Studi Sociali - anno VI - n. 37 - 16 gennaio 1935

-I SPUNTI CRITICI E POLEMICI ERRORI 01 APPLIOAZIONE CHE RENDONO STERILE UN METODO. - Una discussione interna che c'i11teressa 6 <1uella. che fa il compagno "Uno della Tl"ibù" nei n. 6, dell"ottobre u. s., in Lotte Sociali di Parigi sulle cause dei risultati poco posi– I i vi della _"li'ederazioue Anarchica. tra profughi ila• liaui" i11 Francia di cui ,quel periodico é l'espo- 11ente. o·accordo con l'autore che la causa più importante (secondo noi decisiva) ,é "lo stato d"impotenza·• cui i governi costringono i profughi, e il disagio eco– nomico e.Ile in parte ne deriva, non lo siamo per6 1101 ,·edere una cau:;a secondaTia, che impe'disca di r,.,-e anche quel poco che é possibile, nei fatto che ''1 compagni antiorganizzatori non risposero all'ap– pello. tranne pochi''; che cioé que3ti ultimi rima– Hero in generale fuori de ila - Fe·derazione ed o.stili .all'organizzazione. JI fatto in sé pu6 dispiacere a c,hi l'ede, come 11oi, possil>ile e necessaria un'orga– nizzazione anarchica; ma ci sembra 1>oco:;crio aspet– tarsi cbe facessel'o altrimenti i compagni che ero– dono il contrario. Quella dell'organizzazione é que.;tione pratica 01- tre cbe teorica; e i! dire agli antiorganizzatori: ·•i~ou ùevono esi'Stere più orga11 1 lzzatori ocl anti01·ga– nizzatol'i. ma solo anarchici'' e quindi ... organizza– te\'i con noi in feclerazione! é un Yero controsenso. Jn pratica. a no·t pn6 far comodo, perché l'organiz– zarci lispontle alle nostre tclee; ma ai compagni autior~auizzatori non pu6 non esser sembrato un e::;pediente per tirarli sopra un terreno contrario alle idee loro. F~d era logico che Yi si rifiutas~;ero, e noi non pos-eiamo che render ginstizia al loro spi– rito di coerenza. ,Sappiamo bene che i nostri amici non furono 111osS'i da volgare espedieutismo, bensi solo da una nobile e sincera. intenzione di una maggiore con– cordia anche coi compagni antiorgauizzatori. E' una Intenzione che. condividiamo completamente. ?via la. via scelta di una. organizzazione -abbracciante ,tutti era la meno indicata. L'organizzarsi spettava solo a quelli che potevano farlo in coerenza con le loro idee: e questi l'armo– nia con gli altri rlovevano cercarla, al di fuori del– l'organizzazione, attraverso iniziative diverse cui an– che gH altri polcsscro aclèrtre in coerenza con le idee proprie: e cl6 mantenendo relazioni fraterne con indil'idni, gnll)t)i e periodici di altre tendenze, P sopratulto evitando scrupolosamente atti e parole rltc potessero 1>rovoc.are altri dissensi che non fos– sero quelli sereni cli idee, o aprir la stura allo epi- 1·ito Jitig-ioso di chicehessia. Il voler federare tutti, invece. ci sembra abbia portato. per ora almeno, a \U\ ri ·nltato de.l tutto o ~ * * * A PROPOSITO DEGLI "ESPONENTI" ANAR· CHICI SPAGNUOLI. - I giornali com.unisti sono na i più acc.aniti 11cllo scagliarsi contro le orga- 11:zzazioni di tendenza anarcMca che in Spagna uon aderirono ufficiaìmente all'ultimo movi1mento iusur- 1·ezknale di ·cola. ~on ce ne meravigliamo; anzi ci mc1avig-lieremmo clel conlrario. E la coJa non ci fa 11é c-aldo né freddo. Abbiamo detto ne.l numero si:::ors{) ci6 che sap- 11Jamo e. 1>ensiamo dell'atteggiamento assunto dalle organizzaziloni nostre in Spagna di fronte agli avve– nimenti recenti; e torneremo a parlarne in separata. Becìe. Qui vogliamo solo dire due parole ai redat– tori della comunista Voce Operaia di Parigi, che nel n. 17 del 17 novembre u. s. parlavano cli un i:,reteso "tradimento degli eaponenti anarchici spa– gnuoli"', facendo ltlHl distinZ'ione del tutto cervellot– tica tra tali ''esponenti" ed i proletari anarchici cbc si sono battuti nelle Asturie. Se v•é nn paese cloYc tale distinzione fra espo– nenti e masse anarchiche é fuori luogo. desso é propi·!o la Spagna, dove i cosi detti esponenti ciel movimento noetro sono tutti operai autentici; ed i nou operai, che si contano sulle dita cli una mano, non sono esponenti cli nulla e sono i meno ascoltati. Quelli che possono consiJerarsi esponenti, sono modesti lavoratori quasi del tutto sconosciuti fuori del loro ambiente; ed agiscono non come capi d1e ordinano, ma come esecutori d'incarichi avuti e sono reco spontanea delle tendenze che si mani– festano intorno a loro. 1 Ci6 non impedisce, s'intende, eventuali loro er– rori. anche d'autoritarismo, ma allora il danno n'é limitato dal fatto che mancano loro la notorieta ed il prestigio speciale dei "capi"; e la massa dei compagni simpatizzanti conUuua a fare a modo suo. Manca cioé :oro la possibilita pratica cli "tra– -clire"' nel senso inteso dal periodico comunrista. 1l quale non deve ignorare, del resto, che non pochi di cotali "esponenti'' sono morti con le armi In pugno nelle Asturie e altrove; e gli alt~i popolano le galere i-bericlle. Ma che in realtà quelll di "Voce Operaia" parlino per partito prooo e di cose che non sanno, lo dimostra che, di tutti gli anarchici 8pagnuoli, nomi– nano come "esponenti'' e "traditori" solo il Pestaila ed il Floreas, dei quali il secondo neppur sappia:mo chi sia, ed il primo gic:i da gran tempo nou é più anarchico, combatte gli anarcbioi con asprezza, ne é combattuto con pari accanimento e non ha niente a che fare col movimenlo nostro. * I * * I LO STATALISMO E' UNA MALATTIA SOCIALE 'S'l'UUI SOCIALJ E NON UN RIMEDIO. - Poi" quasi cinquant'anni, polenuzzanclo con gli anarchici, i socialh-;ti (a co– minciare da Marx cd J~nge~s), han sempre prote– stato rontro l'ace.usa di "statalismo'' che i primi ri\·olgevano ai secondi. E infatti per molto tempo lo ::;tatalismo fu piuttosto una tendenza inconscia, che s'infiltra va nel a-0cialismo attraYerso la tattica •oppol'l111iista, e non un proposito deliberato. Oggi non é più cosi. Lo statalisnu> é diventato pei socialisti. democratici e bolscevichi, uua specie di articolo di fede". Si discute se esso deve e:,sere più o meno assolutista, pili o meno democratico; ma il fine é su per giù lu stesso: accentramento nello Stato di tutti i tlùtt•ri e [unzioui dell'econo– mia e clella politica. Leggere, in proposito. l'arti– colo ;'La Polemica sullo 8tat3li:;mo" firmato "Ar,3'' nt: Il Nuovo Avanti di Parigi. n. 45 del 17 novem– bre u. s. "Lo Stato é uno strumento di altissima efricienza per favorire ouella formazione della societa socia– lista elle tlovrti ('S80re ruggiuuta per gradi e per tappe•· ... ''Lo Stato 11eutn1!c fu t·espres·sionc ciel liberalismo, mentre Io Htatalismo san'i quella del soC'ialismo'' ... Secondo ''Ar:;.'' i11somma 1 in sociali– smo. 11011 ro,;teranno più agli individui e gruppi dello aociet{1 neppure quelle magro e stremeuzite garan– zie di liberta o cli autonomia che ancora consentiva loro la equivoca e l'ormale neulralltil cte!lo Stato liberale. Vero é che "A1·s." dice doversi ''la necessita. coi– lettiva coutcm11erare con la liùerta. inclividuale" e l'eqnilibrio fra. runa e l'altra ottenersi cla.Ua "pre:;– sione di impulsi dalla peri-feria sul centro-statal:– smo··. Ma, - a. parte il iS-Olito orrore di credere che lo Stato possa rappresentare la necessita col– lettiva, mcnlre in realtà rappresenta. solo l'interesHo della casta goVernaute. - come non vedere che l'onnipotenza cle!lo Stato, col 11rivilegio del potere armato e in più tlel potere economico. fatalmente renderà nulla. ogni opposizione o im1H1h;o clalla peri– feria disarmala e nullatenente"! Dal fatto poi che lo Sta-lo ,;ia, come vuole ",Ars:·. "creato dalle masse (cioé con le elezioni, attraverso cui la volontù popolare filtra cosi inquinata!) nasce un·attra fallace illusione, che cade non a1lpeiut io Stato é formato e si sente ro,·te; <1nando cioé pu6 infischiarsi elci suoi mandatari ed imporre ad essi I~ sua yolont<i. Allora si rivola per ci6 che Yera– mente é: non uno strumento di liberazione, ma un tiranno, un bubbone che bisogna estirpare n. qua– luuque costo e non appena se ne abbia la. forza. * * * CONSOLAZIONI SETTARIE. -Un com1iagno, che ha 1)otuto passare qnalchr mese in Italia o ritor• -nn-ttr--att'"e-sterb, ~ 1tt--r cln,le 1:1. 11n gi . · · · nostra le impressioni del suo ·viaggio hnprontal9 arl un forte pessimismo. Senza esserne sicuri. ere~ ùiamo di aver capito <•hi sia quel compagno. cl1 serieta. indisc·utihilc. CiO ,-he scrive va dunqu~ t~: nulo nel dovulo conto, - senza peraltro lasc:iarst im1nesslonare troppo né e·c01 1 aggiare cla iquello che egli dir.e, poi<'hé (orzala.mento egli. ha Yis~o so.I~ cmalche aspetto della vita italiana, lll stretti linut 1 ci! tempo e cli luogo: e circostanze speciali possono 8 vergli nascosto pro1>rio quelle cose che potrebbe:o climinuire le ragioni del suo pes-3i•roismo e autoriz- zare al contrario non poche speranze. . 1n ogni modo, se anche tutto il Yero. ~ella s1.lua– zione ch'egli ha dec.:.C'ritto rosse una venta. geneiale. e non soltanto localizzata e apparente. nessun anti– rasci'sta e rivoluzionario potrebbe rallegrarsene. In– vece pare che ci6 abbia ratto piacere alla comu– nista Azione Popolare cli Parigi (n. 1 del 24_ no– vembre u. s.), la quale tulta gongolante ne n1~ub~ b~ica sotto il titolo '"Confessioni'' questa frase: "No_1 ar~archici. in Italia, 11011diremo solamente_ come ~01- z~ cli opposizione, ma anehe come forza 1deolog1ea. non contiamo quasi nulla''. . La frase, eia sola, dice mollo PO?O eri é_ dtscu– tibile specie nell'affermazione che gh anarch1c1 cou· lino 'nulla "come forza ideologica". Come ~>otreb_be essere cliverswmente in un pae-se dove é unpedito a forza di parlare e scrivere liberamente? dove de– gli scritti anarchici. non potre_bbero essere stan~– pati, né circolare. ne esser letti? !Se anche un fe1· mento ideolog-ico a tendenze ama1·chiche esiste. deve essere cosi clandestino che non ha certo 1>otuto individuarlo un compagno Yenuto dall'estero e trat– tenutosi per poco tempo, immaginiamo, in una o aue localita. Ma noi yogliamo dare un piccolo cUspiacer~ arl "Azione Popolare·· riferendogli questa frase clt un compagno. che ci scriveva dal centro dell'Ital!a u,~ snno fa: "Non c'é cla. disperare. Se vedess_1 q~tan\1 giovani. ouasi ragazzi, vengono alle. nosti_e ~de~: Es--si possono fare e fanno più cli noi, anziani prn conosciuti e sorvegliati. Peccato che la mancanza assoluta di mezzi propri li costringe troppo ~pes-:,o a. confonclerE' la lor~ ~tti~it{1.. ~'O.n ~uella ~1 -~~.tn movimeHli con :11agg10n d1spo111b1lita mate11all - ANCORA INTORNO ALLE ILLUSIONI DELLO STATALISMO. - Ci6 che dicevamo più sopra ul "Nuovo Avanti'· intorno a questo argomento ci vie• nP <'Ont'ermato da qualche dichiarazione clel socia– lista E. Modigliani. ora in giro di propaganda negli Stai i Uniti. ,Secondo La Stampa Libera di New York. n. ~"2 del 30 novembre n. s. a un comizio [atto al ~•10 arrivo col{,. egli avrebbe accennato al nuovo ''Oe:11·· degli stati Unili (i1tlervento statale nen·e– couomia, che rol."l ora si sta sperimentandoL ne· gaudo ch·eS'so :,;ia uu pa.880 verso il fa!:iciS-mo e pre– ,•edendo, al contn1rio, che ··attraverso il graduale i:;viluppo di 1111 1>ote11te movimento operaio nel pat-• se, il logico risultato del Nuovo J>eal portcr{1 gli Stati Uniti verso il soci-alismo e noli verso il fa• 8CiS•,110" Nou trnre a i\1odig;liai1i che bisogni essere molto cauti iu m•ofezic del genere? Jn realtfr il Nuovo Deal uon é che una misura strettamente capitali– stica. in difesa del capitali-:;mo nazionale, la quale aumenta enormemente i poteri dello Stato; e in rrucsto senso, senza e.::Jsere rascismo vero e proprio, eonverge Yer:-m unu dei principali scopi del fasci– smo, ,·he (' appunto il maggiore statalh:1mo po3si– hile in seuso plutocratico, imperialista e naziona– lista. fn ogni modo. anche so pn6 darsi (e noi cc l'au– guriamo con Modigliani, senza per6 esserne sicuri come lui) che lo Htatalismo attuale nord-americano non arrivi al fa:;c·i.;;mo ti110 Italia. Germania ed Au– stria. - il l"a.:;cismo é uno statalismo, ma non scm– nre e non tut Lo lo :--tatalismo é fasciRta. - soun ancor p\(1 sicure dnC" cose: che- solo in [orza del– l'oppoaizione energica del popolo si JHH) sperare c:he Io Statalismo non sl>occhi nel fascismo; C"che i,L ogni caso qualsiasi sta.talismo non pu6 giovare al socia!ismo. 1 u(• csscrC" nn pas...;o ve1·so cli lui, in n~ssun moùo. Al contrario. l'aumento del POterè clello-Slato .. Stil terreno economico. se pu6 servire al capitalisim1..1 per ri-solvere la sua. crisi e .sbanarc il pa-sso al $0-Cia.lismo senza l'iconere al taacismo, 1·epntato forse ancora troppo ,•ostoso. é sempre e sopratutto antisocialista; nd anche quauclo non é [a.scista, non per questo pu6 osser mai seriamentP ·anti[ar,--ci8tn. Anzi. non pu6 che facilitare e abbreviare il pas:;ag– gio ad nn regime fascista, non appena il capitali• smo ci tro,i il -sno tornaconto. CATILINA. -'lii La verita sulla morte di C. Agostinelli Noi siamo in debito (coi /lettori di un cenno sulla vita del nostro compian~o compagno Cesare Agosti– nelli, che mori in Ancona il 23 aprile 1933, ma della cui morte potemmo avere notizia in.diretta ~olo circa trn anno dopo. Chiediamo scusa se non l'abbiamo fatto ancora, malgrado ila promessa. Volevamo farlo In modo de- no di quell'eroe ignorato della nostra battaglia. dell'apostolo e combattente senza pari; ma le preoc cupazioni della vita militante giorno per giorno, ·piU assorbenti anche se cosi spesso d'argomento meno nobile, ed insieme il desiderio di ritrovare qualche documentazione che ci sembra indispensabile, ci hanno impedito di farlo fin qui. E nen lo facciamo neppure oggi, costretti a ri– mandare ancora il compimento di questo sacro do– vere. Abbiamo per6 fretta, fin da ora, di rettificare una triste voce che, sulla fine del nostro vecchio amico, era corsa insieme con la notizia della mor• te: \Che cloé egli fosse morto di fame e lasciato nell'abbandono dai compagni della sua citta . La voce era giunta, se non erriamo, ai compagni attraverso le informazioni giunte ad un altro ot– timo amico nostro, purtroppo anch'egli defunto un anno addietro. •Per le note orribili circostanze ita– liane, egli aveva forzatamente dovuto assumerle fra gente estranea al movimento nostro, che piU facil• mente potettero esser tratte in errore. Noi, all'apprendere quella voce cosi penosa per via indiretta, dubitammo subito della sua veracit3, e dicemmo a suo tempo il 1 perché. Pure, non avendo elementi sicuri per smentire una prima pubblica– zione non nostra, della cui buona fede intenzionale eravamo piU che certi, ci limitammo allora ad una doverosa riserva dubitativa, e nulla piQ. Pregammo, invece, chi era in grado di assumere migliori infor– mazioni, di farlo senza indugio. Non é facile, per6, né di breve momento infor– marsi in Italia sopra un fatto qualsiasi che inte– ressi gli anarchici ,ed i rivoluzionari. Per ci6, sol– tanto poco piQ di un mese fa 1potemmo avere notizie categoriche e sicure, di fonte diretta ed indiscuti– bile. Ed abbiamo avuto il piacere, pur sopra un argomento cosi doloroso come quello della morte d'un Uomo che abbiamo molto amato, di sentirci confermare che avevamo avuto ,pienamente ragione di mettere in dubbio quel parJicolar_e che tanto ci aveva angosciati. Cesare Agostinelli é morto di malattia, come si muore generalmente alla sua tarda eta, e non di fame. Quando mori egli aveva su di sé ancora 200 lire. E non é vero neppure che fosse rimasto ab– bandonato dai compagni anconetani, pochi o molti che siano, restati fedeli alle nostre idee, e restati altresf fino all'ultimo amici di Agostinelli, Che non potessero frequentarlo assiduamente., pu6 darsi, dato

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