Studi Sociali - anno V - n. 32 - 22 luglio 1934

1~·e1-ron\ 'a uiio parer<'. e uclla parl,~ JWSitiva. <111ando Za\·attc,ro clice ''cho bi.;ogna. f.onrlerli lutti li progrn.mmil in una comunp clirPUira generica'' 1\ rho "la romunanza cl'inlenti <\. di attivitù indi– dl)ensnbilo pr>r l'inizio di 1111:1azione err:c-acc·,.... .,,1'unitft'' ... , ·•solo é pmrnihile titilla ha~c cli una tlirettira che srarlan-do Lutti i programmi t•ll i par– tii i <' i loro capi e profittatori. si i:3pi1·i alla nc– c·("SRit:'1.unica clell'avauzata·'. A part.r, lo ~c·nrtare i capi ,, profittalor·. contro i quali siau10 c1·,1ccorclo in ogni caso da un hcl pezzo. non capisco tome il fondere o scarta.re lulli i pro,. grammi non appai.i :dio ~pirilo C'rilico di Zaval– tcro pretesa utopic·a "' r11ori della rea.lt ·"t possibile. J<:' ovi{lenle sol rii.,. "i p1·ori appena ad ':S!J,minarla nn p6 da vic-ino, osserrautlo 11 mondo ati.0rno a St; nella r:iriotii naturale de-llP opinioni. doli<' tendenr.t2o, dei desideri e dei bisogni degli uo,mini. da cui que,;ti 50110 principalmeutr mo:-.si nel campo :!;,,.:llolotlt: politi< l1t• o sociali i11 dir(•zioni dirrrsf\ e ;:;11e~su op posle. - e ci6 anchf\ quando, c·omc- nel 11e,st ro l'a~;o <lei parliti o rorrenli di rinno\·azione- ~oc:ialc. \'i :;ia una. innegabile romumu1r.a cli osla.coli da c.hbatLerc. nonché una _gp1w1·iea o va_2;a parent<'ia ·J,,~ .. li obirt– ti\•i più lo111ani. I prog;rammi non HOno dottrinP as1ratt1• o tPoriP se irnlifiche o [ilosoficbe. ,(la c·ui Hi I)08~~t racilnH"lllP prescindere, né invenzioni artificiali cli pochi capi o pror1ttatori (;lw si possano g-t•ttar da ·!! <'t?nno o ))roposta <li :litri e.ipi o iniziatori. J4~Rsi sonr, l'es1n'<"S· 8iOnC'. - 11iù o meno difettosa, d'accorde>, ma io qui mi riferiRco non nlla l'ol'lnri letlcrale .beni.i alla HO– stanza de) loru < on tenui.o, - l'esJ)ressioni:o. dico. clri– le aspirazioni e volonta ùi larghi strati (li ma:.;se. raggrupati ln partili o correnti a seconda del preva– IerP nPgli H11i o negli allri cli determinat~• opinioni. bisogni, sentime11li o passioni politi<'o sodali, per loro natura varii P contrastanti, ma nel tca:po :;tesso potenti molle di PnPrp:ia. frnpossibile fonderli a causa della varietù " lki contrasti: imJl,•~sibile e:i– mluarli. perrhé insiti nella natura umana e perché reliminnrli gpegnPl'ebbe le energie più vitali della rivoluzione e drl progresso. Né potrelJ'J."llro es:;erP espressi da una direttiva generica. sia ne-r~J1é ciò non evitf;lrebb(' i contrasti, ma nnzi Ii accm~tuerehbe avvicin::rnùo clementi jucompatibili. sia pP.rché des– sa non avrebbe mai la forza di propulsione che hanno IC' direttive più precise e specifiche. Non insi-Bto. Basti J)ensare all'inverosimile di una "unilil .. tra deme\iti che ham10 ]a ph'l viva pt.i· • .;;ione cH liberti't <' rodio Iliù profondo per ogni sog– .~C'zionc r- tirannide, ed altri clementi che non sanno f\ non Yogliono che ubbidire ciecamente o coman– dare. essere o sudditi o governanti. E le altre con– simili incomJ)alihilità 11011 sono poche, - parlando solo C\ sempre, f;°intcnde. delle forze e- c-orrenti di rinnovazione Rocial~ Nl umaluL, che mira110 ad un mutamento dell'altualp oni;anizzazione sociale nel ,senso di assicurare alle collettività sociali r·ome ai singoli inclividui pili benessere e libertà di oggi. Fondere od eliminare tutte queste forze e correnti ed i loro programmi non sarebbe possibilP che per l'orzri. come ha fatto Mussolini: ma non é certo C'i6 rhe vuole Zavattero. il quale mette giustam2nte come prima condizione cli una possibile unione il non piC'gare J)Pr t'orza gli altri all'accettazione <le! proprio parere. o quindi neppure all'abbandono for- ··• iato dC'i partiti o !ll'Ogrammi che g-li altri preferi– scano. Allora. a che rosa pn6 concludere la proposta cli ZavattC>ro'! Semplicemente e soltanto alla formazio– ne di un altro partito o coneute, di cui la "direttiva generica" costiluirebbo un programma cli pill, che sarebbe forse abbastanza. generico alrinizio, ma che man mano sarebbe portato a. precisarsi e specifi– carsi, se vorrà concludere qualchP cosa. di <.oncreto o cli serio. Non escludo, naluralmente, che questo nuovo programma possa Pf";sere ottimo, magari mi– gliore di quello che io f'<l i miei compagni oggi preferiamo; ma non lo si puO giudica.re e tanto ·meno accettare SC' prima non lo si ,conosce. Tn ogni modo sara bene uRpPltare che Zavattero spieghi almeno quale dovrebbr,. essere la "direttiva gene riC'a'\ che sr-condo lui potrebhe fin da, ora deter– minare, una unit;-l npprezzahile ecl una reale- avan– zata. Queste obiezioni mosse a Zavatlero potrebbero far credere che io non senta il danno del soverchio frazionamento e dell·eccessivo 1iti~a1·r- rra loro delle varie forze di rivoluzione e di progresso; che non senta anche io: come lo sentono coscientemente o incoscientemente un p6 tutti, il bisogno se non del 1munità 1 ', - ché la parola ha un senso troppo ... totalitario, cli cui ho eletto i difetti più sopra, - almeno di un mlnore distanziamento. cli un mag– giore avvicinamento cli quanti hanno nella tri3te ora attuale gli etessi feroci nemici. che sono i nemici ciel proletariato e della libertà. Credo anche ·;o che (uso le stesse parole cli Zavattero. dando loro un ·significato piu largo) una "comunanza \l'in• tenti e ,di. attivita sia indispensabile per l'inizio tli una azione efficace''. Ma 1>er le ragioni .gi.i accennate la via proposta <la Zavattero non mi par huona. Essa non condur– rebbe che a una magg·ior divisione, aumentando i motivi cl i contrasto. S'l'lìUI SOt:L\.Ll }l.;ssendomi questa volla. dilungalo anche troppo, i11altra occa.~ione dir6 quello che io <.·1·eùerei meglio Ri polrebbe fare. Qui ml limito ad affermare che la via. buona mi sembra sempre quella di una volontaria convergenza, coi fatti e non a chiac– chiere. sul terreno dell"azione diretta e rivoluzio– naria, di tutte le forze autonomP cli rinnovazione e liberazione, piccole e grandi. individuali e collct 7 tive. - ·Senza patte~giamenli o rinuncia e senza prolese di condizioni o c01npe1].Si, ma per la sola convinzione in ciascuna cli compiere un dovere, - lihcre tutte di conservare e s1">erimcntare ora p poi i loro programmi di lotta (' di ricostruzione al ci• mrnlo della realt{1. ·p: mi J)are la iiOla via 110:.;sihilc. LUIGI FABBRI. DOCUMENTI STORICI dell' Programma e Organizzazione Associazione· Internazionale dei Lavoratori (Continuazione; vedi numeri preced~riti) SOCIETA' E SOVRANITA'. - La societù, che é stata [inora la sottomit>sione forzata degli uomini ad un regime comune organizzato nell'interesse delle classi dominanti. deve e·ssere il risultato s,pontaueo della necessita e della soddisfazione che tutti iiell– tono di stare associati, e ùeve avere per iscopo il maggior benessere e la m.i~giore liberti\ di tutti ~1i esseri umani. La sovranità, che oggi é attribuita, dove all'unto di Dio 1 dove alla maggioranza del popolo e per e~a ai suoi eletti, e che 1>raticam·ente appartiene ~empre a coloro i c1uali m~diante la rorza e 1& proprieta hanno acquistata nna posizione prlvile· ~iata. é per natura immnnente in ogni individuo e non pu6 es~rnre alienata. La n1aggioranza, al pari di un tiranno qualsiasi, pn6 avere maggior !ori:a. ma non ha certamente pili dir1Ui cli un indiYiduo solo. E" soltanto quindi nell'accordo unanime, di tutti, nell'armonia. degl'interessi e dei ~cntimenti e, 11. peggio anelare, nei patti liberamente convenuti, ad in forza della legge naturale, per d:t'I la solidariPt:i. é la condizione indispensabile della libertà, eh• si pu6 conciliare 1a sovranitù di ciascuno con 11. pace socia le. GOVERNO. - K l'in8iemp cl'incl!viclui chP. \lelt· gati o no, raccolgono nelle loro mani la somn1a delle forze sociali ed impongono a ciascuno la loro volonta, sotto il pretesto di provvedere ai servizi pubblici -ed alla .sicurezza generale. In una societa armonica, fondata .sulla ..solidarieti e sulla maggiore possibile soddisfazione dei bi.sogni di tutti 1 in una societa. in cui il buon andamento della cosa pubblica é condizione del buon andamento tlerla cosa )rivata •cli ciascuno e non vi sono signori eia proteg,gere e masse eia tenere a freno, un go– venrn non ha ragione di esisfere. Quelle tra le fun– zioni governative che sono reramente neces~arie o utili e che il governo esercita a vantaggio quasi esclusivo delle classi dominanti, possono eseere e· sercitate clirt"Jtlamente dalla societa o a vantaggio di tutti. poiché ii governo pu6 esercitarle solo quau• do trova nella società le torze e le capacita. neces– sarie. L'organizzazione' i:iOciale non tleve e.:-;sero impo~ta da uno o più uomini che accaparrano il potere e lo esercitano in nome di Dio o del popolo, ma deY& essere l'espressione clella Yo'lontà cli tutti (11011 della maggioranza), il risultato dello svolgersi e dello armonizzarsi degl'interessi e dei sentimenti umani, preso come punto di partenza il diritto egual& in tutti alla materia prima ecl agli strumenti di lavoro. Quindi non più autorHa, ma organizzazione s,pon– tanea procedente dal basso all"alto e cambiantesi ad ogni cambiamento d'interessi e di volonta eh& avviene nel seno della società; non più -delegazions cli potere, ma delegazione ùi funzioni: non più go– \.'erno, ma Anarchia. LA DONNA. - La Hoggezione clC'lla donna all'uo– mo é fra le più grandi ingiustizie che abbia.mo ere– ditate da.i secoli passati; ripug-na. ai .sentimenti ùi fratellanza o di soliclarieta umana, od é contraria ai veri interessi de1l 1 uomo stesso, poiché non si po– tra 11·aggiungere una civiltà elevata né ·esservi pro– gresso assicurato e pace sociale fino a q1uan-do una meta del genere umano sara coneiderata inferi01·& e tenuta schiava - e precisamente quella m·eta cui spetta per ragioni fisiologiche la prinrn. educaziona delle ,generazioni nascenti. •L'Internazionale i-eclama per la donna la stessa libertù, le stesso garanzie di sviluppo integralo chl\ per l'uomo. in una parola la pili completa egn::i– glianza sociale,, p qtH\IHlo parla cli diritto de,ll'uomo, intende- parlare cli tutti gli esseri umani, senza cli– stinzione di sesso. Se •delle differenze cli 1'.acolta tra l'uomo e la clonna sussisteranno anche dopo la conseguita. egua– glianza di condizioni, esse daranno luogo a diffe– renza di funzioni. non mai a dif[erenza cli diritti. PATRIA ED UMANITA'. - La dlvisio•rn dell'uma– nità in tante patrie diverse é anch'essa un risultato dello stato di lotta in cui ha vissuto e virn Il genere umano. L'Internazionale, che vuole che tutti gli uomini debbano considerarsi fratelli ed ecisere uniti da stretti vincoli cli soliclariét.i morale e materiale, e sfruttare il mon~lo in comune q_uale ~omune re• taggio, aspira a fondere tutte le patrie in una patria comune, il mondo; ed a sradicare -dal cuo''" .llelPuo– mo il .sentimento clel patriottismo, cl_1e /è l'amore esclusivo o a1m€no la preferenza per il oqt-se e per gli uomini in cui è fra cui si• é nati,· clrn é la pr<'– tesa di avere nel proprio paes·e maggiori· diritti ::li quelli .che sono nati altrove, e che 5ii risolve in indifferenza, rivalita ed odio per gli altri popoli. ~ quindi in roncorronza ed in guerre. La patria si reslringe\·a prima alla trihù ed alia. citta: colla costituzione degli stati moderni, coll'ac· centrarsi <lei 1lotere, rolla rorina delle inrllpendenzo comunali. la patria si é allargala in v:13to unitti. tenitoriali, stabilite pii! o meno arbitr;Hiamcnt.n a SC'condn della ~c-o~rufia. della lingua 0 dei go– rerni. Cosi allar!Z"ata, la, patria é arlificiaie, ma 1100 lCl't::unente più giustificabilC' de-lJn pnll'i.:t <omunalf,. Coloro i quali ,-og!iono concilial'e l"idea della pa.- 1 ria col conc·etto l:nga.mente umano eh\ <·omincia. a trionfare 11ell..1sdenz:a, dicono the l I patria (: anello inLermodio lra !"individuo e- 1'11man:1ù od é mezzo necessario per la divl!-'.ione del lan~1 o tra ,.,.li uomini. lnYece, il patrlottlsrno é ~l'n\·o c,l:1colo :1. l'affratellamento degli uomini t• si oppone a che una rnzionalc ùivisione del lavoro metta ;... profitto tutte lo val'ie condir.ioni cli suolo. di l'!;ma ecc .. che presrnta il globo. Jl lavoro va diviso nlì mondll a secon,l:i della natura del suolo " del <':ima. dalla tacilil:.i tli comunicazioni e delle aLtiludi!li degli uo mini. t.' ·111cste divisioni non coni:;pondo:10 alle divi– sioni 1wliliche e nazionali che costituiscnno la pa tria. La divisione del lavoro cleve variare c'J!!c nuove scoperte, colle nuore vie, coi nuo\·i p~·ccessi di produzione, coi nuovi bisogni della consumazione: e le patrie invece restano o dovrebbero r~•i.are réla– tivamente [enne tra i monti e i mari cl1e le deli– mitano. La divisione del lavoro imporla ia r·ecinroca dipendenza cli un paese dall'altro, ed il patriottismo reclama che ciascun paese possa vivere da se o per sé, poiché in caso di guerra bisogna poter \'iverP seuza ricorrere allo straniero. La clivii;;iono clel la– voro domanda la completa reciprocanza ul il pa lriottismo eccita necessariamente la rivallt,i, poiclu'. o la divisione in patrie resta una sempli .e e:~pres– sione geograt'ica senza alcun ralore polit:ro-sociai~. il ehe equivanebbe alla sua abolizione, ,., ~li uomini c:rcher~n~10 se1_npre di assicurare maggiori vantagg-i a1 pae81 111 cui hanno maggiori diritti ,. mi-q:~g-iol'i affetti. La. patria nonché avvicinare J'jndirid~iCI au·nma nita. ne lo stacca: essa non é l'aggruppamento spon– taneo._ prodotto degli affetti e dei bisogni reali ed attuali. ma un aggruppamento prodottosi in condi– zioni non più esistenti. che riene imposto all'uomo fin ùalla nascita: é il passato che oppr!mc il prr,. sente e ravvenire. L"Internazionale vuole la [udione di tutti gli uo– ntini in un gran corpo organico. l'uman;tU; - de– plora perci6 e cerca cli rendere impossibili le lotto tra i popoli; ed un internazionalista, quando é ob– bligato dalle circostanze a prender parte a questa lotte. non si fa guidare dagli interessi del paese in cui é nato, ma dagl'interessi di tutta l'umanita e parteggia per gli uni o per gli altri, seC'cndo che stima dalla vittoria degli uni o degli altri avvan– tag'giata o meno la causa della rivoluzione, della emancipazione e del progresso umano. LE RAZZE ARRETRATE. - I popoli cosiddetti civili o lasciano nell'abbandono i popo!i barbari o selvaggi, o ne fanno strazio miserando. Per l1Internazionale invece deve esser rlovere doi popoli più avanzati, dopo che si saranno etsi stessi emancipati dalla miseria, il propagare la civilt.i tra 1 le razze arretrate, mostrandosi, coi fatti, ~oro amici e facendo loro sentire i vantaggi del laroro, dell'a– giatezza o della libe-rtfl. B questo dovere é anche nn interesse, poiché 1>er la barbarie di tante razzn mnane, una somma sterminata di faco:ta 'latenti che [orso sono diverse dalle nostre e potrebber,; arricchire il patrimonio comune, restatti, inutiliz– zale; una gran parte della superficie ciel g-~obo re:;ta quas-i sterile, p, la riviita. corre sempre i! pericolo cli una terribile invnsione rhe la ricacc:er·Jhbe nella barbarie. LA PROPRIETA'. - Abbiamo ;;ia del.lo che la proprietU. individuale va i,holita, anzi che l'aùolizio1.1t• sua o di tutti i pretesi diritti c,he llf\ !leri·1ano (ere– tHlù, ecc.) é 1 Ia condizio11.- urcessari~ p(•.~ il trionfo della solidarietà nei ra1l11orti umani. Dic•1amo o.ra qualche parola -sul sistema d'organizzazione che do– vra sostituire il regimo della proprietà privata. L'Internazionale é stata per lungo tempo colletti– vista; essa voleva cio6 che la terra. le materin prime, gli strumenti da lavoro, tutto qtw!lo insomma. che serve all'uomo J)er esercitare la sua attività ,, produrre, fosse proprieta collettiva. di cui tutti a– vossei·o il diritto di servirsi per lavorare, e chr– quindi il prodotto del 'lavoro fosc;e tutto intero del h1 vara tore, solo o associato, sai vo lH rpinf,a propor– zionale per le speso generali. Por conseguenza le formole: A ciascuno secondo il proprio lavoro, o, il C'ht' valo lo.ites:::;o. al lavora• tore il prodotto intero del suo lavoro; ..:.- chi lavora mangia e chi non lavora non mangia, 'Hl cccezlonn che non sia per causa <l'impotenza. nel "]ual caSQ,

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