Studi Sociali - anno IV - n. 24 - 22 aprile 1933

mezzo al proletariato. 'l'anto che pi(L Yoll(', dal linguaggio e dagli atti politici dei comunisti, si aveva la impressione che essi fossero più Yi– cini ai fascisti che a tutte le altre frazioni so– c-ia liste e rivoluzionarie. Oggi il fascismo tedesco pesta sodo, con vo- ' lutt[, sadica, sulla classe operaia, su comunisti, socialisti, anarchici, sindacai isti, senza distin– zione e senza quartiere. La storia lugubre di assassinii, aggressioni; distruzioni, arbitrii d'o– g-ni sorta, che noi abbiamo vissuta in Italia per cinque o sei anni, si svolge ora in Germania con rapidit,i accelerata. L'azione legale del governo, ormai totalmente fascista, vi aggiunge la lunga teoria di imprigionamenti in massa, della sop– pressione d'ogni Jibert,1, delle confische, spo– clestamcnti e imposizioni tiranniehe sei1za fine. Hubiscono anch'essi la loro parte di colpi, e son ridotti al silenzio, le piccole frazioni borgh~– si democratiche, gli intellettuali cl'idee liberE', i pacifisti e - fenomeno in Italia sconosciuto -g-li ebrei. Ti'antisemitismo, ebe fu a ragione chiamato il iiovialismo degli imbec·illi, e-on tutto ,il suo cor– t(•ggio di stupide superstizioni di religione e di razza, ha avuto sempre un certo seguito in ale-uni strati popolari germanici (come, clel re– sto, in ]<'rancia, Russia, Rnmenia ccl altri pae– si) ; smentita evidente alla pretesa lorn supe– riorità nazionale. li fas('ismo no11 potel'a non -µrofittarne. Gli averi opulenti degli ebrei della banca e del commercio sono cli certo l'offa che la borghesia tedesca getta alle brame di furto e di saccheggio degli avicLi avventurieri fa– S('isti, la taglia che il capitalismo paga a sue 1,pese. la zavorra che per salvarsi esso abbando– na alle bande mercenarie ecl al cieco e affamato fnrore popolare, che il fascismo ha doYuto cle– rnagogi<:amente attizzare fino ad oggi per in– grossare le sue file e giustificare il bugiardo e• ridicolo socialismo della sua etichetta esteriore. 1 'na volta consolidato il regime di tirannia e cli sfruttamento, il popolo ingannato, dis~rmai,o · cl 'ogni libertà cli movimento e cli pensiero, mani e piedi legati al carro della dittatnra statale, si sveglierà pift misero e oppresso di prima. Ma i;i svegliera, forse, troppo tardi. Eppure fino all'ultimo momento non man– cava al proletariato tedesco una forza suffi– eiente per sbarrare il passo al fascismo. Se per– fino sotto la violenza "nazista" le elezioni lÙ– time han dato, in cifra tonda, una q11inclicina di milioni cli voti ai social-clemocratici, ai co– munisti e a qualche altra frazione d'opposi– ½ione, non· si pu6 negare che una ma~sa cosi enorme, con lo sciopero generale e la scesa in piazza avrebbe potuto imporre il rispetto dei suoi diritti e salvare la libertà tedesca. Anche materialmente sconfitto un movimento cosi va– sto avrebbe avuto sempre qualche utile risul– tato. -Ri ricordi che fu la Comune in Francia, che nel 1871, benché affogata cosi trucemente nel sangue, impedi il ritorno alla monarchia e salvo le poche libertà elementari, che consen– tirono dopo pochi anni la ripresa del movimen– to Rocialista e proletario. Invece in G~rmania non s 'é fatto nulla, all'infuori cli qualche spo– radica resistenza locale o individuale. Cosi il fasc-ismo é in pochi giorni riuscito a fare tanto (•ammino in senso reaziona1·io, quanto in Italia il RHO omonimo e maestro ha potuto percorrere solo con sforzi di quakhe anno. Le cau;;e, tutte interne ed insite nei difetti ed errori della clc– mocracia, della social-democracia e del comu– nismo bolscevico, le abbiamo gia acceu-nate. Non é uno dei minori motivi cli angoscia per noi italiani, che la tragica lezione d'Italia non abbia insegnato nulla al popolo tedesco, e forse a nessun altro che si trova o sta per trovarsi nelle sue condizioni. Soltanto i nemici della li– bertà e del proletariato l'hanno compresa e n'han tratto intero l'utile eh 'era possibile. Tut– te le speranze non sono perdute, é vero ; e noi le conserviamo vive e ardenti nel nostro cuore. La Germania proletaria, la Germania libera, la Germania del pensiero, é ancora tropp•) nume– rosa per essere facilmente annullata. l\fa la sua ripresa e la sua rivineita, nonostante, sono rese enormemente più difficili; e la snlvczza che ancora pochi mesi fa poteva essere q11estione cli pochi giorni e cl'uno sforzo relativamente S'l'l'lH SOl'L\.Ll piccolo, orma i richiccler[t sofferenze e sacrifici cli gran lunga maggiori e più lunghi, forse cli anni cd anni, se circostanze fortunate pcl mo– mento imprevedibili non concorreranno a mu– tare e affrettare il corso della storia. La crisi mondiale del capitafomo potrebbe determinare qualcuna cli coteste circostanze fa. vorcvoli, all'interno o all'esterno. Ma resti be– ne inteso che tutte le migliori occasioni ver– ranno e passeranno inutilmente, se una Yigile e cosciente volontà cli riscossa non sarà prepa– rata moralmente e materialmente a profittarne e se rinunccr,i, ('On una costante tensione e <:onsufficiente spirito di sacrificio e· d'eroismo individuai.e e colletti,·o, a determinare essa stes– sa una oceasionc tutta sna. Questo Yak per la Germania com~ per tntti gli altri popoli, c·ia– scuno dei quali potrC'hhc, con un cosciente sbal– zo in a\'anti, mutare l'attuale triste situazione del mondo, e riaprire dinanzi a lui pi(t ampia e lmninoHa di prima la via oggi o~trnit,i da tut– te le forze congimatc della barbarie, - la via della emancipazione proletaria, del progresso civile e della libcrta umana. LL'IGI l<'AllilRI. In quattr-o anni da che si pubblica "Studi Socia– li" non abbiamp mai avuto occasione di occuparci delle cose del paese che 'ci ospita, - un p6 per !''in– dole della rivista rivolta a questioni di carattere generale e non locale, un p6 perché veramente non avremmo avuto molte cose da dire. Adesso, dppp gli avvenimenti 1ultimi ormai noti dovunqL1e, delle cose da dire ne avremmo di certo,. ma ... non le possiamo dire a :causa della censura. Materialmente le p 1 otremmo forse 1stampare, ma senza alcun cos~ trutto; perché la gente fra cui potremmo diffon– dere la rivista qui non la leggerebbe, meno poc•he decine di persone, a causa della lingua; e i pili che potrebbero leggerla fuori dei confini del pae.se, non la riceverebbero, perché non passerebbe aila posta. Non ci resta quindi che continuare, come pel pas– sato, a occuparci di questioni non riguardanti cose locali, almeno finché 1ci6 ci sara permesso dalle circostanze, - i5icuri che, qui come altrove, la sere– na e modesta nostra seminagione d'idee di liberta e di giustizia non restera inutile. Il cammino si fa scabroso ancor piU; ma 1noi lo proseguiremo finché ne avremo i mezzi, la forza e un minimo di possibili– tf, - come abbiamo /fatto fin qui attraverso tutte le tappe per le quali ici ha' sospinto, "raminghi per le terre e per i mari'\ la ,tempesta sociale. La base morale dell' Anarchismo , (Discutendo con un individualis.ta) L'altro giorno a Roma, in presenza di 1n11nerosi compagni, ebbi con un "anarchico" individualista una discus,iione che credo utile comunicare ai let– tori di Volontii. Naturalmente il mio contraddittore (cli cui non pubblico il nome perché non ·penisai a domandar– gliene il permesso) parlava in nome proprio, ed io non intendo rendere responsabili di quello cll'e– gli -disse gli altri indi-vidu.alisti, che so tanto diffe– renti gli ttni dagli altri. Ma per6 riscontrai nei suoi concetti fondamentali e più nel suò modo cli ragionare tanta somiglianza con quelli di altri,. da restar per– suaso che il caso suo non é un caso eccezionale e pu6 considerarsi come tipico di tutta una categoria d'individui. Al principio, per quanto non ,sia precisa:nente la prima volta che sento sostenere delle assnrdita in nome clella scienza e della fileisofia, pure confesso che restai sbalordito quando, in sul principio della discussione, m'intesi dire ch'io sapevo c'3rtamente che, filosoficamente parlando, tutto ci6 eh~ avviene é anarchico, o almeno tutto ciò che avviena quando gli uomini lottano tra loro. Ed io elle proprio non lo sapevo! Che mortifi– cazione! Ma - mi permisi obbiettare - é anarchico lo czar quando impicca i nichilisti e fa calpestare il popolo dai suoi cosacchi? -,Certamente, dal punto di vista filosofico. -Ed i nichilisti che gli tirano le bombe? -Anarchici anche loro, perché la filosofia ... -Il padrone che opprime l'opjlraio e lo sfruttn e lo caccia a morir di fame quando non pu1 più dar frutto, é egli anarchico? ~sr, poic11é difende i suoi interessi, lotta per a1- 'OS!lU.Ia(l fermare la sua potenza, allargare la ,sfera del suo dominio. -E l'operaio che s-i agita, si organizza, si ribella per non •farsi sfruttare é egli pure anarchico f -Ma s'intende. ,Padrone e operaio, imperatore e saclclito lottano per superarsi ·1•un l'altro; e, verché lottano, sono tutti anarchici.· La lotta per il domi– nio é legge di natura e.cl é an_archico '-chiunque- lotta, comunque lotti. -\Ma allora a che §erve questa parola di anar– chico se non distingue più nulla? Non vi era gia nella lingua la parola naturale per inclicfl.re tutti i fatti della natura, e quella ur:nano per dire elle si tratta di cos-e che riguardano gli uomini, e quella di guerriero, tiranno, ribelle, ecc. per dire degì.i 11omi– ni in lotta tra di loro? Che significa chiamarsi a– narchico quando si designa collo stes,so nome anche l'avversario. con cui si lotta? .:'\Tonbasterebbe chia– marsi nemici? ........ Tu sai che la filosofia . .. --jSenti, io non i::-oproprio nulla e, a dirtela chiara, quel che tu dici mi pare roba da mani,comio. Ma metti ch'io ignori tutlo della filosofia, compatisci la mia ignoranza e serviti cli argomenti e cli lin– guaggio alla mia portata. Ed il mio contradditore ftt cortese a.ssai e ri– nunziò, per c0:ntentarmi, a ripetere ogni momento le parole filos.ofia !3 filosoficamente. Uff! infine potemmo ragionare. La discussione cadde sulla "bauda Bonnot", e naturalmente il mio contraddittore trovava le loro gesta ammirevoli. Essi vole_vano arrivare ad un fine e per arrivarvi rom-pevano tutti gli ostaco 1 i che vi si opponevano, calpestavano tutti i · ver.mi, che si trovavano sul loro cammino. Essi avevano diritto alla libertà, diritto al benessere e marciavano im– perterriti alla conquista del loro diritto. --Ma, e i diritti degli altri? ---,Che importava a loro a egli altri?! -E allora, perché dovremmo noi considerarli a- narchici, considerarli compagni quando iJ1 r-ealtcl. non facevao10 che quel che fanno .i peggiori bor– ghesi, i peggiori tiranni, cioé sacrificare gli altri, e fino all'omicidio, per uuo scopo bassamente e– goistico? -Ciascuno deve affermare la sua personalità e vivere, libera o- piena, la pr?pria vita. La iSocieta ci nega quer.to diritto e noi ce lo prendiamo per forza. -Ilenis•simo. Ma ci sono altre personalita, che hanno diritto ad affermansi, altre vite che pur do– vrebbero esser vi,ssute, liberamente e pienamente. Perci6, o si ha la lotta e quindi oppres,sione dei vin– ti, come nella societa attuale, oppure bisogna cer– care la garanzia di libertà -e dL sviluppo di>l propiio io nella solidarietà ·con tutti gli esseri umani, in– vece che nella dominazione sopra g.Ji altri, o nella loro soppressione. -Ma tu sei un religioso! -Se religione significasse la ricerca del bene di tutti ... -,Il bene :cli tutti! Ma tu sei un sentimentale, 11 1 1 cristiano, un 1filantropo, un socialista! --iChiamami a11che pancotto; ma •dimmi: Ti senti tu rimuovere niente nel petto quando vedi un· fan– ciullo che piange? o uno che é offeso da un prepo– tente, o uno •che manca di pane? -lo no: -son cose che non mi riguardano. O Zf c1ualche volta m·incomodano, ciò di1le1Hledallo stato del miei nervi e non é certo per que_E-toche io sono anarchico. -Ed allora, chiamati pure anarchico se ti pare, ma cogli anarchici, quali ili intendiamo noi. non puoi avere ·niente di comune. Poiché, se noj ci Eia– mo preoccupati della questione sociale, di ctli cre– diamo vedere la soluzione nell'abolfzione clei u1ono· polio politico ed economico, gli é perché noi rnf· friamo ve-O.endo soffrire e non sappre1nnw f>sscr felici se non circondati da uomini felici. Potrem– mo cessare di eiisere comunisti ed anarchici, se ci sembrasse cli aver trovato una soluzione migliore. ma la forza che ci sostiene e sospinge resterebbe sempre l'amore degli uomini. E que2to umore si sente o non si sente: non lo dA la scienza, 'Il.Onlo da la filosofia. Spesso però é un sentimento latente, che può e,Ssere evocato e messo in attività: ed é questo lo scopo principale della propaganda. Qui ogni discussione a-vrebbe dovuto finire se davvero il mio contradditore fosse stato quello che pareva dalle sue parole. Ma egli é probabih1ente uu fior ,cli figliuolo, come sono tanti secli-ce11 ti "indi-

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