Studi Sociali - anno V - n. 33 - 25 agosto 1934

:pntico. ma che forse toglie al testo delle delibera– .ztoni la pree,isione e chiarezza. che sarebbero state de~iderabili. Nonostante, se non si interpetrauo mal,) J}er partito pre-s-o, non si pu6 SC>iitenere che 110n c:crrispoudano strettamente ai prlnol'pii dell'anarchi– smo rivoluzionario e nel medesimo tempo aU.e ue– "'essita più urge•nti della tragica ora che volge, Si oé raggiunta cosi un'unit{1 anarch.ica maggiore eh) pel passato, (Ont'era nelle intenzioni di coloro che ..convocarono il congresso come misura straordinari11. dopo i fatti de.1 febbraio scorso che han messo la Jninaccia rascist.a, come auol dirsi, all'ordine d~I ~~;'i.ornosul terre·no clelJa vita pubblica fran<.:ese. La mozione contro il fascismo ~i spiega col reRo– conto della seduta in cui fu ùisctt~-Jsa, fra compagni delle grandi citta che sanno di poter rare qualcosa da sé e più sono urtali ·dal settarismo e dal po!;. iic.1ntl:.mo de·gli altri partiti antl[a~clsti, ed i co111- ))a~nl più isolati e impotenti dei piccoli <·entri. dov~ la necessita di mutuo aiuto con nitre l'orze di'iJ>Otilt..• o-1Ha lotta contro il fascismo a11pare più urgente. ·;1-~vitate, - ha detto i'n sostnnzu il Congresso. - i eontatti coi partiti politici: ma dove non poll'tP evitarli, non l'atevi assorbire. con~;ern-.ltf' tutta la VO"Htraautonomia e lihe-rt:'.'t :li movi111enti". Quel co11- Biglio, in via Rnbo1·clinata. di lasciare l'iniziali\•a d; e,·entuali avvicinamenti alle forze sindacali non é, infatti, che un suggerimento cli servir~;i della rela– tiva (oh, molto relativa!) neutralitft sh1dacale rc,m<• d'una. diga contro l'invadenza dei partiti più l'orli. dlC garantis<"a l'indipendenza l' una sufficiente pa– rit:'1 di condizioni alle minoranze avanzate. e ton· :-tPrvi insieme al movimento antifascista il rarat– t<~re· più proletario 11ossibile. J.n risoluzione sulla questione 6indacalo tu 1>ur{• ln migliore. Del re1to rleg-li anarchici, ngnalmentt• parti~iani dell'a11to11omia sinda~tle e della propri:1. ed insieme ~closi della. ltbertù individuale. non pn– te,·ano prenderne una diversa. Liberi i compagni di -:iclcrire a quell'organizzazione del proprio mesliC're ehc loro più conviene per necc~sit(1 <I! lavoro o localr. l'importante <'.• che in qualunque 8intJa,:;aln f'~-Ri si trovino, vi svolgano propagan:la e altivit:'1 11.na.rchica, non tiE' 11!' lascino trascinarp ud atti " l':itti in conlradizionp, 'con le proprie idot•. e la-v,>– Tino a mante-nere, o raggiunµ;ere il mas:-ìimo 1 ?0-=- --Silùlc. .ll.Lr<D.ll.C.Ordia l'rn tnt.to il proletariato cnni;·o i pndroni f' contro i governanti. Su ci6 i;cmb1"1 cl.r il Congresso, questa. volta a differenza d(•lle alt re-, si si:1 trovalo unanime. 111 quanto all'organizzazione spocifica degli anar– c•hiri. la questione- :li pri11(·ipio. risolta cla nrnlti anni, non fu messa sul tappeto. Sarebbe "ìtato ridicolo pPr una. organizzazione g-h't costituita! Si é ripar– lato solo di modalità pratiche cli caralt(•re ar!·.•c. ~orio. Si P riconferrnnta. fra l'allro. ,mollo ~i11.:;la- 111Pt1t~ nna deliberazione prereclenle sul doverr degli aden ... nti di con1 ribuire c·on quolC' rc~olari e (·ontinup al hnon ancia.mento clell'Unionc. Ma s·e avuto il t.orlo. mi sembra, di da1· troppo importan-,.,t alla r1uestione, dC"lla "tessera". elevandola addirit– tnrn nll'altez1.a -cli "principio''. La. teS'dera non P 1111principio. ma semplicPmonto.. un pezzo di <.:ur• ta! e si pu6 l'Ssere indifferentemente ra,·orevoli o contrari ad adottarla, senza rhe la coerenza anar– rhirn vi abbia ncll'uu ca~.;o o nell'altro uulla ti:.:. \'('·•lC'rC'. Purl'. benché l'adoziono delle tessera di socio non implichi alcuna qu~stione Ili principio e non abbi::t 111111adi antianarchico. sc-co111..lomo non risponde n·l nna necessitii realr. 1,utt'al più pu6 servire :li sti– molo pei pigri a versare sotto Quella forma 1c quotr :-;ociali. rer6 se no 1111!"1 fare a meno, con lo stabi!u•p hensi una quota fissa. per o~ni socio. ma incaricanrl,) i gruppi di riscuoterla nella forma che i soci rii "<'!nsc1111 ~ruppo prpf1 1 riranno. L 0 i111portantc- é il ron– tl'ihnlo regolarr: il modo cli versarlo p116 variar:• Arnzn inconveuiente alcuno. E questo In fondo h:1 hcn comprl'so il Con~resso cli Parigi. che, pur aim· mettendo il "principio della tesse-rn··. ha laac.ialo arbitri •quelli che non l'ammettonn ·li farne seny.a. lascianclo loro di cercare altro modo ron cui con• tribuire nella misura stabilita alla vitn nrnleriale <1 e 11 'associazione. Pi\1 imporlanlo e interpssanto é slala la c1ueslionC' ~(' rosse possibile una unita. cli organizzazione anrhr con ~li anarchici individualisti. La proposta fattane 11011 !-irmbra abbia dispiaciuto: per6 ha meravigliato. in quanto la rompC'va c·on vecchie mentalltil. e stati ,ranimo. aHsai radicnli nel movimento. anarchico ll! tutti i paesi. Non Ri l• giunti su ci6 aci"una de_cisione tnRR:ltiva, tanto l)ill cl1r il Congresso era slato con– vocato·5olo d.u e per gli anarchie~ comunisti. Pero 1o spirito più conciliativo ha avuto il sopravvento. -sfa cou la decisione' di. ridare all'organizzazione il S'ITDI SOCIALI vecchio nom(\ di "Unione Anarchica" (invece che "rcmani.;ta anarchica") e rli dichiararla aperta u tutti i compagni che 110 accettino i principii ed i nwlodi. :--iiacon l'accol'do unanime fra i congrcsi;b;ti di CC'rcar di lavorare ins.iemc ai compagni iudivi– duali~~ti q,uanto più e possibile. <:iu.;famentc é stato detto al Congresno che. :;e pure t> Y<'l'O che gli anarchici comunisti sentono di più la nerc-ssil;,i detrorganizzazione e dell'azione di 111:1sse, mentre ~li anarchici inclividualisti si cn– rnno sopra.tulio de·ll'eclucazione e dell'azioue intlh·i– dualP, é anche vero che non c·é contradizione fr,, rolnslf• tendenze: al contrario esse po:,eono com– pletarsi :1 vicenda. L'errore sor~e con l'er;clusivis:r..'l e il ;~c,ttnri:;1110: cioé quando o gli uni o ~li alt·:i prelondono buono so.lo <111ello che fanno loro r> seomuuicano P combattono tutto ci6 che fanno gl: altri. Allora sorge, inevitabile, l'incompatihillt,i ,·cc;. 1wor::i: ('d 6 mc,;lio in tal <'.U'i-0 che ciascuna 11arte 7 vad .. a per lri sua str .. tda, poiché una unione ·o'-"> formale o artificiosa. non rarebbe che ~enerare con– tinui litigi. Sotto il nome d'individualisu10 passano idee. mr– lodi. •tati d'animo, ed anche preconcetti e 'pregi11- dizi. deHr specie piit ,·a.rie e talvolta diamentr.:d– mentP. oppo8lf'. Vi sono interpretazioni clell'inùiv:• cluali.,m10 rhe mettono veramentl' nna barriera itt~•) ... moutab1!o tra. toro e ranarchisrno degli altri. M.i ve ne sono anche di quelle, che si riducono a dir• !'el'cnze di parole; oppure che sono ~;oltanto dlver3~ motivazioni dottrinarie e filOBo(iche rlegli stessi sco· pi e p1·opo!-iiti concreti degli altrf. r,:• o\·,·io che in q11est'ulli1110 ca8o Ja cooperazione fra anarchici CJ– munisti o inclh·idualisti é poHsihllissirua; e nepp~Jr.:. ,-; sareh!Jero s,ufficienti ragioni contra.rie a. che iii nnl e gli altri, ,·olendolo, poie~sero colla.borare m una nirdeslnia organizzazione. LUIGI FABBRI. DOCUMENTI STORICI del I' Programma e Organizzazione Assoc,azi o ne Internazionale de·i Lavoratori ('Continuazione: vedi numeri precedenti) PRODUZIONE, CONSUMAZIONE E SCAMBIO. - Queste tre tunz,toni che riassumono tutta quanta la vita economica della societ(t, souo oggi. in regirnl' i: propriet(t individuale, Tegolate dal principio d olh concorrenza e, del profitto, cioé clairinleresse f.li cia– scuno in lotta contro tutti gli altri. Per conseg uenz H, ne11a produzione si ha disordine completo: 8ovraù– bondanza. in un ramo e de[icienza in altri; terro in• colte; miniere non sfruttate: forze naturali e u– mane sciupat o laschtite improduttive, quando 1l~r– ché Il proprietario non ha capitale d 0 esercizio e 110 1 1 pu6 resistere alla concorrenza e quando perché trovn. più utile impiegare altrimenti il suo capitale; so[i– ~ticazione tielle merci; crisi continue che shalzat}I) gli operai da. un lavoro eccessivo in un ozio om 1- ,cida; nes6tma cura degl'inleressi del lavoratore o del consumatore. se non in quanto profittano al rapltalista: lotta sempre più grave tra l'operaio C"ll il narlrone. ~re1Ja con~umazionr -si ha defirenza del più a~– soluto necessario per la più gran parl<' rleffumn– nit~l, anche quando i prodotti sovrabbondano. Nello scambio uil numero immenso d'internwdiarii inutili, rrode, mo11opolio. aggiotaggio. oct. Sempre e dappertutto. sperpero di l'orz!", tiOJ'r(I• rcnze enormi, nessuna cura dell'inter€dSl' colleltivo. e falso anthe il concetto de1l'interessC' privwlo. 1~· tale la mor;lrnosilù dell'organi8mo C'Conomic·o attuale che l'abbondanza stessa diventa c.ausa cl! sofrerenze, e ogni miglioramento nei metodi di pro• duzione, og-ni nuo\'a applicazio11!" della mer·tanic·a produce un aumento di mi,rnria. JHl'atti o~ni nuova macchina leva il lavoro e quindi il pane a un c·r1·to 11nmero di operai, e l'ahbondanza di un dato g-e11rrf• rende inutile l'o11eira cli una par-te di c·oloro <'hV vivono producendolo. Se per esempio l'America pro– tln<·e mollo frumento e lo importa in l~11ro11:.i. <111Pl l'r11111ento. strano a dirsi! accresce la fame ,lei <·011- tadini Puropei, polc·hé re·ndc inutile- Jl<'i propriC'ta1·ii i1 loro lavoro. ~ella societf1 che rinternazional -~prrconiz1.a tu! t ;, invPre 6 regolato ,sni bi.sog-ni clell'uomo. I.a produ– zione avr,i a norma le rirhie~tr de11a <·onsumazione: ed ogni progresso agricolo e industrialo sorvirPbhe. o ad aumentare a l)r0 di tutti la somma dri prodolll. o a rendere pili comodo il lavoro e mono hrn!;a h sua durata giornaliera. La consumazione 8ara lihPra per tutti. limitata 1mltanlo, ove sia il c·aso. dalla dofic·i 0 nza dei prodotti: quegli oggetti naturali n artificiali chP non si potessero avere in quanlil"l sufflciente per tulti. sarebbero consumati. per con– senso g-enc1'1j:tle, dai malati od nitri eh<' 110 uve:{St."l'D maggior bisogno. o. a peggio andare. attribuiti pl'r riOrle o per turno. r,o scambio sarà la funzione 11r!· la •111alc :-;i trasportrranno noi pa<"si in rni man– ('a110. i generi che abbondano in altri. <' :,;i equiJ►a· rC'n\ il J)iù possibile il gratlo di. bone:~sero ~oduto in ogni punto del mondo. I FANCIULLI. - I fa.nriulli. secondo l'Internazio– nale. debbono essere posti sotto la salvaguar1lia cli lutti. e mantenuti ed educati dalla societù quali fl. gli <·omuni in modo da garenlir loro il magg-ior brnessere ed il 1naggiore sviluppo fisico. iutellct• tualo r- mora1o possibili, o farno degli uomini il più che si pn6 utili o felici. Fino a qnando il fanciullo sani in· ('-t{t troppo lPnera per poter convivere ulilment(' in r omunc. la sua educazione ùovrobbe essere affidata alla ma– dre, quando questa offrisse su[ficienli garanzi'f': in seguilo dovr~bbe essere sot-trnllo. non all'affczionP e:I al contatto, ma all'influenza et.:;rlusiva dei ~udi genitori ed educalo dalla socielù insieme cogli altri fanciulli. In ogni caso l.lovn'i prercrinsi quel metodo chr• rcspcrienzn . avr::"1 mo~1rato ,Jliù ulile ai fanf'lnlli Hlessi ed alla societfi tutta c1uanta.- LA F~MIGL,IA, ~ Emancipata la donna tlalla sn, so~~Pzion · 1tlrnomo. dto [11 1'11rl~h1<' prima <lolla l'ami;.dia: sbuncliti i pregiudizìi religiosi che han !'al.mia la \'era. natura dello re-la;dpni t;essuali: abo– lita I:, propriet{t. i11dividualp colL11111es~o dii-itt.o ili ~nw<·< .:-. . . ;ione che fol'ma oggi la base i'Palc della ·f:t· mi;?:lia; affidati all;.L <·ura tiOCiale i fanciulli. l:.Letti protezione (l I'unira cmrn. che 1-{iustifichi la farnig-lia. stessa. questa. in quanto unione leg.alizzatn dalla so– cietA e fatt.a piu o meno indlssolubi1e, non ha più ra• gione di eslstere. Le relazioni se-aauali debbono essere complctamPnto lil>Pre. regolate soltanto dall'amoro f"' da11a simpatia. l,.'lnternazionale reclama l'uboli– ;i;iono cli tutti i vineoli che inceppano og;:;i Ja liberl.:i dell'amon". siC'no essi seritti nc-lla legge o semplir:.~– mentP impoxti dagli usi e dalle con~;idotte conv~• nienze ,·oc:iali. Sr poi é nella nalnra. um;_rna e noll'ntilc i ndiv:. duale ('- collc-tt.ivo <'110 le relazioni i;es:- -ma.li siPr.o esclusivf" e- vitalizi<'. o piuttosto che sicno nu1ltipl1~ C' vari(', tomo le relazioni m01·ali cd i11te11ctluali. é co~a rhP clcciderft. ra vvenirc. ·. :"licnl<' mf'glio della libert;.i. llOtrit mostrare dtJ <:IH• pii! convenga alla nalura dell'uomo f\ della ùonna. ISTRUZIO NE E EDUCAZIONE. - Scc·ondo !'ln- 1rrnaziona.lf' . l'istruzione dovr,i essere data. a cura della soc·iet;J. i11dis1.intamcnte a lutti e cosi dovranno Ctisere mPssi a disposizione del 1>ubblico tutti i mezzi per istudiarP e coltivare le seienze. pC:'r nsernpio· bilJliotec·hC". musei, g-abinetti e labora.torii per (•l:ip1• rienzc P. ricerche, conferenzP.. <'CC'.L'i:;truzionn deva PSsere integrale. cioé diretta a sviluppare armonic~t– mcnte tutte le facoltà dello SJlirito f"' del corpo; deve esserfl- teorica e pratica. cioé deve insegnar:~ ~1e1lo stesso tempo a sapere. a comprendere, e a fare; devo essere positiv..1. cioè deve basarsi su: ratti accertati. L'edul'a.zione, di cui l'istruzione é la parte tC'cnit'n. deve ri:;ultare non solo dalla scuola. ma da. lutto quanto rambiente sociale. e deve ten<lere anzitutt~> a svil111►pare il i:;cntimento di amore e cli rispetto per gli 11omi11i, a far prevalere quelle abitudini n quei gu:-;ti rhe meglio cmHronl,;'ano al bene generale < 1 a far ragg-iungerP a riasc.11110 il massimo gra,"Jo possibile di potenza intellettuale. morale e materiale. DELITTI E PENE. - I deliLLi sono in .~ran parlP di origine sociale: la pill gran parte dei delinqucntt sono tali perché son miseri P. i~noranti. o perch~! hanno avuto una educazioue cattiva, o in genera e J►erché non trovano nella società il moclo di e.:;pli~ care la loJ'o !"orza e rii r;oddisfare ai loro bi.wgni senza ledere i diritti degli altri. Molt..e azioni inol· t.re che oggi sono rruaiificate delittuose lo sono sola– mente perché offendono i JHiv ilegi di coloro che hanno fatto o per i quali sono sta.te ratte lo .eg~i. o sono in f'ontraddizione eon Yi eti pr l'giu,lizii. Quando la società fosse or~anizzata in modo che la libertà ed il benessere dell'uno· trova:-;se il i.;uo complemento nella liùertt1 e nel henec;sere dell'ai– tro, c1ua1ulo il lavoro non [o.:1sP esso :..tesso che una sccltlisfazione del biso~nn di r:-;ercizio e di attivit·"t dell'organismo, quando fin dalla nascita si ros.c;;o amato e rispettato. ed educato all'amore ed al ri. spetto degli altri, delitti di origine sociale non na a vverrehbero più. Ed anc:he c1uei delitti che ditlen– dono da cause più o meno inesplorate d'origine cosmiea o fisiologica. col progresso della scienza. . col mig-lioramento delle c·onclizioni c<:matiche. con una cura razionale applicata a tuui coloro che da-, segno di cattive tendenze. potranno ~parirc. come spariranno tutte o- quasi le malatt.ie ordinarie. :\fo. ammettiamo pure che Yi saranno sempre uomin: che per una ragione qualsia113i abbiano tenùenza a far male, a Yiolare la persohalita altrui, a voler vivere senza lavorare, ecC. Questi uomini di fronte alla scienza non possono es~.ere dichiarati respor– •sabili, perché in ·.realtà non sono che malati, _e la societa non ha il diritto di punirli; ma essa ha 11 •;;diritto di •difendersi, ,da loro, ed Il dovèr'l di cu– ·rarli. Perci6 rnet;Lera,. magari con la forza, .. qué,

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