Studi Sociali - VIII - n.8 serie II - 28 dicembre 1937

STUDI soc_I_A_L_I _ ___________________ 7 la vera Rivoluzione?" (li neretto qui é nostro). Diventando ministri e funzionari gli anarchici cor- 1-ono pericolo d'allontanar,;\ dalle ma,ise. "La buro– crazia non fu mai e mai sarà un fattore di rhvolu– zione. Ci pare strano lo spetta,colo di compagni no– stri che si agitano con tutte le prussiani dei vecchi uomini !lOlltici. . . per arrivare al potere e ci par stra.no anche che si discutano nei minimi partico– lari le ggi e decreti. . . Non si applicano realmente altro che le leggi che ri.sIJ<>ndono ad una realtà J>0polare previa; le altre cadono... La conquista -dello Stato pu6 essere il nostro dilsastro maggiore se non vediamo a temPo la linea divlsotia fra ci6 che é circootanziale, effimero, e ci6 che é perma– nente ed essenziale. Per noi tutto ci6 che si rife• -risce allo Stato, al Goberno, é precario, e tutto ci6 che si riferisce all'organizzazione del lavoro, della :produzione e della distribuzione é fondamentale ... ... Lo Stato non é migliore, né più efficace per ii fatto d'aver noi le redini in mano, come non é migliore li militarismo né più umana la gue,-ra cui 11artecipiamo". Santillàn conclude inslistendo sul fatto che ii camPo di lavoro degli anarchl'Ci in Spa– gna sta nelle or.ganizza,zioni operale. Naturalmente quest'articolo é stato scritto prima della crisi del governo di Largo Caballero, crisi che, pm· aggra– Yando la situazione, ha tolto a questo particola.-e problema una. parte del suo carattere angoscioso (1). te, della Spagna contro il fascismo. per spegoere 1 l'incendio che minacciava divorare. un. popolo. Non fu un gesto rivoluzionario, né anarcluco (Santillàn confessa che la rivoluzione ci perdette). ma una misura di guerra. Be,-ner! era stato favorevole al Consiglio Nazlo– na Ie di Difesa, che Ja C.N.T. aveva propOISto d'lsti– rnire con rapl)resentanti delle due centrali sindacali e con l'unica missione d'organizzare la difesa mili– tare coritro il fascismo. Questo "piano" della C.N.T. che fu l'ultimo tentativo di sfuggire al nodo scor– solo del Governo, era ottimo ed avrebbe 11robab!i– me11te salvata la Spagna se non si fosse urtato ad un'opposizione feroce della coalizione stalinista– borghese. Ricordiamo un bell'articolo di 1.fagrinl - tesllmonio imparziale- in "Giuetl7'la e Libertà" del 2 ottobre 'J:936 che rlcenosceva la bontà e la vltalita di queslo progratnma, che rispondeva alla nuova ·malta della Spagna. SI cedette Invece cli fronte alle forze e alle forme del passato. Bernerl che Il 24 -ottobre (Guerra di ClaSISe) consigliava la costitu– zione d-el Consiglio Nazionale di Difesa e la forma– zione d'uno Stato Maggiore unico (mentre depre– cava Io sciogllmento del Comitato delle Milizie 0 la mancanza d'energia rivoluz.ionaria nella questione del Marocco), piU tardi, .quando l'ooperienza gove1·– nativa ra in pieno sviluppo, dirigeva una lettera aperta a Federica Morrtseny (Guerra cli Clas-se. 14 aprile 1937), il cui tono misurato e cortese non riesce ad occultare l'angoscia del militante esperto di fronte al pericolo mortale che Incombeva (e più minacciooo incombe oggi) sulla rivoluzione. Queste critiche di Berneri erano dettate 11iù da <tu.est!on1 <lLt.a.ltlca che di princl·plo. Dopo aver fati.\) b1lancio dei risultati negativi della collaborazione ministeriale durante t primi tre mesi, sia nel campo della guerra sia in quello della concordia antifa– scista (l'intervento nel governo non riusci a unifi– <·aro il comando, a armare il fronte d'Aragona, a far cessare gli attacchi e \e in.slrnuazloni degli altri set– tori contro gli anarchici). Berneri scrive "Gravi.,si– mo CITOl'P é stato quello d'accettare formule autori– tarie. 11011 perché queste foosero formalmente tali. ma. perché esse racchiudevano errori enormi e scopi nolitici che nulla hanno a che fare cou le necessit:."1 della guerra... Ilo la presunzione <l'affermare eh t;"li anarchici spagnoli potrebbero avere una linea politica diversa da quella prevalente". E finisce c::-in il consiglio di la13ctare i ministC'ri o toruara a1Je masse. "Jl dilemma cguerra o rivoluzione> non ha plU eenso. Il dilemma é uno solo: o la vittoria sn Franco mediante la guerra rivoluzion:nia o la scon– fitta". Con la fine brusca della pa,·teclpazione ministe– riale non sono finite le dl·scus-slonl, perché l'espE>– rimento ha creato delle condizioni di fatto con cui bisogna ormai fare i conti. La maggioranza del com– pagni nostri, sotto la pressione delle circostanze tragiche in cui si svolge la latta, a1,prova volta pe,· volta le conceasloni In senso colla_borazionista della C.N.T. e della F.A.I. Pure lo spirito rivoluzionarlo, antlstatale d'azione diretta che ba costituito sem– p,'e la pri~cipale caratteristica del nostro movimen– to spagnolo, é pili vivo che mai. Interessante a questo proposito la relazione <:be fa Brand in "Cul– tura Proletaria" di New York (14 agosto 1937) del Congresso del gruppi anarchici catalani. tenuto a Barcellona In luglio di quest'anno. "S11ecialmente sul problema politico &'accese la più a11passlonata e, a volte, la più violenta delle discussioni, in un'at– mosfera carica d'elettricità; discussione che per po– co non ha determinato un cambiamento totale del– l'attitudine di collaborazione e tolleranza politica seguita finora, per tornare all'assoluta Jntrans.fgenza antlcollaborazlonlsta ed antigovernativa". Brand de– scrive gli &forzi dl F. Mont,seny e di G. Oliver 1>er 11ersuadere una buona pa,,te dell'assemblea. "Dopo 20 ore di discussione sulla questione Politica. alle quattro dal mattino e"arrlv6 alla votazlrne e si eb– bero questi risultati: 13·1 gruppi rntarnno per la continuazione della collaborazione e 11er la parte– cipazione alle cariche Politiche; 36 votarono contro ogni partecipazione. Per l'ora ava,nzata molti dele– gati se n'erano già andati. Bisogna far notare che, se la votazione avesse avuto luogo Il primo giorno del congresso. li risultato sarebbe stato probabil– mente diverso". Brand riaseume i principali argomenti pro e con– tro il collaborazionismo. Sono più o meno quelll gia es11o,iti. Ma da questa discussione si possono rica– vare alcuni elementi che Interessano In modo spe– ciale. Prima di trntto, coloro che vogliono rettificare in senso più genuinamente anarchico la linea di condotta della F.A.J. non fauno rimproveri e rico- noscono implicitamente la responsabilità di tutto il movimento nel gesto dl novembre. In secondo luogo é significativo il fatto che si siano apparentemente rovesciate le posizioni. Gli Intransigenti di quest'an– no sono proprio quelll che ~se dobblam credere alle pa,·ole di G. Ollver- hanno insistito perché si seguisse la via della tolleranza durante le giornate eroiche di luglio, mentre il futuro ministro di Giu– stizia era allora uno dei pochi che volevano una rivoluzione "totalitaria". Ma in realtà non c'é con– traddizione fra intransigenza e toltoranza. Sono duo 110.sizionl mentali che si completano. Ambedue esi– stono nello spirito della mag,gioranza degli anar– chici spagnoli e questo ci rende tutte le speranze. Se l'intransigenza cede continuamente terreno. ci6 non ai deve -nei più- a un cambiamento di pen– siero o <li mentallta, ma, In certa misura, alla ne– cessita di mantenersi stre,Hl alla C.N.T. che --or– ganizzazione di massa e non di partito, tende a<l essere più adattabile (questo fu il motivo princl- 11ale che spinse molti delegali di gruppi nel con– gresso succitato a votare contro il loro desiderlo)– e. sopratutto. alle difficoltà tragiche in mezzo a cui si deve combattere la guerra. In 11 Guerra di Classe'' del 6 settembre. 23 settem– bre e 5 ottobre, A. A. scrive un articolo sulla que stione. che coincide sostanz,ialmente col punto di ,·ista di Santillan. Egli dice, rispondendo a coloro che vedono neM·abtitudine collaborazionista la causa ii tntti i mali: Le obiezioni cli Berneri avevano quasi sern1we la loro orlgi,ne nelle esigenze pratiche della situazione · spagnola, qualo egli la vedeva. "La collaboraz.ione d_egll anarchici al governo. più ·he la caus& determinante, é gia una conseguenza della situazio ne di fficile e pericolosa in cui essi sono ven~lti a tro ;yar.sl . Questa collaborazione ~ un e1>i– s?d!o dol_oro so . d ella nootra rivoluzione... L'espC' nenza nunistenale spa.gnola non ha apportato ne~ sun argomento o dato di ratito a favore del mini• f,terfalismo... La C.1N.T. non si fece iJlusioni "g vernative''; continu6. a parte d el governo. lavorando rivoluzionariamente. alla ba.se ... Eppure. poco dopo. cominciava la controri voluzio ne... rappresentata dall'.incremento del Partilo comunlala... che si sa– rebbe verificato anche senza la collaborazione mini• steriale, che non lo provoc6, cosi come fu i·npotentc a evitarlo... Il Partito comunista spagnolo é una delle armi ·con cui alcune nazioni d',Europa combat– tono la rivoluzione spagnola". E conclude: "Noi cre– diamo che in Spagna si sono p,rodot1.e circostanze specialisa1me e che sono emenst problemi pralici ,imprevisti -:> trascul'ati nella nostra precedente let– teratura sulla partecipazione anarchica ad una Ri– voluzione. Soprntutto sulla partecipazione non com "élite". che pu6 permetter.si posizioni sistematl•~– menle crilicho ed 0Pll03ilricl . ma come movim nto maggioritario. di grandi ma•sae... Dall'esperienza spagnola !"anarchismo mondial ha. sicuramente, molto da imparare. Da imparare ci6 che bisogna rare o ci6 che non bisogna fare. L'esperienza pra- 1 ica della Sipagna dovrà essere la base sulla quale 31 tratteranno cl'or innanzi. da un punto cli vista anarchico. i problemi della rivoluzione sociale. per giungere a conclusioni che non sacrifichino la pra– tica ai principi. né questi a quella. :Ifa perché ci6 sia. é indispensabii seguire l'esperimento attuale con grande oblettivil."t e con spirito soli-dalc". L'arllcolo di Sebaslf'an Faure HLa china fatale''. ;rnbbiicato sul "Libertaire" e rlpnLbllcato In \3pagno– lo a Montevideo sotto [orma d'opuscolo, é Invee" respressione tipica dell'opposizione "cli principio" al rniniaterlaUsmo della C.,N.'r. - F.A.T. Sereno e com– prensivo non meno di Berneri, Faure esprime. in– sieme col suo disseniso, anche il suo affetto e la sua ammirazione per gli eroi'ci compagni nostri che sostengono tutto il peso d'una lotta terribile e di– suguale. Per lui la collaborazione governativa é stata un errore "fino a un certo punto ne.Jt.ural ·•. non una colpa. Ma l'errore pu6 avere conseguenze fatali. perché non si sfugge cosi facilmente all'in– grnnaggio dello Stato. Da un 11unto di vh3ta stretta– mente teorico, Faiure fa lo stesso ragionamento che alcuni com!)agnl russi han fatto sulle colonne clel "'Combat Syndlcaliste" e di "Terra Lt.bre'': so i no– . tl'i principi sono in contraddizione con la realtù. sono falsi e bisogna abbandonarli; se ris-pondono a Ile el3igcnze reali dell'uomo sono veri e non ci pn6 essere motivo che ne giustifichi la violazion . nep– pure momentanea (ragionamento troppo sillogistico troppo matematico, per essere vero. La malaria non s'ldentilica affatto con la salute, eppure s'adopera eome espediente curativo contro malattie assai più gravi. La teoria del "minor male" ripugna alla no– tra aele d·asaoluto. ma appartiene al campo de:Ia realtà. che é ea.senzialmente relrut.iva). Prosegue Fau– rC" dicendo che le conseguenze dell'eeporienza mini• sleriale provano una volta di più la validità clell'an tlstatallsmo anarchico. Il che é verissimo. Infatti. r-gli dice. la C;N.T. e la F.A.'T .. con il loro g-2sto. si sono lnclel,ollte ed han rlnfo1·zato i partili anlorl– tnri. PICCOLI RILIEVI Nel "Combat Syndicaliste" del 29 ottobre 193.7 Schapiro commenta l'appello della J<'.A.. I. riassunto su nucale colonne nel numero scor1So. T:a l'altr~ egli dice eh<>non si pu6 acceUare uno do, concett, e,spressi 111 quest'appello, s,eco_nclo cui una delle garanzie della vlttorla contro ti fascismo sarebbe "l'unlt,\ antifascista ed il patto cli non aggresslo~? e ùi mutuo a!)Poggio di fronte al nemico comune. Schai>iro nega che ili nemico comune sia 11 fasci– smo ,, sostiene che fascisti, bolscewlcbl ed altri p~r– tili statali hanno essi un nemico comune che é i a– narchismo e contro cui, presto o tardi, finiranno col formare un blocco. Negarlo, significa, secondo Schaplro, ingannru·e le masee. Ecco, c'é qui, più che differenza d'idee, una dlf(e– renza di formaz-ione, d'ambiente, d'esperlenze vis– sute. Noi, In occidente, abbiamo soUerto Il fascismo. I corn11agnl russi, in oriente, han sofferto 11 bolsce– vismo ed hanno su di noi il vantaggio d'avern~ provlell su bilo, fin dal primi tempi, i success_l"l svi– luppi in senso fascista. Ma Scb-aplro dimentica 7 he una cosa sono i quadri burocratici dei partili e un al– tra h• naf•~e che n seguono. Esse sono sinceramente antl[a<1cistc e il loro aiuto é indispensabile per sfug– gire al 1,cr!colo dell'assolutismo. Presto o tardi que– ste nrns·dJ s'accorgeranno che il vero antirasciGmo (cioé rautlles,I assoluta del fascismo di qua4unquo colore e la più forte garanzia pratica perché que– sto, una volta sconfitto, non ritorni) sta nelle nostre idee e nel nostro metodo. Ricordo <:be Io disse A· guzzi in ''Guerra di Classe" provocando con qu~ta aftennazlone le critiche de "Le Combat". Ma so noi, ora. per allontanarci dai partiti, cl allontanas– simo dalle loro masse più o meno proletarie, tulle vagamente assetate d'unita, e le combattessimo, ne· comunandole ai fascisti, non solo comm tteremmo un'inglu-sllzia e comprometteremmo una vittoria già problematica, ma non contribuiremmo neppure a formulare più chiaramente il problema. Ne1J 10 Avanti" del 24 ottobre. due rilievi da fare. Prima di tutto, nella rubrica dei giovani, In quaTl~ pagina. un trafiletto di Rossi "l giovani socla4lst, ed il J)artilo comunista'\ che é un tncitainento non solo a lottare contro i comunisti, ma anche a stu– diarli. "Ma non alle sue attuali manl·festazlonl, bensl alle cause che hanno portato il partito comuni.sta alla presente posizione politica, noi dobbiamo rivol– gere w nostro slrudio". Questo studio delle cause -aggiungiamo noi- se fatto seriamente,. _pu6 P?r– tare lontano. Sara interessante vederne p1u tardi i risultali che non poosono essere che benefici. ln seconda pagina troviamo un suggestivo com– mento redazionale a un articolo di Com. Lib. (eTl– dent~mente un com1,agno) sulla "Questione dello Slalo". L"'IA.vanll" riafferma Ja vecchia teoria mar• xiFta della distruzione dello Stato come Une uftl:no. ma la ringiovanisce eliminandone il concetto della dlllaturn "transitoria" e identificando lo Stato ope– raio sociailsta con il sistema del comitati slnclac8"' e delle milizie armate che ha avuto un rigogiloso sviluppo in Catalogna nei primi mesi della rivolu– zione. Insomma si sarebbe motto meno in disaccor• do di quanto sembras'Se. Pure non bisogna dimen– ticare che 11 P!O.U.M., le cui Idee ed I cui metodi sono stati sempre difesi dall"'Avanti". ra un par-. tlto statale e 11redica,·a la necessita della dittatura. rim1rroverando agli anarchici la loro intransigenza su questo punto. Ha ragione Com. Llb. Solo chia– rendo a fondo le posizioni reciproche su questo pro– blema basico l'a1leanza occa'Sionale per motivi rivo– luzionari pot,·a essere cosa solida e durevole ed a– vere importanza per il futuro. La que.:illone di Kronstadt é stata rimessa sul tap– peto da un articolo "di Trotzky. da un altro di Vlctor Sergo e, sopratutto, dalle coincidenze che si sono volute vedere fra la rivolta dei marinai russi e i ratti di maggio ln Bar,cellona. Gli avvenimenti che si avvicinano in tutti t ,paesi consigliano uno studio minuzioso, sereno, sincero, di queste lrugiche espe– rienze. su cui si CErrca di gettare un velo che. lo si vedrà forse troppo tardi, non é arratto pietoso. Quest'invito é rivolto specialmente a "Giustizia e Libertil", che, nel suo numero del 17 settembre, com– menta l'articolo di Vlctor Serge. Questi riconosce che la rivendicazione del marinai di IKronstadt: "Soviet liberamente eletti" era sinceramente rivo– htzionaria, ma la ritiene, pericolooa ed inopportuna ed alll>rova il governo che schiacci6 la rivolta, 11ur deplorando e dichiarando innecessario 11 massacro. "G. e L." commenta: "Ma non é questa la posizione cli tutti coloro che in Spagna hanno giudicato peri– colosa. lnoppQrtuna, forse mortale, la 11ollllca anar– chlc,i delle giornate <li maggio? Una volta che si ammetlo Il princinio che un solleva1n nto, anche se veramente rivoluzionario, pu6 divenire, in clali mo– menti, contrario alla rivoluzione nel suo aaaterne. non i pu6 che domandare al potere rivoluzionarlo (Sic) più umanità ... ma non si può mettersi dalla 1mrte degli tn.,orti''. ~ qui Faure s'incontra con Santill:in. che giu– stifica si quel gesto, ma ,soot!ene che fu compiuto per aumentare, non la forza delle organizzazioni nnarchiche, ma la resistenza imrnecllota, continigo.n- (1) Questa rassegnn.. della !-Jtampa. era giù compostn, quando c'é aT'l'intto rnrtlcolo cli Santillflll che til pub • hlic:i ln questo numero e che é come In c :ontlnu:1.iion :– JQglca cli quello cli maggio qui riassunto. Lasciando da parte Kronslaidt, su cui s'é gh\ mol~ to discusso (e che non é, del resto. che uno degli antecedenti storici dell'involuzione reazionaria del IJolscevlsmo. che ora salta agli occhi di tull!) fer– miamori un mometito sui fatti dell'11ltinw maggio. S'(' doC"umentala abbastan1..a "G. e L." per pol->r parlar(• con cognizione di causa -de'lh "politica a. narchica" durante le giornate di maggi, e di "uol– levazione''? Chi furono i sollevati, gli operai che. aen– z'ordine di nessuna orgauizzaziono. difesero le- posi• zloni arridate loro dalla rivoluzione e cc•.s.surono il [uoco al 11rimo appello del loro dirigenti (la "poli– tica. anarchica" in quei giorni const.slelto ne-ll'irwilo incessante, s-upplir·.ante. disperalo. alla concordia e alla cesaazione de-I conflitto) o coloro che. eseguen• do gli oTdinl cli un partito, senza che il Conslg'lio della Generalità nel suo insieme ne sa11esse niente,

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