Studi Sociali - anno IV - n. 23 - 20 marzo 1933

ralitA dei casi, i compagni non fanno che copiare le f01 mule altrui ed annesse. Oltre ai gruppi già menzionati, quello che chiede 1ibri iJn·ece d"informarr.i e !"altro che ripete unifor– memente la soluzione non meno uniforme del sinda– calismo, abbiamo quelli che passarono al bolscevi– smo. Questa defezione si cloYette fondamentalmente alla mancanza cli spil'ito creatore. Adottarono il pro– gramma degli altri, per non apcrne elaborare uno proprio. Al loro lato, si é formato un quarto gruppo, che si sforza cli creare. :\la il guaio é che f'SSo non f:.. che contraffare le idee degli altri. Ci riferiamo ai cosicletti revisionisti dell'anarchismo. Tutto il prograrnma cli questi compagni consiste in ci6. che l'organizzazione anarchica da essi im– maginata si erigerebbe a for;,1. direttrice e suprema di tutti i fattori della rivoluzione, eliminando il par– tito comunista ma oprando esattamente come questo. Gia da anni questi revisionisti discutono su queste questioni, tracciano programmi e piattaforme, for– mulano in antecedenza norme obbligatorie elaborate con le migliori intenzioni, e che negano praticamente quell'anarchismo ste so di cui si reclamano militi. AvYiene con le ~oluzioni teoriche nel campo poli– tico come con le soluzioni economiche in quello eco– nomico. E" sommamente facile immaginarle, costruir piani completi, meccanismi idealmente perfetti, e inebriarsi con le proprie illusioni. ~el tracciare in tal modo la loro futura attività, questi compagni corrono naturalmente il })ericolo ~li veder crollare, al primo cozzo eon la realta, l'edific:io ehe ban tanto bene inalzato. Pero quel che più interessa segnalare, ,la nostra obiezione fondamentale, é che si nega ogni concetto di libertU col pretendere imporsi ad una rivoluzione, e che il prete9to cl'aver diritto a dirigere perché si profe. sa il più alto ideale non diminuisce af– fatto tale negazione clella liberta. Tutti i partiti rivoluzionari di governo si credono sinceramente i migliori. Ma il governo esercitato da una federazione anarchica sarebbe peggiore di que1lo di qualsiasi partito di principii nettamente autoritarii. ~on solo percllé il dualismo dei suoi principii e della Etta azione paralizzerebbe in parte l'efficacia del suo la– voro, ma anche perché l'opprimere in nome dell'a– •narrhia creerebbe nel popolo una confusione cli idee che chiuderebbe o intorbiderebbe terribilmente l'o– rizzonte che ranarchismo pu6 offrire. Prescindendo dal non accettare né 1ier l'Argentina né per la Ger– mania il concelto sindacalista, Io prefèriremmo, per– ché, al meno, ,da la direzione deHa "ocielà a vasti nuclei cli lavoratori le cui assemblee decideranno le norme da seguire,, invece che ad un'infima minoranza di carattere politico. Ma initomma, perché questa preoccupazione poli– tica, queste divagazioni pseudo governamentali, sem– pre relazionate con una questione di dominio sulle altre forze utili della società? Semplicemente per la mancanza di preparazione sui problemi economici e sociali. Perché la societa vada per la direzione che vo– gliamo, vi sono logicamente due modi: uno, che rappia andar sola, e l'altro, che noi la conduciamo. Perché essa vada sola, noi possiamo cooperare alla sua orientazione giacché la integriamo con altri milioni cli esseri. Per6, perché il cambiamento de– siderato sia fattibile, occorre contribuire a prepa~ rarlo, e che la capacita della societa nel senso di una ricostruzione comunhì1ta libertaria sia il più sviluppala possibile. La influenza nostra, ammet– tendo che ne sappiamo più degli altl'i, sarebbe in tal caso quella cli consiglieri, di iniziatori, di com– pendiatori che lavorerebbero cl'accorclo con la popo– lazione, nel seno dei suoi organismi economici. Jn cambio, se mancando di vera preparazione sui problemi fondamentali clella ricostruzione sociale, si persiste a voler guidare la popolazione, é logie• supporre che si naufraghera, e che la gente se n'andra verso altre forze politiche o con i suoi propri organismi economici. Questa proUabile situa– zione imporra la creazione cli un cruali-iasi incapace meccanismo politico destinato a trattenere la gente sotto il proprio dominio, e le tendenze autoritarie dell'anarchismo revi ionista sono la conseguenza di quell'errore fondamentale. O si ci·ea s-ul terreno eco– nomico, o si crea sul terreno politico. O ci soster– remo come guide mercé il nostro conoscimento più illuminato dei problemi e la maggiore evidenza del– le nostre soluzioni, che s'imporranno in virtù de1Ja S'l'UDI SOCL\LI loro superiorita, oppure ci sosterremo con la forza. L'oppressione politica dei direttori sar:i più gran– de, quanto minore san\. la loro preparazione "e la pre– parazione che avranno diffuso nella loro sfera d'in– tluenza .., in materia economica. La non 11reparazione spinge inesorabilmente coloro che vogliono ad ogni costo influire, verso questa via della tirannide. O comandare dal di fuori, od orientare dal di dentro. Per6, per quest'ultimo compito, é imprescindibile sa– pere di che si tratta, sotto pena di essere eliminati dalla maggioranza. Men tre se si é responsabili solo di fronte a se stessi o di fronte ad una minoranza che si trova nelle medesime nostre condizioni, non si corre alcun rischio cli essere scavalcati. Lenin poteva bensi ripetere, a ogni nuovo congresso del partito comunista rueso: "ci siamo sbagliati". Nes– suno lo scacciava 1 né lui né i suoi. Per6 nulla gua– dagnava con ci6 la rivoluzione russa. Se si tiene la nobile intenzione cli apportare il proprio sforzo per rare la rivoluzione libertaria, é necessario anzitutto capacitarsi onestamente, concre– tamente, esattamente su tutto quanto ha da trac– ciare tale rivoluzione, e spiegarlo agli operai, ai contadini, a tutti gli uomini, qualunque sia la loro 3 posizione sociale, che tendano verso di lei. E' ne– cessario trovare ja solnzione e indicarin, per ogni ramo dell'industria, per of!ni spocialita agricola, per ogni citta o regione, per ogni rnezzo di trasporto, per ogni tipo d'istituzione che domani san\ utilizzabile. Sara molto lavoro, di certo; per6 prima ·o dopo la rivoluzione sani indispenrabile realizzarlo, e quan– to meglio si conosca ci6 che per esso si deve sa– pere, minori saranno gl"inciampi, maggiore sani il consenso della popolazione. Impiantare un potere per rimediare a11a nostra insufficienza non farebbe altro che creare nuove difficoltA. Non si fa crescere il grano con decreti, né si estrae il· ferro con gen– darmi. Tutte le difficoltà prevedibili debbono essero indagate e segnalate, per prepararci a vincerle in– sieme alle masse. Queste con noi, e noi con loro, orientandole nel loro seno stesso, mila base dei fatti, con soluzioni pratiche, vitali, concrete su ci6 che più importa: la vita materiale e la trasforma• zione della società a beneficio di tutti i suoi mem– bri. Tale dev'essere, a mio parere. le norme dello spi• rio ricostruttivo degli anarchici. GASTON LEVAL. I BANDITI ROSSI PnO sernbrare troppo tardi per parlarne. Ma in realtà l'argomento é sempl'e di attualità, poiché si tratta di fatti e di discus'6ioni che, come si son ri– petuti nel passato, si ripeteranno purtroppo ancora nell'av,"enil'e, fino a quando perdureranno le cause che li producono. Alcuni indiviùui hanno rubalo, e per rubare banno ucciso; ucciso a caso, senza ùi cernimeuto, chiun– que si trovava essere un inciampo tra loro ed il danaro agognato, ucciso ùegli uomini a loro igno– ti, dei proletarii vittim,e quanto loro e più <li loro della cattiva organizzazione sociale. Jn fondo niente di più che volgare: sono i frutti amari che maturano normalmente sull'albero clel privilegio. Quando tutta la vita sociale é maculata di violenza e di frode, quando chi nasce povero é conùannato ad ogni sorta cli so[ferenze e di umilia– zioni, quando il denaro é mezzo necessario per con– seguire la soclclisfazione clei J)roprii bisogni ed il ris1ietto della propria personalila, e per tanta gent~ non é possibile procurarselo con un lavoro onesto e degno, non vi é veramente ùi che meravigliarsi .se cli tanto in tanto sorgono dei poveri insofferenti cli giogo, i quali s 1 ispirano alla morale dei signori, e non potendo rubare il lavoro altrui colla prote– zione dei gendarmi, e non potendo, per rubare, or– ganizzare delle spedizioni militari o vende.r veleni come sostanze alimentari, assassinano direttamente, a colpi cli 1rngnale e cli rivoltella. Ma quei "bancliti" si dicevano auarchici; e ci6 ha dato ai loro attentati briganteschi un'importanza. ed un signiCicato simbolico che per sé stessi eran lungi dall'avere. La borghesia profitta dell'impressione che quei fatti fanno sul pubblico per denigrare ranarchismo e confiioliclare il suo clominio. La polizia, che spes– so ne é la sobillatrice nascosta, se ne Serve per aumentare la sua importanza, soddisfare il suo is– tinto cli persecuzione e di strage, e riscuote il prez– zo del 11;angue in denaro e promozioni. E d'altra parte molti dei nostri compagni, poiché si parlava di anarchia si son creduti obbligati a non rinnegare chi anarchico si èiceva: molti, abbacinati dal pit– toresco clella faccenda, ammirati del coraggio dei prolagonl'sti, 11011 han più visto che il ratto nudo della ribellione alla legge, dimenticando di e-sami– nare il perché ed il come. A me pare che per regolare la condotta nostra e consigliare quella degli altri sia necessario esami– nare le co•e con calma, giudicarle alla stregna àeUe nostre aspirazioni, e non clare alle impressioni esie– tiche più peso ch"esse non abbiano. Coraggiosi erano certamente quegli uomini; ecl il coraggio (che poi forse non é altro che una forma cli buona salute fisica) é indubbiamente una bella e buona qualità; ma esso pu6 servire al bene come al male. Vi sono stati uomini coraggiosissimi tra i martiri della libertA, come ve ne sono stati tra i pili odiosi tiranni; ve ne sono tra I rivoluzionari; come ve ne sono tra i camorristi, tra i soldati, tra i poli– ziotti. D'abitudine, e non a torto, si chiamano eroi quelli che rischian la vita per fare del bene, e si chiamano prepotenti o, nei casi più gravi, bruti in– senr.ibili e sanguinarii quelli che il e:oraggio adope– rano per fare del male. Né negher6 che quegli episodii furono pittoreschi e, in un certo senso, e.steticamente belli. Ma riflet– tano un poco i poetici ammiratori del "gesto bello". un·automobile lanciata a tulta corsa con uomini armati di pistole automatiche, che spargono il ter– rore e la morte lungo il cammino, é cosa più mo– derna certo, ma non più pittoresca cli un masna– diero ornato cli pinme ed armato di trombone che [erma e svaligia una carovana di viandanti, o del barone veetito di ferro, su cavallo bardato, che im– pone la taglia ~i villani: - e non é cosa. migliore. Se il governo italiano non avesse avuto che generali da operetta ed organizzatori ignoranti e ladri 1 sa– rebbe riuscito forse a fare in Libia una qualche bella operazione militare: ma sarebbe per questo la guerra meno criminosa e moralmente brutta? Eppure quegli uomini non erano, o non eran tutti, llei malfattori volgari! Tra quei "ladri" vi erano degl'idealisti disorien– tati; tra quegli "assasaini" vi erano delle nature di eroi, che eroi avrebbero potuto essere se fossero vissuti in altre circostanze ed avessero ricevuto I1af– flato cli altre idee. Giacché é certo, per chiunque li ha conosciuti, che quegli uomini si preoccupavano .cli idee, e che, se reagirono in moclo feroce contro l'ambiente ed in quel modo cercarono di soddisfare le loro passioni ed i loro bisogni. fu in gran parte per l'influenza cli una speciale concezione della vita e della lotta. Ma sono quelle le idee anarchiche? Possono quelle idee, per r,uanto si voglia sforzare il seneo delle parole, confondersi coll'anarchismo, o invece sono coH"anarchismo in contra.dizione evi– dente? Questa é la qnestio»e. • • Anarchismo é, per definizione, colui che non vuole essere oppresso e non vuole essere oppressore; co~ lui che vuole il maiisimo benessere, la massima li– berla, il massimo sviluppo possibile cli tutti gli es– seri umalli. Le sue idee, le -sue volonla traggono origine dal sentimento di simpatia, di amore, di rispetto verso lutti gli umani: sentimento che deve essere abba– stanza forte per indurlo a volere il bene degli altri come il proprio, ed a rinunzia.re a quei vantaggi personali che domandano, per e-ssere ottenuti, il sa– crifizio degli altri. Se non fosse cosi, perché dovrebbe egli e_ssere nemico dell'oppressione e non Cèrcare invece di di– venire oppressore? L'anarchico sa che l'individuo non pu6 vivere fuori della societa, anzi non esiste, in quanto individuo umano, se non perché porla in sé i risultali dell'o– pera d'innumerevoli generazioni passate, e profitta durante tutta la sua vita del concorso <lei suoi con• temporanei. Egli sa che l'attività cli cia1>cuno influisce, diretta

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