Studi Sociali - anno IV - n. 26 - 1 ottobre 1933

mantiene il terror~mo di tribunali speciali e di esc cuzioni sommarie, non é evidentemente che un re– gime che sa di avere contro di sé la stragrande maggioranza della popolazione. In qualsiasi granrle movimenlo sociale quanto vi é {li "praticamente rivoiuzionario'' é anarchico; e invece quanto tende, con 11011 importa che pretesto, -a profitto di non importa quale nuovo gruppo priYi– legiato, a rifare nella lofo essenza vecchi strumenti cli dominio é "confrcM·ivoluzionario''. La rivoluzione ha sempre cousistiio nella distruzione di un vecchio Stato; mentre la formazione di trno Stato 11novo é l'injzio della contro-rivoluzione. Si pu6 star certi che, a breve scadenza da quando il nuovo Stato é sorto, comincer.i il massacro delle avanguardie rivoluzio– narie. Cosi é avvenuto col giacobinismo del 1793. Ele– menlo rivoluzionario efticacissimo, grazie a!ia. sua .azione diretta, finché non fu il potere, appena lo dive11ne1fece opera di reazione anche pl'ima di 'Ter– midoro. Si a1lpoggiava ancora sui sanculotti, sulle 13ezioni, ecc. ma la tendenza fatale a tanto pili dimi– nuire la potenza popolare quanto più si accresceva quella governativa, si:>ezz6 ogni slancio, iniziativa, fede ed audacia popolare, senza di cui non c'é rivo– luzione. Non altrimenti é avvenuto col bolscevismo. Fin– .ché si appoggi6 sui "sovieti" liberamente costiti.litì, contribui con gli anarchici e tutta l"avanguardia rivoluzionai-ia a spingere in avanti il movimento; divenuto dittatura ci diede· il massacro cli Cronstadt, le più feroci persecuzioni, una demoralizzazione pro– f• nda, la trasformazione dei aovieti, che ancora sus– sistono solo di nome, in una specie di .sottoprefetture ·statali. E' bensi vero che si é parlflto dì piani mira– •Colosi d'industrializzazione, c1·educazione, cl'assi8ten– .za, ecc. l\'Ia, anche se saranno realizzati al completo, ed é dubbio che lo siano più cli quaulo lo sono già in qualche volgare Stato capitaliStico, non ::i avrù con sacrifici immensi, supel'iori forse a quelli che --6i avl'e,bbero avuti con nn regime borghese, che un ·progresso utilizzabile un giorno, come gli stessi 11rog1:essi tecnici attuali -del capitalismo, quando il socialismo si sarli ulteriormente sviluppato, ma in ·se ,stesso niente al'.fatto socialistico.- ~ E' cruna ingenuitét fenomenale il pretendere cho ·10 Stato-padrone bolscevico, alleato del resto con ,ca pital.isti privati, un bel giorno si tiri in disparte, per lasciare i snoi salariati ill pien0 pos·ses-3O di mac– chine e terre, e padroni di disporre integralmente dei loro prodotti. E' certissimo che col sistema bol– scevico non si va alla soppressione delle cla;;-si. An– che se delle classi vecchie sono state so11presse, se n"é costituita. una nuova di politicanli, poliziotti, lmrocratici, milifari ecl agenti d'ogni specie della dittatura. Costoro non possono che voler mantenuto l'attuale sistema di sfruttamento del lavoro agricolo e industriale a loro maggior profitto, e non trascu– ,reranno nulla per consolidarlo. Jn fondo, quando certuni pa1:lano cli •·pratica·· non hanno in vista che la "pratica borgh8se·•, che vo– _gliono ripetere a loro vantaggio e che con rara impuclen.za battezzano per ' 1 pratica rivoluzionaria" mentre ·ne é la negazione, se 1fer "rivoluzion-e" s'in~ tende la "soppress-ione delle clasai" e non la 11 so– stituzion·e -di un dominio di cla-.;ae ad un altro•·. La rivoluzione, o conduce all'anarchia, o ci da una nuova usurpazione cli potere e di ricchezza. Quindi la rivoluzione sarà tanto più pratica ed e[ficace quanto p.iù sara anarchica. Nella misura che non lo sanl, il passato sopravvivri.l., perché non completa– mente estirpato. Se- poi si ha un coeidetto potere forte, dittatoriale e terroristico, allora i frutti del– l"insurrezione iniziale rischiano d'andare interamen– te percluti 1 anche perché ,qualunque tentativo della vecchia reazione troverebbe intatto nella sua parte essenziale l'organamento di dominazione manteuuto dalla nuova. Se non si vuole ripeterd che l'inganno della rivo– luzione borghese, a profitto di una nuova classe comunque costituita, l'azione quale la concepiscono g1i anarchici non pu6 certamente apparire pratica; ma se s'intende per davvero giungere all'emanci– pazione dei lavorato.ri ad opera clei lavoratori stessi, nessun potere di partito pu6 portarla. a compimento ·..sostituendosi alle masse. E" bur!a atroce il cousiderare la rivoluzione come una delegazione di poteri, né più né meno clel par· lamentarismo, senza neppure quelle poche garanzie di critica, di controllo, di pubblicita che al parla- STUDI SOCL\LI mentarismo sono proprie, - senza contare che, da che mondo é mondo, scoperte, invenzioni, progressi, civiltà, non furono decretate da niun potere. ma ri'3ultarono da libere attivita. LUIGI BERTONI. Galileo Palla e i fattidiRoma (1 maggio 1891) Lessi nei giorni passati mille accuse e mille in– sinuazioni contro !°amico mio e cornpagno no<:1tro Galileo Palla (che prese il ·nome di Venerio Lanrli perché renitente di 1,eva); e non me ne curai, poi– ché so che dalla stampa borghes-e non po3r:;ia!no aspettarci che calunnie e vitnperii. Lessi pure che Cipriani avrebbe espr,esso sul conto di Palla un giu– dizio poco benevolo, il quale. o significa che Cipriani. non conoscendo il Palla, si era lasciato ingannare cla c1ual.che voce calunniosa, o ,piuttosto é una pura e semplice invenzione di qualche vigliacco che, pro– f:ttando della prigionia del Cipriani, ha abusato del suo nome per ispargere un po' di bava su noi auar– chici, che di Cipriani siamo amici e compagni di fede e di lotta; - ,ed ns1>ettai ecl a.spetto fiducioso che la reUìfica o la smentita venga da Cipriani ste~:so, non appena egli si troverà in grado di poter pnhblical'e il suo pensiero. Cipl'iani é tro,ppo nobile e troppo valoroso egli stesso per non ~:;aper ,appr~z– zare l'animo nobile e valoroso di Galileo Palla. Ma ecco che leggo 11ll articolo del compagno San– clri, pubblicato nella "Rivendicazione" del 9 maggio in •Cui é detto che "Palla, appena eccitato il tumulto, .si dilegL1a senza che lo si co·nti tra i 1morti o tra i feriti''. Non so che sia questa teoria la quale in– cluderebbe che in un combattimento chiunque non resta morto o ferito sia Ull vigliacco, oppure che, in una sommossa, 1rno, dopo aver fatto il suo dovere ed esserne uscito incolume, debba restar li a farsi arrestare, sotto pena di sentirsi trattare di agente provocatore. E non so nemmeno - o Io so tro.p11O - che cosa sia questo gridare all'agente provoca– tore ogni volta elle da1le parol,e si passa o si tenta passare ai fatti. So bene che fra i ,mezzi di polizia vi é pure quollo dell·agente che fa il bravo. per acquistare la stima. dei più volenterosi, ,e provoca a preparare un fatto per de11unz'i.:1.r,e i preparativi e toglier di mezzo cosi gli nomini più decisi e· Diù pericolosi. Lo so, e perci6 non mi stanco mai di rac• comandare ai compagni di non avventurarsi alla -cie– ca, e di cercar sempre cli conoscer bene con chi -1la.wl.O-<l1"'-.J.a:ll0.--====~--- Ma pensare che la polizia voglia sping.ere la nro– vocazione fino all'azione e[fettiva, e quindi abituare il popolo a servirsi della sua forza, ,e correre il rischio, sempre grande coi tempi -che corrono, di pl'ovocare, invece di 1111asommossa facihnente re– pressa, una rivoluzione che .spazzi via tutta l'attuale organizzazione sociale, significa disconoscere e la uatura dei governi e i costumi e le tendenze della S•Ocietà attuale. salvo che non si creda ,che i veri anarchici stieuo al governo camuffati da ministri e deputati, e che noi anarchici piazzaiuoli siamo tanti docili .agnellini che beliamo di rivoluzione, ma che in pratica intendiamo abbatt-ere il governo e la bor– ghesia a suon di discorsi, e risponcler,e, quando si presenta i1 caso, alle baionette ed alla mitraglia con scariche di fiori e cli conf-etti. 11 Sandri evidentemente, non cono~;cendo il Palla, si é lasciato influenzare, contro ogni apparente pre• babilìt3., cln. quel che han eletto i giornali borghesi; ed io che conosco- il Palla a fondo ,e da lunghi anni e l'ho visto a1la. Jll'Ova dei fatti ed ho diviso con lui, in molte occasioni, la buona e la rea fortuna, e so. giorno Per giorno, qua le 6 stata la sua vita da sette anni in ,qua, ora eh-e !"insinuazione e l'in• giuria vengono da un compagno, sento il dovere cli P<?rtare, a favore dell'amico mio, la mia qualunque– siasi testimonianza, non tanto per il Palla, a cui basta certamente ]a testimonianza ,tella sua coscien– za, ma per il pubblico, dal quale~ se possiamo pre– t,endere che nou ci giudichi s-ulle parole dei nostri nemici, interessati a calunniarci e spesso pagati per farlo, non possiamo pretendere che non si lasci im– pr-essionare quando le accuse pantano dal nostro stesso campo, dagli stessi nostri commilitoni. lo non ero a Roma. ,e non so dei fatti cle.J1<.> Mag– gio colà avvenuti che quello che ne han detto i giornali; ma non esiterei un istante ad impegnare il mio onor-e per affermare che Pa1la, &e ha provo– cato il tumulto, vi é restato in mezzo fino alla fine e nei I)Osti più pericolosi, face·ndo coraggiosamente, brillantemente anche, il suo dovere, e son sicuro rhe non uno, di riuanti ·conoscono il Palla, pensa divs.r– samente. Conoubi il Palla a Firenze nel 1884. A Napoli infieriva il colera, ed eravamo molti fra i socialisti che anelavamo di correr,e in -soccorso dei colerosi. Montre eercavamo di raccogliere il denaro per il viaggio, arriv6 il Palla, il quale anelava anche lui a Napoli, e siccome aveva più denaro di quello ch.!;l gli occorr,eva per il biglietto della ferrovia, si fer– m6 a l~irenze per vedere se v'era qualche volente– roso che non potesse partire per mancanza cli denaro ed aiutarlo. Mi giunse in casa gridando e gesticolan– do. COJne, mi disse, tu non vai a Napoli! - Chi sei'? gli domandai. - Che t'importa? fu la sua risposta: i coleros,i non hanno bisogno di sapere il home di chi iSta al loro capezzale. E' giusto, io dissi ... sia- 7 mo riui in parecchi che vogliamo andare, ma non abbiamo potuto ancora mettere insieme il d-enaro per il viaggio. Allora. Palla vuoto le sue tasche sul t'a. volo, e cosi tra il denaro suo e quello che pote1nmo trovare a Firenze, potemmo partite lui, la Gigia P,ezzi, Arturo Feroci, Vinci, Delvecchio, io ed altri co111pag-11i. La ,condotta di P•alla a Napoli fu splen– dida. Coraggioso, infaticabile, notte e giorno era sempre all'op era. St avamo tutti senza denaro, qual· che vo1ta so[[ riva.mo la fame e quasi invidiavamo la minestra che servivamo ai convalescenti. Palla rice. vette di casa sua un po· di denaro che sarebbe ba– stato largamente ai suoi bisogni; ma esso, come del resto avrebbe fatto ognuno di noi, lo mise in comu– ne e cosi potemmo andare alla men peggio fino alla fine dell'epidemia. Domandate al niente nnarchico Rocco De Zerbi, che non pu6 aver dimenticato i servizii degli anar– chici di Firenz.e, se si ricorda di un giovane alto, magro, dall'aspetto piuttosto burbero, che nei mo– menti in cui si aspettava la distribuzione del servi– zio, si teneva in [onda alla sala del Comitato della Croce bianca, silenzioso, dietro di tutti, ma che ap– pena si domandava "1111 uomo di buona volont,r• balzava su, scartava t.ntti ct·nna ùracciaita poderosa e si faceva avanti g-ridundo: io, io. - Ma voi, gli osservavano a volte, siete ur:;cito or ora di s,ervizio. Non fa 1rnlln, rispondeva, posso rientrarci, e ci rie11- t•·ava e meravigliava tutti per la sua resistenza fi. sica, veramente straor.clinaria, come si faceva arnmi– rare per il cuore, la devozione, la delicatezza che metteva nell"assistenza dei malati. Quel giovane era i 1 Palla. Dopo il colera tli Napoli sono stato sempr,e o in contatto o in relazione intima col Palla; 1"110visto in circostanze molto difficili e rl10 trovato sempre buono, sempre pronto a mettere la sua per.sona ed il suo denaro a servizio della causa, degli amici, o dei miseri, sempre coraggioso e primo nei pericoli, sem– pre intento con tutto l'animo ,suo, ,con tutte le for– ze sue al trionfo del bene. Ho penetrato, a forza d'intimità, nel fondo ,del suo carattere un po· selva– tico, e v'ho scorto un amore immenso per gli uo– mini, una fede l'arte nel bene, una decisione ferma di consacrare la sua vita al trionfo della sua ict·ea, ed ilo visto con emozione come a queste qualitfl di apostolo si unh·a armonicamente l'affetto profondo, che sentiva. per la madre sua, che egli ricordava. spesso ad al cui ricordo gli ,si riempivano di lagri– me i suoi occhi azzurri. Io non ho da raccontare qui la vita di Palla, che é, come quella di noi tutti, vita cli lotta e cli conati restati finora senza successo diretto, ma non inutili per il progresso della causa socialista. Voglio per6 narra1·e un atto, cha..J11ostn1. l"impetuosità generosa della i saa natura. Anni or sono stavamo a Buenos Aires quando si seppe. che al ·CaDo de11e Vergini, all'ultimo estremo meridionale della Repubblica Arg.entina, si erano sco– perti dei ricchi depositi di arena aurifera ,e che Il lavor-0 era libero ,])er tutti. Ci venne a cinque com~ pagni, fra cui il Palla, l'idea di anelarvi e, profit– tammo del primo battello che si recava in quei pa– raggi. Ma eravamo arrivati da pochi giorni e co– minciaVamo appena a fare le nostre prin1e prove nella lavatura dell'arena, quando giunse un signore, il quale conduceva seco una. schiera cli operai sa– lariati e si diceva ntpprcsentante cli una compagnia proprietaria clei terreni anrì[eri e dichiarava proibi– to il lavoro a chiunque non era al serviZio della compagnia. lDgli era scortato da una compagnia di soldati e molti poliziotti, che davano valore esecu– tivo ai ,suoi decreti. Il governo aTgentino, violando la costituzione del paese (ah! le costituzi-0ni) che dichiara proprietà inalienabile della nazione e libera per l'uso di tutti la zolla cli terra (pe1' la larghez– za tli 100 metri s-e ben ricordo) che costeggia il ma· re ed i corsi c1·acqua, aveva concesso ad una. com– pagnia di capitalisti, a capo clella -quale era il -fra– tello del presidente della repubblica, la proprieta o il monopolio di quei tratti di spiaggia sui cruali si era scoperto dell'oro. A noi dunque non restava che partire da quel paese desolato e glaciale; e per par– til'e bi,sognava aspettare il battello del governo, il solo che toccasse alla Vergini e con nntervalld cli molti mesi, poiché per la. via di terra ci separava dai paesi abitati un vasto deserto impossibile ad at– traversar,e senza cavalli e senza provvisioni. - Do– po lunghi mesi di s-offerenze che non é il caso cli narrare, arriva lnEine improvvisamente quel battello, che per noi significava liberazione e ritorno nel mondo civile. Quel giorno io non ero alle Vergini, perché da alcune settinw1re. mi trovavo a lavorare in un altro punto della c.:rrntn, di dove più tardi po– tetti imbarcarmi. Palla e gli altri compagni. che- si lrovavano a parecchia distanza. dal mare, appena scorsero .il bat– tello. si misero a correre verso il mare; ma il battello non fece che buttare a terra la posta e, in·ima che essi ragginngcssero la costa, già si allontanava con velocità crescente. Era poi miei compagni un con– trattem110 doloroso, poiché significava altri 5 o 6 mesi di quella vita da naufraghi, e la salute di al– cuno di ,essi incominciava già a risentir-e le conse– guenze di una vita disagiala ili un clima eccessiva– mente rigido. Ma Palla affretta la corsa e giunge alla s-piaggia. 11 mare in quel punto, oltre ess-ere glaciale, é percorso da correnti violente che impe– discono raccostarsi delle barche ed é popolato dai pesci cani. Palla ,sapeva tutto questo; ma non esita un istante. Si spoglia rapi.damen te, si butta in mare e nuot.:.'1. v.erso il largo, mentr,e. i compagni giunti alla costa dietro a lui, gridano ed agitano la· sua camicia

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