Studi Sociali - anno IX - n. 9 serie II - 2 marzo 1938

do infantile di giudicare le cose, accuratarnente man– tenuto dalla grande stampa, da una ,cert3. letteratufa e da un certo cinematografo (l 1 unica fiLn proiettata finora nell'America del Sud sulla guen·a spagnola /<L'ultimo treno di Madrid", risponde perfettament9 a questa mentalita) é in realta quello che predo– mina e. benché poco attivo, influhsce sugli avveni– men.ti per forza di peso. Q ualche- volta, assorbiti dalla discussione con 'e minoranze operanti e dalla lotta contro l'apparato represBivo dello Stato, noi -ci dimentichiarr1O di qui~– ato peso morlò, che bisogna vivificare. Il libro rli Berneri. oltre all'esSiere un incartamento 11er la storia. mette oggi nelle nostre mani alcuni degli atrumenti di cui abbiamo bisogno per questo ia– voro cli svegliare la massa grigia. Infatti. la. prima cosa da fare in queato senso é presentare i 1·etr1- 0cena dei conflitti di cui la grande stampa quor.i– diana non riproduce che l'apparenza. Dal 192-l- le Baleari cominciano ad esaere per ~l governo italiano uno dei principali centri d'interesse, ciel :\lediterraneo. Visite della aquadra italiana. cro– ciere turistiche. scelta ac-curata dei rappresentanti consolari nella Iocalita, tentativi per influenzare la stampa locale, nulla é trascurato per stabilire so 1 i• damente il prestigio italiano nelle iaole. a danno di quello delle altre nazioni. Si ce-rea anche di sv~– gliaro l'interessamento degli italiani per "la perla del l\'fediterraneo··, futuro oggetto di conqui,sta. non 13010 fornentando i viaggi a que11e sentinelle av,t!l· zate della Spagna. ma anche per mezzo d'un'abila e intensa propaganda giornalistica. Per6 f;opratu~·o interessava fami1iarizzare l'ufficialité. della marina italiana con 1 porti di Palma e cli l\lah6n dal punro di vidta delle loro possibilita militari. "1el giugno del '"32 le Baleari furono utilizzate dall'Italia per le manovre navali. E le visite di navi da guer!'cl italiane in quei porti sono etate numerose nell'11l– timo decennio. Il 23 lugli 1932 il console italiano di Barcellona man<iava una relazione al mini3t.·o degli Esteri in cui diceva tra l'altro: "Pollenza é un golfo lontano da ogni centro di popolazione che non eia queilo che gli dft il nome; quindi la visita de11e nostre navi aveva esclusivamente un'impor– tanza tecnica. dato il valore militare di questo seno profondo. capace. con quello vicino di Alcudia. o– spitare una flotta intera ... E' stata una felicissi:n~ idea quella <l'includere le Balea,·i ne11a recente Cril– ciera della èquaclra del Tirreno; felicissima tanto dal punto di vista politico quanto da quello mili– tare. Dal primo perché ha ammaestrato quel fiel'O e grazi-oso puledro ch'é la stampa repubblicana {:i oggi; dal secondo, perché ha familiarizzato la llù· stra marina con le acque e le coste di quest'al'ci– pélago delle Bal<aari. destinato ad essere l'ineffabile pallio di contesa fra Je flotte belligeranti in ,111 ILY~ntuale conmtto che abbia 1ier teatro d'operazio:ii il Mediterraneo occidentale" (p, 63 - 64). • Gla nel 1927 il conte Romanelli, console d'Italia a Barcellona. in una lettera al ministro degli E– steri. esprirneva le sue preoccupazioni per la p-enl;!• trazione francese e ingleae neUe Baleari. "che po– trebbe un giorno danneggiare i noetri interessi. da:.a la speci,tle JJOSizione strategica di ,quelle isole" (p. 68). "1el '34, una frase della cor1•ispondenza diploma– tica italiana metteva in rilievo l'importanza di T• biza, per ,le stesse s11dclette 1·agioni politico•mili– tari (p. 126). che inducevano a scegliere con 1no1:a cura gli agenti ,consolari in queat'isola e nelle altre del gruppo. Da un punto di vista ,che trascende la guer:-a spagnola ed é piuttosto di ,carattere generale. uao dei documenti più interessanti di questo ,libro é quello che si riferi6ce ai mezzi di .cui il fasciS1lF) si vale per "lavorare" l'opinione pubblica straniera. Nel giugno del 1927 il console italiano di Barcel– lona chiedeva all'agente consolare di Palma una relazione sulle poesibilit{i d'influenzare o contro!• lare la stampa delle Baleari. La risposta dice drn la cosa non era facne perché "El Dia", liberale se,. condo la .convenienza del suo proprietario. il ban– chiere milionario Juan March, non aveva azionisti. aveva tipografia propria e non aveva bisogno di sovvenzioni. •'El Correo de Mallorca" dipendeva esclusivamente dal ,,escovo. unico proprietario ... "La Almudaina•· e "La (tltima hora", monarchico e conservatore rispettivamente, avevano ciascuno nn unico proprietario ed erano in attivo ... (11.135-la6). Noi lo sappiamo gia da molto tempo. ma é bene ripeterlo e provarlo perché lo sappiano i 1più. Quan– do nn giornale. appartenente alla ,stampa d'inror– mazione. pubblica sistematicamente articoli fascisti. vuol dire che non é in attivo ed ha bisogno di sov• venzioni. Da questi pochi saggi il lettore ,comprender~, omt• le sia ,l'importanza che ha ,questo libretto di 'RA1•• ne.ri per tutti gli antifascisti e per l'emigrnzioar it aliana in ])articolare. Al lato di quel magnifi~o testamento .spirituale che é la sua lettera alle fi- 1'.{lie.questa raccolta di documenti rappresenta l'ttl• timo messaggio di Lui ai com1lagni che rimangono: i11,3eg11amenlo d'Proiamo e di probitA. cli appassio– nato slancio e di lavoro paziente. Tgnnzio Silone: PXNl~ l~ YTXO. - "Nuo– ve edizioni Capolago". - Lugano. 1937. Fr. sv. 4. "Foutamara" ci -colpf tutti. a suo tempo. co·nc una sorpresa .. Finalmente. <10110tanto tempo di let- STUDI SOCIALI teratu,ra grigia, di una faticosa e vana ricerca (l',J· riginalitA cla parte degli scrittori italiani. ecco nn narratore forte, che esprimeva la sua passione e quella della sua. terra in nn li_nguaggio inconfon– dibilmente suo, il linguaggio della sua anima e <lel suo paese, non guasto da preoccupazioni letterarie, ma ,reso cristallino dalla spontanea semplicita del– rarte. Per la prima volta noi tempi moderni l'lla:1a ebbe con Silane un Erno runorismo. (Non c'é ni,ente di più nazionale dell'umorismo, e quello <li Silo11e é proprio tipicamente italiano. o, meglio ancora. ]la'· sano. Se si pensa agli artifici infantili cli "slt\l· cit.tfl." e "strapaese", non Bi pu6 non roopirar~ ~ol– Ievati di f.ronte a questa spontanea, naturale ade– renza alla realta e al suolo natio). Sembrava che "Fontamara·• non potesae aver3 t,n se-guito che fo~se degno di cooi splendido inizi Non che non ci fosse possibilità di perfezionamento e di tSvilnppo (in certe pagine -pochissime- l'ar~e Gi sentiva prigio"niera della rigidezza della tPsi: .a 1Stilizzazione caricaturale di certe figure e di cei'te situazioni era a volte eccessiva ... piccole -cose che si vedevano !-'O lo alla terza o quarta lettur 1). :1Hl sembrava difficile che un tono cosi original3 po– tesse sostenersi senza ripeterai o cadere nella ma– niera. "Viaggio a Parigi" raccoglieva le briciole ca~l11Le al gran banchetto di Fontamara. Non distruggent né confermava que,.sti timori, malgrado il vigore di "Simplicio". Ji.Jd ecco ora é venuto "Pane o Vino". E l'ai~p ;)t. tativa s'é tra formata in certezza. La ~-• .... 0 rha pr-J• messa di Fontamara é stata mantPnnt·1. L'Italia ha oggi nel lottatore esiliato il suo piu grande roman– ziere dal temoo del Manzoni in poi. Forse c'é bi• so 00 ho di guardare le cose in lll'Ospeltiva, a una ce;ta distanza di tempo. per pronunciare un eimtle · giudizio, ma credo di non sbagliarmi. Il confronto con "Fontamara" é ineludihile-. GH fin <]alla prima pagina "Pane e Vino" richiama l'·=i-1• tro libro che n'é come l'antecedente necessario. Necesaario non per assaporare il romanzo in turto il suo valore (ché "Pane e Vino" é un tutto orga– nico. con vita propria) ma per comprendere l'evo– Juzione di Silone e per penetrare in profondila nel– l'atmosfera della piccola esistenza di ,paese in cui si svolge, il gran dramma di Pietro Spina. C'é fra i <lue romanzi una continuità ideale, ma c'é anche uno stacco. appena percettibila alla s11- perficie. che si fa più netto ed aperto a mlsu,·a che affondiamo lo Gguardo. Da un lato ]'arte é più depurata, la tecnica più sicura. 1a narrazione 1Jiù complessa e più agile; dall'altro la passione ,1a cui l'arte attinge il suo fuoco é meno partigiana e più umana. n centro del libro non é più il paese e la ·ma sofierenza, semplice ed atroce, sotto la mis ria e l'oppressione. II centro questa volta é l'Uomo e ia lotta che si svolge nell'intimitA della sua cosdenza fra gli antichi e i nuovi ideali, fra la paasione illimLtata di liberta e i dogmi vecchi e recenl!. fra i fini grandi e i mezzi ristretti e meschini ~ cui é costretta l'azione liberatrice. Spina soffre nella solitudine deJ.l'anima sua il grande martirio che soffre in tutti i paesi del mon• do la rivoluzione, trasformata giU. in armatura op- 1Heseiva prima ancora di trionfar . svuotata del .suoi più ricchi motivi umani, traeformati in funzionari i ,suoi confessori, in formule le sue parole di fede. La tecnica di partito uccide la rivoluzione. come la rigida gerarchia della chiesa uccide l'aspirazione religiosa. L'eterna tragedia di tubtl i movimenti di libera– zione umana solidificati attraverso il processo Hto– rico in nuove catene che sootituiscono quelle che 00110 state spezzate, ,sembra preparar,si una volta ancora. Lo dice Uliva. il rivoluzionario scettico che non trova altra soluzione -che ,quella pura\nente in– dlviduall6ta della morte. E se Spina non ~i lascia suggestionare <lai ghigno amaro dell'amico. selli e per6 che rimane latente nel BUO spirito uno sqni• librio che solo aspetta una pausa nell'azione f:¼b· brile per rivelarai. Nel soldato. l'uomo reclama e riprende i suoi -0.i– l'itti. Nel rinnovato contatto con la realtà della terra, con la vita miserabile dei cafoni. gli a1i– punti ,scientifici sulla qu,estione agraria sembrano ter,ribilmente astrrutti e vanno a finire nel fuoco. E la combustione di quel fascio di carte ha tutto !I valore d'un simbolo. Il diaeidio s'acqueta infine quando giunge a ,termine il procescSo per cui ti rivoluzionario. non in un m01nento di vita contem– plativa, ma nel più folto d'ell'azione. ritrova la realté. e riconosce completamente sa Btes,so. "Vi sono dei nevrotici per i quali la rivoluziorle é una -ebrieta. un'esaltazione lirica: "Meglio vivere un giorno da leone che cent giorni da pecora'." Per la povera gente la rivoluzione é un'altra cosa: e-ssa é una ,liberazione, un bisogno di semplicit,\ e {li veritft. un rifiuto sia della sorte della pecora che di· quella del leone. una rivendicazione dell'u– mana Gorle dell'uomo" (p. 350 - 351). Quando Spina entra clandestinamente in Italia per riprendere contatto col paese e sottrarsi all'artifi– cio della vita cli partito nell'emigrazione, egli é ancora un dirigente. Ma. dopo la sua lunga esp:,,. rienza interiorP. dichiara: "Io non sono (o non sono pili) un capo politico. Io sono ora. qni, nn uomo qualsiaG!. .. •· (p. 326). In fondo Pietro Spina, il rivoluzionario in pien1 attivita, a cui il riaccostarsi alla terra natia ha dato una vita nuova. un nuovo senao della prop1·ia pe1,:;onalita. e dou Benedetto, il prete che pensa e non ubbidisce. soffrono clella stessa .soffe,renzu. E' Pag. 7 il prezz.o che bisogna pagare per conquistare se stessi al di la di tutte le Chiese. E conquistare se stessi é il primo passo per liberare gli altrjl se non ai da alla parola libert,l il significato di un cambiamento di padrone. Pietro Spina. Don B9- nedetto ,sono uomini liberi; di quella liberta ha bisogno ntalla, ha bisogno il mondo. Tutto il movimento rivoluzionario mondiale ao!– fre ora. ripeto, la stessa crisi di Spina. E la sup~ ren°L -speriamo- nello stesso modo. con la vit– toria della vita contro le formule, degli uomini ~u– acientemQnt~ associati contro il gregge sottome:;so dalla mt..3til.!adei pii1 divel'si m03sia. , Anche per questo. perché é una sinte13i e un anticipo noi amiamo :1uooto Ji!Jro. che. ben più ili "fi.,ontamara", pu6 definirsi il romanzo della libert/1. In esso la sconfitta, amara, non é disper3ta. p,2-r..:h(' la via della libPrazione u mana é infinita e Bi perJn alla not3tra vista breve ven.ao l'alto. come si pei·· dono le orme di Pietro Spina i n faticosa c:ncenaio!Ll per la n..,,•e. nelle ultime pagine cli que-sto librJ luminooo. Complesso come la vita stessa, c,sso é a y,1l 1 ·t a volt~t cn1dmnen te reali•~.ta. familiarmente narr t– tiv::,, mnriacemente o benevolmente ironico. per toce;ar.., ill cèrti punti le cime dell'esaltazi~>BP mi– i3tica. JL.lla monocromia di Fontamara pas,.jiam.~ a una poii.... {.mia in cui. malgrado il carattere tragi..'O del libro, 1,1 çJominan:J i toni eereni: 1~· una SPrenltù indipendente dalle circostanze. che ci colpisce fin dalla pri~na sce-na del libro. una scena che il Pa– scoli avrebbe amato. L'orto del vecchio professn,·o 1:rnte. dletr-0 la ca,,a. affacciato sulla rnlle. rn i rumori che vengono dalla citul e i profumi t:ho vengono dalla montagna. orto umile e antico. l:Ol fie;o e con le buone erbe aromatiche, ala li sull:t Boglia del lihro a darci la se1113azione d'un rilor.1~ in patria. J,; il colloquio accorato fra il vecchi•> ma€Qtro e i due discepoli saliti fin lassù quasi ~n tH:.:1Iegrinag-gio. é sottolineato e quasi commtntalo dal rumore familiare del telaio. la cui Sl)O}a me:te ne·lla tela. mette fra le parole degli uomini. ora un~i riga ro-- a. ora una riga nera. Qncdto mondo d'antica Bemplicil::\ costituisce. ·Ju– rante quasi tutto il romanzo, il fondo del quadro in cui si svolgono la vita aanta e il martirio finale di Don Beneùt=>tto. l'azione appassionata e il dra111- ma interiore cli Pietro Spina, l'esistenza apparetllt3-. mente uguale e pur cosi profondamente turbarn. di Cristina. e la spensierata ed ardente civetteria di Hianchina Girasole. Le figure secondarie so,1~ tracciate con vigore, spesso in 1>0chi tratti; e po– che parole bastano a volte all'autore per suggerire stati d'animo collettivi. ( 0 L'osteria é quasi deser:1. In un angolo un carabiniere mangia degli spaghe:.1i al eugo... L'unico quadro appeso alla parete rap– presenta un immeneo tran--atlantico. di notte. con le cabrne tutte illuminate. su un oceano riBchiarato dalla luna piena. Più tardi arrivano nell'osteria ilei facchini e dei manovali muratori. comandano mezio litro, bevono, guardano il transatlantico di sbie::!o, affinché il carabiniere non se n'avvecla. e, sile11zi0- samente s'imbarcano per l'America. Poi pagano il vino. sbarcano, sputano per terra e, tornano a casa di malumore" [p. 223]). 1Chi é vissuto in Italia fino alla burocratizzazioue del faacismo. a .qualunque regione appartenga, p 1 i6 .sostituire un nome, reale a quello fittizio di i'.\1arco Tuglio Zabaglione, e ne riconoscera tutti gli atti e tutte le !larole, tanto questa figura. che a degli stranieri pu6 -sembrare un no' forzata. é reale e viva nell'atmosfera italiana. Ma quesli sono pal'ticolari. Chiuso il libro. do110 la scena finale del terrore silenzioso di Cristina 1n balia dei lupi. rimane la visione cl'in.sieme, visione di vita Guperiore in cui la lotta diventa serena e, trns-cende vittorie e sconfitte. in cui il dubbio é la condizione e il necessario compenso d'una fe1e cosciente, in cui il delitto più feroce e meschino. la realtA pili insulaa e pili sudicia sono ,redenti da que1Ja forza spirituale che esiste nell'uomo in atto o in 1,otenza e -che é capace di fargli a!frontare Ja suggeatione ,collettiva o la morte, per afferm1re se stesso. per affermare il diritto di tutti ad es– sere se steBsi. "Tonnellate di carta stampata propagano le 1iarole (1'01dine del regime,; migliaia d'altoparlanti. centi• naia di migliaia di manifesti e di fogli volanti <!i– atribuiti gratuitamente, schiere di oratori Bu tutte le piazze e i crociccbi, migliaia di preti dal per– gamo ripetono fino all'osseseione. fino all'istupi 0 Ji• mento collettivo, quelle parole cl'ordine; ma basta che un piccolo uomo, un solo piccolo uomo dica di NO. mormori al Buo vicino, in un orec~hio. )10, oppure scriva su 1111 muro qualsiasi. cli notte. NO, e l'ordine é in pericolo" (p. 284). In quest·e.saltazione della potenza dell'uomo st~ il aegrnto della forza vitale e, in fondo. dell'otti– mismo, di questo libro che non racconta che in– successi. Libro appunto per questo profondameni:e rivoluzionario e antifaiScista. non nel senso ora co– mune e banale di queste due parole, ma in quanto rivoluzione é la rivolta coatante, e creatrice ded-t persona contro i quadri gi(t inariditi ed oppre.,,.35ivi d'un passato solidificato in dogma e antifascismo é antiteei del fascismo non solo sul terreno econo• mico e politico, ma anche sul terreno morale. "Pane e Vino·' é un'opera d'arte; non riflette una teai. ma una pa~aione, una sofferenza. una speranza. E quando g.Ji italiani lo potranno leggere. vi trove– ranno un aiuto a 1>J·e11derecoscienza di se stessi. a liberarsi, . I. f.

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