Studi Sociali - anno III - n. 17 - 21 febbraio 1932

4 STUDI SOCIALI Il Pericolo Cattòlico Mentre all'orizzonte di tutti i paesi s'addensano nubi minacciose, mentre un'angoscia ,sottile, fatta di incertezza e di inquietudine cli fronte all'ignoto, sa.le ins·ensibilmente dalle profondità della coscienza n– mana e fa vivere oggi a tntto il mondo una vita stra– na di tensione nervosa e di spensieratezza apparente, non ci si sofferma pili. che tanto a considerare i fen()– meni spirituali -che accompagnano questa situazione tragicamente instabile. La realtà d'oggi é la disoccupazione enorme e cre– scente, é l'avanzare progressivo -delle dittature piu brutali verso una meta a tutti ignota, che potrebbe essere la tenebra, la tomba della civiltà. La realtà di domani sara forse Ja guerra chimica senza quar– tiere, il cui spettro spaventoso si erge ora dinanzi alla febbrile immaginazione degli uomini colla stessa paurosa evidenza con cui si presentava al fanaUsmo che precedette l'anno mille l'aspettativa della pros– sima fine del mondo. E, di fronte a una situazione di pericolo materiale, si é pili portati a ricercarne le cause e i rimedi d'or,dine materiale, che a conside– rarne le cause o le ripercussioni che ci possono esse– l'e nel campo del pensiero. Pure mi sembra che valga la pena di fermare 1ier un momento la nostra attenzione su un fenomeno che d interessa da vicino e elle é strettamente colle– gato a tutte le altre manifestazioni dello squilibrio e dell'inquietudine dell'ora presente. Voglio parlare del risorgere del sentimento religioso nel mondo e, più specialmente, del risollevarsi, nei nostri paesi latini, del dogmatismo cattolico. Già nel primo articolo di questa serie mi sono sfor– zata di provare il fatto e d1 mostrarne le cause. Senza dubbio, mentre i.! fascismo (intesa la pa– rola nel senso ampio " internazionale elle sta acqui– stando ora) é il nostro massimo nemico nel campo materiale e politico, il cattolicesimo é il nostro na– turale, tipico antagonista nel campo spirituale. Il suo risorgere é un inciampo di più, e non dei minori, sul cammino già tanto difficile, già tanto doloroso, degJi uomini verso la libertà. li pericolo cattolico non é forse cosi visibile come altri che ora sembrano nhJ. immediati, ma é _pili minaccioso per l'avvenire, in quanto ci6 che si costruisce con lentezza e con pazienza nell'ambito d·ella coscienza é assai più dif– ficile da demoHre che le costruzioni di pietra e di calce. In Italia poi la Chiesa ha ora Ja sua roccaforte, in Italia es-sa ha anche, grazie al concordato, una note– vole potenza materiale; in Italia quindi probabilmen• te la lotta contro di Jei dovra essere piu as!)ra e de– cisiva. E uoi dobbiamo prepararci a riprendere que– sta lotta che dal tempo della guerra in poi abbiamo un po' abbandonata. I tempi sono da allora profondamente cambiati ·e non possiamo illuderci elle sia possibile ricominciare la vecchia campagna a base di giornali umoristici e di propaganda materialista. Nel mio articolo sul .sentimento religioso in gene– .aie e nell'altro sul cristianesimo, ho cercato di sgom– brare il terreno della lotta pratica da una confusio– ne che é stata - io credo - il difetto principale del vecchio anticlericalismo: la confusione fra Je ten– denze religiose dell'anima umana e la sovrastruttura angusta ed oppressiva delle religioni rivelate e dogmatiche. Io sono convinta che le questioni sul– l'esistenza cli Dio, su -spirito e materia etc, appar– tengono al campo puramente fL!osofico, devono es– sere risolte da ciascuno di noi individualmente e non entrano nel dominio della propaganda e della lotta sociale. Il caso é ben diverso quando si parla di dogmi religiosi e di chiese tradizionali ed uffi– ciali. Il pensiero libero (di cui il libero pensierr, é a volte una cristallizzazione un po' - non arrabbiate– vi- dogmatica) deve, per le ragioni della sua stessa vita, combatterle. Qui l'antagonismo é evidente, men– tre non é affatto evidente il contrasto fra la libertà del pensiero e l'idea di Dio o la credenza in un mon– do soprannaturale. Il nostro bersaglio deve essere quindi più ristretto " più preciso d'una volta; e ci sarà tanto più fa. cile colpire nel segno. Vediamo prima di tutto le ragioni di questo !r– reducibile contrasto fra l'idea di libertà e il dogma religioso, o, per precisare meglio, - giacché bisogna cominciare col far pulizia in casa - col dogma cat– tolico. Evidentemente, agli effetti d'una trattazione organica e teorica, s-Ìdo~rebbero eSarninare dal nostro punto cli vista tutte Je religioni rivelate. Ma io deb- bo limitarmi qui al fenomeno che piU conosco e che più interessa i paesi latini: il fenomeno cattolico. Probabilmente gran parte di ci6 che dico si potrebbe ripet~re contro il protestante.simo nei paesi germani~! (per quanto quest'ultimo mi pala meno pericoloso perché meno totalitario e centrali– sta) e contro tutte o quasi tutte le altre religioni rivelate in tutto il mondo. • • • L'umanità é composta d'una minoranza di spiriti vigorosi e inquieti, realnrnnte o potenzialmente li– beri (parlo <l1 quella Iiberta morale che si salva anche tra le grinfie dei vari Neroni della storia e che consiste nella tendenza a costruire da sé il proprio i;ensiero, la propria vita interiore e nel ri– fiuto d'accettarla bella e fatta dal di fuori) e di una maggioranza che, per ragioni di conservazione il pensiero é un lusso micidiale a volte - cerca di ridurre al minimo la propria vita spirituale e ne soddisfa le esigenze osrnrvando la legge del mi- 1iimo sforzo. Questa maggioranza, costituisce il ter– reno propizio all'abbarlncarsi delle religioni dogma– tiche da un lato, e dall'altro al trionfo di quelle forme di vita politica in cui tutto viene dall'alto, in cui la possibilita e la necessita di iniziative indivi– duali sono quasi annullate. Non é questa, evidentemente, una constatazione molto originale. La si é sempre fatta da che mondo é mondo. G-ia Platone c:ontrappornwa i due termini: da un ìato le minoranze pensanti, dall'altro "i mol– ti" che non pensano ad altro che alle neces·sità del– la loro personale vita pr~,tiica; e da questa distin– zione deduceva la uecessi.tA. d 1 un governo dei pri– mi sui secondi. Ora, appunto nella seconda parte di questo ragionamento sta il nocciolo della diver– genza profonda, .del contrasto inconciliabile che se– para le forze autoritarie da quelle che inalberano la bandiera della liberta. Nel campo spirituale le religioni, nel campo materiale l'autoritA. politica - che ha sempre la tendenz:i a i:-:gusciar via dai freni che la volontà popolare le impone, per tendere al– l'assolutismo - cJnl!!_dc?Jrano "i molti" come un greg– ge che ha bisogno - irrimediabilmente e fino al• la fine dei secoli - di guida ,severa e rigida in tut– ti i campi della sua attività. E siccome questa é la soluzione piu comoda tanto per le pecore che pei pastore, ,si prolunga una condizione di cose che sembrerebbe altrimenti inesplicabile. In contrasto coll'autorità nel campo spirituale e materiale, le forze del rinnovamento umano dirigo– no tutto il loro lavoro a far ;il che le masse cessi– no d'esser tali per diventare-gruppi d'individui pen– santi, cessino d'essere inerti per cominciare a sen– tire la ·gioia dello sforzo creatore, l'orgoglio del proprio lavoro e quindi della propria iniziativa. La gran differenze fra gli ai:tichi riformatori e i mo– derni soldati della libertà é appunto questa: che i secondi non considera:10 l'umanitA. come materia prima per sperimentare le proprie teor.ie sociali, per quanto rivolte alla feli~ità universale. Essi vogliono fare per gli uomini que.Jlo elle faceva Socrate coi suoi discepoli ("Io non ,sono - diceva Socrate - che la levatrice delle a~ime. Non le voglio plasmare a piacer mio; voglio solo facilitarne la liberazione dall'involucro di tenebra ~n cui sono chiuse e aiu– tarle a riconoscersi e ad essere se stesse). In una parola i libertari vogliono seguire il metodo che i moderni maestri impiegano coi loro scolari: vo– gliono cioé cercare .di abbattere gli ostacoli mate– riali e spirituali che esercitano sulla coscienza in– dividuale una pressione esterna e le impediscono di manifestarsi nel senso che le é proprio, di sviluppa– re ed espandere quell'originalità che esiste nel fon– do cli ciascuno di noi e che é quella che .dà il tono ad ogni personalita. Posta rosi la questione, si capisce facilmente co– me tra gli anarchici e tutti "gli spiriti liberi da un lato e la Chiesa e gli Stati dall'altro, l'antagonismo sia primordiale e irreducibile. Non credo che a nessuno verrebbe in mente di negare la funzione d'autorita dittatoriale che eser– cita la chiesa cattolica nel campo della morale e del pensiero. Tra la dottrina della Chiesa di Roma e la corrente dittatoriale che ha avuto sempre un'esistenza va– ga, ma elle ha trovato ora la sua espres-sione pill ti– pica e materiale nel fascismo, c'é un indissolubile legame, c'é un continuo accor.clo tacito che traspare anche dai frequenti ed assai logici bisticci. '1 1 anto I1una che l'altro vedono nell'uomo non un fine, ma un wezzo. Per !a Chiesa gl'indlvidui pen– santi, come tutti gli atomi della materia, come tut– te le energie, non sono che strumenti ad maiorem dei gloriam; per il faGcismo (come lo concepisco– no coloro che ne hanno fatta una teoria e lo volgo– no ai 1oro fini, o non gli assassini di Matteotti e di Don Minzoni, che s'infischiano allegramente an– che .del principio d'autorita, quando l'autorità l'e– sercitano gli altri) il fine supremo é lo Stato. Dio e Stato: due entita astratte, piu astratta ancora, nella trascendenza e nella personalità indipenden– te che il fascismo le VUlll dare, la seconda della prima. In ogni modo, lr. Cniesa tende a identificare queste due entità astratto Non mette, come si é detto p,iU volte, .secondo me erroneamente, la reli– gione al servizio dello Stato. L'ha fatto si in certe occasioni, ma solo per ragioni di opportunité. e per essere più sicura di potere col tempo mettere Io stato al servizio della religione. E i continui bistic– èì che ci sono fra il potere laico e il potere religio– so provengono appunto dal fatto che la tendenza della Chiesa, ora latente, ora manifesta, é quella di abbinare iu ~e stessa i due poteri. In fondo il cat– tolicesimo non ha mai abbandonato i suoi sogni di teocrazia, anche ce li ba un po' dissimulati nei tem– pi in cui potevano offendere troppo la suscettibilità delle masse o sembrare ridicoli. Avere il potere sui corpi per poter domi na.re, anche materialmente, gli spiriti: tutta la politica della Chiesa é sempre sta– ta diretta a questo fine. E naturalmente, siccome la politica ecclesiastica é caratterizzata dall'astu– zia e dalla mancanza di fretta, tutti i suoi sforzi tendono ad accrescere il suo dominio indiretto at– traverso lo stato laico, nell'attesa d'un potere p,iu effettivo e diretto. La conquista di questo dominio indiretto la· met– te talvolta in lotta col potere politico, che é qua– si altrettanto invadente. Per6, a differenza delle forze rinnovatrici, in continuo e talvolta sanguino– so contrasto fra loro, queste due forze della rea– zione si ritrovano sempre unite nella lotta contro la libertà. La decadenza della Chiesa dal tempo delle ri– forme che precedettero la RiYoluzione francese dn po!, si é svolta parallelamente alla progressiva de– mocratizzazione dello Stato. Per6, ora che lo Sta– to si irrigidisce in uno ,sforzo supremo per riacqui– star,e in questa tremenda crisi dell'economia mon– diale il potere assoluto, l'Influenza del cattoHcesimo accenna di nuovo a crescere. I due fenome.)li pre– sentano un uguale pericolo, anzi non sono, si pu6 dire, che un fenomeno solo. Tanto pili pericoloso in Italia oin quanto nel nostro paese lo Stato, malgrado le apparenze, si fa sempr9 più strumento della Chiesa. La consunzione del cattolicesimo nell'anta guer– ra e nel primo dopo guerra era, per un fenomeno di miraggio che si é prodotto anche in altri cam– pi, assai meno reale di quanto sembrasse. Ed é na– turale. Non si abbatte un tronco bimiJlenario in cinquP.nt'anni. Il pericolo che rappresenta per no! il cattolicesimo sta appunto li, nella ,sua durata, nell'impronta ·che é riuscito a dare di sé alla civil– tà occidentale e latina. Non basta la storia dei pa– pi o la storia della Chiesa in senso stretto ed uffi– ciale, per capire la potenza dello spirito cattolico che ha creato, colla pazienza della goccia che scava la pietra, tutta una mentalità speciale, peso mor– to nel cammino della civiltà, pericoloso come una pietra al piede d'un nuotatore. Bisogna pensare che il cattolicesimo é la forma che ha preso per secoli e secoli tutto il pensiero occidentale. Nel campo <)ella storia noi dobbiamo considerarlo serenamente, nei suoi rapporti di a– zione e di reazione ·con tutte •le altre forze che han– no agito contemporaneamente a lui attrave,·so i tempi. Isolandolo e giudfoandone le manifestazioni esclusivamente colla mentalita di oggi, ci mettia– mo in un angolo visuale completamente falso. Nel campo della realtà attuai~ poi, dobbiamo conside– rare la sua az·ione pratica nel tempo presente e prendere posizione rispetto ad essa in conseguen– za. Per6 non possiamo capire bene i fini e i moti– vi di quest'azione, se non diamo un'occhiata al PJS– sato, che é come il punto d'appoggio su cui la Chie– sa punta la sua leva. II cattolicesimo é, <ii fronte al cristianesimo, co– me la materia di fronte allo spirito; é la poesia cristallizzata, il simbolo trasformato in pesante su– perstizione, l'immagine viva, il pensiero incande– scente e fltl'iclo, costretti e solidificati in forme an-

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