Studi Sociali - VIII - n. 6 serie II - 20 set. 1937

2 livello assai superiore alla lotta per inte– ressi di classe; pero ha assimilato con dif– fieolta e ripugnanza le norme della tecnil-a di guerra. Invece, sui campi del lavoro, la prova di capacita e cli coscienza data dal proleta– riato spagnolo é stata completa e defini– tiva. r lavoratori hanno dimostrato nei campi e nelle fabbriche che il proletariato é mag– giorenne e non ha bisogno di tutori neri o 1 ossi. Si puo soffocare quell'entusiasmo magnifico, si possono minare i risultati di quell'esperienza; ma la dimostrazione é fatta e non si cancella piu. l<J' naturale che gli sfruttatori del capi– la[,, e <lella poi il ica dalle cui mani partono i fili che muovono, non solo le marionette della diplomazia, ma anche, purtroppo, i vapori l"arichi d'armi e i treni carichi di grano, o che, nel teatro stesso della lotta, <'Ontrollano alcuni cJei nodi vitali a cui i Javoratol'i non sono potuti ar!'ivare di sian– do nel primo momento, guardino con spa– vento questa meravigliosa fioritura di vita nuova. E' naturale che gli inglesi abbiano eonsegnata Malaga la rossa. Il:' naturale c,hP Eden, Blum, Stalin più o meno cl'ac– <"Ordocon il governo di Valenza non desi dorino una pronta vittoria antifascista i11 Spagna, e speculino sulla guerra per aver tempo e pretesto di ;,ehiacciare la rivolu– :donc. E' naturale che si cerchi di lascia, rnaHsacrare ,lai fascisti i combattenti liber– tari del fronte d'Aragona, lasciati q'uasi Henz'armi, giacché su di essi si basa la spe- 1 amm che Ja rivolnzione riprenda dopo la fine clclla guerra. Le guerre si fanno per servire inlerem;i c·apitalistiri e governativi r non per un i– d1·ak. J.a Spagna minaccia d'essere 1m'e("– c•e1,ione. Bisogna ricondurla nella regola r trasfo1rnate l'ideale solido in via di realiz– zazione in uno di quei miraggi che in tultP le guerre han fatto morire gli ingeuui e i de1ioli ed ingrassare iJurbi. 1'J' fatale che ci sia questa tendenza. Le l<'ggi storit-hc non valgono gran che. Ma se e·<' u'r una enc é stata dimostrata fino alla ;;azietu dall'esperienza é questa: che il pri– vilegio non si abbandona spontaneamente, né sotto la pressione dell'opinione e della Jogica; lo si difende ccn tutti i mezzi e con tutti i mezzi si cerca di ricuperarlo una volta perduto. La catena di forze con'tro– ri1·olm:ionarie é lunga e potente. Abbraccia 111lti i governi, domina all'interno ed all'e– sterno della Spagna i partiti cosidetti mo- 1lerati di sinistra, s'introduce fin nei capil– lari della vita spagnola. pesa sulla coscien– za inrlividuale contrapponendo in ognuno allo slancio ideale di Don Chisciotte (un Don Chisciotte realista che vuole andare fino in fondo), la comoda pigrizia di San– cho che s'abbandona a chi sa e puo più di lui per evitarsi il pericolo e la respon– i;abilita di pensare e d'agire. Questo peso morto e terribile, con un la– vorio sotterraneo di assassinii, di sabottag– gio, di decr.eti sempre meno timidamente reazionari, tende a soffocare il popolo spa– gnolo, a trasdnare nel pantano del silenzio e della dimenticanza il cadavere d'un so– gno, ancora vivo, rna gia ferito, d'un sogno che, trasformandosi in realta, ha coperto di grano i campi volutamente sterili degli antichi "caciques", che ha inalzato scuole, che ha liberato il lavoro dalla schiavitu del– l'interesse individuale per rendergli la sua tlignita di solidale cooperazione. Tutto que»to non deve maravigliarci. In una guerra come quella spagnola il bene e il male (espressione infantile e settaria, ma vera in ciascuno rli noi) non sono se– parati dallo spazio che si stende fra le op– poste trincee. Il fascismo esasperaziour clel potere e-:onomico e politico identificati e l'ansia di liberta, non c-ombattono solo. a viso aperto, sui vari fronti. Ormai ogni 11ffic·io ministeriale, ogui centro rli produ– zione, ogni comune, ogni seno la cli guerra, ogni industria, sono teatro rlclla tragicu lotta, più o meno latente. Siamo arrivati ai fr1ri corti <' le parole non ingannano più. O non clovrPhbero ingannare. Qui, in que- S'l'UDI S00-=IA-"-L=-I ________________ _ st'inganno che persiste ancora, sta la vera tragedia, e non della Spagna solamente. Questo no, non é naturale. Ci sono in questo momento molte parole Honore che mascherano una realta odiosa. La necessita di strappare questa maschera é suprema ed urgente in questo momento. Dopo sarebbe troppo tardi. E questo é com- 1.ito nostro, il compito che ci hanno lascia– to coloro che combattono e muoiono sotto la mitraglia fascista. Non bisogna permet– lere che gli eroi siano presi alle spalle, non bisogna permettere che la nostra guerra per la liberla si trasformi in una qualsiasi guerra del Chaco, in cui potenze rivali si disputino, invece del petrolio, mercurio, mi– ntiali di ferro e posizioni strategiche. Com– battere per la cosidetta democrazia é com– battere per l'Inghilterra, cioé per un futuro fascismo, nato sotto la protezione inglese come qnello italiano. Ché la democrazia c:onsistc oggi nell'avere 1111 parlamento in c·asa e degli aguzzini nelle colonie, sian co– lonie dirette come l'India o indirette come ~arebbe la Spagna se gli stalinisti riuscis– sero nel loro giuoco. A questo nemico che é sorto alle spalle di c-hi combatte e di chi lavora, e che gia upplka i metodi fascisti quando non gli riescono le astuzie della politica, dobbiamo pensare noi. Per i nostri compagni impe– gnati nella lotta eruenta la difesa contro questo secondo avversario é enormemente uifficile. Il nostro compito é aiutarli, aiutare la Spagna, contro il fascismo di Hitler e di :.\1111;•-·olini; ma é anche quello di chiarire !'equivoco e di combattere contro l'altro fa- 1<cismo, quello di Stalin, che _proprio ora, nel momento decisivo, da il piu valido aiuto al suo fratello rivale, disorientando e cer– cando di tra1:,cinare nel campo nemico una parte delle masse proletarie, abbarbaglian– dole col prestigio d'un passato glorioso e recente, patrimonio non d'un partito, m tutte il pcJ)oto 1 a~c'-9 - Intendiamoci. Da queste colonue si é semp1 e combattuta la tendenza facilona a chiamare fascisti tutti gli avversari poli– tici. Noi che abbiamo visto da vicino che cosa sia il fascismo, che l'abbiamo sofferto nelle piu intime fibre della nostra carne e del nostro spirito, abbiamo avuto un sus– i;.ulto di rivolta morale, quando, arrivati al– l'estero, abbiamo sentito trattar da social– tascisti (proprio da parte dei marxisti del– la terza Internazionale), i socialdemocrati– ci e i combattenti antifascisti d'ogni color<' c-he non camminavano sulla linea segnata. Non abbiamo mai accettata l'espressione "fascismo rosso" con cui alcuni nel nostro .:;ampo definivano la politica interna della Russia e l'azione dei comunisti all'estero. La parola "fascista" é una parola grave, l"0llle quella di "spia"; non la si pronuncia che nei casi estremi. Per questo é la prima volta che la pronunciamo, applicandola ad altri che 11011 siano i servi delle dittature ltaliaua e tedesca. La dittatura del proletariato, come qual– siasi dittatura nel nostro tempo, doveva }Shoccare li. Lo sapevamo. Ma quella era u– na previsione logica, un'obiezione, un'av– vertenza a tanti cuori generosi che secondo noi avevano sbagliato strada. Oggi é ben diverso. Abbiamo il fascismo negli atti e nelle intenzioni, nello stile e nel metodo. Il nascer<' e svilupparsi d'un 1,artito prima i11esiste1:le, per mezzo del re– clutamenlo dei piccoli borghesi scontenti, dei commercianti danneggiati dalla collet– tivizzazione, degli ~postati che si trasfor– ma no in mercenari (gli stessi elementi del– le spedizioni punitive italiane) é stato in Spagna il primo passo. Poi abbiamo avuta tutta la catena dei fatti" noti, poco noli ecl ignoti c·he hanno portalo alla situazione al– tuale: iI colpo di stato di Barcellona rou i-assassinio cli rivolu?.1onari provali, l<' spr– clizioni punitive e il terrore nei paesi di Castiglia, la restituzione di terre cspropria– tr agli anlichi proprietari alla vigilia clPI 1·aec·c,lto, l'incendio r l'inondazione cli c-ol– lettivita prospere e, negli ultimi tempi, l'as– sassinio di Nin, l'occupazione militare delle collettivita d'Aragona, la soppressione del– l'autonomia di questa regione, l'esistenza d'una polizia stalinista indipendente dal governo, i processi per "l'assassinio" di fa– scisti e preti morti nella lotta delle giorna– te di luglio 1936. . . La lettura di certi do– cumenti rinnova l'orrore dei tragici mesi in cui in Italia vedevamo bruciare le coope– rative e massacrare gli operai. Ed ora, co– me allora, il governo gia mezzo conqui– stato, appoggia gli aggressori ed imprigio– na le vittime. Queste si difendono poco, come allora. Per disorientazione e troppo facile ottimismo a quei primi tempi dell'of– fensiva fascista; per la necessita disperata di non compromettere la guerra decisiva che si combatte al fronte, ora. Le stesse parole si ripetono senza saperlo: "Calma", "Sei enita", "Unita"; perfino la famigerata frase di Bucco: "Non accettare provocazio– ni". Ma le giornate gloriose di Barcellona, l'epopea delle milizie confederali di Cipria– no Mera sul fronte di Madrid, l'abnega– zione silenziosa dell'anarchico che trascino seco nella morte il generai Mola, tutto l'e- 1oismo giornaliero dei nostri, eroismo sen– za grancassa, ci dice che la loro remissivita non é un indizio di debolezza, ma il risul– tato della riflessione e del sentimento di 1asponsabilita. In Italia, al tempo della no– stra sconfitta, il nemico era uno solo. In Spa.gna sono due, ed anche sapendo che p1ima o poi finiranno per identificarsi, ora bisogna scegliere. E per nessuno la scelta sarebbe dubbia. E poi, in 8pagna, ma. lJiu assai nel resto del mondo, la bandie1 a della· falce e del marlello é il segno di richiamo intorno a cui si stringono molti rivoluzionari sinceri. onesti lavoratori tra eui, per uno strano pa1adosso, fa piu presa la propaganda che con il suo accanimento la stampa reazio naria conduce in favore del comunismo (l' forse non é solo cecita, ma anche C'alco~) ~esse, parole d'or_2ine~el par ·to m"J}re rJtù sbalorditivè, o ~rim i1t della poca e povera stampa veramente 11 bera. Tutti 1 riguardi sono dovuti ai gre gari in buona fede. E si capisce che i nosl!·, compagni spagnoli vogliano evitare ad o– gni e-osto, mentre il fascismo incombe mi naccioso, una lotta interna fra proletari. •Ma, appunto per evitarla, é necessario <.hiarire l'equivoco, e smascherare il lupo in vesle di pastore. Il popolo aspira confu– samente all'nnila proletaria nella lotta an– tifascista. Questo desiderio, che nasce da!IP condizioni tragiche in cui si combatte, non deve essere sfruttato dal nemico per pren– clere il proletariato alle spalle. Il privilegio appoggiato dalla dittatura cerca di resiste– re alla sua crisi interna ed alla prcs,:;ionl' crescente delle masse sfruttate, dividendo il mondo in due campi rivali e dominandoli ambedue con diversita di linguaggio, co11 identita di fini. A questo ha condotto lo }Sfruttamento autoritario e personalista dei pi11 generosi movimenti popolari! In Spagna gli stalinisti mellono in opera metodi tradizionalmente fascisti 1w1· con– servare l'ordine borghese e la proprietà pri– vata. In Russia gli stessi metodi servono a consolidare il neo-capitalismo di stato del nuovo zar. 1n Italia dichiarano di combat– tere per il programma mussoliniano dpl l 919 e di tendere la mano ai fascisti, ge– rarchi compresi. Negli altri paesi uniscono n una propaganda di demagogia gP-nerica e riformista una campagna di ,diffamazione eistematica contro tutti coloro chr sono ri– masli rivoluzionari, specialmente contro I dissi,lrnt i del loro s 1 esso partito, che ricor– dauo loro acl ogni momento le parole di Lenin e sono i testimoni viventi d'un pas– sato di lotte ch·cssi vorrebbero far dimen– ticare. E non é lontano il momento in cui Jr ba ndP "roRRe'· opereranno anche fuori di Spagna, p,ot.-tt,, dai governi di fronte po– polai,, com,• il govprno prefaRc-ista italiano protC'ggpva le camicie nerC'. E, dicendo <li combattrrr 11 fascismo, c<'n·hPran no cli cli– rnin" n' i rivolur.iouari in profitto della bor– ghC':;i", cosi <·onw Mussolini<' Hitler schiac– ria110 qualsiasi forma cli liberta in nome 1 1 clla lotta antiC'omnnistn. f'i sono p;iù sl~I i

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