Studi Sociali - VI - n. 1 serie II - 20 novembre 1935

Bisogna dare la voce e il c:Jl'aggio alle moltitu– dini mute ed inerti -che giA inchinano la schiena aspettando il masso che le s-chia<.cerA. Bisogna r'.id– drizzare quella schiena, bisogna rafforzare le volontà _perché si armino le mani. Ecco la miStSione dell.1 Come conobbi Ricordo il giorno in cui conobbi Errico Malatesta come quello della impr,essione pili forte ,della mia lontana giovinezza. Era l'aprile del 1897. L'Italia era uscita da circ·1 un anno da una di ,quelle bufere di reazione in cui ogni tanto, anche prima del fascismo, la Mon'3rchia dei Savoia, conservatrice e borgh-ese, cacciava i'l popolo italiano, non appena questo accenn3.va ad un risveglio che turbasse troppo le tranquille digestioni delle classi e <oaste dirigenti. Francesco Crispi, l'antico giacobino diventato mi– nistro ,e persecutore d'ogni idea nuova sotto la b-3.n– <liera ",di Dio, del Re e della Patria", aveva dovuto 1aeciare il governo sotto l'urto dell'indignazione po– polare, dopo 11 disfatta degli eserciti italiani m Abissinia. Mortificata la megalomania imperialista del monarca Umberto I e del suo ministro, si re– spirav:i, di nuovo per la penisola un p6 di li.berta. Il movimento idi riscossa proletaria rilnendeva la sua ascensione. Da quattro mesi usciva a Roma il primo quotidiano socialista it.3.liano, l'Avanti!; ed anche gli anarohici, scompigliati e ridotti al silenzio da la reazione fin ,dalla meta del 1894, avevano •cli nuovo un paio di periodici: L'Avvenire Socié:le a M ssina e 11 Nuovo Verbo a Parma. Molti compagni erano per6 ancora in prigione e 2. domicilio coatto, fra cui de' pili noti GaHeani, Mo– linari, Gavilli, Bin9.zzi, Di Sciullo, ecc., ,ed altri (Ma– latesta, Gori, Milano, ecc.) battevano le vie d-ell'e– silio. Ma reclute giovani erano scese in campo, so– stituenti anche non pochi •di coloro che, sotto le persecuzioni, avevano ceduto, scomparsi dal movi– mento, oppure passati nel campo socialista. Fra questi ultimi, uno idei più conosciuti, Sav.erio Mer– lino, uscito cli prigione, aveva -cominciato ad incitare pubblicamente gli anarchici ad accettare il metodo e e 01·a e e par amen re. Int:into qualcuno dei condannati e deportati ricu– perava la libertà, e qualche altro, come Pietro Cori, ritornava dall'estero. II 14 marzo •cli que'il'anno (1897) vedeva la luce in Ancona, capoluogo delle Marche dove gli an:u– chici erano stati sempre numerosissimi, un nuovo s-ettimanale, L'Agitazione che nel sottotitolo si de– nominava "periodico socialista-an:trchico". lo ero al– lora studente (cli legge all'Univer,sita, nella vicina cittél. di Macerata; avevo 19 anni ed ero pieno -cli entusiasmo per le id·ee an'.].rchiche, abbracciate fin dal 1893 e che mi erano gia costate qualche per– secuzione -della polizia, un piccolo processo e 11n po' di caTcere. Da Ancona i vecchi amici Recchioni, Agostinelli ,e 1 Smorti mi incitavano ,:i scrivere nel nuovo giornale, di cui mi avevano annunciato col– labora tare. Mi accinsi ad aderire al loro invito con un p6 di titubanza. Li lettura dei primi numeri del nuovo periodi"co mi aveva vivamente colpito. Era quello un giornale a95ai diverso e superiore per ,contenuto agli altri ·da me letti fino allora: scritto, compF!ato e stampato con ·cur3., aveva più il tono di una ri– vista che di un giornale. Vi ,collaborava, da Londra, Errico Malatesta. Sentivo confusamente la mia inferioritA intellet– tuale in confronto degli scritti che vi legg-evo, pieni di pensiero e anim·1ti -da uno spirito nuovo ed inso– lito, almeno per me ·che -conoscevo eolo la stampa anarchica degli ultimi tre o quattro anni. Scris3i e mandai un articolo teorico, il me.glia che ,3ape3si fare, dal titolo "Armonia n:iturale", in ,cui 3piegavo l'anarchia come una applicazione alle societA umane cl.elle leggi di natura per mezzo deJila scienza, che dalla neg3zione di Dio, secondo me, portava alla negazione di ogni autorità politica ed economica. Sopratutto mi appoggiavo, con citazioni, all'autorita intellettuale di Kropotkin e del filosofo italiano Giovanni Bovio. Francamente, - e chi non é slato giovane e non h1 commesso mai <li simili peecati di presunzione !·cagli la prima pietra, - credevo proprio :d'av·er ··~ritto un piccolo capolavoro! Invece ... il mio ar– ticolo non si pu'bblic6. Chiesi il ·perché; e gli amici di Ancona mi risposero che non erano ,d'accordo col mio scritto: lo avrebbero pubblic3to, se insistevo, con una loro nota polemica, ma mi pregavano pel momento di aspettare per non dare fino dal prin- STUDI SOCIALI parola in questo momento. L'unico grido eHicace contro la guerra é quello che invita alla rivoluzion0. LUCIA FERRARI. Errico Malatesta cipio ai lettori l'impressione cli un disaccordo in famiglia. M'invitavano, inoltre, ':\ r,ecarrni in An– cona per far quattro chiacchiere a viva vocaS. ,Cascai dalle nuvole! O perché non erano d'ac– cor,do con me quei compagni? 1 Scrissi loro poche righe, •dicendo che non valev·::i la p-ena per cosf poco di fare un viaggio; ma contemporaneamente scrissi anche, era la prima volta, a Malatesta a Londra (ne 13.vevo letto l'indirizzo nel giornale) esprimen– dogli tutta la mia meravigl!a che il perloolco, 1n cui anch'egli scriveva, di-ssentisse da una conce– zione dell'anarchia che mi pareva tanto giusta e completa. Malatesta ,non mi rispose; ma dopo pochi giorni Cesare Agostineilli torn6 a tScrivermi che an– dassi in Ancona, che gli amici mi volevano veder.a, che non si trattava solo ,del mio articolo, ecc. e mi mandav3. anche i pochi soldi occorrenti al breve viaggio, certo per impegnarmi piii fortemente a par– tire. Mi decisi, ,e in un pomeriggio di ,sabato, sottra.en – domi con uno stratagemma all'abituale sorve– glianza della polizia, presi il treno per !Ancona, ,giun– gen-dovi sull'imbrunire. Trovai Agoatinelli nella ,sua botteguccia, che allora teneva in fondo ~I Corso; ed egli, appena mi vide, c,hiuse la ,bottega e mi condusse con sé, per vie traverse, fino al lontano sobborgo Piano San Lazzaro. Quivi, giunti avanti un piccolo p·3.lazzo, apri con una chiave la porta d',entrata e in fondo a un corridoio mi fece salifle per una scala di legno in una specie di soffitta. M-entr,e salivo, sentii una voce a me ignota che chie-s.e: uChi é?" - "E' l'armonista", rispose Ago– stiuelli, certo rifer,endosi al mio articolo cestin'3to sull'armonia naturale. Affacciandomi in alto, vidi una piccola stanza. ·con un lettino da campo da un lat.. !h.un t.qvolo Rn cui arde"Ya u.n...lu.m a netr.olio, un paio di seggiole e, sulle seggiole, sul tavolo, sul }etto, per terra, una quantitA indescrivibi!le di carte, giornali (e libri in appa:rente disordine. Un uomo a me sconQ\Sciuto, cli piccola statura, con capelli neri e folti, mov,eva verso di m-e con le mani tese e i profondi occhi sorridenti. Agostinelli, 8'1lito dietro cri me, mi ,disse: "Ti presento Errlco Malatesta". Mentre Malatesta mi abbraeciava, io ero impie– trito dallo stupore e il cuore mi tumultuava ·dentro. Malatesta, 1<ia leggendario ~~lora, l'incubo di tutte le polizie di Europa, l"audace rivoluzionario, con– d.annato in Italia e altrove e profugo a Londra, era invece lf! L'impre-3sione mia, ,di giowine inesperto e pieno d'una fede quasi 1·e1igiosa, é più facile a immaginarla che a descriverla. "Come?" - òiss'egli ad A1<ostinelli - "non gli avevi detto niente?"; e poi, 1iberate le seggiole, ci ,sedemmo, mentre Ago– stinelli dopo pochi momenti se ne tornava fuori. Mi trovai subito con Mal-!tt-esta a completo mio agio, co,rne con 11n fratello ·maggior-e\ o con nn amico da igran tempo conosciuto, e direi con un pa-dre s'egli non apparisse cosi giovane come non avrei mai creduto, - aveva allora 44 anni ma ne dimostrava assai meno, - tanta era la sua arta– bilità semplice, di una fiamigliarita .di uguale con uguale. E cominci6 subito fra noi una conv,ersazione ani– mata, una discussione lunghissima, in s1>ecie sugli argoménti toccati dal mio articolo. /Riferirla sarebbe troppo ,lungo qui; del resto non <! difficile figurar– seh, almeno per chi conosce le idee di Malatesta e le altre, abbastanza -comuni fra molti anarchici, che io avevo esposte nello sc1·ftto mandato a L'Agi– tazione. Alle tre •dopo mezzanotte discutevano an– cora. Dormii 1lla meglio lf, in un giaciglio che Agostinelli (ritornato a portarci qualcosa da man– giare) lfni aveva improvvisato in un angolo. Alle sette del mattino ero gia desto, e svegliai di proposito Malatest::i.. per continuare la discussio– ne. Restai a parlare con lui tutta l'intera giornata, incessantemente, finché, quando era gia notte da un pezzo, a gran malincuore mi conged3i, per ri– prendere il treno per Macerata, -dove •l'indomani do– vevo essere a lezione all'Universita, anche per9hé la polizia non ,si accorg,esse della mia assenza. D:l. circa un mese Malatesta era venuto in An– cona 'Cli nascosto per farvi L'Agitazione. Egli •era ancora sotto il peso di una condanna a tre o quattro anni di prigione, riportata a Roma nel 1884 per "associazione di malfattori''; ma .la condanna doveva and.3.re in prescrizione fra poco. Vi rest6 incognito circa nove mooi, finché la polizia lo scopri," quando per6 gi.i. la prescrizione era maturata. )1a dopo altri due mesi, in gennaio 1898, quando si -ebbero in Ancona e ia:ltrove i primi moti popol:lri di quell'an– no provocati dalla carestia, egli fu arre!'!!tato nuo– vamente, ,e questa volta all'ari,esto segui una più !unga carcer,3zione, processo, domicilio coatto, ecc. Dopo la prima volta, io tornai di sovente in An– cona a trova1•e Malatesta, tanto mentre vi restava nascosto •Che dopo, e du1iante 1-:\. sua prigionia e il processo -dell'aprile '98. Ma quel primo incontro ch9 ho nanato, fu quello che decise di tutto il mio orientam-ento mentale e spirituale, posso dire di tutta la mia vita. Ebbi la s-ensazione che, in quel lungo colloquio di pill di 24 ore, il mio cervello fos,se stato ])reso e rivoltato nellJ. scatola cranica. Ricordo come fosse ieri che su molti argomenti, ,di cui prima mi •pareva d'essere tanto sicuro, ,cliscutPvo. discutevo,. discutevo ... Ma alla fine gli argomenti miei venivan meno, e non trovavo più che repli– care; mentre gli argomenti di 1\lalatest,1. mi colpi– vano sopratutto per la loro logica: una logica co\Si semplice, che mi sembrava che un bambino avrebbe saputo comprenderla e nessuno avrebbe potuto ne– g:irne revidenza. L'anarchia, ch'era la fede radiosa della mia prima gioventù, dopo d'allora non fu più fede soltanto, ma convinzione profonda. Sentii allora che, se prima era possibile che un giorno avessi potuto ,cambiare cli idee, da quel momento sat'ei restato anarchico per tutta la vita; eh.e non avrei potuto più mutare, c10é, cthe per volontario e ·basso tradimento o per un qualche morboso oscuramento involon Lario della coscienza. Molto tempo é passato da quella lontana prima– vera ,del 1897. Le viGende della vita e della lotta mi tennero d·1 Malatesta più volte e a lungo sepa– rato. Anche <legli anni sono passati senza neppur lo scambio d'una lettera. Ma ogni volta che l'ho riveduto, - a Londra nel 1906, ad Amsterdam nel l 907, in Ancona di nuovo uniti in un .comune lavoro nel 1913-14, e poi infine ininterrottamente d•1l 1920 al 1926, - l'ho sempre ritrovato e visto quale m'ap– parve la prima volta. Anche fi,sicamente sembrava che gli anni non facessero presa su di lui. Nel 1920 a Bologna 'l'ho visto giuoc,:ue pieno d'ar ... 1ore coi miei bambini, allo stesso modo che in Ancona circa tren– t'anni prima vole-va fare alla corsa con me o mi provocava a far chi>9.St!io, con grande scandalo dei compagni pili vecchi. Era la sua una giovanilitA perenne, in quanto il suo spirito -sempre giovane domava la materia fi– sicJ. Soleva dire che la vecchiaia ,ed anco la morte sono i.u1 pregiudizio; e v'era in questo paraclos:1O una profonda verit.i. psicologica e fors'anco fisiolo– gie.a, di cui tutta la sua lunga vita fu la dimostra– zione. Benché fosse di sailute gracile, eempre insi– di-Jta da un male giA manifesto in lui prima dei venti anni, - Bakunin, nel 1872, quando lo conobbe, non credeva potesse vivere piti di altri sei mesi, ed i medici non erano di parere molto diverso, - si pu6 dire che Malatesta abbia vinto per sessant'anni il male con la sua volonta ,di vit3.. Non nel iSenso di chi, per paurosa preoccupazione della morte, si circonda di medici e medicine; beng( nel senso op– posto di chi non cTede alla morte, ha fede nell'e– nel"gia propria ed é scettico deg,li artifici medicali. La ,sua forz.:1 interiore, spirituale, era tanta insom– ma da costituire per lui anche una sorgente di energia fisica. Gran parte di questa forza gli veniva certo da un euo inesauribile ottimismo naturale, che in lui non fu m•3.ifiaccato né scosso da niuna disillusione, nitrn insuccesso, niun disastro, per quanto grave sia sta– to. Ed egli n'ha sofferti non pochi, e gravissimi, in tutto il corso della sua esistenza. Anche quando, in fine, sentf davvero vicina la •morte, i suoi occhi vedevano prossimi i grandi 3vvenimenti di riscossa e ,di li'berazione, ch·egli aveva aspettati sempre con fede instancabile. E' •~uesto ottimismo che, - pur raggiungendo talvolta nelle forme esteriori del lin– guaggio gli estremi limiti ,d'una commovente inge– nuitA piena ,di um4nitA, - risollevava le sue ener– gie all'indomani d'ogni sconfitta, come l'Anteo della leggenda ogni volta che cadendo toccava la madre Terra, e gli faceva •dire: "No import-a; ricomin– ceremo da capo!" Quando, nel lug,lio •del 1926, andai a Roma a sa– lutarlo per 'l)Oi fuggire fuori d'Italia in cere,., di quel po' •di pane e ,di Iiberta indispensabili che la patria "fascistizzata" mi aveva rubato, non s05pebtai che quella sarebbe stata l'ultima volta che Io vedevo, tanto egli mi app,3.riva ancora il medesimo ,di .quasi trent'anni prima, meno i capelli gia brizzolati e

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