Studi Sociali - anno IV - n. 23 - 20 marzo 1933

4 o indir,ettamente, sulla vita di tutti, e riconosce per– ciò la grande legge di solidarieta, che domina nella societa come nella natura. E siccome egli vuole la libertà di tutti, bisogna ch'egli voglia che l'azione di questa necessaria solidarieta invece di essere im– posta e subita, incoscientemente ed involontaria1nen– te, invece di essere lasciata al caso e di essere sfrut– tata a vantaggio di alcuni ed a danno di altri, r 1 i– venti cosciente e volontaria e si esplichi quindi ad eguale benefizio cli tutti. O ~ssere oppres~i, o essere oppressod, o cooperare volontariamente al maggior bene di tutti. Non vi é altra alternativ.a possibile; e gli anarchici natural– mente sono, e non possono non essere, per la co– op-erazione libera e voluta. Non ci si venga qui a far della "filosofia" e a parlarci di egoismo, altruismo e simili rompicapi. Noi ne conveniamo: tutti siamo egoisti, tutti cer– chiamo la nostra soddisfazione. Ma é anarchico colui che la massima sua soddisfazione trova nel lottare pel bene di tutti, per la realizzazione di una societa in cui egli possa trovarsi, fratello tra fratelli, in mezzo a uomini -eani, intelligenti, i,struiti, felici. Chi invece pu6 adattarsi, contento, a vivere. tra schiavi e trarre profitto dal lavoro di schiavi, non é,, non pu6 essere anarchico. Vi sono degl'individui forti, intelligenti, passionati, con grandi bisogni materiali o intellettuali, che es– sendo stati dalla sorte messi tra gli oppressi vo– gliono a qualunque costo emanciparsi e non ripu– gnano dal diventare oppressori: individui che tro– vandosi coattati nella società attuale prendono a di– sprezzare ed odiare ogni societft, e, sentendo che sarebbe assurdo voler vivere fuori della collettivitA umana, vorrebbero sottoporre al loro volere, alla sod– disfazione delle loro passioni, tutta la societa, g.li uomini tutti. Costoro a volta, quando sanno di lette– ratura, sogliono chiamarsi superuomini. Es.si non s'imbarazzano di scrupoli; essi vogliono "vivere la loro vita•·; irridono alla rivoluzione e ad ogni aspi– razione avveniristica, vogliono godere oggi 1 a qua– lunque costo ed a costo di chiunque siasi; essi sa– crificherebbero tutta l'umanita per un'ora (c'é chi ha detto proprio cosi) cli "vita intensa". Es~i sono dei ribelli; ma non sono anarchici. Essi hanno la meuta1it8., i sentimenti dei borghesi man– cati e, quando riescono, diventano borghesi di fatto, e non dei Jneno cattivi. Noi possiamo qualche. volta, nelle vicende della l6tta 1 trovarceli a lato; ma non possiarno, non dob– biamo, non vogliamo confonderci con loro. Ed essi lo sanno benissimo. • * Ma molti cli essi amano dirsi anarchici. E" vero - ed é deplorevole. Noi non possiamo impedire che uno prenda il nome che vuole, né po.ssiamo d'altra parte abbandonare noi il nome che compendia le nostre idee e che logicamente e storicamente ci appartiene, Quel che possiamo fare é cli vigilare perché non vi sia con– fusione, o ve ne sia il meno possi·bile. Indaghiamo per6 come é avvenuto che individui dalle aspirazioni cosi opposte a,lle nostre hanno preso un nome che é la negazione cle1le loro idee e dei loro sentimenti. Io ho accennato pili sopra a lo~che manovre di polizia, e mi sarebbe facile provare come certe aber– razioni, che si son volute far pa·ssare per anarchi– c'he, trassero la ,loro prima origine ,dalle sentine poliziesche cli Parigi, per suggestione dei capi di polizia Andrieux, Goron e i.imiti. Questi poliziotti, quando l'anarchismo incominci6 a manifestarsi ed acquistare importanza in Francia, ebbero l'idea geniale, degna davvero dei piu astuti gesuiti, cli combattere il nostro movimento dal di– dentro. Mandarono in mezzo agli anarchici degli agenti provocatori che si davano J'aria di super- 1·ivoluzionarii, ed abilmente travisavano le i-dee a– narchiche1 le rendevano grottesche e ne facevano 1ina cosa opposta a quel,lo che esse veramente sono. Fonclarono giornali pagati dalla polizia; provocarono atti insensati e malvagi e li vantarono qualifican– doli anarchki; compromisero dei giovani ingenui che poi, naturalmente, viendettero; e riuscirono colla compiacente complicità della stampa bo,·ghese a per– suadere una parte del pubblico che l'anarchismo era quello che essi rappresentavano. Ed i compagni fran– cesi hanno buone ragioni per credere che queste manovre poliziesche durino ancora, e non sieno estra- S'l'UIH SOCIALI nee agli avvenimenti che han dato occasione a que– st'articolo, Qualche volta le cose vanno forse oltre dell'intenzione del provocatore - ma in ogni modo la polizfa ne profitta Jo stes-so, A queste influenze di polizia bisogna aggiungerne altre; più pulite ma non meno nefaste. In un mo– mento in cui degli attentati iml)Yessionanti avevano attirato l'attenzione ,del pubblico sulle idee anar– chiche, dei letterati cli talento, professionisti della penna sempre alla ricerca del soggetto alla moda e del paradosso s·ensazionale, si misero a far dell'a– narchismo. E, siccome erano borghesi, dalla menta– litft, dall'educazione, dalle ambizioni borghesi, fecero dell'anarchismo che serviva bene per dare un bri– vido voluttuoso alle signorine fantastiche ed alle signore ristucche, ma aveva poco da. fare col movi– mento emancipatore delle masse, che l'anarthismo vuol provocare. Erano persone di talento, s.crivevano bene 1 .dicevano spesso cose che nessuno capiva e. furono ammirati. O che forse non vi é stato un momento in cui in Italia si diceva che Gabriele D'Annunzio era diventato socialista? Quegl'"intellettuali" dopo poco ritornarono quasi tutti all'ovile borghese a godersi il prezzo della notorieta acquistata, manifestandosi qua!i in realta non avevano mai cessato di essere, e cioé avven– turieri letterari i in cerca cli reclame; ma il male era fatto. • • Tutto questo in sostanza avrnbbe prodotto poco danno se non vi fosse al mondo che gente da.Ile idee chiare, che sa nettamente che cosa vuole ed agisce in conseguenza. Ma in vece vi é purtrop,po un gran numero di persone dall'animo incerto, dalla mente confusa, che osci~lano contiriuamente da un estremo all'altro. Cosi vi sono quelli che si dicono e si credono anarchici. ma quando commettono delle cattive azio– ni (che sarebbero poi spesso perdonabili in consi– derazione del bisogno e dell'ambiente) se ne glori– ficano dicendo che i borghesi fanno cosi e peggio. E' vero; ma perché allora si ·credono diversi e 1ni– gliori dei borghesi? Essi attaccano i borghesi perché rubano agli ope– rai una buona parte del prodotto del suo lavoro, ma non trovano nuna da opporre se uno ruba all'o– pe,raio quel poco che i1 borghese gli lascia. Essi s'indignano perché il padrone per aumentare il suo profitto fa lavorare un uomo in condizioni malsane, ma sono pieni cl'indu,lgenza per chi d:i un colpo di coltello a quell'uomo per levargli pochi soldi. Hanno schifo per l'usuraio che sottrae a un pove,– raccio ur.a lira d'interesse per dieci lire che gli ha prestato, ma trovano co-mmenclevole o quasi che uno pren'da a quello stesso poveraccio dieci lire su dieci, che non gli ha prefiltate, passan~ogli una moneta falsa, E siccome sono dei deboli di spirito, naturalmente si credono uomini superiori ed ostentano un profondo disprezzo per "le mae·se abbrutite", -e si credono nel ,diritto cli far ma.le ai lavoratori, ai pov·eri, ai disgra– ziati, perché questi "non si ribellano e quindi sa– i.tengono la societa attuale''. Io conosco un capita– lista che ,si compiace, quando sta alla birreria, cli dirsi socialista e magari anarchico 1 ma non cessa per questo di esser•e nella sua officina uno dei più avidi sfruttatori: padrone duro, avaro, superbo. E non lo nega, ma usa giustiticare ,la sua condotta in un modo originale per un padrone. Egli dice: I miei operai meritano il trattamento che faccio loro, giacché vi si sottomettono; essi sono nature cli schiavi, essi sono la forza che sostiene il regime borghese, ecc. ecc." E' proprio il linguaggio di co– loro che vogliono dfosi anarchici, ma non sentono simpatia e solidarietà per gli oppressi. La conclu– ,s_ione sarebbe ,che i loro veri amici sono i padroni, ed i loro nemici le niasse diseredate. Ma allora perché cianciare di emancipazione e di anarchismo? Che vadano coi borghesi, e ci lascino in pace. Mi sono trnppo allungato per un articolo di gior– nale, e bisogna concludere. Concluderò dando un consiglio a coloro che "vo– g1iono vivere ia loro vita" e non si curano della vita degli altri. ll furto, l'assassinio sono mezzi pericolosi ed in generale poco produttivi. Per quella via il più delle volte si rietlce .solo a consumare la vita nelle carceri o a perderla sul patibolo - specialmente se uno ha l'imprudenza di attirare su di sé l'attenzione della poJizia ,dicendosi anarcl1ico e praticando gli anarchici. Come affare, gli é un affare magro! Quando si é intelligenti, energici e senza scrupoli si pu6 facilmente far la propria strada in mezzo alla borghesia, Tentino dunque di diventare borghesi, col furto e coll'aa-sassinio, s'intende, ma legali. Faranno un affare migliore; e, se é vero che hanno deLle simpa– tie intellettuali per ra11archismo, si risparmieranno il dispiacere di far del male alla causa che é cara al loro intelletto. ERRICO MALATESTA. (Dal periodico "Volont&" di Ancona. - n. 2 del 15 giugno 1913). N, d, R, - Anche per quest'articolo vstle la not, che ponemmo all'altro articolo di Malatesta, all'in– circa sul,lo stesso argomento, "Capitalisti e Ladri", nel n. 20 ciel 25 luglio 1932 cli questa Ti'!ista. ECHI D'EUROPA A proposito d'unita' operaia Il mondo borghese si spegne lentamente, inintel– ligentemente, e rnrebbe già da un pezzo moria e sotterrato se una tragica impotenza delle sue vit– time, - le masse proletarie produttrici e consu,ma– trici, - non gli .avesse permesso e permettesse <li riversare su di esse le funeste conseguanze dei suoi enori e delle sue malefatte. Tragica impotenza, que– sta delle masse, che hanno Ù•JH3i l'intuizione o sub– coscienza, ma non ancora una vera coscienza dei propri cliritii e della pTopria missione nel n1011elo.E ci6 fa si che esse sospirino, invochino lf:ampre una fona che le sottragga alla stretta -delle potenze del male, anziché ricercare ed attingere in se stesse la volontft e la potenza liberatrice. Tragica impotenza, che fa si che l'unita per la lotta contro le forze de~ male eia tutti invocata é nello stesso tempo eia tutti respinta, - tal che es&a unita appare quale vas– cello cor~rnro senza bussola, ancora e sempre in cerca di un porto di approdo. Gli é che l'unita per la lotta contro il fascismo é solo possibile nell'azione, la quale oggi non pu0 essere che azione rivoluzionaria per un domani li– bertario, mancando le quali premei.se si ba invece una lotta per l'unita che diviene un sinistro gioco ,dei partiti ché, come in una partita cli tennis, si rin– viano la ... palla delle responsabilità nella reciproca speranza di marcare il punto dell'avversario. Abbiamo parlato di stato di sub-coscienza delle masse il quale, ~ul terreno dei fatti i..ociali, sebbe– ne quasi sempre impotente a determinare questi, rappresenta una potenza che possiamo catah\gare al disotto dello stato di coscienza, ma al di sopra dell'istinto di con~ervazione, che anch'esso é gi8. una potenza. Di fatto sono oggi questo stato di sub• coscienza e l'istinto di conservazione che agiscono ·quali poli di attrazione e di formazione dell'unita ,proletaria, la quale, realizzandosi non per opera dei partili ma delle masse fuori dei partiti, o meglio contro lo spirito di partito, si attua nella misura della capacita e influenza cli tali masse a resistere. o imporsi ai partiti. Ci6 fa si che quelli dei partili che meglio fingono cli adattarsi e che meglio sanno sfruttare l'istinto d'unita delle masse attirano e ri– cevono la maggiÒr iimpatia di queste. Questo spiega come la tattica dell'unita da realiz– zarsi al cli fuori dei partiti, assunta furb2scament0 dal più autoritario e centralista cli questi - quello bolscevico - con la convocazione del Cougreso cli Amsterdam abbia incontrato il favore delle masse e gli abbia permes1w cli n1arca,i·e il punto sulla Sù– rella-nemica - la social-democrazia - avversa,ria dell"'unita delle masse" ma partigiana della "uni!:\ dei partiti e delle Internazionali". Infatti la socia:. democrazia ha visto molti dei suoi aderire al Cou– gresso suddetto, malgrado il veto da essa postavi, e deve acconciarsi "bon g,ré mal gré" a sopuortare la loro partecipazione ai Comitati di Unit:i Proletaria in quel congresso costituiti. Tuttavia, malgrado l'abile manovra del Congres– so cli Amsterdam, tanto i pa,rtiti comunisti e la III 11 Internazionale, quanto quelli socialisti e la 11. 11 , J1on possono divenire gli organinmi unitari della lotta

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