Studi Sociali - anno IV - n. 23 - 20 marzo 1933

2 Siamo obbligati a dire che "non vi sono" cl.~lle opere su di ci6. Non sono state scritte. L'unico la· voro serio, di divulgazione internazionale in cui si analizza, con una norma dottrinaria totalmente er– ronea, ]a evoluzione della economia capitali~ta é "·Campi, fabbriche e officine". Del resto i suoi clati sono vecchi di quaranta e più anni, e non posso1io più servirci di base. I compagni preoccupati per le questioni di 1i– costruzione costatano tutto ci6 e si lamentano che non si colmino i vuoti. E' frequente leggere o i:icn– tire degli anarchici che proclamano la nostra insu(– ficiente preparazione, chiedendo opere cli orienta– mento. Non soclisfatti nelle loro aspirazioni dai tC)O rici che furono, chiedono teorici nuovi. E' un grave errore. Quelli che chiedo·no tali cose e tali uomini sono spesso intelligenti, colti, capaci di studiare e •comprendere i problemi che propongono. Cercan!) lontano da sé ci6 che hanno in ,se stessi: la capa– cita di creazione. •Conosco infatti numerosi compagni che, se in– vece di passare il tempo scrivendo e parlando sull:1 necer.sité. di prepararsi, com'é di moda in tante parti, avessero messo mano alla preparazione rhe desiderano, sarebbero gié. riusciti acl avere e divul– gare orientazioni concrete rispondenti ai loro tempi e da poter essere elaborate dagli uomini attuali. Altro errore, ed errore grave, é il credere -che solo alcuni cervelli privHegiati possono comprendere e risolvere, almeno teoricamente, i problemi d'ln sieme, specialmente di carattere economico. ,Si pubblicano, in tutti i paesi, gran numero cli riviste specializzate, ,di libri, di opuscoli, frutto di' sforzi particolari. Dai ministeri di agricoltura, di commercio, di industria, di lavori pubblici, d'istru– zione pubblica, ecc. si pubblicano di continuo in– formazioni utili~-sime. Alcuni enti internazionali, co· me fra gli altri la Lega delle Nazioni cli Ginevra o l'Istituto Internazionale di Agricoltura di Roma, som– ministrano periodicamente dati aggiornati con la marcia economica del mondo. Tutto questo mate– riale é interessante. I sindacati, i gruppi, gli ate– nei, le entitA affini col nostro movimento dovrebbero far figurare sui loro tavoli di lettura o nelle loro biblioteche tali pubblicazioni. Dovrebbero organiz– zare archivi speciali su ciascuna diversa produzione, - industriale, agricola, paatorizia, - sui diversi problemi regionali o nazionali che interessano in questo momento. .Si hnpone questo lavoro cli capacitamento gene– rale. Per questo lavoro, come per ogni altro, vi sa– rebbero sempre naturalmente dei compagni più ca– paci o pili. specializzati, che aiuterebbero o guide– rebbero gli altri. Cosi andrebbe formandosi la prepa– razione collettiva, indispensabile per realizzare l'opera che vogliamo. 1Sperare in nuovi messia che tutto debbano sapere o soluzionare é molto poco anarchico. L'iniziativa individuale - che non implica isolamento, - tanto raccomandata da noi, tende preèisam.ente, generaliz– zandosi, a eliminare gli uomini che l'inca1lacita ge– nerale erige a dei. Molti compagni che si rimettono agli economisti futuri ~nvece di prepararsi e~si su queste questioni, non pensano che si éonvertono cosi ànticipatamente in strumenti passivi del piccolo nu– mero clei più adatti. Parallelamente, quelli che pretendono occuparsi della ricostruzione commettono a volte alt~·o errore consimile. Ricordo un compagno che, dopo eseersi opposto per degli anni a che si studiassero queste questioni, cambi6 bruscamente di opinione e, pas– sancl'o da un estremo all'altro, pro-pose a una ventina di compagni della Repubblica Argentina la elabora– zione di un upiano Eegreto" di' azione ricostruttiva, che permetterebbe loro di essere gli elementi orien– tatori o direttori nel periodo post-rivoluzionario e durante la rivoluzione stessa. Questo equivarrebbe a creare in anticipo dittatori effettivi, se non nomi– nali. Se soltanto alcune unita fosse1 1 0 preparate, sn milioni e decine di milioni cli pe1~sone, una centra– lizzazione di direzione molto ,simile alla dittatura sarebbe inevitabile. No. Dobbiamo prepararci noi stessi, e diffondere al più possibile i nostri conoscimenti. Se la rivolu– .zione ha da essere anzitutto opera del popolo, é necessario dargli la capacita. indispensabile perché possa farla. Niente chiusi conoscimenti da gabinetto. Ampia diffusione cli tutto quanto si riferisce ai pro– blemi p0sti o da mettere sul talipeto. Cosi soltanto la preparazione costruttiva avra un senso libertario, S'l'L'lH SO('IALI e la rivoluzione potra essere opera di tutti gli uo– mini di buona volonta. Altrimenti correremo il peri– colo d'incubare nuovi governanti, e che la rivolu– zione popolare si rii.olva in un insuccesso o resti una parola. 1Si fanno, nonostante, delle obi-ezioni a questo com– pito. Non potendo più negare quanto esso sia impre– scindibile, dei compagni che non ne comprendono rimportarnza o vogliono dissimulare la propria man– canza di attitudini a disimpegnarlo, argomentano che non 1mssiamo ideare la ricostruzione della societa, ~econclo i principii del comunismo libertario, sul1a base della produzione e delle statistiche borghesi. A prima vista, l'obiezione pare seria, e pu6 scon– certare coloro che, pur essendo orientati verso que– sto senso positivo della nostra azione, non hanno osservato abbastanza i fatti sociali. Per ci6, ci fer– meremo un momento su tale obi"ezione. Notiamo anzitutto che, accertata o no la distri– buzione della produzione nel globo terrestre ed in ogni paese, noi non possiamo modificarla prima di fare la rivoluzione aociale, giacché ci6 implicherebbe domLnare il capitalismo senza abbatterlo. Dobbiamo tener conto della distribuzione qual' é. Altrimenti dovremmo rinunciare alla opportunità che la storia pn6 offrirci; e questo non faranno certo i rivolu– zionari. Dobbiamo pertanto c»lcolare le nostre possibilita rivoluzionarie basandoci sull'economia attuale, pro– curando cli trovare quali sarebbero le soluzioni alle clifficolta create daH'isolamento, in rapporto col com– mercio ei.tero di ogni paese, alla mano d'opera ecl alle risorse naturali che permetterebbern di far fronte, momentaneamente o definitivamente, a quelle dimcoltà. In -quanto aHe statistiche, borghesi o rivoluziona– rie, diremo semplicem·ente che le cifre non hanno opinioni di classe. L'unico che interessa é che siano esatte. Esfii:endolo, ci servono di guida per sapere su quali possibilita possiamo far conto in ogni na– zione, in gruppi determinati cli nazioni, o anche in semplici regioni, per calcolare accuratamente le no– stre probabilité. e i pericoli d'insuccesso. Le stati– •tiche della borghesia sono generalmente esatte, o contengono il minimo di errori che sempre impli– cano tali operazioni. Il capitalismo non vuol fabbri– care se sa che esistono riserve che abbaSseranno il prezzo deHe merci e gli faran perdere danaro. Si estraggono minerali in bas·e alla domanda calcolata, e quando avanzano, se ne conoscono le cifre esatte. Si importano cereali tenendo conto della produzione naziona,le, per proteggerla. Gli errori importanti da– rebbero luogo a rivelazioni e campagne che pre2to ci illuminerebbero. Inoltre, le fonti d'informazioni sono varie, ecl é • facile confrontarle rfra loro, e confrontare 1>oi coi risultati ottenuti le informazioni ufficiali. Dall'ana· lisi generale l'investigatore pu6 trarre conclusioni c·he lo orientino positivamente. Sapere che quantlta di cereali si produce, che 'quantité.. di minerali si estrae, ci6 che si consuma, i mezzi di trasporto disponibili, ecc. non ·s.ono cose borgl1esi né anar– chiche . .Sono fatti che abbiamo bisogno cli conoscere per non fare, domani, passi falsi. Investigazione ~i quanto si riferisce ai~e possibilité. àttuali di _produzione ed alle necessita del consumo: questa é la sintesi di ci6 che debbono essere le attivita creatrici di tutti i rivoluzionari, ,e.pecialmente degli anarchici. Un'attivita di questa specie esclude la domanda di libri con soluzioni universali, che sono una delle tante illusioni figlie della rnancanza d'iniziativa e di spirito creatore. Jn realté. libri del genere non esi,stono né possono esi"i-tere. La modalita cli rico– strnzlone é soggetta alle caratteristiche della vita locale, regionale, nazionale. Nonostante si tenta cli fissare formule che astrattamente dovrebbero risol– vere tutto. La -superstizione sindacalista é una delle più ripetute. Non possono aversi soluzioni universa.Ji. Come pre– tende1·e, per esempio, di organizzare nella ste~ ,J. forma la vita di una popolazione essenzialmente agricola e quella di un'altra essenzialmente inclu– ~:triale? Abbiamo mostrato, in "Problemi economici della rivoluzione sociale spagnuola'\ com,e la Cata– logna ha un operaio industriale per og,ni quattro abitanti, mentre nel resto cletra Spagna la propor– zione é da uno a diciassette. La diversita di oc– cupazione deve forzosamente c.leterminare una di- versità di modi di struttura. Il programma deJ.la "Frei Arbeiter Union Deutch– Iand'', l'organizzazione anarco-sindacalista tedesca, dichiara che al prodursi della rivoluzione i sinda– cati 1.:'incaricheranno della produzione e procederan– no aHa distribuzione. Non é questo il luogo adeguato per una critica a tali norme teoriche che miscono– scono la realté. dei fatti sociali. Per6 citiamo il caso, perché quella definizione di attività sindacali che tanto ifacilmente risolvono tutto é stata copiata e ripetuta in !Spagna, nell'Argentina ed in altri paesi, senza osservare se t:i trovava o no d'accordo, primo con la realta tedesca, e secondo con .quella del paese dove veniva riprodotta. Gli operai industriali rappresentano in Germania il 77 per cento clella popolazione produttrice attu»le. Lo stesso si dica per l'Inghilterra. Nel Belgio é 1'82 per cento. In questi calil-i, l'attivita produttrice po– trebbe, se non avvenisse nessun mutarnento nella •loro attuale struttura economica, - per6 se ne pro– clurré. fatalmente, e su vastissima scala, - conce– pirsi 51otto la direzione predominante clei sindacati, dato che gli operai industriali sono raggruppati in essi o influenzati dal movimento sindacale. Per6 tutto cambia in paesi come la Spagna, la cui popolazione industriale comprende appena il 25 per cento dell'effettivo totale dei lavoratori, o nel– •l'Argentina la cui mano d'opera industriale, in tutte le attività urbane, é il 5 per cento della popolazione totale ciel, paese. La struttura cleve fatalmente a v~re caratteri ,di– versi. Gli orga,ni fondamentali della nuova ~ocieta do– v1:anno e~sere, forzosamente, i sindacati, le ,coope– rative ed i comuni. La mia.sio,ne cli chi vuole orien– tare efficacemente il movimento nel quale milita deve consistere nello stabilire in che proporzione gli uni e gli altri saranno necessari, d'accordo con la realtA sociale ambiente, tanto di carattere eco– nomico come psicologico, vale a dire tanto delle attività materiali come delle preferenze dimostrate per i tipi di istituzioni, basandosi su quelli gi8. creati spontaneamente dagli operai di citta. e dai lavora– tori della terra. Lo ripetiamo: non vi sono, non possono esservi soluzioni .universali. Vi sono principii generali, con~e il comunismo in economia e l'anarchismo in poli– tica, che ii:Ono l'obiettivo 'Perseguito e la norma ispi– ratrice. Questo é realmente proprio a ~utti i paesi. Ma la modalit.i tecnica di organizzazione'· per rea– lizzarli varia fatalmente, per lo meno in date pro– porzioni, secondo le circostanze di luogo e cli tempo. Oltre alle ragioni suesposte, queste considerazioni d'ordine eminentemente 1>ratico dimostrano quanto sia necessario dedicarsi a studiare l'ambiente in cui si pu6 esercitare la propria influenza. Non solo nel campo economico le soluzioni sono o debbono essere diverse. Luce e Luigi Fabbri mi facevano osservare, recentemente, che mentre non -ea-iste in Spagna (o esiste appena) un problema po– litico di articolazione di forze rivoluzionarie durante la rivoluzione, e di mutua tolleranza fra le stesse dopo, questo problema esiste per l'Italia, la Francia, il Belgio, la Ge,·mania ed altri paesi, dove i) socia, liSmo, il comunismo, il riformis1no sindacale ed il cooperativismo sono infinitamente più forti dell'a· narchh1mo e clelrauarco-sindacalismo. Ed inoltre, la differenza cli forze ha le sue gradazioni. V'é una que– stione assai cdmpleSsa di relazioni, di possibili al– leanze, giacché, per lo meno parte delle riformiste passerebbero alla rivoluzione, senza entrare proba– bilmente -nella centrale siuda,cale che anticipatamen– te si proclama ba,se della nuova societa. Cerchiamo, ill ogni paese, le nostre soluzioni. Per gruppi cli paesi, quando, come nell'America del Sud, é indispensabile. Non viviamo di idee prestate, di formule fatte, di eterne ripetizioni che sono teorica– mente pratiche e praticamente teoriche, e costitui– scono un enorme pericolo, in quanto ci danno la il– lusione di essere preparati e in realtà c'impediscono cli prepararci. Si sta iniziando, specialmfJnte in Spagna, questo genere di preparazione. I corsi organizzati sull'eco– nomia dall'Ateneo Sindacalista Libertario di Barcel– lona sono un eccellente principio. Per6, nella g-en~-

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