Studi Sociali - VII - n. 3 serie II - 15 agosto 1936

6 S'J'UUf SOl:L\.Ll ---------------------------------- sciente e coerente. le elezioni cosi dette "politiche" non sono p'olitiche affatto. Esse, infatti, non possono risolvere il suo problema politico, la cui soluzione non dipende dalle stesse e dai loro risultati, ma esclusivamente dall'azione diretta rivoluzionaria. ln attesa di questa. dalle elezioni dipendono per6 molte conseguenze pratiche. che - ripeto ri.ncora una volta - sarebbe stoltezza ignorare e follia, o viltA nel senso dantesco, trascurare una volta riconosciutane l'importanza. Ma. conseguenz-e pratiche. che, per il rivoluziona– rio. sono anch'esse fuori del campo veramente poli– tico altrettanto di quelle che deriverebbero dalla buona o cattiva scelta degli amministratori cli una. cooperativa. E a determina1·e le quali egli pu6 quindi valersi del voto senza cessare di considerarlo un'ar– ,ma assolutamente inetta a risolvere il suo problema .politico. Non é affatto vero, infine, che, dal momento che si deve essere rappresentati, non .si possa esser rap– presentati bene se non dai propri correligionari. Indipendentemente da ogni criterio di competenza - ,che non ha qui ragione di essere invocato - quando la rappresentanza implica determinate re– sponsabilttA é spesso assai meglio che essa sia as– sunta da chi tali responsabilità non ci fa condivi• dere. La plutocrazia. che ha un'esperienza ed una abi– lita politica assai maggiore di quelle delle conenti rivoluzionarie, ci da l'esempio caratteristico di un estremo riserbo nell'esigere rappresentanze dirette. n numero dei banchiei-i o dei capitani d'industria che ,siedono nei parlamenti dei paesi capitalisti o fan parte <lei loro governi, é di nna esiguita. -&into– matica. E ci6 non vieta certo alla plutocrazia di ottenere da parlamenti e da governi ci6 che essa vuole. Si pu6 anzi dire che tanto più vera ed effi– cace é la sua azione quanto meno visibili e diretti sono i legami che essa inantiene coi ,rari pot~ri. f deputati e i ministri che appartengono alla sua ca– tegoria o sono palesemente suoi "uomini di paglia", 1u.ettenclo in a1larme l'opinione pubblica e scoprendo il suo giuoco, le riescono assai meno utili che non dei rappresentanti cosi indiretti da esser diç'.icil– n,ente scoperti per tali. Ed un altro esempio. ancor più convincente, ci é dato dalla Chiesa Cattolica. La quale - salvo enori occasionali che le son costati e le co.steran caro - ha sempre evitato di legarsi ad un qualunque partito o governo. Mi sia permesso citare, a questo proposito, un caso recentissimo e che mi sembra assai interessante. L'anno sco1·so, in Brasile, vi furono le elezioni per la Costituente, compito della quale, come il nome 1 6 inùica, era quello di fornire al paese una nuova -ostiluzione. Due punti stavano sommamente a cuo- - a, Ila __ Ch!,\lsa:-l'eM.)pstone_,l!_~l divorzio._ (cioé. la ronsac,:azidnè"tegistafiva del matl·in1onio-sacramento) ,~ l'aclozioue dell'insegnamento religioso. Per jl pri– mo punto si trattava di mantenere, possibilme11le rafforzandole con una affermazione di princinio. lt! disposizioni della costituzione precedente. Per il se• condo di trasformarle raclicalmenlc. J~ la hattai:;-lia si a11nunziava aspra. percllé tanto la laicitù dcll'i11• segnamenlo, 1prn11lo il divorzio avevano valorosi tli– fensori. La tattica astensionista - un "non expeclit" -- 3.\.Tebbe avuto come conseguenza certa il risultato contrario a quello dalla. Chiesa desiderato. La tattica elciionista. con rappresentanti propri e diretti, avrebbe forse raggiunto lo sco110. 1\'la la creazione di un partito cattolico avrebbe portato C:Jn se una serie di responsabilit8. che la Chiesa voleva 1>ruclentemento evitare e l'avrebbe trascinata in un terreno che essa giudica infido e pericoloso. Con saggezza grande essa scelse quindi la terza via: q11el1a i.la mc proposta ·ai l'ivoluzionari. Si ri– dichiar6 estranea. alla politica. e alle clivisio11i 1>arti– tarie. Non avanzo candidati propri né perse tempo e denaro in propaganda elettorale. Ma annunzi6 che i cattolici, conservando piena Jiberta di scelta tra i :molti i}tdubbiamente favorevoli. avrebbero negato il loro voto - in ossequio ai loro principi religiosi e alle istruzioni delle giunte diocesane - a quei can– didati i (Juali non avessero garantito per iscritto che, una volta elelti, si sarebbero opposti alla arl,1- zione ciel divorzio, e avrehhero ricbiesto l'insegna– mento religioso. Premul'osa cli assicurarsi i voti cattolici, l"eno1·mo maggioranza dei candidati - di tutte le etichette politiche - si affrett6 a rilasciare la dichiarazione 1•ichiesta. I pochi cbe non lo fecero restarono con re loro idee, ma perdettero il seggio ambito. E il divorzio fu escluso e l'insegnamento religioso fu approvato. E la Chiesa ha avulo tutto ci6 che vo– leva senza assumersi la minima respousallilità J)CI' tutte 1e altre disposizioni costituzionali, senza le. garsi ai trionfatori del momento. senza attrarsi ne– mici diretti in seguito -alle competizioni elettorali, senza spese e disturbi di propaganda e, sopratutto, senza tradire il suo principio di estraneità dalle lot• te politiche. Or tal principio della Chiesa 1>u6 essere logica- 1nente equiparato a quello che impedisce ai rivolu– Zionari di partecipare, in buona fede e senza ri– nunzie, all'attivitU parlam,entare. I rivoluzionari po• trebbero quindi adottare serenamente la tattica a– dottata dalla Chiesa. Probabilmente con lo stesso successo. LIBERO BATTISTELLI. La discussione sull'astensionismo é, fra ..noi, tut– t'altro che nuova. Sembrava anzi che, dopo le con• troversie con Saverio Merlino, la (Jnestione fosse esaurita e non ci fosse pili niente da dire su que– st'argomento. L'incidente delle elezioni spagnole l'ha fatto tornare d'attualita nel nostro campo, per6 la realtà nuont cbe ci si presenta non sposta HHatt:> i termini del problema e ci é permesso oggi rispo11- ·dere a Rattistelli con lo stesse parole con cui g-li si sarebbe potuto riSL>01Hlere un anno fa. quando ar– riv6 quest'articolo, o anche dieci anni fa. Con la differenza che ora il parlamentarismo é assai più -screditato d'allora e c1ufncli questa. discussione. che paradossalmente é divenuta fra noi quasi scottantP. ha ancora meno ragion d'essere. Battistelli mi risparmia i tre qnal'li del mfo ragio– namento. sostenendo, come noi sosteniamo. e con ottime ragioni. che per dei rivoluzionari é un as– lrnrdo sedere in parlamento al fianco dei riformisti e dei conservatori. Per6 quando, con argomenti in– gegnosi, raccomanda. loro (e quindi anche a noi) 'di votare per i riformisti più avanzati, non vecle .:che il dare il voto implica, per chi sostiene l'azione ,diretta e combatte lo Stato, la ,stessa contraddizione che riceverlo. I fatti son venuti a confermare c1uel -che gli anarchici llan sempre detto: lo Stato ed i suoi organi tendono s0mJ>re a reprimere, mai a lihe- 1rare; e quando non adempiono bene questa mis– sione, le forze reazionarie glie.la impongono con ·mezzi violenti a cui il sistema parlamentare é im– potente a resistere per la. sua stessa natura. ~ allora si ricasca neH'azione uiretta che rimane, oggi più di ieri. il solo strumento <lella lotta rivoluzio– naria. on vale quindi la pena cli valorizzare .colla nostra collabo1·azione un ingranaggio di quella mac– china statale che vogliamo distruggere, proprio quando quest'ingranaggio sta diventando inservibile. In nna cosa per6 sono d"accordo con Battistelli e 1n disaccordo con molti compagni che hanno• e– spresso recentemente le loro opinioni su questo pun– to: il presentare la propria candidatura alle elezioni politiche sarebbe per un anarchico una stridente contraddizione coi propri princJpi: il dare il voto 6 semplicem-ente u11 alto che non rientra nella tat– tica dell'anarchismo, come invece rientra in questa tattica la propaganda astensionista, che, general– mente, é <liretta ad indebolire la compagine dello Stato. Ora io ammetto benissimo che, i11 questo perio:lo cll transizione, ci possano essere delle eccezioni, cioé dei casi in cui la propaganda per l'astensione non possa aYere il risultato che noi ci proponiamo sem– p1·e ne11a nostra lotta antistatale; ed allora é cei:'ta– mente inopportuna. Sarebbe stata, inopportuna in febbraio in Spagna, dove, per i nostri fini. era indi– spensabile che il ripudio alla reazione fosse cla– moroso ed unanime com'é 'Stato. Di fronte a questa necessita. vitale poco ci interessa che i partiti della sinistra riformista, che tanto m,ale han fatto col loro legalismo incosciente e passatista alla causa del po– polo, abbiano profitta.lo, sul teneno elettorale ormai cosf poco important~ cli questo vero J)Je,biscito con- tro le destre. · Il compito degli anarchici uon era ostacolare la vittoria delle sinistre in quella guerra di carta. ma prepararsi e preparare il popolo per la vera e deci– siva battaglia, che é quella che ora si sta combat– tendo. Una vittoria elettorale delle forze reazionarie avrebbe messo il fascismo in ottima posizione .stra– tegica per soffocare l'iniziativa popolare più facil– mente e dil'ettamente di quanto possa fare ora ,(an– che se lo volesse come in passato l'ha voluto) l'at– tnale governo di Azafia. Questo non vuol di1·e che gli anarchici debbano rivedere la loro tattica1. e, 1nolto n1ieno. i loro principi. L'una e gli altri trovano negli avvenimenti. che non si .svolgono più ma pre– cipitano, Ja loro più esatta conferma. Le noslre cri– tiche alla democrazia parlamentare sono state ven1- mente profetiche. Una delle cause del trionfo del fascismo in tanti paesi é da ricercarsi proprio nalla fiducia che il popolo riponeva nelle errimere ,,it– torie elettorali. ~ da allora, la legalita., i parlamenti. i diritti dell'uomo, il pacifismo ufficiale. il rispetto ai trattati. tutti questi progressi apparenti della no• stra cosi detta civiltà. hanno rivelato sempre più brutalmente il loro carattere di paraventi ipoc-rili dietro cui le classi privilegiate han potuto nascon– dere la })l'epal'azione armata delle loro forze illegali finché non é venuto il momento di portarle alla luce. La condotta della Società delle Nazioni di fronte alla guena italo-etiopica, l'attitudine della tanto vantala democrazia britannica e del fiammante governo "popolare" francese, di fronte alla lotta ti• tanica che si svolge in Spagna. dimostrano con u– n'evidenza ormai bauale che il liberalismo parlarnen– tare é una fortezza di cartapesta dietro cui si mr. Bcondono i più l'eroci appetiti. Per caso. ora, in mezzo alla tempesta. il governo spagnolo é un3 strumento in 1nano del popolo. La sua intransigenza di fronte al nemico ci prova che, una volta tanto. il popolo lo controlla. non attraverso i1 parlamento, ma direttamente o con le anni in mano. ~ gli altri governi vedono in esso uu'eccezio11e, appunto l)erché fa quel che gli altri dicono di fare. cioé ese– guisce - per amore o per forza - ci6 che il po– polo vuole. EU é per questo che non l'appoggiano. Forse domani anche il governo spagnolo rientrera nella regola e tradir.%. Tutto dipende dalla pressione che .su di lui possano .seguitare ad esercitare le libere forze della strada. E per noi, si capisce, re• sta sempre il nemico ciel prossimo domani. In ogni modo l'esempio spagnolo dimostra anche ai ciechi che il popolo si difende solo 1 che i pro– clnttol'i armati costituiscono il migliore degli eser• citi. che un governo é tanto migliore quanto meno é governo. B presto tutti gli antifascisti dovranno convincersi - s1leriamo non a proprie spese - che la societa migliore. più libera e più sicura é proprio la societa. in cui il governo J1:on esiste. La conseguenza di tutto ci6 é che il sistema 1»n– lamentare non solo é dannoso 1 ma anche ha perso og·ni significato. Ora. se ha perso importanza il voto, l'ha penrn anche J>arallelamcnte (e dicendo questo penso 11011 tanto all'ni-ticolo di Rattiste1li quanto alle recenti ,discussio11i sull""Adunata.") la. J>ropaganda astensio• nlsta_ La. lotta contro il fascismo é ora questione <li vila o cli mol'te. Non bisogna attanlarsi su posizioni .superate. C" superate Hl>t>unt.o perché i fatti ci han dato fin lroppo ragione. li problema. principale f' quello della preparazione armata e dell'educazio11P della coscil'.'nza popolare uel senso dell'azione diret– ta. Un lavoro in questo senso costitnfsce la miglion• llropaganda .1stPn,sioni::;ta o. nei casi d'eccezione co– me quello di Spagna. In. miglior garanzia contro possibili deviazioni 1 >rodot.te da un nostro occasio– nale atteggiamento benevolo verso alcune di qnellP fol'~e che si preparano a combattersi sul terreno elettorale. Jl pericolo e la. deviazione non stannn nel fatto stesso dell'aJ)poggto. ma 11ell'importa11z·t che a qnnst'at>poggio si dà e nelle intenzioni con cui si J)l'esta. Quello che bisogna. sempre gelosa• mente conse1·vare é l'irHtipendenza d'azione. Quelli che non hisogna mai perdere di vista sono i no• stri principi antistatali. Bisogna fare ci6 che 1rnù contribuire. anche inclirettamente. al loro ti-ionfo ,.. combattere sem1ll'e ci6 che pu6 ostacolarlo. J~ I rn •1liti nemici bisogna scegliere il 11i(Jimmediato e J)C'· ricoloso, nuche se qualcuno dei nostri colpi pu6 gio– vare a.cl 1111avversario meno dil'etto che pu6 anclu• •essere un alleato occasionale. Berneri. nella. sua discussione con l"'Adunata". po• no il problema. clel voto sotto clne aspetti diversi. cosi lonta11i da. costituirf' adclirittm·a due problemi separati: il voto nella -società attuale e il sistema del referendu111. per conosce1·e il parere dei singoli .sulle varie questioni. nella societa futura. Questo -secondo punto 11011 ha quasi niente a che vedere col primo; pure é bene pal"larne Qui, perché pei– m,olti compagni le due cose si confondono in una Pd anche perché chiarire la pro1>ria opinione s11 quest'ultima questione pu6 far comprendere meglio le 1•agioni della tendenza astensionista. qua11do si tratta della società attuale. Gli ana.rchici sono contrari al sistema parlamen– tare. -perché vedono in ogni delegazione di poterP una rinuncia a quel diritto e dovere fondamentalr> dell'uomo che é la liberta. Il popolo sovrano sar[1 sempre un'espressione ipocrita, finché questa so– ,rranita. ora puramente convenzionale, sara. deleg-ata a una minoi-anza di persone che in realtà. diretta· mente o indirettamente. rappresentauo solo gJ'intP· rc>ssi dei privilegiati. Per6 l'avversione profonda a questa rinuncia rhe il popolo compie co11 la scheda ùlt;tlorale. non si deve contonclere con qnell'orrorP \·c1·so l'alto stesi:;o del :voto. a cui alcuni nnarchlc1, so110 al'l'ivati. direi, per analogia. In realh.\. in una aocietà libertaria sarà 11~~·es– sario che tutti i membri deJla comunitfi. e tallio più quelli che ci tengono ad essere liberi e a non subi,l·e 1w.ssiv;,1me11le i risultati delle iniziative al– trui. es1wimano il loro parere su moltissimi pro– hlemi cli carattere pratico e d'interesse C'omune. Orhene questo parere dovra essere espresso nell:1 111a11ien1più comoùa ed esaminato il più rapidam:rn– te possibile. Mi pare impossibile che si possa ot– tenere questo risultato prescindendo dalrimpi-:•go tiella. votazione. B cosi succederà anche per molte altre cose. Il libel'o accordo, la spontaneitfl. sonJ parole che hanno 1111 contenuto reale .solo se si hasano su un sistema che ne renda possibile l'attua– zione. l\'J. S.. rispondendo a Berneri uell"'Adunata". dice d1e l'unica. maniera d'esprimere la propria appro– vazione per un'iniziativa é cooperarvi attivamente. Ma tutta la vita. da quando l'uomo é passato dalla caverna a1la capanna, si é semp1·e basata sulla divi– sione del lavoro a seconda delle possibilita. ed atti• tndini. Ognuno <.li noi deve servirsi di tante cose alla cui elaborazione non pu6 cooperare. Orbene. il rinunciare a<l avere la nostra parte di diritto e di responsabilita in tutto quel campo dell'atth-it3 umana. che rimane ruori del nostro immediato radi:1 cì'azione costituisce un'abclicaziOne assai più graye cli quella che rimproveriamo oggi ad un elettore. In tuili i nostri progetti di ricostruzione futura il sistema del referendum e, diciamo pure, del voto (quando il voto non rappresenti clelega.zione di po– tere) é un sottinteso necessario, appunto per con– .tranestare il pericolo autoritario che sarebbe una conseguenza naturale dell'incontrollata, libera inizia• Uva di pochi nelle altivita d'interesse generale. Quest'ultima parte de1la mia nota non si riferisce naturalmente all'articolo dell'amico Battiste lii; co– minciando col rispondere a lui, ho finito co1 dire la mia opinione personale auche sulle questioni at'– fini che si sono dibattute in questi ultimi tempi s11 gran parte della nostra stampa. Questo mi rispar– miera di tornare in seguito sull'argomento. LUCE FABBRI. Ricordi111110 ·il dorae cli aiutare le vittime politiche! Ragioni cli: spa?io c'impedùcono di riprodurre appelli, circolari, resoconti, ecc. clir appaioiw in altri perioclià, diflusi fra compa~ y111·i ancor pi1i della -nostl'a rivista; ma ci6 é mw ragione di pifr per noi di raccomand.<we ai let– tori il compimento alacre e solerte 'elci sacro impry110 dr/la solicTa,11";Jfa dovuta da tu4ti ai cadul i nello lotta ecl alle loro famiglie.

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