Studi Sociali - anno II - n. 16 - 10 gennaio 1932

4 sovrana della vita terrestre. A che ci serve tutto questo potente macchinario scientifico e tecnico col quale andiamo in fondo ai mari, ci eleviamo nello spazio, moltiplichiamo le fonti di ricchezza e di re– sistenza, dominiamo il fulmine, superiamo le t,me– bre e sopprimiamo le distanze, se dopo esser dive– nuti tanto potenti in un'unica sfera della liberta, quella della scienza -e della tecnica, siamo servi indegni ai piedi di un qualsiasi signore ecpnomico, ili un qualuil'que arrivista politico? Le me1:aviglie che ci han dato gli scienziati ed i tecnici, liberi di tentare e di esperimentare, le trasporteranno' i po– poli nella sfera della felicita, del benessere e della giustizia soltanto allorché si serviranno della stes– sa azione e sperimentazione libere. Andiamo verso la conquista di questo bene su– premo: la liberta nella vita economica per lavora– re, produrre e scambiare i prodotti secondo la psi– cologia, i desideri e !è possibilita di quelli che la– vorano; la liberta nella vita politica e sociale ,.di or– ganizzarsi e convivere come meglio ci conviene, senza doversi sottomettere a ninna legislazione centrale, senza che si disponga di noi, come cittadi· ni e come lavoratori, secondo gli interess( di una minoranza dominante che pu6 lanciarci domani in una guerra contro esseri umani innocenti dell'altra parte d ella fronti era, o chiuderci l'accesso al la– voro, o cacciar.ci noi e le nostre famigHe sulla ·strada, alla mercé della fame ·e della disperazione, me·ntr-e i depositi sono rigurgitanti e gelo·samente custoditi perché non sodisfino le necessita de.Jl'uo– mo senza un previo tributo alla divinita capi– talista. (La fine al prossimo numero.) DIEGO ABAD DE SANTILLAN. Il concetto diRivoluzione .. Nella capa-cita rivo1uzi'onaria degli uomini \l'oggi - di quest'ora formidabile di decomposizione, in alto ·e in basso - sta l'avvenire del secolo. Aifermare ci6 non é cadere nell'egocentrismo, che ha fatto consi– derare a numerosi pensatori il proprio tempo come fondamentale nella storia de!l'umanita, bensll con– -statare obiettivamente lo stato det1e coscienz,; e l'a– gitazione contemporanea. Il materiale teorico ha quasi esaurito i suoi ar– gomenti, costituito le sue scuofe - ed anche Ìe sue cappelle - ed ha delimitato le più differenti e tal- volta opposte teorie sociali. < Questo non implica negare l'importanza .e la S'l'UDI SOCIALI esclusivamente ecoll'omi,ca, né -poUtica, ecc .. bensi so– ciale: -é lapalissiano. Per6, secondo le esigenze del Jllomento o le condiziòni di popoli determinati, con– verra dare una pr-eponderanza immediata e acci– dentale ad un fattore sugli altri. La; rivoluzione per la liberta integrale si va svol– g,endo come pro·ce·sso, da anni, e si manifesta nello spostamento di valori che caratterizza l'epoca nostra; .é figlia deJlo spirito di liberta immanente nell'uomo, della dottrina, dell'opera culturrule e proselitista che si estende nei campi più eterogenei dell'attivita u– .mana, e dA come frutto la ucoscienza". La rivoluzione come atto che si produce in una occasione determinata .i>d in un tempo misurabile, dev-e rispondere a car~tteristi-che proprie, a esigenze che la conformano e sopratutto al raggiungimento di un risultato: il cambiamento rapido delle forme esteriori di convivenza. Implica un atteggiamento impositivo, per quanto rivendicatore di diritti, da parte d,i gruppi çhe, pur potendo esser,e mino– ranza, interpetrano o credono d'interpetrare il volere dei più. Date le condizioni ambientali, dobbiamo doman– darci: E' necessario alterar-e .il ritmo del ·processo trasformativo, portandolo dalla sua azione evoluti– va, -creatrice di valori eterni, ad una azione rivolu– zionaria nel senso classico, insurrezionale, violento, del concetto? Siamo di fronte a due pericoli: da un lato adope– rare, spinti dalla voglia di vincere, metodi che non siano quelli di mera convinzione e di libero svilup– po di idee e di pratiche libertarie; oppur-e, dall'altro lato, las-ciarci aggiogare da forze nemiche, avverse o di inferiore qualita rinnovatrice, abbandonare in altre mani e inclinare vemo altre correnti gli entu– siasmi deUa gioventù - come tale sempre disposta all'azione, - metterci volontariamente, nelle lotte di realiz-zazioni rivoluzionarie, in una posizione sub– ordinata o di seconda linea. Riconosciamo che le rivoluzioni che sono in ge– stazione fra i popoli malcontenti, non possono esse– re, .per le cause determinanti e le as·pirazioni che le impulsano, di ti-po carattèristi-camente anarchi– co: modalita stari-che e di razza che pesano sui po– poli, azione equilibrante di altre forze sociali, ,ca– ràttere nazionale o regionale dei movimenti, ecc. ·,·-·Tutto ·ci6 esige·ra- concessioni, foPze armate, organi- n'eeessìta de11a p1·0p1lga-rrda. E' precisamente~J,n vir– tù di questa, oltre che per le dure lezioni d-e!la real– ta contemporanea, che ro s-contento é generale, lo s·pirito •critico acuto ed acuto é il desiderio di: farla 1 finita con un regime di convivenza sociale come l'at– tua1e, proprio d-i popoli ed anche di civilta mo\to di- verse tra loro. Ci si dice -che non possiamo preveder,e il futuro, -schematizzare l'avvenire, predire quèl che non cono– sciamo. E' vero. Pure, quando il futuro -é oggi, 'quan– do l'avvenire é queHo che sta venendo e non· quello che verra, quando esso gia ,picchia con imperiosa chiamata alla nostra porta e non ha tempo da per· dere per aspettare risposte g.randiloquenti ma im– _precise, dobbiamo ndi o no presentarci con tutto il nostro capitale -di realizzazioni, sotto pena di esse– re un peso morto nel carro a1ato del progresso? Preparare, concretare, difendere J.e forme della ri– voluzione nella pratica é il problema dalla cui so– luzione dipendera tutto lo svolgersi della nostra a– zione mihtamente. Di fronte a questa esigenza sfumano le discussioni s-ulla bonta de1'l'uomo, sui moventi etici de' suoi atti, sulla sua biologica capacita solidarista, sulla ,sua ;propen,sione fisiologica al lavoro, sulla spontaneita e collaborazione del suo intelletto a una societa poe– ticamente libera. L'uomo del quale dobbiamo oc– cu'parci é questo che vive a fianco nostro, dalla mano cordiale o dal pugno chiuso, egoista o disin– .teressa:to o ambedue le cose insieme, 'indipendente o sottomes·so o autoritario, o ciascuna di queste cose a seconda delle cir-costanze e delle loro reazioni, ·patriotta e internazionalista, materiaTista con impul– si mistici, desideroso di pane e di liberta ma costret– to alle mille e una scappatoie borghesi per vivere. Nelle utopie o nelle teorizzazioni parlavamo di un uomo tipo, astratto, docile aJle elucubrazioni del nostro cervello e, con individui -simili, tutti uguali, era facile ricostruire Arca!dia. Ma oggi sappiamo che non potremo selezionare gli uomini né i popoli che :promuoveranno le prossime rivoluzioni di caratte– :re economico e sociale. =i:• à,{: Caratterizziamo il concetto di rivoluzione, come ·svih(ppo e come fatto. Se questa rivoluzione la ane– !liamo sociale, essa non deve secondo noi essere né / BibliotecaGino Bianco smi responsabili con rappresentazione collettiva, mi– sure rapide tanto nella lotta arma•ta ·come negli ac– cordi d'-inter-cambio, di neutralita, di collaborazione, ·ecc. misure o atteggiamenti, che dovranno attribuirsi accidentalmente alcuni dei gruppi in lotta, nella im– possibilita di concor-dare liberamente risoluzioni che dovrebbero scaturire da tutte le forze rivoluzionarie. La luce non si fara dal caos con la rapidita di una creazione bib'l!ca. Dalla rivoluzi'one non pas– seremo all'anarchia se nari attraverso un periodo d'ind•ecisioni, di violenze. e di misure rivoluzionarie solo giustificabil come tali. · Nòi dobbiamo propiziare queste -rivoluzioni in quanto implicano reazione contro le ti-rannidi e pos– sibi!ita di una vita un po' migliore. Non pensiamo di "imporre" l'anarchia po'iché questa é propria di ·ciascun individuo, della sua attitudine mora1e e del suo senso· di liberta; ma agitiamo il _nostro sten– dardo come faro nella marcia incerta di questo bambino gigante che é il popolo, che se non patrii oltrepas-sa·re i culmini, cercheremo di trarlo fuori dà! pozzo putrefatto in cui si dibatte: il massimo di li berta, il minimo di autorita: quanto più é possibile. -:;., * ,;.,~ Studiare i costumi, l'economia, la cultura del popoli tra i quali svO'lgiamo la nostra attivita; rad– doppiare l'opera orale e scritta che metta in luce le cause dei .loro patimenti, organizzare la difesa e l'attacco armati e 1>romuove,re movimenti_ le cui pro– iezioni si basino nelle possibil!ta popolari e, se possibi1e, nei finalismi teorici: dare le scuo'le e le universita ai maestri ed alumni, le terre agli agricol– tori, le fabbriche agli operai. Non un corpo centrale 1nonopo1izzatore, n1a la decentralizzazione politica, senza il predominio di una forza sociale - proleta– riato, per esempio - nella vita ,coUettiva. Autono– mia degli organismi per un maggioTe 1·endime11to degli stessi e come garanzia antidittatoriale. La mi– nor violenza possibile, per6 tutta quella che é ne– cessaria. Insistiamo: attaccati alla terra, in quantÒ siamo quali es,sa ci fa, linfa, legno, frutto, tendiamo per6 sempre ad E1levarci. Fare rivoluzioni per sport o per impazienza, per la voglia di calcare presto '1a terra che ci eravamo ripromessa, anche a rischio di ag- girarci dopo in eircoli viziosi, di restar presi al lacc:io della nostra stessa corda, sarebbe sterile. In– coraggiare ogni rivolta seria, concordare un prògram– n;,.a-di realizzazione rivoluzionaria adatto al momen– to e all'ambiente, assumere i compiti di responsabi– !Ìta che tale s·tesso programma indichi, far tutto ci6 che le circostanze suggeriscano per liberare zone o, p_a-esideterminati dalle terribili situazioni che og– gi -sopportano, per, sopra le rovine del passato, co– struire tutto ci6 che il materiale esistente permet– ta, pensande che la perfezione sociale non sata frut– to -esclusivo dei sistemi esteriori di convivenza, ben– sf figlia di-retta della superazione di ciascuno su se stesso, e cercando di liberare l'uomo dalle barriere e dai ceppi, perché fl suo ·es·sere si elevi sempre più. , A11o stesso modo che più vita genera più vita, più liberta generera più liberta; relativa essa, come ogni cosa umana, per vie sinuose e sdrucciolevoli, and-ra crescendo ogni giorno. Allora la rivoluzione sociale non sara pili un fatto quasi miracoloso, ma una realta conquistata a forza di rivolte, di alti e bassi dolorosi, di rudi lotte, per le quali dobbiamo studiare di renderci s·empre più capaci. JOSÉ MARIA LUNAZZI. Problemi angosciosi I. Ri•saliamo un po' indietro coi nostri ricordi. Non é 'mal-e -riallacciare ai tragici avvenimenti di questi ultimi 15 anni quello che se ne prevedeva prima che tessi avvenissero. Ecco che cosa scriv-eva, a propo– 'sito della guerra, Jean Jaures nell' "Humanité" di 'Parigi del 12 settembre 1906: r "Una grande guerra europea scatenerebbe da una parte il nazionalismo istintivo e r-eazionario, dall'al– 'tra parte lo spirito rivoluzionario. Es·sa farebbe sor– gere d·a una parte una specie d'assemblea di Versa– glia, meno monarchica, meno bigotta, ma sen1pre cle– ricale e più ancora militarista; d·all'al,tra parte, una :specie di Comune, più sistematica ma fors'anco più impotente. La crisi, pur desolando l'Europa intera, sarebbe più violenta e più profonda nei paesi de– , mocratici, dove l'urto delle idee non sarebbe attenua- to dalle forze del passato. Ora, noi non vogl>amo che -- ~1a·F.ranèià periscà;'noii ·vogliamo éh'·essa sia•indebo– lità. E non vogliamo neppure che la rivoluzione so– dale neces-saria si compia in mezzo a un uragano di 'sangue, di furore e di lacrime. E' per questo che noi scongiuriamo la Francia d'impiegare per salvarsi ci6 che potrebbe aggravar-e il suo pericolo; e di fare un mezzo di salvezza di questa forza di liberta e di democrazia che, forse, in un giorno -di tempesta la fa– 'rebbe colare a fondo in mezzo ai marosi profondi agitati daJ!a ·crisi europea." Queste parole di Jaures non han perduto niente -della loro importanza, perché la guer,ra che doveva es·&ere l'ultima e assicurare al mondo una pace defi– nitiva, in realta ha. Ja,sciato il mondo sempre sotto la minaccia d'un'altra conflagrazione causata dagli stessi imperialismi. Jaures mostrava uno s-pav-ento all'incirca uguale s-ia della guerra che d·ella rivoluzione. Noi, che pure 11011abbiamo mai cessato di volere quest'ultima, comprendiamo lostesso benissimo le preoccupazioni c'h'egli poteva avere a tal proposito. La rivoluzione potrebbe -ben risultare tutt'altra cosa che .quella sperata dai rivoluzionari. Il triste esempio della Rus– sia che non ci ha dato altro che un assolutismo di più, malgrado il rovesciamento immenso da lei pro– vocato, é ben adatta a ispirarci amare rifles-sioni, che vengono ad aggiungersi a qù-elle che Jaures !l.Ve– va potuto concepire. Ma insomma la storia é quella che é. Noi -dobbianfo vo.Jere con tutte le nostre forze imprimerle la dire– zione che ci sembra migliore; ma sarebbe assurdo rinunciare alla lotta, anche se tutto ci lasciasse pre– v-edere che la ,storia seguira un corao diverso da quel– lo cla noi previsto. Ora, il -costatare che la rivoluzione potrebbe esse– re non del tutto quale ci auguriamo che sia, Iioll' s_op-. prime questo fatto capitale che, di f-ronte ad una bcir, ghesia la quale non rinuncia in nessun modo al suo militarismo e quindi alla guerra, il problema più. angoscioso sia sempre sul tappeto, dinanzi a noi. Ed il problema é questo: Se la guerra dovesse di nuovo essere scatenata dai nostri padroni, consent-i– remo noi ancora ad un massacro da cui non potrebbe uscire nulla di bene, come la più terribile delle e– ·sperienze ci ha gia provato? Accetteremo noi d·i nuo– vo l'incalcolabile sacrificio di vite e di ricchezze per

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