Studi Sociali - VIII - n.8 serie II - 28 dicembre 1937

2 STUDI SOCIALI -------------------------- -~-------------------------- straordinaria inferiorita pratica, dete1 1 mi– nata dall'esigua importanza delle correnti antistatali nelle altre nazioni. (Ed é qui c-he l'esame di coscenza deve fermare suile nostre labbra l'accusa. Abbiamo sempre cercato di compensare quest'esiguita con quella dedizione assoluta, che produsse in Spagna il miracolo del 19 Luglio?) E allora una delle due. O continuare a disimpegnare Je funzioni inerenti a quella l'esponsabilita seguendo i provvisori allea– ti sul terreno statale, o, come certamente sarebbe stato meglio dal punto di vista anarchico, ritirarsi sulle posizioni che oc– cupano in genere le minoranze, con un atteggiamento di piu o meno intensa op– posizione, cercando di parapettarsi nell'e– conomia, che ha, in tempi ordinari, un'im– portanza ben supe'riore a quella del gover– no. Ma c'era la guerra, Franco che s'avvi– dnava precip'itosamente a Madrid, tutto un popolo che stava per soccombere. ,Nel manifesto della F.A.I. riassunto nel nume– ro scorso (vedi "Tra riviste e giornali'\) si dichiara che la prima soluzione s'imponeva c.:on una necessita assoluta, se non si vo– leva consegnare il popolo al fascismo. San– tillan (vedi la stessa rubrica in questo nu– mero) é della stessa opinione. Non cosi Berneri. E veramente é difficilissimo sta– bilirlo. Quello che si pu6 dire e che basta per ora al nostro ragionamento, é che la maggioranza dei compagni spagnoli credet– te, in quell'istante, a quella necessita. Di fronte all'esigenza concreta di salva– re tutto un popolo da un'orribile tragedia, tutto il resto prendeva un'apparenza astrat– ta. Certamente un ministro anarchico é un controsenso. Il gesto d'accettare un porta– foglio non fu quindi anarchico. Non ubbi– diva a teorie, ma ad un elementare istinto di conservazione non d'un movimento o d'un partito ma d'un popolo. E non si dica che una teoria che in certi momenti c9n– trasta con l'esigenza primordiale della vi– ta -che é quella di sfuggire alla morte– é falsa. Questo contrasto é la palla di piom– bo al piede di ogni grande ideale e noi tutti ne facciamo l'amara esperienza quo– tidianamente, nella nostra vita individuale, tutta costellata di piccole incoerenze. Na– turalmente il conflitto é minore quando si é o abbastanza deboli da non trascinare gli I altri nel proprio sacrificio, o abbastanza forti da imporre il rispetto delle proprie soluzioni. La forza interna del nostro mo– vimento in Spagna e la sua debolezza e– sterna resero e rendono la situazione par– ticolarmente difficile. Questa, secondo me, la causa del compro– ml!sso circostanziale con lo Stato. Vedi/uno ora in che sia consistito, tirate tutte le somme, questo compromesso. E' stato un gesto d'alleanza coi nemici di domani, contro il nemico comune di og– gi, cosi forte e pericoloso da far dimenti– care molte ripugnanze. Per giustificare questo passo e, sopratutto, per rinsaldare l'unione antifascista e mantenere l'atmo– sfera d'entusiasmo, si sono dette in quel momento parole di concordia generica, che ne trascinavano altre, ben pericolose, che fecero gioire gli avversari e lasciarono per– plessi i compagni. Quelle parole, pronun– i:iate dinanzi a folle enormi, nell'inebriante !ttmosfera dei comizi in cui sembrava che tutto il popolo spagnolo s'·ergesse, animato di ferie invincibile, contro il mostro fasci– sta, sono state troppo pesate all'estero, troppo divulgate e citate. Erano, allora, più il prodotto d'uno stato d'animo circostan– ziale e dell'influenza dell'ambiente che d'u– n'idea o d'un programma. Per6, prescindendo dagli episodi e da cer– te attitudini degli attori stessi del dramma, possiamo dire ben forte che, pur contro le intenzioni momentanee dei nostri compa– gni spagnoli, lo strano esperimento ha dato la più clamorosa conferma al nostro punto di vista antistatale. Con che spirito sono andati al governo i delegati della C.N.T.? E' curiosissimo stu– <iiare l'urto di questi operai, abituati al so- lido lavoro sindacale, con la realta evane-1 scente e nebulosa della vita politica. Tutti e quattro i ministri Io dichiarano con or- . goglio. Una volta accettato il programma della collaborazione, essi hanno collabora– to lealmente, con un'ingenuita quasi incon– cepibile, senza mettere a profitto il loro posto per favorire un solo compagno d'idee, per migliorare le posizioni strategiche della propria organizzazione. Mentre i ministri dell'Agricoltura e dell'Istruzione pubblica s'occupavano quasi esclusivamente del ·loro lavoro di partito, e viaggiavano continua– mente, monopolizzavano le informazioni alla stampa, stavano alle costole di Miaja, o cercavano d'influire (col bel risultato che tutti sanno) sul governo nazionalista basco perché perseguitasse gli operai rivoluzio– nari, mentre gli altri ministri erano tutti intenti al variabile gioco della diplomazia esterna ed interna, i ministri della C.N.T. s'occupavano veramente del Commercio, della Giustizia, dell'Industria e della Sanita. Lavoravano, per adoperare l'espressione di uno di loro, come benedettini, tanto assor– biti dalle loro funzioni, che i fatti di mag– gio in Catalogna li presero di sorpresa, e la crisi ministeriale di Valenza li lascio sgomenti, come una mostruosa ingiustizia. Benché essi in quel momento non agissero da anarchici, quella loro onesta nell'am– biente naturale della frode e dell'ipocrisia ci fa riconoscere i nostri. Sconfitti come ministri, giacché son caduti dal potere (era naturale ed é bene), sono usciti integri mo– ralmente dalla prova pericolosa. Sino a che punto essa abbia intaccato invece la loro mentalita e le loro idee, ancora non si pu6 stabilire chiaramente. Quel che più ci importa determinare ora é il loro rendimento come ministri. Vedia– molo dalle loro stesse parole. Dice Juan L6pez, ex-ministro del Commercio: "Ben vorrei potermi presentare di fronte all'opi- ione operaia spagnola pe.r esibirle una fe– conda opera costruttiva, realiz'zata nella cornice di quell'organizzazione statale in cui m'é toccato svolgere la mia attivita ... Per6 non é possibile ... Cause d'ordine po– litico. . . hanno impedito quest'opera co– struttiva" ("Seis meses en el miuisterio de Comercio", conferenza pronunciata a Va– lenza il 27 maggio 1937 e pubblicata in o– puscoìo, p. 7). "Non s'é costruito niente nel campo economico, non per ragioni di ca– rattere teclllico o personale, ma per motivi d'indole politica" (p. 18). E le citazioni po– trebbero continuare. L6pez attribuisce que– st'impotenza (in netto contrasto con le ma– gnifiche realizzazioni sindacali) all'ostru– zionismo della maggioranza dei gabinetto asservita al capitalismo e alla pressione straniera. Invece dichiara che Io scopo im– mediato del l'atteggiamento "ministeriale" d·ella C.N.T., l'accordo organico fra le cor– renti antifasciste e una maggiore efficenza nel campo mi1'itare, fu pienamente raggiun– to. Per6 questo non é un benefico effetto dell'azione statale, ma la conseguenza pre~ vista e circostanziale (e quindi assai pas– seggera) d'una concessione fatta appunto a quel fine. La sezione d'Informazione e Propaganda della C.N.T., nel prologo dell'opuscolo che contiene la confel'enza di Pe'ir6 "De la fa- .brica de vidrio de Matar6 al Ministerio de Industria" (pronunciata a Valenza il 3 giu– gno), scrive: "La descrizione della gestio– ne ministerial·e di Peir6, non pn6 essere che Ja narrazione d'una serie di insuccessi. I Non poté fare niente o quasi. Gli si neg6 il denaro, gli si neg6 l'approvazione di de– creti, che s'urtavano, invariabilmente, con– tro l'opposizione in blocco dei repubblicani, comunisti e socialisti di destra," (p. 3). Garcia Oliver, nella conrerenza del 30 maggio, in cui rende conto della sua ge– stione nel ministero della Giustizia (con– ferenza su cui torneremo piu avanti), pre– senta un'opera abbondante, ma composta tutta ... cli decreti. E l'unico di questi de– creti che mutava non uno stato di cose giu– ridico, ma la r-ealta concreta (la munici- palizzazione delle case) non fu potuto ap– provare per le solite ragioni.· Il caso di Federica Montseny. ministro di Sanila ed Assistenza Sociale, é un po' di– V'erso. Il suo portafoglio era il meno inco– modo di tutti dal punto di vista morale, perché nell'opera d'Assistenza la coJ.Jabo– razione non implica una collusione politica. L'igiene corrisponde a una necessita. d'or– dine gen·erale, specialmente in caso di guerra e non lede, se non ind-irettamente, i grandi interessi. L'opera di Federica in quel campo, in cui tutto era da creare di sana pianta, é verame.nte interessante, ma non é opera di governo. La sua attivita non sarebbe stata probabilmente diversa se a– vesse dovuto esplicarla in una commissione sanitaria della C.N.T. Essa ha trovato in– fatti la più ampia collaborazi011e nelle for– ze sindacali e continui ostacoli da parte del governo. Per trasportare, vestire, alloggia– re, alimentare 1. 500. 000 r-ifugiati, il mini– sbero di Sanita non ottenne che 5 milioni di pesetas! Ed ebbe a lottare perfino per avere due sterline e mezza per comprar glucosa ("Mi experi•encia en el Ministerio de Sanidad y Asistencia Socia!". conferen– za pronunciata il 6 di giugno - p. 11 21. 22). ' Tutti i ministri della C.N.T. cercarono d'approfittare della loro transitoria posi– zione, non per favorire i loro partigiani (la loro rettitudine in questo campo fara epoca nella storia dei governi), ma per legaliz– zare le conquiste rivoluzionarie. Tntti ve– cliamo oggi, nei fatti che non fanno che con– fermare le nostre parole di sempre, la con– sistenza di quelle legalizzazioni. Insomma, da qualunque parte la si guar– di, l'esperienza degli "anarchici al gover– nq" non ha fatto che confermare l'essenza stessa dell'idea anarchica, cioé che J'auto– rita governativa é inutile quando non é da,nnosa, indipendentemente dalle persone che !'esercitano. Ripeto che non so se quest'esperienza fosse veramente inevitabile. Ma in ogni mo– do non é grave come fatto in sé. Se da un lato ha rinforzato transitoriamente lo Sta– to, ha dato anche transitoriamente una spinla alla resistenza vacillante contro Franco. La cosa non avrebbe ecceseiva im– portanza, se non avesse lasciate forti tracce nel nostro campo. Ed é sopratutto dal pun– to di vista di queste conseguenze, ancora sottomesse in gran parte alla nostra volon– ta, che vale la pena. ed é anzi necessario discutere serenamente. ' Fuori di Spagna assistiamo a un'evidente disorientazione. Negli uni la preo'ccupazio– ne per i principi intaccati é cosi viva da superare la coscienza del terribile momento ché stiamo vivendo. E la constatazione d'u– no stato di fatto doloroso in cui le circo– stanze sono state assai più forli <lella YO– lonta dei singoli individui, si trasforma sotto la loro penna in una condanna, che si traduce in una diminuzione o in un fra– ziqnamento di quella solidarieta che pure. se potessimo intensificarla sufficentemente, sarebbe l'unico rimedio ai mali che si de– ploran·o. Gli altri pensano che, mentre l'n– manita é gia entrata nelle convulsioni della morte o del parto (questo nessuno lo sa, ma dipende da noi) non é il caso d'entrare in polemiche e riservano la loro •opinion·e. Pure la nostra propaganda, che certi aspet– ti dell'ultima storia spagnola rendono ora più larga ed efficace, si risente di questa reticenza, cli quest'incertezza e, più ancora, cli questa varieta di giudizi sul problema fondamentale. E la nostra linea d'azione nel momento decisivo che, prima o poi, ar– rivera per ciascun paese, pu6 essere inde– bolita da questa mancanza di sicurezza. In Spagna le condizioni sono ancora più difficili, ma il carattere disperato della lot– ta, il contatto con i compagni che combat– tono al fronte, i bombardamenti, la farne, Pestituiscono il senso della realta e ridu– cono il problema alle sue vere proporzioni. Ogni movimento importante perde una parte cli sé ad ogni passo avanti che fa nel

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