Studi Sociali - VII - n. 4 serie II - 20 novembre 1936

4 U.G.T. 1 é l'organismo destinato a coordinare e con– trollare l'insegnamento in Catalogna. Le sne vere attivita cominciano ora, -coffaprirsi dell'anno scola– .stico. Quello che si pu6 dire fin da adesso é che vi si nota molto fervore di vita e scarse tradizioni accademiche. II che é bene. P.ure, nella cultura, una rivoluzione 110n pu6 significare soluzione di conti– nuita. In ogni modo questo é un problema, non di giorni, ma di anni. Anche l'opera d'assistenza alle vittime della guerra •Si basa sui sindacati. A :questo ·proposito sono sorte discussioni fra i nostri compagni ,e le altre tendenze .cJ.i sinistra, le -cui opere assistenziali ricorrono, fra l'altro, alle collette sulla pubblica via . .r giornali no– stri sostengono che bisogna abbandonare i sistemi <!ella beneficenza borghese. Infatti le somme rile– vanti che arrivano al Comitato d'assistenza della C.N.T. e della F.A.I. provengono quasi interamente da co ntribuzioni ·sindacali. -S'arriva cosi, a volte, fino a.i.le 80.000 ptas. giornaliere. E' curioso paragonare qu este somme -con ·quelle che riceve il C~mitato di beneficenza di Granada, organizzato dai militari fa– scisti ed alimentato dai ricchi della citta. Le dona– .:doni, secondo il giornale nazionalista granadino "El Ideai", oscillano da 20 a 40 ptas. al giorno (2 e 3 cettem bre). Questi non sono che piccoli particolari del vasto Quadro 1 ma sono significativi, perché ,ge una visione "Satta della realta risulta dalle grandi linee, l'epi– cmdio ci idR lo spirito con cui questa 1"6altèl si co– etruisce. ' -Da testimonianze imparziali, come quella degli uo- mini di Giustizia e Liberta e perfino di molti gior– nalisti borghesi, risulta· che il sistema catalano dei Comitati, sorto apparentemente dal nulla, 1na in realtA basato .su una lunga ·Preparazione pi-e-rivolu– zionaria, é più efficiente della complicata e vecchia impalcatura ministeriale di Madrid. Eppme é lo spirito di Madrid che, almeno nelle forme, pare si stia imponendo. Il Comitato delle Milizie e 11Consiglio Economico, -espressione delle masse popolari di cui continuavano a far parte, sono stati assorbiti ,dalla Generalita (almeno costituzionalmente), vedendosi ridotto il se– condo a una missione consultiva, ·che, efficace ora, potrebbe diventare pura1nente decorativa al primo cambio .di vento. Sul piano nazionale poi, la propo– sta ·della C.N.T. d'istituire un Consiglio Nazionale cli Difesa, -che permettesse alle organizzazioni sin– dacali ,esercitare un controllo sull'andamento della guerra, proposta che fu trovata ragionevole da mol– tissimi socia1isti. fu sistematicamente osteggiata dal Governo cenirale. Questo, alla vigilia dell'arrivo del nemico al Manzanares, si limit6 ad aprir·e alla C.N.T. le porte di alcuni ministeri. Sono cosi entrati a formar parte del Governo Juau Peir6, M. L6pez. Garcia Oliver e Federica Montseny ,e non ci si de– vono sentire molto comodi. Necessita non ha leggi, ed il fascismo é alle porte. Ma viene questa neces– sita dalla realta delle -cose? Il .prnblema é fonda– mentale, non tanto pel' le nostre ide-e, quanto per la nostra tattica, e .s'é fatto in q.uest'ultimo m·ese quasi angoscioso. Io -credo che possiamo :Serenamente .rispondere: no. Con lo spirito di larga tolleranza di cui gli anar– chici han dato prova, gli ostacoli alla lorn opera costruttiva, non solo in -senso comunista, ma anche in senso libertario, non possono venir loro dalle masse. Vengono in parte, si, dalla realta .stessa, che é sempre un osso duro da rodere, ma, in ogni modo, si rode meglio cosi. che con .sistemi autoritari. Per6 sopratutto vengono (ed era fatale) dalle altre forze che sono in giuoco e che bisogna rispettare, sacrificando il proprio lavoro, il proprio orgoglio e a volte, in parte, le proprie idee - an,che se, come in Catalogna, ,si é i più forti - per evitare il male peggiore della discordia, ·che condurrebbe alla scon– fitta di fronte al fascismo. Di questo senso- cli re– sponsabilita degli anarchici gli altri approfittano, ed é forse umano. Non pot•endo annullarli, cercano di trascinarli nel campo .autoritario. La maggior parte cli loro purtroppo ,crederanno senza dubbiO di ser– vire la Rivoluzione. Si sbagliano terribilmente. Ma non ci riusciranno, se non accidentalm•ente e nelle forme. E' interessante, a questo proposito, leggere quanto scrive nel "Risveglio" del 31 ottobre Luigi Bertoni, di ritorno dalla Spagna: "Oggi i compagni nostri hanno purtroppo dovuto -Cedere ad un vero ricatto. Si é detto loro che Madrid non vuol dare tutto qu,e.L_chepu6 ecl é assolutamente indispensabile alla vit,toria, perché si pretende che la Catalogna, oltre al governo regolare, .se ne é dato uno itT€golare. Come non cedere e vedersi cosi attribuita la respon– sabilita d'un'ev·entuale disfatta? Ma é falso il 1ire– t0ndere che riconoscerebbero ,cosi d'essere nell'er– rore.. Gli anarchici non pote van-o, resistendo a tutte le pressioni che venivano loro fatte, co1Tere il 1·ischio d'una lotta intestina, .spezzando un'unione che, se é più necessaria agli altri, non cessa dal– J"esSerlo anche a loro•·. Queste larghissime concessioni sono dunque state fatte dagli anarchici. non in omaggio alle esigenze della ricostruzione socinle (con ,questo riconoscereb– bero d'essere nell'errore .. seconùo il desiderio di certi socialisti e di tutti i comunisti), ma ubbidendo al– l'imperiosa necessita della concordia, che cessera col cessare della guerra. Allo stesso motivo e alla neèessita di vigilare affinché l'interesse supremo della guerra 11011 fosse 1subordinato a quello delle supremazie di partito, ubbidisce senza dubbio il loro ingresso nel governo cli Nlaclricl, posteriore all'articolo di Bertoni. STUDI SOCIALI Consci del turbamento che la loro pos1z10ne pu6 .suscitare .fra i compagni all'estero, -essi ci rispon– dono, dalle colonne dell"'Espagne antifasciste" (28 ottobre): "Noi non ci pieghiamo. Noi manteniamo la clari– videnza i3 la coscienza n-etta della situazione. Noi manteniamo l'occhio vigilante sui partiti politici e sulla loro funzione attuale . .Siamo obbligati, in que– sto momento, a tollerarli. Ren<letevi conto d·ell'im– .mensa complessita della situazione. . . Anzi tutto, e ad ogni costo, bisogna vincere il fas-cismo, poten– temente armato e sostenuto da tutti i paesi capita– listi e fascisti. In questa lotta la -collaborazione dei partiti di sinistra ci é imposta. Noi non ·possiamo respingerli, in Spagna, in piena battaglia, .sotto la minaccia di perdere la guerra.. Certamente, più tardi, dovremo far fronte ai nostri allea,ti d'oggi, se cer– cheranno di combatterci. Lo sappiamo, ci preparia– mo. Ma non perdìamo la fiducia nella nostra forza, nella potenza delle masse di lavoratori che sono con noi, con le nostre idee, -con l'opera nostra. Que– st'opera, d'altra parte, é in pieno sviluppo, malgrado i nostri contatti con i partiti politici. Nessuna PO· tenza ·al mondo - una volta sconfitto il fascismo - la potra distruggere, ne siamo .sicuri. Abbiate fi- -dùcia in noi. Non siamo che all'inizio del nostro lavoro. E' impossibile giudicarl o nella 1situazione attuale ... Slolo dopo la vittoria s.ul fascismo, quando ci trov-eremo faccia .a faccia -coi nostri alleati d'oggi, potrete a•pprezzare e giudicare la nostra attitudine, ia nostra azione la nostra opera." Questo sacrifi~io doloroso che l'anarchismo spa– gnolo, con piena coscienza,-compie pe~· conservare l'unita rivoluzionaria, é certamente pencoloso. Sono -concessioni che poi é difficilissimo ritirare. E' questo il rischio principale, grav.e, ma non insormontabile. Ce ne sarebbe poi un altro, ed é l'influenza corrut– trice del potere politico. E' certamente più difficile uscire intatti da un ministero, ,che da una trincea in prima linea. Pure noi abbiamo una fiducia co~pleta in questi compagni nostri, che sanno tutte le tnncee, ed han dimostrato di saper sacrificare tutto, fuorch~ la coscienza. Ma il problema é più ampio; non é d1 uomini, ma di masse e d'idee. E questo ci. rende, se •é possibile, ancor più sicuri per quel che nguarda l'avvenire dell'anarchismo spagnolo, :se si vince la guerra. rrra noi (ed é la nostra forza) le masse non si :muovono dietro i capi, ma sotto l'impulso d'idee liberamente accettate e pensate. E' probabilmente per questo che a noi é più dif[icile eh~ agli altri - per ora - mettere insieme vere mass.e. Pure in Spagna ci siamo riusciti. E queste masse, com· poste d'individui pensanti, non desiderano affatto d'ubbidire acl un gov.erno, anche fatto di loro rap– presentanti, ma solo ad accordi presi direttan1ent~ nelle loro assemblee. Se han deciso di mandare dei delegati al gabinetto di •Largo -Caballer(l, vuol dire che l'han trovato necessario, ma ci6 non fa si che la loro ubbidienza yada oltre i limiti della loro li– bera decisione. Se ;uno <legli orientatori devia é immediatamente messo da •parte (vedi il caso di Pestafi.a). JiJ' per questo che i vari partiti politici non possono sperare di far mai della C.N.T. :in~ loro 1nassa di 1nanovra, malgrado le sue concess1on1 attuali. Ed é per questo che tali concessioni hanno un valore pili. di forma che di sostanza. - Se larghi strati del proletariato iberico sono ani– mati da questo fecondo spirito d'indipendenza, ci6 si deve all'opera perseverante della propaganda a· narchica, più che all'indole speciale del popolo spa– gnolo, che molti giudicano libertario per istinto. Sia come voglia essere, ora é certo che in Spagna Ja gelosa cura dell'indipendenza individuale trova il suo necessario complemento nella tendenza a un'organiz– zazione socialista della vita economica. La pretesa con-traddizione fra i <lue principi - comunismo e libertà individuale - era arrivata ad essere quasi un incubo per alcuni, dopo l'esperienza russa. Possa la Spagna aprir loro gli occhi! E ci riuscirA, se le piccole manovre dei partiti autoritari e l'influenza della Russia (che aumenta in lei in ragione diretta dell'appoggio che •questa nazione comincia a pre– starle), non gliel'impediscono. Si parla molto, a proposito della •Spagna, di lotta di cla,sse. Indubbiamente i generali, i falangisti e i preti difendono in questa guerra i loro interessi di classe. Ma se giudichiamo l'eroica resistenza popo– lare, l'applicazione semplicista della teoria di Mar;< appare del tutto insufficente a spiegarla. Il milite che, ,quasi inerme, si getta come un leone contro i poderosi cannoni di Franco, vede nel fa– .sci-smo, prima ancora che il suo nemico di classe, il nemico della liberta che gli é sacra e che gli da il pane materiale e spirituale. -A Irùn e a Ma– drid, a Oviedo e a Huesca, il milite si sente, prima cll e proletario, nomo. L'abolizione delle classi si pn6, si deve produrre, per lo meno nello spirito, com·3 fenomeno contemporaneo all'esplosione rivoluziona• ria, e non in ,seguito a un'evoluzione statale. Lo Stato tende, malgrado le 1nigliori intenzioni, a rico– stituire le classi che la rivoluzione abolisce. E tanto pili questo avviene, quanto pi·ù il potere é assoluto. La recente storia russa ne é una prova, e l'orienta– zione dominante ora in Spagna la controprova. In mezzo agli orrori della guerra ed al fervore della ricostruzione, sorge l'uman~simo rivoluzionario. Le nubi pi(i minacciose s'addensano su questo mondo nuovo, ancor cosi fragile, eppure gonfio di tanta forza, che la parola "Spagna,i basta a far tre– mare <li terrfft'e le tirannie capitaliste che dominano in quasi tutti gli altri paesi. Le poderose forze del– l'oro sono disposte a tutto per spegnere quest'im– mensa luce. Ma i lavoratori di Spagna son disposti a morire per il loro ideale, per difendere ci6 che essi stessi van creando. E non si schiaccia cosi fa• cilmente chi porta in sé il futuro e per quel futuro é tlisposto a lllOl'il'e. LUCIA FERRAR!. 6 LI ERO I Uno degli aspetti piu commoventi e si– gnificativi dell'epopea spagnola é l'accor– rere, ·sempre piu numeroso a misura che s'aggravano le circostanze, dei proscritti antifasci-sti delle piu varie nazionalita sui diversi fronti della peniso,la. L'emigrazione italiana é stata forse la prima a organiz– zare squadre di volontari. Gli anarchici vi hanno portato un contributo considerevole, preponderante sul fronte di Huesca. Chissa quanti lettori di questa rivista vestono o,ggi la tuta del milite! Chissa quanti han ver– sato gia il loro sangue! Pure, in questo momento supremo, di fronte alla morte eroica di migliaia e mi– gliaia di titani, il nostro cuore si rifiuta a far distinzioni di nazio,nalita e di tendenze. Quell'unita rivoluzionaria, ch'é necessa– riamente condizionata e temporanea nel mondo dei vivi che lottano, si fa sacra e indissolubile nella morte. Tutti, gettando superbamente la loro vita attraverso il cammino del fascismo, han parlato lo stes– so linguaggio: Centrone e De Rosa, Ange– loni ed Ascaso, Isaac Puente e Viezzoli, Durrutti e· Barberis, ,Federico Garcia Lorca e il contadino, analfabeta ed anonimo che scende sottoterra senza necrologie. Alla grande parola che il piu oscuro di tutti loro ha lanciato, al mondo, che rispo– sta ha dato, che risposta dara il proleta– riato mondiale? Voglio chiudere questa nota con le parole ferme, che ho trovate per caso nella lettera sgrammaticata (pubblicata da "Tierra y Libertad") con cui i contadini d'un picco·lo paese di Spagna, chiedendo macchine agricole, offrivano alla Rivolu– zione fin l'ultimo chicco di grano, fin l'ul– tima goccia di sangue: "Chi ha dato tutto, meno la vita, non ha dato niente". L. :F. CarloCattaneo, Federalista (Continuazione e fine, vedi numero precedente) Il 184S segna un più completo e più audace indi– rizzo del pensiero del Cattaneo. La sua sfiducia nel– l'azione popolare .si é ricreduta, tanto ch'egli trova accenti commossi per nanare le epiche gesta delle Cinque Giornate, sentendo in quella storia vissuta "non solo la materia d'una istoria; ma quasi un va– sto poema". Nel 1850 egli riconosce il valore della propaganda dei mazziniani, cosi eclettica e confusa, ma cos"i dinamica nella .sua s11ggestività. "Adopera– rono fogli clandestiri.i e i pubblici, i canti, gli evviva a Pio IX, il sasso di Balilla, le catene di Pisa. Ado• perarono i panni funebri delle chiese e i panni gai delle veglie festive: assortirono in tricolore le rose e le camelie, gli ombrelli e le lanterne; trassero fuo– ri il cappello calabrese e il giustacuore cli velluto: il ,essillo della nazione e quello delle cento sue cittA.". "Essi accesero di vetta in velta lungo l' Ap– Pt'nnino le fiamme del dicembre; essi congregarono sulla fossa di Ferruccio i montanari della 'l'oscana: essi domarono coi fieri ap1>lausi dei trasteverini le ritrose voglie del Pontefice". E concludeva: "Ii po– polo poteva fare: voleva fare; ma senz'essi non a– veva fatto. Per essi ora é certo che l'Italia sa e pu6 fare". Dopo la prova del 1848, Cattaneo non -sperava né dc:sidorava più la soluzione federale austro-lon1barda: 11 -Lombardo-Veneto doveva. a suo parera, staccarsi act ogni costo ed interamente dall'Impero austriaco. Nelle considerazioni al I vol. dell'Archivio Triennale egli scrive: ''QuE:ll'Anstria federale che aveva. potuto nello stesso tempo governare le Fiandre col consiglio di vescovi intolleranti, e Milano con r1uello di audaci pensatori, e regnare in Ungheria col libero voto di genti annate, erasi estinta con Maria Teresa. Già con Giuseppe di Lorena erano tese d'ogni parte le stringhe dell'antica centralitft.. Per farsi stretta– mente una, l'Austria doveva preferire una lingua fra dieci: elevare a dominio una minoranza: config– gere sul ·letto cli Procnste tutte le altre nazioni". Da allora - faceva presente il Cattaneo - co– minciò la sua decadenza materiale e morale: le fi– nanze vacillav~no sotto il peso dell'esercito staniiale. unico vincolo ·:.ra i ".'ari ì)opoli e da quella sola assemblea che chiamava i rappresentant~· delle varie

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