Studi Sociali - anno III - n. 17 - 21 febbraio 1932

Ma disgraziatamente c'é negli uomini una tendenza a scambiare il mezzo -col fine; e la violenza, che per noi é, e deve restare, una dura necessita, é div,entata per molti quasi lo scopo unico della lotta. La storia é piena di ,esempii di uomini che 1 avendo cominciato a lottare per uno scopo e.Ievat-0, hanno poi nel ca– lore della mischia smarrito ogni controllo sopr,a loro stessi, han perduto di vista lo scopo e son diventati dei f•eroci massacratori. E, come lo dimostrano fatti r·ecenti, molti anarchici non sono sfuggiti a questo terribile pericolo della lotta violenta. Irritati dalle persecuzioni, ammattiti dagli esempii di cieca fe-– rocia che da ogni giorno la borghesia, essi han co– minciato ad imitare O'esempio dei ·borghesi; ed allo spirito d'amore é <aubentrato lo spirito di ven– detta, lo spirito di odio. E l'odio e la vendetta essi, al par dei borghesi, han chiamato giustizia. Poi, per giustificare quegli- atti, che pur potevano spie– garsi come effetti delle orribili condizioni del pro– letariato e servire come una ragione di piu. per in– vocare la distruzione di un ordine di cose che produce cosi tristi risultati, alcuni han cominciato a formola– re le più strane, le più fanatiche, le più autoritarie teorie; e non badando alla con tradizione, le han pro– sentate come un nuovi,ssimo progresso dell'idea a– narchica. Essi, che poi nello stesso tempo si dicono deterministi -e negano ogni responsabilita, si son dati a ricercare i responsabili dello stato di cose at– tuale, e li han trovati non solo nei borghesi coscienti che fanno il male sapendo di farlo, non solo nella massa dei borghesi che son borghesi perché son nati cosi e non si sono mai domandati il perché della loro situazione, ma anche nella massa dei lavoratori, che subendo l'oppressione senza ribellarsi ne sono il principale sostegno; e per tutti han con chiuso. . . alla pena di morte. E vi ha anche chi ha delirato cli non so quale "responsabilita poten– ziale" per conchiuder-e al massacro delle donne gra– vide e dei fanciulli! Essi, che a ragione contestano il diritto ai giudici borghesi di applicare anche un'ora di carcere, si fanno arbitri della vita e della morte altrui ed arrivano a dire che si ha diritto ad uccidere chi non pensa come no_i! Pare incredibile, e molti non vorranno credervi. Eppure, poche settimane fa, ognuno ha potuto leggere in un giornale 14 ana.rchico" parole come queste: "A Barcellona é scoppiata una bomba in una processione religiosa lasciando tll terreno 40 morti -e non sappiamo quaJiti feriti. La polizia Ila arrestato più di 90 anarchici <:o1Iasperan– za di metter le mani sull'eroico autor,e dell'attenta– to." Nessuna ragione ,di lotta, nessuna scusa, niente: é eroico aver ucciso donne, fanciulli 1 uomini inermi perché erano dei cattolici! Questo é gia peggio della vendetta: é il furore morboso dei mistici sanguinari, é l'olocausto r,anguinoso su11'ara di un Dio. . . o di una idea, che é poi !ostessa. O Torquemada! O Ro– bespierre! Mi a([retto a dire che la grande massa degli anar– chici spagnoli ha protestato contro l'atto insano. Ma v'é pure cli quelli che si dicono anarchici ed e<ialtano l'atto; e ci6 basta perché i governi fingano di con– fonderci tutti in un fascio, ed il pubblico ci confonda davvero. Gridiamolo forte ,e sempr,e: gli anarchici non deb– bo1no, non possono ess-ere dei giustizieri, essi sono dei liberatori. Noi non odiamo nes:snno; noi non lot– tiamo per vendicarci, né per vendicare gli altri; noi vogliamo l'amor-e fra tutti, la liberta per tutti. * * * Poiché le fatalita sociali attuali e l'ostinata resis- tenza della borghesia, -costringon gli oppress.i a rico– rrere all'ultimo espediente della forza fisica, non 1·e– trocediamo innanzi alla clura necessita e prepariamo– ci ad usarne vittoriosamente. Ma non facciamo vitti– me inutili, nemmeno tra i nemici. Lo scopo stesso per cui lottiamo ci a.stringe ad essere buoni ed umani anche nel furor,e della battaglia; anzi non si capisce come potr.emmo voler lottare per uno scopo qual€! é il nostro, .s,e buoni ed umani non fossimo. E· non cli– mentichiamo che una rivoluzione liberatrice non pu6 uscire dal massacro e dal terrore, che furono e saranno sempre generatori di tirannia. D'altra parte un errore, opposto a quello in cui cadono i terroristi, minaccia il movimento anarchico. Un po' per reazione contro l'abuso che in questi ulti– mi anni si é fatto d.alla violenza, un po' per la so– pravvivenza delle idee cristiane, e sopratutto per l'in– fluenza della predicazione mistica di Tolstoi, alla quale il genio e le alte qualita morali dell'autore clan voga e pr,estigio, incomincia ad acquistare una certa importanza fra gli anarchici il partito della resistenza passiva, il qual-e ha per principio che bi- STUDI SOCIALI sogna lasciare opprimere e Vilipendere sé stesso e gli altri, piuttost~ clie far del male all'aggressore., E' quello che é stato ehiamato l'anarchi'a passiva. Poiché alcuni, impressionati della mia avversione contro la violenza inutile o dannosa, lì:an voluto at– tribuirmi, non so troppo se per lodarmi o per deni– grarmi, delle tendenze v,erso il tolstoismo, io profitto dell'occasione per dichiarare che, s.econdo me1 que– sta dottrina, per quanto appaia sublimemente al– truistica, é in r-ealta la negazione dell'istinto e dei doveri sociali. Un uomo pu61 se é molto ... cristiano, soffrire pazientemente ogni sorta di angarie senza difendersi con tutti i mezzi possibili, -e restare forse un uomo morale. Ma non sarebbe egli, in pratica e quantunque senza volerlo, un terribile egoista, se lasciasse opprimere gli altri senza tentare di difen– derli? se, per esempio, preferisse che una classe fos– se ridotta alla miseria, che un popolo foss-e calp& stato dall'invasore, che un uomo fosse offeso nella vita o nella liberta, piuttosto che ammaccar la pelle d-ell'oppressore? Vi possono esse.re dei c. .1.si in cui la r-esistenza passiva é un'arma. efficace, ed allora sarebbe c-erta– mente la migliore -delle armi, poiché sarebbe la più -economica di sofferenze umane. Ma, il più delle vQl· te, professare la resistenza passiva significa rassi– curare gli oppressori contro la paura della ribellio– ne, e quindi tradire la causa degli oppressi. E' curioso osservare come i terroristi ed i tolstoi– sti, appunto perché sono gli uni e gli altri dei misti– ci, arrivano a conseguenze praUche presso che u– guali. Quelli non esiterebbero a distruggere mezza umanitR pur di far trionfare l'idea; questi lasce– rebbero che tutta l'umanita restasse sotto il peso delle più grandi sofferenze piuttosto che violar-e un principio. Per me, io violerei tutti i principii del mondo pur di salvare un uomo: il che sarebbe poi infatti ri– spettare il principio, poiché, secondo me1 tutti i principii morali e sociologici si riducono a questo solo: il bene degli uomini 1 di tutti gli uomini. ERRICO MALATESTA. (Dal numero unico "L'Anarchia", di Londra,_ A_gos– to 1896, "pubblicato a cura di un gruppo soc1al1sta– anarchico".j Nota.-Lo scritto sopra riprodotto portava in cal– ce, nel numero unico da cui l'abbia~ t~lto, le_ se– guenti. parole: "La mancanza di spa~10 c1 _costringe a tagliar netto questo articolo. Lo r1pubbllcheremo, col seguito, nella Questione Sociale di Pa~erson'.'. -:-– Non ci risulta che questo seguito annunciato s1 s1a più pubblicato; se ci sbagliano e v'é c~i pu6 pro– curarcelo, gliene saremo vivamente grati. Sol_o ~el gennaio dell'anno dopo comparve in quel l)er1od1co una lettera di Malatesta al compagno Francesco Cini col titolo HSchiarimenti", in rapporto a qual– che 'argomento trattato nell'articolo surriportato. La riproduciamo senz'altro qui appresso. SCHIARIMtNTI -o– Carissimo Cini, Io non conosco i1 compagno di cui mi hai comuni– cato la lettera; ma polche egli sembra desideroso di conosc-ere la mia opinione sugli atti di violenze in– dividuali, -ed io non oso nasconder.e ad alcuno quePo che penso, eccoti qui la risposta che la tua lettera m'inspira. 'l'u avrai la bontA di fargliela pervenire. Ve1·amente io non sapr-ei che cosa rispondere ad una domanda formulata in quei termini. Un atto non é buono o cattivo per la ,sola ragione che é stato com– messo da uno, o da pochi o da molti individui. De– gl'individui isolati possono commettere, ·ed hanno in– fatti commesso atti sublimi di eroismo -e di abnega– zione, come altri han commesso atti di follia e di brutale malvagita. E nello stesso modo ora trovi le folle insorte per la liberta e per la giustizia, ed ora 1.e trovi che acclamano ai peggiori oppressori e, si scagliano vili e feroci, contro coloro che hanno ur– tato i loro pr-egindizii o hanno semplicemente avuto il torto di tarsi vincere. · Ci6 -che fa giudicare un atto più o meno buono é il suo maggiore o minore approssimarsi a quelle re– gole di condotta che sono l'ideale di colui -che giu– dica. Cosi per noi é buono ogni atto che -s'ispira ai. sentimenti di amore, di giustizia, cli solidarieta uma– na .e tende alla realizzazione della societa armonica che vagheggiamo; come é cattivo ogni atto che é ispirato dall'odio, dalla vendetta, dalla rivalità, e tende a perpetuare lo stato di lotta che oggi strazia l'umanità. Nella lettera a cui rispondo si trova sempre, l)iti o meno velato, il solito concetto che basta che un at- 3 to sia commesso da uno -~he si dice anarchico, e riven·dicato in· nome dell'in_a,rchia, perché si debba approvarlo. Ed é contro questo che io principalmen– te mi ribello. La -straziante storia di miseria che condusee lo scrittor-e della lettera ad un atto di violenza, dopo– tutto piuttosto puerile, pu6 servire come un esem– pio del come si formano i terra-risti, pu6 servire a <leterminar·e i resposabili veri di certi atti che la bor– ghesia punisce ferocemente mentre ne é essa stessa la vera autrice; ma non serve niente affatto a di– mostrare che fa opere buone e utili colui che, op– presso, lnvece di ribellarsi contro gli oppressori e coi mezzi che meglio servono a distruggere l'op– pressione, -colpisce alla cieca, senza guardare a rei o innocenti e senza curarsi se l'atto commesso av– vicina o allontana il trionfo della causa. Vittima della cattiva cos-tituzione sociale, certa– mente. Ma, molto spesso sono vittime della societa anche il pazzo e il tisico; e nessuno pretende che follia e tisi sieno cose anarchiche. E' anarchico in• vece il yolerle distruggere. Ma, soggiunge lo scrittore, a che lamentare le vittime innocenti? Forse che i governi (lo scrittore dice la societa, come se nella societa non ci fossero anche coloro eh-e ben lungi dal condannare, sono gli eterni condannati) forse che i governi non condan– nano in massa rei e innocenti? Si; e perci6 noi diciamo che i governi sono una cosa malefica e vanno aboliti. Se dopo tanto parla– re di giustizia, arrivate a voler fare come fanno i governi, allora tanto vale tenersi i padroni che ci sono: almeno si risparmia. il fastidio di cambiarli. In conclusione, io non approvo né disapprovo in blocco nessuna categoria di fatti, quando queste ca• tegori,e sono fondate sopra distinzioni cosi acciden– tali come quella del numero degli agenti. Vi sono degli atti buoni ed utili, come ve ne sono dei cattivi e dannosi tanto fra gli atti individuali, quan– to fra i collettivi. Ma, generalmente parlando, noi che vogliamo l'emancipazione integrale di tutti gli esseri umani -e non abbiamo nessun scopo di domi– nazione, dobbiamo mirare -sempre e per quanto é possibile all'azione collettiva, nella quale le masse si abituano a lottare direttamente, senza attendere l'intervento di nessun uomo provViden-ziale, sia esso un deputato al parlamento, o un lanciatore di bombe. Del resto, qualunque sieno i criterii morali -e poli– tici che ci guidano, credo che nessuno va alla guerra apposta per toccarne. Ora, contino i partigiani della "tattica individualistica" le vittime dei due campi, esaminino i risultati generali e veggano se non é il caso cli cambiar metodo. In quanto poi a "non criticare e non biasimare" questo poi no. La condizione di ogni progresso, il fondamento, direi quasi, dell'idea anarchica é la più ampia, la più sfrenata libertà di critica. Io lascio a tutti il -diritto di dire di me quello che vogliono; e solo mi dolgo che i miei avv.ersarii banno tanto poca coscienza del loro diritto che usano conservare l'anonimo, quasi aves,sero vergogna. Lo stesso diritto io credo avere sugli altri e me ne avvalgo - non anonimamente - quando lo credo utile. Di bavaglio basta quello che ci mette il governo. Tuo ERRICO MALATESTA. (Da "La Questione Sociale" di Paterson, N. J., n. 3,7 del 15 gennaio 1897.) Il sacrificio volontario, in piena coscienza e li– bero da ogrllicosti-izione, il sacrificio di se -stes• so a beneficio di lnttti, é seconclo rne l'indice del maggiore svilnppo della pe1·sonalita, della sua s11,periorita, d'iina padronanza assovida di se stesso, clel piu grancle libero arbitrio. Sacrifica- 1·e volontariamente la propria vita per gli altri, crocifiggersi per tiitti, salire ml patibolo, fatto qitesto non é possibile senza 1m potente svil11,ppo clella pe1·sonalita. Una pe1·sonalita fortemente sviliippata, completamente convinta cli essere 1i– na personalita, non temendo piu niilla pe1· se stessa, non pu6 far di se stessa, per renclersi idi– /e, nit/la cli pi{1,grande che sacrificwrsi per gli altri, affinché fatti gli altri diventino altrettan– te personalita libere e felici. (Dalla "Corrispon– denza".) DosT°'OIEVSKY ..

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