Studi Sociali - VI - n. 1 serie II - 20 novembre 1935

ANNO VI ABBONAMENTI: Per ventiquattro numeri Per dodici numeri $ 2.– ,, 1.25 (Al'l'estero lo stesso F,Jrezzo, equivalente in mone– ta degli Stati Uniti a due dollari per 24 numeri ed un dollaro e 25 cent. per 12 numeri.) SOMMARIO ,li compagni (L.\ REDAZIONE). L11igi Fabbri ('l'0RQU.\T0 GoBm). (! ne1n1 (LTJCL\ FE!:RAR-I). <'ome conobbi Errico Malatesta, (Lmor FABBRI). "Il pensiel'O cli ,lfoilatesta" (VIRGILIO BoTTERO). l funerali. li 71 ·miero sociologico cli Luigi Fabbri (GASTON LFV.\L). T 'u!lin!lo scritto. Il mutuo appOg[Jionella rivo– lnzio11e, (LTJJGI FABBRI). L'cclucalore (LTJCE F.\umir). Lf arm,i della civut{i conti-o /.a,civill,t (Lnor 1<'ABBHT). LUIGIf ABBRI Coloro che, come me, in Italia sono di– ventati anarchicii dopo il 1900, sono stati tutti influenzati dal pensiero e dalla pro– J,Jci.,;tt·ndtt-tl-et e; 1-.,,•• u" .na-es-k&-i'eeeH-W1ue;ut e– scomparso. Ricordo che a Reggio Emilia l'arrivo d'o– gni numero del "Pensiero" costituiva un avvenimento, sollevando polemiche appas– sionate fra compagni pro e contro l'or– ganizzazione. Io fin d'allora ero per l'orga– nizzazione, pero quasi tutti erano contro. A Reggio, come del resto in quasi tutta Italia, il movimento socialista aveva rapidamente preso il posto del movimento libertario della Prima Internazionale. A cio contribui naturalmente il fatto che i socialisti face– vano balenare alle masse l'idea che me– diante il voto e la conquista dei pubblici poteri si poteva risolvere il problema so– ciale senza ricorrere ai rischi e ai sacrifici d'una rivoluzione violenta. Pero non biso– gna dimenticare che le leggi eccezionali dichiararono le organizzazioni e i gruppi anarchici come "associazioni di malfatto– ri", che esse vennero distrutte, che la fe– roce reazione rendeva impossibile la loro ricostituzione, e' che quindi gli anarchici si trovarono costretti a difendexsi e a lottare individualmente. Eicché dopo il 900, dopo che la rivoltella di Bresci ebbe frenata la reazione in Italia, la tradizione organizzatrice era quasi scomparsa e gli anarchici erano isolati dalle masse operaie e contadine. Nel "Pensiero" e nell"'Agitazione" Fab– bri, Gori, Ceccarelli ed altri sostenevano e propagavano la necessita dell'organizza– zione e del contatto permanente co11 i la– voratori. E quando qualche anno più tardi una minoranza di socialisti, stanchi e dub– biosi sull'efficacia delle lotte elettorali, si staccherii dal partito socialista, troverii in n11asi ogni centro operaio e contadino nu– clei di anarchici preparati per unirsi a loro ,, dar vita al movimento sindacalista rivo- 1uzionario, che giii in Francia s'era svilup– r:ato sotto l'influenza diretta di Pelloutier. e degli anarchici francesi in generale. Ma i si1111acalisti provenienti dal partito socialista portavano nella nuova corrente la concezione meccanicista e fatalista del marxismo che si trasformava 11..ellaconce– zione corporativista per cui il sindacato MONTEVIDEO 20 NOVEMBRE 1935 SERIE II. N." 1 ------------==;:..;;;;;.:..:.:.;.;_~ Per la redazione e l'Amministrazione ri– volgersi a: LUCE FAUBRI, rivista "Studi Sociali" Casilla de Correo 141 MON'rEVIDEO (Uruguay) _._._..,._ ......... _ ~.....,.,_.._.._-------------..--------------------– Redacto r responsable LUIS B. PEREZ Luis de la Torre 837 bis Montevideo Al COMPAGNI Un combattente é morto. La b~ttaglia continua, dalla stessa t!"incea. Ma che responsabilita per i s:..c– perstiti ! Con trepidazione accorata raccogliamo la penna caduta dalle sue mani a meta d'un articolo, eredita ::::aera e.I nostro affetto. Il vuoto ch'egli ha lasciato non si pu6 colmare. Il suo lavoro non pu6 conti– nuare con ,lo stesso ritmo, con la stessa elevatezza di tono. Sarebbe forse megfio il si1enzio, se il si– lenzio non fosse diseTzionc. La voce che ci spinge a ,continuare la pubblica– zione di 11 Studi Sociali" e ad affrontare il rischio della decadenza, si chiama "dovere" e si chiama an– che ' 1 entusiasmo", un entusiasmo che il dolore ha reso pé'.:.catoe profondo. Del gruppo editore di questa rivis~a, ben pochi rimangono, quasi nessuno. Le deportazioni, le per– secuzioni, la crisi economica, son venute aprendo dei vuoti nel piccolo nucleo. Ora anche ,l'animatore se n'é andato. Ma l'impulso ch'egli aveva dato all'opera sua per– dura. In quest'impulso egtl continua a vivere. Questo ~o ·d-ire- si compagn· ehe da tu.tt: i p.aes..i c-i– scrivono esprimendo la loro e-peranza che la rivista non sparisca. A loro spettera fra qualche tempo giudicare se· l'opera nostra meriti lo sforzo ch'essi compiono per sostenerla. LA REDAZIONE. basta a se stesso e per cui lo sciopero gene– ra·le era !"espressione massima della lotta di classe, era il toccasana di tutti i mali. Fabbri reagi subito contro questa defor– mazione del movimento rivoluzionario ciel proletariato. Ii sindacato era uno strumento utile di lotta rivoluzionaria, ma alla con– dizione che fosse ispirato- da un ideale su– periore di redenzione umana. Piu tardi in– sistira ancora, insieme a Malatesta, contro quei compagni che si lasciavano assorbire dalla pratica sindacale e trascuravano la propaganda e l'organizzazione anarchica. La guerra di Libia, la guerra mondiale e il fascismo, queste tremende esplosioni di violenza che hanno assorbito quasi tutti gli esponenti del sindacalismo puro, dimostrano come il nostro compagno avesse ragione. Oggi del rigoglioso movimento sindacalista non resta che il manipolo impregnato d'i– dee libertarie, del quale Luigi Fabbri fu il migliore teorico. Scoppiata la gu.erra mondiale nel 1914, in "Volo11ta" d'Ancona e in altre pubblicazio– ni, Fabbri inizio la campagna contro 'la guerra e contro l'intervento dell'Italia nel conflitto dal punto di vista nettamente a– narchico, rivoluzionario e internazionali– sta, tenendo brillantemente testa a Giada, Tancredi, Mussolini. la Rygier e al gruppo degli intellettuali di "Les temps nouveaux" di Parigi che facevano propaganda della guerra "rivoluzionaria" a fianco dello zar e della plutocrazia internazionale. Dopo l'intervento dell'Italia l'attivita di Fabbri contro il massacro, se é meno vistosa, non é stata certamente meno tenace. E' di quel– J"epoca un opuscolo clandestino, "Gli anar- j chici e la guerra mondiale" che, insieme l agli articoli di "Volonta" e ad altri pub– blicati su "Libero Accordo" è "Il :Liberta- • • RIYENDI'fA: Per ogni copia $ o.o;; (Negli altri paesi lo stesso prezzo, equivalente a cent. 5 di cJ,::-,llaro.- Sconto d'uso ai rivenditori.) rio" con diversi pseudonimi. costituiscono una preziosa documentazio.ue contro la guerra. Do110 la guerra, al congresso di Firenze, vennero gettate le basi di un'orgaÌlizza– zione nazionale anarchica. Era la realiz– zazione del suo lavoro d'anni e anni. In poco tempo essa riusci ad avere oltre ven– timila aderenti. Disgraziata'l'nente gli anarchici in Italia, benché fossero molti e contassero sull'U– nione Sindacale Italiana, su diverse Camere del Lavoro e avessero un'influenza decisiva su altre, sul Sindacato Ferrovieri, su quello dei Trasporti, ecc., non avevano forza suf– fjcente per fare da soli un movimento ri– voluzionario d'indole nazionale. I loro tentativi d'approcci col partito so– cialista e le altre organizzazioni di classe, onde abbattere il regime capitalista durante la febbre rivoluzionaria del 1919-20 e per scongiurare l'uragano della reazione che minaccioso s'affacciava all'orizzonte dopo l'occupazione delle fabbriche, fallirono per colpa della cecitii e delle tenJenze mo– nop6l'iste de part1to sociallsla e- ctella "Confederazione Generale del Lavoro". So– lo ]'"Alleanza del Lavoro" sorse, quando gia era tardi. Di tutti questi tentativi d'ac– cordi tra frazioni d'avanguardia, Fabbri e Malatesta furono gli ispiratori principali nell'Unione Anarchica Italiana. Malgrado l'entusiasmo che Fabbri aveva per la rivoluzione russa e le sue simpatie per i rivoluzionari, fu uno dei primi a mettersi contro la cosidetta "dittatura del proletariato" con il libro "Dittatura e rivo– luzione", la trattazione piu completa scrit– ta su q·uest'argomento e che tant!l. influenza ha esercitato sul movimento anarchico mondiale. Ma se avverso la dittatura bolscevica, o– dio (lui che non sapeva odiare) la dittatura fascista, e contro di essa lotto fino all'ul– timo. Questa lotta impari doveva trarlo innanzi tempo alla tomba, ma egli non dubito un istante; fu tra i primi sulla breccia. Oltre gli innumerevoli articoli su "Umanita No– va", su "Pensiero e Volonta" e su "Fede". egli mise alla gogna il fascismo come stru– mento di reazione delle classi possidenti contro il pericolo della rivoluzione sociale nel libro "La controrivoluzione preventiva". Resistette alla. reazione fino a quando il fascismo obbligo i maestri a giurare. Egli fu uno dei tre che, fra migliaia d'insegnan– ti, si rifiuto di sottoscrivere il giuramento e prese le vie dell'esilio. La reazione, gettando Fabbri sul lastrico e costringendolo ad uscire dall'Italia, non lo intimidi di certo, né lo fece indietreg– giare dalla lotta. Giunto a Parigi, con al– cuni volonterosi dette vita al periodico "Lotta Umana" e contribui a far cessare le polemiche sul garibaldinismo. A Parigi ebbe occasione di conoscere Ne– stor Makhno e gli altri compagni russi che presentarono la famosa "Piattaforma". Fab– bri prese subito posizione contro di questa e tanto lui come poi Malatesta, nella loro analisi e 11 ella loro critica alla "Piattafor– ma" e al concetto della "responsabilita col– lettiva" 1?:iunsero a conclusioni piu realiste

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