Studi Sociali - anno III - n. 21 - 30 settembre 1932

STUDI SOCIALI 3 nostri, ma dobbiamo rallegrarti che la gente cerchi, per una via qualsiasi. di conquistare maggiore libertà e maggiore giustizia. Ti ricordi quando Cipriani fu eletto deputato a Milano? Alcuni compagni furono scandalizzati perché io, dopo aver predicato l'astensione, mi rallegrai poi del risultato dell'elezione. Io di- cevo, e direi ancora, che poiché vi sono quelli che, sordi alla nostra propaganda, vanno a vo- tare, é consolante il vedere che essi votano per un Cipriani piuttosto che per un monarchico o un clericale — non g•ió, per gli effetti pratici che la cosa può avere, ma- per i sentimenti ch'es- sa rivela. Questa delle elezioni i stata sempre una ma- ledetta questione anche in mezzo a noi stessi, perché molti compagni danno estrema importan- za al fatto materiale del voto e non capiscono la natura cera della questione. Per esempio, una volta a Londra una sezione •municipale distribuí delle schede per doman- dare agli abitanti del quartiere se volevano o no la fondazione di una biblioteca pubblica. Cre- deresti tu che vi furono degli anarchici, i quali, pur desiderando la biblioteca, non volevano ri- spondere al. perché rispondere era votare? E non vi erano, almeno a tempo mio, a Parigi e a Londra di quelli che trovavano anti - anar- chico l'alzare la mano in un comizio per appro- vare l'ordine del giorno che esprimeva le loro idee? Applaudivano gli oratori che sostenevano una data risoluzione, ma poi si rifiutavano di manifestare la loro approvazione con un'alzata di mano o con un al. perché gli anarchici non votano. Ritornando alla Spagna, naturalmente la que- stione si posa differentemente a riguardo delle elezioni per le Cortes Costifuentes. Qui si trat- ta veramente di un corpo legislativo che gli anarchici non debbono riconoscere ed alla cui elezione non possono partecipare. Naturalmente se Costituente vi deve essere é preferibile repubbltrana e federalista, anzi-che tuo- - narchica e accentratrice; ma il compito degli anarchici resta quello di sostenere e mostrare che il popolo può e deve organizzare da sé il nuovo modo di vita e non già sottoporsi alla legge. Ed io credo che si può obbligare la Co- stituente ad essere il meno reazionaria possibile ed impedire ch'essa strozzi la rivoluzione meglio agendo di fuori che standovi dentro. Io cercherei di opporre alla Costituente dei Congressi permanenti (locali, provinciali, regio- nali, nazionali) aperti a tutti, i quali, appog- giandosi sulle organizzazioni operaie, discute- rebbero tutte le questioni che interessano la po- lolazione, prenderebbero tutte le iniziative ne- cessarie (espropriazione, organizzazione dalla produzione, ecc.), stabilirebbero rapporti volon- tarii fra le varie località e le varie corpora- zioni, consiglierebbero, spronerebbero, ecc. Ma é 'Meglio smettere. Tu riceverai questa mia quando forse la situazione sarà cambiata; ed io riceverò la tua risposta quando vi sarà stato forse un altro cambiamento. Passiamo a4, altro. Midici che nel mio articolo su Kropotkin non capisci là motivazione della mia frase: programma anarchico che, basandosi sulla soli- darietò e sull'amore, 'va al di la della stes- sa giustizia". A te pare che "esso (il com,-an.) va non al di la, ma verso una giustizia sempre pia giusta, superiore". Evidentemente in una questione simile ogni dissenso tra noi non é, non può essere che una questione di parole. Nulla meno permettimi di spiegare il mio modo d'intendere la parola giu- stizia. Strettamente parlando, giustizia ,iguif ira dare agli altri l'equivalente di quello che ti anno: significa l'echange ',gai di Prevedilo», signifi- ca i eeiprocitel, contraccambio. proporzione, e per consegaenza implica calcolo. misura. Il suo simbolo é lo bilancia. "tua giustizia sempre giusta" mi fa un po' l'effetto di una linea ret- ta SC/apre' pii diritta, o di un cerchio sempre pii.' tondo. L'amore invece do lutto quello che può e vorrebbe dare sempre di pig, senza contare, sen- za calcolare. In economia dare a ciascuno secondo il suo lavoro risponderebbe a giustizia; dare a ciascu- no secondo i suoi bisogni sarebbe pia e meglio che la giustizia. In una società idealmente giusta bisognerebbe avere la misura esatta dei meriti di ciascuno; bisognerebbe calcolare l'utilità che uno dà agli altri per misurargli la somma di beni che egli ha il diritto di ricevere. Tolstoi dice in qualche posto: "Se non potete fare agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi, almeno non fate agli altri quello che non vorreste che gli altri facessero a voi". Il che si potrebbe tradurre: se non potete esser buoni, siate almeno giusti. Il non fare agli altri quelli che non vorreste che gli altri facessero a voi é giustizia; il fare agli altri quello che vorreste che gli altri facessero a voi (cioé il massimo bene) é ciò che i cristiani chiamano carità e noi chiamiamo solidarietó: insomma é amore. Una volta io fui sul punto di scrivere uno studio dal titolo: "L'idea di giustizia causa dei inali sociali". Il titolo sarebbe forse sem- brale) paradossale, ma credo che sarebbe stato abbastanza giustificato dai, fatti. Mi pare che nell'animo umano vi sieno due sentimenti contrapposti: il sentimento di simpa- tia, di amore verso i percepii simili, che é sempre fattore di bene, ed il sentimento di giustizia che é causa continua di lotta, perché ognuno trova giusto quello che meglio gli conviene. - Chi si é impossessato della terra trova giu- sto che chi vuol servirsi della terra gli paghi tributo. Il conquistatore poiché ha avuta la forza e l'abilità di vincere trova giusto di domi- nare sul popolo conquistato. L'individualista (il super - uomo) trova giusto che gli altri gli sieno sottoposti perché egli vale pii di loro. Il co- munista autoritario ed il fascista diranno che, poiché l'individuo é un prodotto sociale, é gin- sottoposto atta Società -e quindi , allo Stato che pretende rappresentarla. L'inven- tore... Ma a che dilungarmi? lo stesso antre- potarlo dovette sentire, nella sua torbida co- scienza. che era giusto uccidere e mangiare il vinto. poiché il vinta avrebbe mangiato lui se fosse stato vincitore. E cea oralo mi pare di averti annoiato abba- stanza. T.) !,ai rapito che cosa intendevo colla frase ch li e dispi aiuta. Dai giornd: .•" a'te) che non vi .é stato nessun cambiamento neli ...1.?ten1ina. Sembra che il ge- nerale Uriburu, da vero sovrano irresponsabile, ha pensato che ti risultato delle elezioni colpiva i suoi ministri e non lui. E' cosi? Noi stiamo bene in salute e speriamo sia lo stesso di voi. Medi affettuosi a tutti. Tuo ERRICO. Questa lettera, di pothi giorni prima della sua ricaduta di primavera, può avere qualche inte- resse pei lettori per l'accenno ad una sua pre- cedente polemica con R. Rocker. Roma, 14 marzo 1932. Mio carissimo Gigi, Ricevo la tua del 17 febbraio. Dopo la cartolina del 2 gennaio, io ti scrissi il 6 febbraio una lettera in cui ti parlavo del cattivo stato della mia salute; poi scrissi il 15 febbraio in risposta a una tua del 15 gennaio, e poi ancora, 1'8 marzo in risposta a quella di Luce del 3 febbraio. Spero che tutto sia arrivato regolarmente. In guanto a me. slo moltO meglio. II tempo i' diventato buono, e spero stabilmente dopo l'in- verno rigidissimo e dopo le alternative di bello e di brullo delle ultime settimane. Ho ragione dunque di sperar bene. Di qui 1109Z so che dirti. Stringono sempre piú i freni. Sarò perché il carro sta per andare in precipizio? Ripassando una elette tue dell'anno passato, a cui non risposi (e le ripasseró tutte una alla volta) trovo una tua osservazione a proposito di un mio articoletto in cui dicevo a Rocker che l'internazionalizzazione delle materie prime sa- una conseguenza del socialismo, ma non ne é la condizione previa, come egli aveva soste- nuto. Tu mi dici: sta bene per il petrolio, il car- bon fossile, ecc. ma sarebbe un'altra cosa se mancassero i generi alimentari. Evidentemente. Ma tra me e Rocker si trattava solo di quelle ricchezze naturali che- sono monopolio di certi paesi. Insomma _quello che io sostengo é che dove la vita i possibile é anche possibile, se gli uomini vogliono e sanno, organizzare la vita sociale so- eialistira mente. eioé secondo giustizia e fratel- lanza. E tu certamente sei d'accordo, come credo che in fondo sarebbe d'accordo anche Rocker. Elena e Gemma stanno bene, e cosí spero di Bianca e Luce. Abbracci affettuosi di noi tre a voi tre. Tuo ERRICO. •- Le quattro lettere che seguono sono le ultime scritte a noi qui, quando gia il corso della ma- lattia precipitava. La prima era in calce a una lettera di Elena, la seconda una semplice carto- lina, la terza arrivò a Montevideo lo stesso gior- no del telegramma annunziante la morte; l'ul- tima, avuta dopo la morte, é incompiuta e sem- bra ch'egli vi abbia rimesso le mani anche dopo della data che porta. .1 maggio 1932. Carissimi, Vivo ancora; ma davvero se dovesse conti- nuare covi, ci sarebbe da desiderare la morte. Io pero conservo, o forse riacquisto, il gusto e l'amore della vita, e questo potrebbe significare che non sono ancora un asino morto buono solo da' buttare al letamaio. SperiainT) dunque. Intanto non ho la forza n.einneeno di leggere le lettere che ricevo; una avrei quella di strin- gervi al mio cuore. Grandi sono le prove di affetto che ricevo dai compagni e ne sono commosso. . Vostro ERRICO. Roma, 18 maggio 1932. Carissimo, Io sono sempre ammalato, ma vado lentamente migliorando. Mi ritorna il gusto-e•la speranza di vivere, il eh(' pare molto buon segno. Se ve ne sarò motivo, Elena Vinformard; ma spero che presto potró riprendere io stesso la noStra regolare corrispondenza. Baci. ERRICO. Roma, 30 giugno 1932. t'amssiaw Ri ro la tua del 31 maggio. Ai triboli che me ‘1.) la mia salute, si sono aggiunte le ansie 1)) la sal no tuo. Come stai realmente! A que- ,t 'or(i. i meeliei Sisaranno decisi a dare un nome alla tua malattia... cosa del .resto che non pro- ra che ne sappiano molto. :In- ogni modo, in mancanza di meglio, bisogna contentarsi di quel- le) che i medici dicono e perció ti prego di farmi sapere tutto quello che ti hanno detto. In quanto a me dicono sempre chi vado mi- gliorando ed io credo che sia vero; nut é una miglioria tanto lenta! Dei resto, pare incredi- bile, a quest'epoca dell'anno il caldo ed i/ bel tempo a Roma non sono ancora cominciati.. Ma lasciamo stare le malattie e vediamo se.,ei riesce di parlare d'altro. Io sono stato tanto, tanto male, molto Più male di quello che forse la gente ha credulo — ed ora che comincio a rientrare in me, mi trovo come uno che esce di prigione e non ha i mezzi per mettersi al corrente delle rose di questo mondo. Quale é ora la situazione nell'Argentina? e nel Cile?

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