre; iSi saipeva per•fetJtamente ol11a. ,la nomina di Franco come governatore militare tlcllc Canaria e ùcl Marocco, di Godet nelle Baleari, ùi Mola a Pam– plona 1a in Ca&tiglia, di Que.i110 del Llano in A•ndn• Jusia, di altri generali in alt 1re zone, entrava nei piani di ribelli011e dell'esercito .preparali a>er opporsi a una sconfitta de-Ile dootre conservatrici. Si sapeva in modo sicuro che Alcalé:l Zamora, lùhe, gié. da primia d'as,sumer.e la Presidenza de1la Rer)llllb,blica, aveva manovrato i-n m·odo 1che il J1uovo regime fooec 121mi– nenbemen.te conservatore e sboccasse nuovauneute in 1.ma c1nonarchia coGtHuzionale, d'ac,cordo con Ro• manonee, n1anovr6 attivissimameuto dopo le elezioni di 1febbraio per non couse,.g,nare il potero alle sini– stre, pronto a utilizzare, in caso di necessità, J.e forze .già prornte :per la soll13Yar.lìoue. Per Jnezzo di Pointela Valladares i •gnrppi finan– ziari, l'aTi,sto,crazia, il clero, 1e forze coooe-rva 1 trici pensavano porre defintivwmentra, nelle mani delle destre i destini del J)aese. Por,tetla Vallactares era un veoohio poliiticante, ,baicato te sinuoso, che uon volle mai en,t•rare in nessuno dei ;partiti che c'erano i.n Spagna; 1ibera1e o con<Se1watore -conservatore con apparenze liberali- secondo le situazioni, sèmbr6 l'uomo idea'le per una transazione irre.Jl'ultiana epoca d'A'l-caltt. Zarmora, •quando si cerc6 di metterlo a. capo delle forze oosidette (1,al centro (né di sinistra né di destra, ma profondamente conservatrici). (Continua.) ROBERTO COTELO. Momento decisivo Ci sono nel mondo Lre grandi correnti, 01 iginate dalla ,crisi economica e morale della civilta capitalista: J .") Quella che cerca di risolvere il pro– blema, conservando il privilegio politico -e-cl economico attraverso gli inevita'bili cam– biamenti di struttura, imposti dalla forza delle cose. E' una ·corrente eminentemente autoritaria; é la forma moderna dell'asso– lutismo, molto piu completa dell'antica, perché gli uomini si dominano assai meglio dominando il loro salario che opprimendoli C'On le baionette. E l'uno e l'altro mezzo di dominio sono oggi concentrati nelle stesse mani nei ,paesi che, appunto per q11e– slo, si chiamano totalitari. Questa prima co1rcnle tende al capitalismo di Stato e in essa convergono il fascismo e il bolscevi– smo. La sua formula é "Lo Stato patlron:~ ,li tutto; I'inclh,iduo strnmento e non fine". 2.") Quella che oerca di conservarc il capitalismo nella sua forma attuale, in C'ui i trust e le banche sono i veri padroni del potere politico, ma, rifiutandosi a t msfor– marsi come si é trasformata la tecnica, si dibattono in mezzo a un cumulo di C'Onlrarl-1 dizioni insopprimibili. In fondo questa C'Ol'– rente predomina nelle "grandi democrazie" e ne produce la debolezza. In es~e il capi- , talismo é p1ofondamenle diviso, per quanto il suo progressivo fallimento Io spinga sempre piu verso forme di gestione statale, La divisione fra capitalismo di sinistra (nazionalista, partigiano dell'unione sacra C'ontro Hitler, Mussolini, ispiratoTe - in Francia - delle riforme del gabinetto del Fronte popolare e, in certo senso, in In– ghilterra, <lella politica di Eden) e il cap·i– talismo di destra (hitlerista e mussolinia– no, basalo sull'internazionale dell'industria pesante, vittorioso ora con il cambiamento di gab•inetto in Inghilterra e in Francia) risiede piu nello schieramento delle forz.2 che nei fini ultimi, che il primo sembra vedere, ci6 non ostante, con maggiore chia– rezza. II capitaHsmo dei paesi democratic,i é disposto a fare la guerra contro l'asse Roma - Berlino che arriva ora fino a To– lcio. Per questo anzi prepara attivamente un'atmosfera d'unanimita nazionale, - fa– vorita dai social-comunisti (questo e non altro significato ha la stupefacente vota- STUDI SOCIALI ------------------------------- zione con cui il parlamento francese s'é stretto intorno al gabinetto Daladier do– po la crisi ultima) grazie àl patto franco– russo. Ma é disposto anche a lasciarsi as– sorbire dal fascismo straniero, se la crisi economica si dovesse risolvere, im·eC'e che in un fascismo locale con caratlerislichc proprie, nel socia1ismo, Intanto cerca di con– servare piu che pu6 una realta destinata a morire. L'incertezza di questa situazione si traduce in una politica estremamente va– cillante di fronte agli stati totalitari. 3.") La tendenza a risolvere radical– mente la crisi per mezzo della socializza– zione della ricchezza gestita direttamente dai produttori e dai consumatori in una so– cieta senza privilegio e quindi senza Stato. E' la strada naturale del socialismo, Gli sviluppi autoritari della rivoluzione rnssa e le tendenze rifm,miste dei dirigenti operai, schiavi d'una educazione burocra– tica che rimonta direttamente a Marx e schiavi in parte del sistema stesso che com– battono, han gettato il peso enorme di gran– di masse proletarie nella seconda di queste tre correnti che esaminiamo, attraverso la formazione ibrida di Fronti popolari che rispondono, fra il popolo, ad una naturale mistica dell'unita, ,continuamente alimen– tata dall'orrore dei procedimenti fascisti. Ma, se nei dirigenti la paura della rivolu– zione é superiore a· quella del fascismo, uelle masse 1'idea socialista non é morta e non ,pu6 morire, In un mondo che muore di fame per l'ec-– cesso di ricchezza, che 11011 si pu6 distri– buire razionalmente senza ferire a morte il privilegio, il parlarn di conservazione d•ella democrazia borghese, cioé del privi– legio stesso, non pu6 galvan'izzare i popoli e non pu6 essere quindi una base di resi– ·stenza contro il fascismo. I socialisti nei parlamenti (spinti sopratutto dalla frazio– ne comunista) han gia ,consegnate le armi al nemico e fanno tutto il contrario di quel– lo per cui sono stati ,eletti (mai conferma piu netta han data i fatti al nostro anti– parlamentarismo). Ma il socialismo, che -dopo quest'esperienza- non potra esse– re se non libertario,é vivo nelle masse e, ancor piu, é vivo nella I'ealta delle cose, malgrado si cerchi di soffocarlo con una nuova forma di nazionalismo, con una for– ma vaga di menta'lita antifascista; anzi é esso il vero antifascismo, l'unico che al fa– scismo possa opporre la forza dinamica d'una spinta in avanti, nello stesso senso dell'evoluzione della· tecnica, della produ– zione, della cultura. La bandrera di questo socialismo la por– tano oggi i nostri compagni spagnoli, la portano come possono in un mondo in cui solo il fascismo é armato e in cui la mag– gior parte degli antifascisti vivono sotto il peso d'un immenso inganno. Sarebbe fol– lia sperare in una vittoria immediata di quel nucleo di prodi che non hanno al loro fianco neppure i propri fratelli. Ma que11a bandiera vincera. Non bisogna essC're fata– listi neppnre nell'ottimismo. La situazione é disperala. Diciamo piuttosto: quella ban– dieia vinC'era, oppure l'umanita é Yotata alla morte fra i gas vel•enosi o ad una schia– vitù secolare sotto il tallone di ferro dello Stato totalitario, padrone dei corpi e degli spiriti. Altra alternativa non c'é. II fasci– smo é essenzialmente: autorita. Non lo si combatte, non si pu6 combattere la reazio– ne, su terreno autoritario e con melocli au– toritari, sotto pena d'essere malerialmenle sconfitti, o, peggio, d'essere fatalmente tra– scinati nel campo nemico. Gli esempi son li, che bruciano ancora: la liquefazione del socialismo tedesco, prefazione necessaria ciel nazional-socialismo di Hitler, la scon– fitta del fiorente movimento .operaio ita– liano, la tragedia della rivoluzione russa, che minaccia trascinare nel baratro del fa·– scismo tutto il proletariato del mondo. , . E, piu recente ancora, l'esperienza dei fron– ti popolari: quello spagnolo che aveva gia praticamente consegnata la Spagna ai fa– scisti, quando forze proletarie non inqui– nate vennero a salvarla con il loro superbo disprezzo deUe combinazioni parlamentari e con il loro amore ,peT la Tivoluzione; quel– lo francese che, dopo aver preparalo un capitalismo di Stato che forse condurranno a termine le destre, é caduto, rimanendo ciolo in vita per controllare le masse e man– tenerle aggiQgate al carro capilalisla, per mezzo della preparazione d'una mentalita nazionalista che renda possibile la guerra. Conclusione: il capitalismo privalo sla morendo, é morto. II socialismo statale ha fatto fa11imento come mezzo d'eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo ed é con– dotto fatalmente a portare acqua al molino dell'avversario. Per Tesistere al fascismo (che é la continuazione del capitalismo, non più privalo, ma appoggiato collettiva– mente sui mezzi coercitivi dello Stato e si traduce in un massimo d'oppressione e di sfruttamento) non c'é che la sua antitesi: il socialismo libertario. LUC}~ }'Amnn. Mentre la strage dura (Continuazione, vedi numero precedente) In oratica, per noi il peggiore governo é sempre quello sol.lo cli cui ci tr4Jviamo, quello contro di cui più direttamente combattiamo. Quanòo i cosaccl1i d'Italia aS1Sassinano i dimostran~ ti. noi invochiamo la rivolta contro di loro e contro il governo ch'etSsi aervono; e non stiamo a pensare che in Russia ìn simili circostanze avrebbero am– mazzato un numero più grande di persone. A. questa sola conclizione, di guardare sempre a– vanti, di a.spirare sempre al meglio, é possibile es– sere rivoluzionari e progressisti; altrìmenti bisogne– rebbe essere sempre ,contenti <li tutto, perché si trova sempre un posto in cui si sta peggio che -da noi, o un'epoca in cui ,si iStava peggio c:he ora. Sarebbe Io J.Stalo d'animo di quella vecchia che 1 es– sendosi rotta una gamba, ringraziava lddio <li non ave1·gliele falte rompere tutte e due, Ed é del resto lo alato d'animo di tutti i conservatori sinceri, i quali ri1111uzia110al meglio per la. paura del peggio, e ne>n vogliono camminare vereo ravvenire per te– ma che ritorni il passato. Non é vero dunque che noi ignoriamo le gradua– zioni -0 la relativitfl. delle ,cose umane. Noi siamo sempre pronti a dare il nostro concorso a tutto ciO cho secondo noi cootituiiSce un progresso, a tutto ci6 cho si avvicina al ,nostro ideale di giuetizia. di liberta, cli s-0lidarieta umana. Ma non vogliamo, per amore <li mendaci parole. chiudere gli occhi all'evi– denza e metterci a.I seguito di chi é nemi.co nato della libert:i e della giustizia. Non vogliamo, per venire al caso concreto, sulla fede dei discorsi uf– ficiali, appoggiare i governi di Francia e d'Inghil terra ,che non solo sono essi parecchio liberticidi, ma colla LSCusa di abbattere i tiranni di Berlino e cli Vienna. ci vorrebbero mettere al servizio del do spola russo. . . lo comprendo l'impazienza g-enerosa, il bisogno di attivit{1. ranlcnte speranza ,che han fatto velo al– l'intelletto di certi nostri compagni - ed ammiro coloro che, vololltari, sono andati a rischiare la loro vita, perché é Bempro ammirevole chi si sacrificr:t. per una causa che crede buona. Ma il rispetto e l'ammirazione che iSento per loro non rn'impediacono ,li rimpiangere l'infondatezza delle spera-nze degli uni, l'inutilitA ed il danno del sacrificio degli altri. Clie cosa pu6 produr.re nella guerra presente la villoria di una parte o dell'altra? Che cosa pu6 pro– durre di tanto importante da indur-re dei rivoluzio– nari ad accodarsi agli elementi pili retrivi dei ri– spettivi paesi, dei liberi peneatori a fraternizzare coi preti, dei socialisti e dei sindacaliiSti a metter·~ in nou cale gli antagonismi di claooe, degli anti• militaristi a domandare che un governo chiami sotto le armi i cìttadini o li costringa ad andare alb gu-erra. degli anarchici a collaborare eolio Stato? Dicono che questa guerra risolvera la questione delle nazionalità. Noi siamo dei <:osmoi[)olitani. Per noi la questione dell'in<lipenclenza cosiddetta nazionale, non ha im– t10rtanza che come queastione di liberta. Noi vor– remmo che ogni gruppo umooo possa vivere nell~ condizioni che preferisce e sia libero di unil'si

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