Studi Sociali - anno II - n. 16 - 10 gennaio 1932

la durata di altri" lunghi anni, per servire ad interes– si inconfessabili ed a criminali a·mbizioni? E' inutHe chiudere gli occhi o sperare che, in ogni caso, noi non vedremo pill tutto ci6. La minaccia :proprio ora si fa piU incalzante, come ci mostrano le notizie che vengono dall'Estremo Oriente. Pef fare che noi non si debba più assistere agli orrori della guerra, nuUa potrebbe meglio contribuirvi che una decisione altamente proclamata da· tutti i popoli di :rifiutarsi ad ogni costo e per sempre ad ogni mas– '·sa-cro, ad ogni macello di cui ogni giorno nuove sco– perte permettono di pr-evedere un orrore maggio.re . Non volendo la borghesia rinunciare alla guerra, é evidente che non v'é altro ricorso possibile fuori della rivoluzione -contro una si terribile eventualità. Ecco ci6 che bisogna dire beu forte e ripetere di continuo e dovunque. Il riformismo piu sapiente, per tutto quel che pu6- valere, non ha valore se non iu quanto la pace sia 1icura nel mondo. Non discutiamo qui, per esem– J)io, quel che vale una certa legislazione sociale: non ci sembra che valga mo1to, a dir vero! Mà in– .somma, se lo stato di pace non é solido, é ev-idente che assi,curazioni, pensioni -e i miglioramenti d'ogni ,specie pei lavoratori non significano più nulla e. non servono piu gran che dal momerito che il cannone -comincia a tuo!).are. E allo-ra, 1ioi domanderemo a tutti i socialisti, senza con ci6 pretendere ch'essi si pongano dal no– stro punto di vista, se non son persuasi che non sarebbe piu questione di socialismo quando i popoli ~omincias·sero a massacrar;si tra lo.ro , -e se di nuovo <lrnderebbero preferibile prendere le armi contro al– tre vittime, colpevoli come loro unicamente d'ubbi– dire ai propri ·padroni, piuttosto d'insegnare aperta-· mente il diritto elementare della rivolta contro qual– siasi impresa guerres-ca! E questo dappertutto, anche nei paesi che sembrano piu lontani ,dalla -possibilità di un conflitto, Ci si po– trebbe obiettare, per esempio, che non é certo la Svizzera che potrebbe scatenare una guerra. Ma non per questo abbiamo meno il dovere di porci il dilemma: o la g-uerra o la rivoluzione, non fosse che per stare tutti pronti a sostener-e e seguire ogni mo– v-imento d'emancipazione che si produces-se in altri Stati. , -4"- In ·ogni c·a..so 11.on · servir-ebbe p,roprio a ,nu-lla, co-il- ,,,. -1 -dannare la violenza. . . per accettare poi qU;ella che "i nostri rispettivi Stati potrehbero comandar,ci nell'o– CTatremenda di una nuova· catastrofe in cui potrebbe .inabissarsi interamente tutta la nostra civilta. -Per ogni uomo di cuore e -di_ coscienza la guerra de– v-e essere de_fiµitiv;iment!' condannata; e poiché di– '.!3graziatamente non ci é più dat,t altra scelta che tra la guerra e la rivo1uzione, _bisogna risolutamente :pronunciarsi per quest'ultima, alla quale bisogna pre– pararsi con almeno altrettanta att(vita e tenacia di quelle che i nostri padroni ne mettono per trasci– narci a un nuovo massacro. II. La necessita imprescindibile della rivoluzione ci ·spinge a tornare sU:J ·problema della· violenza, anch'es- so angos-cios_o. A tal proposito ricordiamo ci6 che, or s91io cir"ca ,tre anni e mezzo, ne dice,va il ' 1 Labour Party" d'Ip.– gliilterra in nuovo programma che allora esso si era ciato. Me~ità la pena di ricordarlo dnpo che dal -s-uo !egalitarismo il laborismo inglese ·ha raccolto i :-frutu cÌi; si ~~una: i:ìU:sl!ciéssò ç·ampieto caine ì:,arti– to di riforme, la perdita di c;tlcuni flei suoi " l.ea ~~rs" ");iiu noti e infine· recentemen'te la sconfitta piu, cl.a- morosa anche sul terreno eletto.raie. In quel programma si diceva: "Confidando· in se· stesso e forte aeWapifoggio dei .:1avoratorÌ d~lla nazione,,' if_ partilo ryon _h·a"bisogno .··del-la violenza, che .é. l'arma del .debole. E~so ha l'in– tenzione di metter•e in esecuzione il su.o progranima ·,ccm Ill,e-zZi pacifi'_ci, senza · disordine né -confusione, ·col cònsensò della maggioranza degli elettori· e con l'impiego .d_el_mec_ca11ismoordinario del gov,erno de– n1ocratico. Se, _in date cjrcostallze,_ piac,e agli avver– -sari ·di- qualificare "rivoluzi'Onaria" la propria p'l~i- . tica, il pa-rtito non é disposto -a bisticciarsi cor. es– si sull'impiego dèlle parole: I -rivoluzionari perico- 1os_i non S -0110quel.li che vog!i-0110"il J10tere per rea– Jizz,are delle riforme· da lungo·· tempo dovute, ma 'Piuttosto i reazionari che in_digan_o la _corrente fin– ,ché questa straripa in furioso torrente." Tanto candore e semplicità -eran verameµte ElC· ·,cessivi! I labltristi ing!esi·-11011 potevano né possono BibliotecaGino Bianco STUDI SQCli\-LI ignorare che la Gran-Brettagna ha imposto il suo dominio e il suo sfruttamento ai qua-ttro punti del mondo con la violenza, ed é ancora e s-empre con la violenza che cerca di mantenere tale suo potere; e cosi pure che é assai di-fiicile concepire come H do– minio e lo sfruttamento brittanico possono essere fat– ti finire ·senza vio'1enza. La violenza _é l'arma del debole, dicevano e ripetono quei buoni laburisti. Certo, un potere é tanto piu forte quanto meno ha bisogno di ricorre– re alla violenza per mantenèrsi, _quando cioé nes_ suno osa ancora contestare la sua legittimità o accarezzare la pili lontana· speranza di riuscire a rovesciarlo." Ma .!'-oppresso e lo sfruttato non provano la loro f.orza che in quanto riescono a combatte– te ad armi eguali. Forsie che g-l'Irlandesi, man mano che aumentavano il loro armamento, prova– vano realmente la loro debolezza? Al contrario! Consimili evidenti puerilità ,ci paiono davvero perfino indegne, in un programma socialista. I laburisti o– ~tentano la loro buona intenzione di vincere con mezzi paci:fici, e noi auguriamo loro sinceri-ssi,ma– mente di riuscirvi. Ma, in sostanza, essi dovranno pure in ogni modo adottare prima o poi una politi– ca di esprop;riazione; e co-m·e possono cred-ere. di non d,ov-er cozzare per ci6 contro le p'iu accanite resi– stenze? Il "meccanismo ordinario del governo democra– tico" non sembra aver giovato gran che fino ad og– gi. Anche in peri,o-do rivoluzionario, quando cioé il suddetto governo poteva contare sn di un forte mo- . vimento d'opinione pubblica a suo favore, quel mec– canismo ha sempre tradito le sue speranze e non ha condotto che a catastrofi. Tutta la letteratura democratica relativa agli avvenimenti del 1848 ce lo diceva piu o meno chiaramente, e settant'anni piu tardi abbiamo visto coi nostri occhi che cosa é av– venuto delle rivoluzioni tedesca e austriaca che si son~ contentate del "meccanismo çiel governo demo– cratico". Ci si ralleg,:a molto perché l'antico regi– me non fu restaurato senz'altro in quei paesi; ma nessuno osa ancora a tal proposito affermare che ogni peri.col'o sta !lcompar',;o definitiva– mente. L'Ungheria/ in ogni _caso, 'afferma senza ambagi il suo programma di restaurazione mo– narchica ed intriga à tal uopo, tra 1a piu gran-de tol– Je,ranza e""compi-acenza --detla S0c-ieta delle Nazioni. Che i medesimi conservatori con la loro testar– .daggine rendano necessarie le rivoluzioni, é una verità di fatto quasi lapalissiana, Se si· deve insor– gere, ci6 é solo per prendere ci6 che viene ostina– -mente rifiu'tato con-mio ogni spiu'ito di giustizia. Ma appunto perché tale ostinazione dei_ reazionari e la loro reststenza sono prnviste e prevedibili, tut– to i'l !'esto del discorso legalitario ,mana fa!-sr;_ Notiamo del resto, che una maggioranza assoluta dei ra-ppresentanti operai é non prevedibile per o– ra, né in Inghilterra né·•altrove. S'i pu6 avHri~, ogni tanto, qualche colpo di timone a sinistr.i; ma pre– sto i trionfatori mostrano tutta l'impotenza della loro vittoria, -e ne deriva a piU o meno di·sta:1,: ·t.di te1npo un colpo .di timone a destra. Gli es~rnpi ph~ re~~\nt.i, in Inghilterra e altrove, sono Il a dimostrarlo. A meno di poter asso'lutament,e garantire ch'3 il capitalismo .non vuol pili saperne di violenzr~. -- e l'ammetterlo sarebbe assurdo, e viene sm~ntito àa tutto ci6 che giorno per giorno si dice e si fa dalle classi po·ssidenti - la violenza continnera par un pezzo ad ay.ere la sua funzione decisiva. E' evid<.7nte che e-ssa non potrà scomparire che tra liberi ed uguali, e cioé sol quando non vi saranno piu schi.a– _vi e disere-dati. Ma come ammettere che -la trasfo;·– mazione piu radicale e completa immaginabi'le possa operarsi semplicemente a mezzo di pezzetti di car– ta g.ettati nelle urne elettorali? Le mon-de va- changer de base; Nous ne sommes rien, soyons tout ... -dice benissimo l'inno dell'Internazionale. "Il mondo ,sta pe·r cambiar cli ba·se; noi non contiamo nulla, dobbiamo essere tutto!" ottimall!ente! pure tutto ci6 non é -concepibile che .si avveri in virtù di sempli:ci discOTsi e ·voti parlamentari. O le masse stesse lo vorranno direttamente e praticamente con tutte le loro forze, o nes-sun governo potrà volerlo per con– to loro. Il problema della violenza si pone e s'impone co·si a tutti noi.. Voler ignorarlo significa rinundare an– ticipatamente e per un temà>o ind,_efiinito al .so– cialismo. LUIGI BERTONI. 5. Gli itomini, pe1· norma, non pensano, se non q1tando hanno pertitrbazioni da sedare, diffi– coUiada superarn. Una vita di riposo, di sue- . cesso senza sforzo, sarebbe una vita senza pen– sie1·0.Gli iiomini non tendono a pensare qitando la loro azione é à,ettata dall 'autorita. I soldati hanno dif ficolta e restrizioni o iosa, ma, in qitan– to soldati, non hanno fama di essei-e pensatori. Il I)ensiero é approvato per essi dall'alto: Do– v1mque regna 1tn 'a1dorit<i esterna, il pensiei·o é sospetto e nocivo. (Reconstruction in philosophy, pag. 138.) JOHN DEWEY. LUl-61 6ALLEANI - a : e' - 12 agosto 18p1 •- ,1 novempre 19.~1 ..; Fissiamo qui, suHa ,f ,r.ed >da carta, men.tre l'a.n– go,scla ci tiene anco,ra ne1le sue spbre, e la t-er,ra é .an,cora, smossa sulla tomba lontana d,i Luagi G-al– ,leani, pr,ima ohe il ·tempo cancelli o attenui nella memoria i: rico,rdI di an-i, qne,l!o 0he sa-pp-iamo 8 rammentiamo d<e!Ja sua vita fotensa e coraggiosa di a,postol-0 e di ·combatte11te.· -Di ,Ju-i non. pos,s-0 ho ,p.a.:nlar,ecome pot.ra . ceT<ta– mente altri che g'li v,isse vicino e più lo conobbe. Le vicissitudini della vita e della lotta non mi h;m permesso dd 0onoscer!o. pernonalomente Ne sènto. un grahd 1 e rr-a1n'ma:Tjco,.E·' certo u,n teso~o d,i me-mo.ri ,e ·Ohe o,ra. ,llll~ ma.in.ca , d'i q1ue:l1le m:e-mo 1 m 0 che c-0_!pa,ssar degli anni si fan.no sempre più care 01 dLventano nna specie ,di via,Uco, sp-ir-ituale lun– go ,iii cammino ch•e anco.ra ci ,r,esta da percor.r,ea-e ~rul:1 v.ita. Non era,vam-0 <JStranei l'·u·n-0 all'alt<ro: abbia-mo avn<to Ln comune quasi 1quarant'a,nnl ct,i òotta nelle stesse t-ile, fra i compagn-• >d'uno stes– so paes,e; a piu rilpre.se siamo stati lai r.ela2Jion:e attraverso Io spazio, abhiamo in q.ua ,1:ch•efatante subito gli stessi c-01p,Lnemici e coo;pera,to a, qua,J– che ,medesima -ini-zttativa. Ma .il -destino ha vo[u<to <'-he non )Jlotes,s:imo conoscerci da v~d-no, sttin,ger– c, una volta sola ta mano. La -PTima notizia di Luigt Ga,llean> .J',ebb;ia, tem– po del •suo ,processo di -Gen.ova, n,eà 1894, ,quando _ f~ .c..°.nd!~t~-i '!'.ualche..!:nno '!l reclus,ione per a,1ì,~'ti-c1a2J1one-a de m:qnere. Io ,et-o· an-cora uri ra,– gazzo, a.Ila v,igHi:a 1 <li varcrure an,oh 'io ,per la :prJ-ma vo,lta la sogilia del ca,r:cere-; e Tic6a-:do ancora a'im– pr,es,sion~ ricevuta, ·a,ttraveTS-O la J;ettura dei .gfo.r– nald, d·à ,quella -sfa,cciata condàn,nà, adl evita,r :la duale non ,eràno valse -le difeii"e mag.nLfi(lhe dd un .principe •dell foro ·com.i il · Tepn,bb.Jicano Antonio Pe:Jleg.rinl e d-e:Jl'-al>tr-0-g.l'ande -0.ratore, ,fra,teL!o d'armi deg,U -tmp!l'tat-i, ,che fu i,! no,stro indtmentl– cabi1e Pietro Goti. !Sul ,banco -deg,H i:mputa,ti se– d.eva, a fianco -di Ga.Heani e di una -tre[l,tina d'al– tr.i ·e1ttadd-ni in :temerà.ti, op,erai ,e studenti - tut– ti onorati daHa re,giia accusa d,eJ ti,to,lo di ".mal– fatto.r.i" - anche un giov,a,ne ar:tista ·che ,più ta,r– ,dd div,m,ne i[ notisstmo :p,itt-0,re P.Li:riio Nome!-llini. .Ma Luigi GaJileami non era,, gia d'allora, un i• gnoto fra i combat!Jenm, -per I-a lib.e;rta e :Ja ,giu– st-izia, Egli miHtava uelile fiille anarchfohe fin dal 18-80 -ci,rca, quando a.ncOira ,l',a,:nar.dhis:mo :si .con– foÌLd,e;,.a co,1 ,socialismo;· d•l ,quale ulti~-0 era sor– to in Italia, in. seno allila prr-ima Internazionale, ne,Ha tSna esJ) ·ress:io.ne piu ni-v-o.luzio-na,ria e Liberta– ria. Gal:lean,i fu insomma di queU;,. g-ene'razione di ana:r{)biièi c:he, dotpo la ,fine de,Jlla grande lnterna– zionale, fecero del,l'anarchism-0 u-n· movLme'nto del tutto n.uovo ed a,utonomo fra le ,aJtre cor,renti o- peTaie, rjvoluz,OOn:au-ie.e socialiste. Egli_ era nato a Ver-celli, ·in Piemonte,' il 12 ago– .sto ·1861 (1). Nella sua citla natia fece gli studi ginnas.ial1 e HceaU; p-oi and6 a -Toi~imo 1dove s'i- 8crisse alla fa-colta· di fogge di quella· Università. F.ino a 18 anni,;era ··stato r,e,pubbli-cano ent ,usias.ta , ammiratore di Garibaldi; e a questi si fece pre– •sentare a Milano, · una1 v,o:Ita 10he 1l'!Eroe •d-ei d,ue: Mond·i· si :i,ec6 nena capitalle lom'bal'da per l'.inau– gulr.azi.o·ne d'un monum 1 ento ai caduti d.i .Me.n-tan.a . Ma di nuella vi-s,ita e-bbe una, i:m.pressione penosa, · tanto il vecchio rnperstite di tante battag,lie sem– brava• 'i-nerte, .c,om.e 1pr.ig.ioni,e,ro de,i, suoi ·custodi, 1e :non apriva hocca! .Poco temipo .-dopo, ancora stu– dente, fu attratto nel movimento socialista ,ed anar– chico ,dagli impul·st giovanili -deil cuore e dal ma– turarsi de.J su.o pensi.ero. In quel· periodo us,0iva a Tor,n-0 un g-io.r-nale.tto, battagUe:r,o, il "P-rox.i•mus Tuus", che si ,diceva inte-rnaz-i-onaLis,ta e s.a:cia<Hsita, in cu:i s-i ,e,o;nfond.e– vano anco:ra, ipmr polem1i.zzlt-n1do 1d;i-continuo f,ra di [or.o, !,e dne cor,renti autÒ:rdtaria ·ed anarqhica .del soc.ialis-mo. Certo ,Ga)Jea,ni ,deve _a,ve.r data Ia sua (1).- La data che si disse nel breve annunzio della morte, nel nl.}mero scorso, era sbagliata, dovuta ad una ~rronea infon~rnzione. avuta in passato.

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