Studi Sociali - VIII - n.8 serie II - 28 dicembre 1937

STUDI ~OCIALI ---------------- ---------------- ------------------- senso dell'attuazione del suo programma. Il contrasto fra l'id,eale assoluto ,e la realta Felativa logora, come l'attrito logora una macchina teoricamente eterna e perfetta. L'anarchismo spagnolo ha fatto un gigan– t.esco passo avanti, e nessuno Io potra an– nullare, anche s·e molte conquiste andranno distrutte. Nell'immenso sforzo, esso corre pericolo di mutilarsi gravemente (non di– mentichiamo che gli altri partiti di sinistra vi si son perduti interi), per adattamento -piu o meno forzato- di alcune sue parti alla realta statica dell'ambiente. Le radici di questo pericolo stanno -chi ne dubita?- nelle concessioni fatte al prin– cipio statale, consegue'nza diretta dell'iso– lamento in cui le forze non statali han la– sciato la rivoluzione spagnola. Ad accre– scere questo pericolo contribuiscono le ten– denze riformiste insite nel sindacalismo, anche nel sindacalismo rivoluzionario, an– che in quello anarchico. Che l'eventualita d'una deg•enerazioll'e esista sarebbe inutile volerlo negare. Basta leggere la conferenza gia citata di Garcfa Oliver, con la sua cu– riosa esaltazione della Iegalita p·er render– sene conto. E' innegabile anche che la F.A. 1. con la sua nuova struttura, ha messo mol– t'acqua nel suo vino. E queste concessioni tattiche hanno un'influenza inevitabile sul– la mentalita. La nostra stampa, d'un'enor– me vitalita di spirito e di pensiero in tutto il primo anno della rivoluzione, é ora im– poverita da quest'influenza interna tanto come dalla censura esterna. I primi a rea– gire contro il pericolo d'adattamento sono proprio i compagni spagnoli. Ognuna delle misure che solleva vespai nel nostro campo fuori di Spagna, é dibattuta appassionata– mente in Spagna dai nostri militanti. La discussione fra i delegati dei gruppi anar– chici di Catalogna, durata 20 ore nel luglio scorso e che ebbe un'influenza decisiva sul Congresso di Valenza in cui si elaborarono le nueve direttive della F.A.I., fu veramen- e drammatica (vedi, in questo stesso nu– mero "Fra le riviste e i giornali"). Ma le esigenze della guerra e le necessita ele– mentari della vita, -che pesano terribil– mente su un'organizzazione di maggioran– za- finiscono sempre coll'aver ragione delle aspirazioni più generose. Qui, e non nelle stragi, sta la piu profonda tragedia della Spagna. Il nostro momento é arrivato, dal punto di vista logico. Il fallimento del capitali– smo, della democrazia parlamentare, del bolscevismo, non lasciano posto che all'as– solutismo politico ed economico (fascismo d'origine rossa o nera) o a una societa so– cialista e libertaria. Solo questa pu6 sal– va.1<ci da quello. Pure, sul terreno dei fatti, la nostra ora non é ancora giunta, per quanto possa pre– sentarsi da un momento all'altro. Le grandi masse sono ben in ritardo rispetto all'evo– luzione rapidissima degli avvenimenti. La Spagna sconta il delitto d'essere all'avan– guardia. Ed é tanta la gratitudine che noi dobbiamo a quest'avanguardia eroica, per il fatto d'aprirci una strada al prezzo ter– ribile di migliaia e migliaia di vite sponta– neamente sacrificate, che la critica del suo dramma non pu6 essere fatta da noi, lon– tani, che con un senso d'infinita reverenza. Dissensi Jl'On mancano fra i nostri, lag– giu, nella terra insanguinata. Ma quel san– gue trasforma le divergenze teoriche in azione concorde, almeno nei piu. Da tllla lettera privata d'un compagno italiano che sta vivendo la lotta dei compagni spagnoli, tolgo questa frase, letta gia in tante allre lettere simili: "Qui le cose 0110 molto pi11 complicate di quanto si suppone da lontano e non bisogna esigere l'impossibile". In Spagna si fa quel che si pu6 per sal– var l'anima del nostro movimento. II ma– nifesto della F.A.I., citato nel numero scor– so, afferma che niente é cambiato nei prin– cipi. Ma obiettivamente fra i principi e la tattica la distanza é notevole e minaccia di diventare mag"'iore. Conclusione? L'avvenire dell'anarchismo e anarco-sindacalismo spagnolo dipende in gran misura da noi; non dalla nostra cri– tica, ma dal nostro aiuto. La C.N.T. e la F.A.I. potranno incutere rispetto in Spa– gna, nella misura in cui si sentiranno ap– poggiate internazionalmente. Quanto mag– giore sara la nostra solidarieta, tanto più intera sara la loro intransigenza. E se qual– che individualita si fosse ba:cata (il che é sempre possibile), la maggioranza di quelle ùue organizzazioni é abbastanza sana e co– sciente da saper metterla da parte, appena un'azione pi(1 radicale diventi possibile. E' necessario che noi, che siamo ancora lontani dall'epicentro de1la Jotta, non ci la– sciamo tras'Cinare dallfesempio collabora– zionista a oltranza dei compagni spagnoli. Ma guai se l'opera di critica, necessaria al– l'elaborazione permanente della nostra tat– ti<ca, perdesse la serenita e ci spingesse a fomentare la divisione fra coloro che de– vono restare uniti, perché sono sul fronte di battaglia! Guai se la discussione delle idee scendesse sul terreno dei rancori per– sonali e di tendenza e ci distogliesse dal più imperioso dei nostri doveri: tener desto nel proletariato del mondo Io spirito di so– lidarieta e cercar di dirigerlo verso la parte piu rivoluzionaria del popolo spagnolo! II nostro compito é duplice. Da un lato bisogna comprendere in tutta la sua esten– sione il pericolo fascista e quindi rinun– ciare al settarismo ed essere comprensivi, se non concordi, di fronte alla concessioni che il carattere ciispera'to della lotta pu6 indurre a fare. Dall'altra bisogna ricordare sempre che la lotta contro il fascismo è lotta contro Io Stato e che solo una vitto– ria in questo senso pu6 salvare il mondo dal totalitarismo fascista in cui sboccano gli Stati di sinistra e di destra, totalitari– smo che conduce fatalmente ad una guerra mostruosa, 'Cioé alla morte d'una parte del– l'umanita e aù una miseria e ignoranza secolare dei superstiti, a un nuovo Medio Evo, ad un'economia chiusa, probabiìmente di carattere statale (in cui fascismo e socia– lismo di Stato convergeranno per risus'Ci– tare il regime che permise la costruzione delle Piramidi), in cui il salariato ritornera schiavo e gli strumenti di diffusione cult.u– rale non saranno che nuove catene invisi– bili al servizio della casta dominante. Se si perde questa battaglia contro lo Stato e si lascia venire la guerra mondiale, sara difficile risollevarsi poi. Ogni fase della nostra lotta si ·combatte in condizioni peggiori delle prece'denti. I1 contributo della Spagna a questo con– flitto decisivo é stato immenso, malgrado gli ostacoli e le manchevolezze che ne sono una conseguenza. Se anche noi, in tutti i paesi, fossim,o pari al 119stro compito, se gli spiriti liberi, delusi dalla pseudo-demo– crazia e dal pseudo-socialismo, sapessero stringersi in tempo intorno alla bandiera della rivoluzione antistatale ed anticapita– lista, quest'enorme ed eroico sforzo, in cui J'umanita sembra es'aurire 'le· sue riserve 'd'energia, potrebbe ancora trasformarsi nel primo impulso d'un meraviglioso risorgi– mento. LUCE :FABBRI. .Ca penetrazione nazista nel !l.Jrasile e la sua decisiva inl'luenza nel colpo ai dlato del IO novem6re Luisa Luisi, nota. scrittrice dell't.;rugu::iy e buona amic dL "Studi Sociali". per quanto non ne conclivita completamente l'orientazione, ha n.ccolto la nostra pre_ghlc– ra. d'Informare i lettori di questa nvlsta sugli ultimi, gravi avvenimenti clel Brasile. La com1>lesaa situazione politica e sociale del Brn• sile ha avuto uno scioglimento improvviso con il colpo di Stato del 10 novembre, con cui il capo del governo, Dr. Getulio Varga,s, ha dato soddisfazlono alle eBigenze del capitalismo tedesco in lotta sorda con il nordamericano, per mezzo della sopr:,ressione delle elezioni che dovevano esi3ere fatte il 3 gennaio prossimo. II Dr. Vargru! abolisce ad un tratto la costituzione promulgata da lui steBso nel 1934, come conseguen– za della rivoluzione democratica falla dai suol par– tigiani nel 1930 contro i governi reazionari cli Wa– shington Lulz e del candidato eletto, Giulio Prcstes. Diciamo che ha dato soddistazione al capitalismo tedesco nel suo conflitto col nordamericano, perché una serie di falli, ~antecodenti del colpo di Stato– l'illuminano con evidente logica storica. La lotta per i mercati, -bru!e fondamentale e chiave segreta di tutta la politica mondiale contem– poranea- acquista caratleri drammatici fra certe potenze che ,il combattono spietatamente .sul suolo conquistabile dell'.Africa, dell'L<\.sla e deld'Aimerlca del Sud. (E' necessai·io aggiungere anche della Spa– gna, dovo la lolla é divenuta phi sanguinosa ed im– placabile.) La situazione coloniale e semlcoloniale cli questi continenti, ricchi di materie prime e poveri o com– pletamonli privi d'Industria proprie, li ha convertili (atalmnnte in UIIJ. nreda agognata, per il cui domi– nio o predominio disputano, eanguinosamente o per vie diplomatiche. i diversi capitalismi del mondo. Durante tutto il secolo XIX e buona parte degli anni di questo gia trascorsi, l'America ciel Sud é stata dominata completamente dai capitalismi in– g,leso e norùamrricano, che sono arrivati a scatc- 11aro nnn. guorra ---quella del Chaco- per il d01ni• 11io dei giacimenti petroliferi cosi ricchi in quella regione. In questa lotta trova puro la sua spiegazione la rivoluzione 1iaulista (clello stato di San Paulo) del 1932 contro Getulio Vargas, ap11ogglato in cambio dal capitalismo 1.1ordamericano di Rio Graude del Sud, giacché noi vastissimo territorio brasiliano - 8.511.189 Km2- gli stati godevano d'un'autonomia economica che permetteva loro di contrarre per proprio conto del prestiti regionali in un paese o neJ.l'allro. E' cosi che In quell'epoca San Paulo non doveva all'estero ne11pure un dollaro, perché il suo debito esterno si contava unicamente in sterline, mentre Rio Grnncle non doveva una sola sterlina perché i suoi debiti erano tutti in dollari. La rivo• luzione paulista ùetermin6, con un cambiamento di ministero, la nuova orientazione finanziaria del Bra– sile, D'altra parte rimmigrazioue, per il ratto di, for• mare nuclei di diverse nazionalitU., esercita anch'es– sa una considerevole influenza sulla politica del Brasile. Quest'immigrazione, solo durante l'anno 1933, ,ii componeva in primo luogo di giapponesi, - 24.494; poi di portoghesi, - 10.G96, e di tedeechf, - 2.180; seguendoli in ordine d'Importanza gli ita- liani, i polacchi, li spagnoli, i libanesi. Vale a dire r.he la maggior corrente immigratoria é alimentata preciaamente dai quattro paesi più decisamente dit– tatoriali, fa.scisti e nazisti del mondo, Giappone, Por– togallo, Germania e lla·lia. li numero totale di 6tra– nieri attualmente reeident! nel Braeile deve essere classificato, cl6 non ostante, In modo diverso: In primo luogo l'Italia, con più d'un milione d'italiani; poi il Portogallo, la Germania e il Giappone. Di quest'Immigrazione, l'ila.liana e la portoghese si fondono con la popolazione totale del Brasile cbe l'assimila e l'incorpora definitivamente alJa sua vita sociale ed economica. Non co;;I la tedesca e la giap– pon'ese, che formano dei nuclei irriducibili, veri a– scessi estranei, stati dentro lo stato, con lingua pro– pria, con i loro costumi, i loro funzionari, le loro scuole e perfino i loro regolamenti locali e munici– pali, ,come succede a Para con i giapponesi e come succede a .santa Caterina, vera colonia tedesca con il suo partilo nazista alle di1>endenze dirette dei funzionari naziati di Berlino. li capo di questo par– tito a Santa Caterina, V-on Kossel, gode lo stesso prestigio e le stesse prerogative d'un vero funzio– nario brasiliano, o, per meglio dire, d'un Ministro tedesco, superiore forse a.Ilo stesso Ambasciatore. con se{!~ a Rio de Janeiro. Non é 1>as.sato ancora molto tempo da quando Goobbels rnand6 nel Braaile uno dei suoi agenti na– zisU, il principe Schaumburg - Lippe -~C-Onsigliere ciel Ministero di Propaganda- elle ftt ,·icevnto con gli ,stessi ono1·i d'un Ambasciatore. "Alla fine dell'ag6sto ultimo --<llce Ottavio Bran-

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