Studi Sociali - anno II - n. 15 - 21 novembre 1931

4 Le societa umane, se de9bono essere convivenza di uomini liberi cooperanti al maggior bene di tutti, e non gia conventi o despotie tenute insieme dalla superstizione religiosa o dalla forza brutale, non ~ posr.ono essere la creazione artificiale di un uomo o di una setta. Esse debbono essere il risultato dei 'bisogni ,e dell-e volonta, ,co11correnti o contrastanti, cli tutti i loro membri che, provando e riprovando, trovano le istituzioni ,che in un dato momento sono ·10 migliori possibili, e le sviluppano e cambiano a misura che cambiano le circostanze e le volonta. Si pu6 dunque preferire il comunismo, o l'indivi- -dualismo, o il -collettivismo, o qualsiasi altro im~ maginabile sistema, e lavorare con la propaganda e ·con l'esempio al trionfo delle proprie aspirazioni, •ma bisogna guardar.si bene, sotto pena di un sicuro disa·s:tro, dal pretendere che il proprio sistema sia il ·sistema unico •ed infallibile, buono per tutti gli uo• ·mini, in tutti i luoghi ed in tutti i tempi, ,e che si ~debba far trionfare altrimenti ,che con la persua• sione che viene dall'·evidenza dei fatti. Pròblemi della Rivo!u2ione Il lavoro e la sua ·nuova orsaaizzazione (Continuazione e fine; vedi numero precedente) Il lavoro, anche se costa pena, e (più o meno) ctella pena coslel':l sempre, dovrebbe anche f•-s.5ere fonte di gioia e benessere, mentre attualment3, ol– tre che ca-stare 1:;c·cesaiva fatica fisi-c~, é troppo spesso degradante. Nelle gr,1ndi officine odie,rne si lavora per una 1.:aga di fam-e, ed il lavoro viene ;reso tanto pili iduro dal sist-on1a di Taylor che co· stringe a restare I utto 11 giorno in un mutismo assoluto, per non interrompere il celere ritmo dei gesti contati e sempr1e i medesimi, perché ogni di– sattenzione o perdita di un secondo di tempo po– trebbe provocare un incidente o in ogni mod·o ral– lenterebbe la marcia forzata di tutto il lavoro. Il 9....lllt}e in tal,e maniera, risulta una pena doppia- 1nente pooante, sia perché l'organizzazione forza– ta a cuii l'ha condotto il macchinismo moderno, pur .ae porta da un lato ad una maggiore produ– zione, dall'ailtro implica anche un pili grande sa– Cl"Lficio d-egli operai; sia percib.é lo sifruttamento si é acutiizato a tal punto da far ,di1nie.nticar,e c1he l'opeTaio é un uomo e non una macchina ineirte. Ed a,llora-, quando diciamo, provandolo col frutto de1l'esperienza nostra, che quotidianamente si ar· 1-iiccbisce di nuove esperienz-e •ed insegnamenti, che il lavoro nella societ:i attuale é qualche cosa, pill ancora che penoso avVtUente, diciaimo e proviamo poco, o per lo meno sfondiamo, comie suol dirsi, una porta aperta, perché tutti su questo punto so– no d'accordo. Rilevata la critica, queUo che a noi più interes– sa é di prepar~re condizioni sociali in cui il lavo– ro cessi dall'es-sere questa p-ena vergognosa che ora sopportiamo come un peso e di cui non ved-ia– mo l'ora di sbarazzarc,i, in cui cioé una migliore sua organizza-zione faccia ,del lavoro qualche cosa di più sano e di meno sgradeivole. f.: Ll problema della rio,rganizzazione del lavoro é molto complicato, e la sua soluzione richiedera degli sforzi continui, multipli, oltre che energici ed intelligenti; e qualunque movimento sov versivo sarà insufficiente di per sé stes-so a risol· verlo se prima, non si arrivera, con una adeguata prepara~ione. a rendere fattibili alcune realizza– zioni, indisp6nsa.bili a qua,lsia,si nuova e migliore ri01·ganizz.azione ùel lavoro e di conseguenza• del– la societa. Noi abbiamo ~empre cleitto: "lavoro libero di ~ u,omini liberi"; e in qua.sta semplice formula é Tacchiuso il nostro desiderio che "l'uomo" sia e ri- 1111anga iii fattore ca1)itaJe ,di tutta l'-economiai e · non, come attualmente, un ·accessorio trascurabile nella pToduzione e nel consumo. Oggi il fabbrican- . te, quando intraprende una nuova, lavorazione, non si pl"eoc-;upa punto di quali siano o possano esse– re le necessita o i desi-der,i del suo probabile con– sumatore, ma solo del :oossibile gu•adagno che dal– la nuova lavorazione potra ritra,1Te. Mentre, e co• sf dovrà essere nella società chs noi vogliamo eri– gere, il lavoro dovrebbe essere chiamato a rispon· dere e dare sodisfazione ai. bisogni individuali e sociali, e quindi essere organizzato a, seconda ,della richiesta e non dei possibili pit1 o meno grandi guadagn .. BibliotecaGino Bianco S'l.'UDI SOCIALI L'importante, l'indispensabile, il punto dal quale bisogna partire é di assicuraTe a tutti i mezzi per esser liberi. Abbattuto, o comunque reso impotente il governo che sta a difesa dei proprietarii, .spetterà al popolo tutto, e più specialmente a quelli in mezzo al popolo ,che hanno spirito d'iniziativa e capacita d'organizza– zione, il provvedere alla soddisfazione dei bisogni inlmediati e preparare l'avv,enire, distruggendo i pri• vilegi e le istituzioni nocive e facen.do intanto fun– zionare a vantaggio di tutti quelle istituzioni utili ,che oggi servono esclusivamente o principalmentl3 a 'benefizio delle classi dominanti. Agli anarchici la missione speciale di essere vigi– li custodi della libertà, contro gli aspiranti al po– tere e contro la possibile tirannia delle maggioranze. ERRICO MALATESTA. (Da 0 11 Risveglio Anarchico" di Ginevra, N.<:>784 del 30 novembre 1929). Il lavoro ha .s•eguito la medes,ima linea di evolu– zione d,i tutte le altrn attività umane. Partito dal– la, semplice ed imprescindibile necessita della vi– ta sociale dell'uomo, and6 assumendo man mano le forme sempre pill complicate olle il progredfre della societi gU impone va. L'uomo primitivo ,lavo– rava solo peir mangia.re, o piuttosto per ,sopperir.e alla crtsi di alcuni periodi dell'anno in cui gli er,ai più difficile raccogliere dalla pianta le frutta con cui alinu:ntars'l. Oggi in.vece l,e ne-oesstta dell'uomo son enormemente maggiori, multiple. L'uomo ha un bisogno se,mpre più grande di una. infinita. dtL c-os,e che potremmo chiamar.e secondarde poiché non sono compr,ese in que:i. bisogni primordiali eh-e s,o,no il mangiare, il coprinsi, 1--avere un riparo in cui poter riposare e dormire. Il lavoro, per rispondere alle nuove nec0ssit:i, ha dovuto assume-re forme divers,e, e sopratutto ha dovuto rinnovare di continuo le sue forme di or– ganizzazione, onde migliorarlo. Di qui, an· che, la ragione dei nuovi attuali sistemi organizza– to,·i del lavoro comie, per es-e·m pio, il ta,ylorismo, la razionalizzazione, ecc. 11 ta.yl, orismo é il risultato dello studio per una piU intensa utilizzazione e ri· sparmw e1 divérSl movtmsutl eseguiti Uall' · raia per fare un d&.to lavoro, allo scopo di arumen– tarn,e la produzione eliminando più ,Cihe é possibi– le le perdite di tempo_ La Tazionaliz~az,ione é qual– ohe cosa ,di più compl-esso: c.ompletan,do il taiylo· risma, rappresenterebbe, second•o i suoi fautori. lo sferzo sistematico per una m,igliore utilizzazione delle risof'se umanp e natura.li e, secondo una foT– mula pratica, quello di "poter produrre a buon miercato senza, peraltro prolungare la giornata di ~avaro né ridurre i ,salari". Il lavoro é unn. nec88sità sociale, lo abbiamo eletto, e non é al fatto in sé ma alle sue forme cli organizzazione che si rivolgono le nostre critiche. Se osEerviamo, p~r esempio, le due forme ultime cui più sopra abbiamo accennato, non posSiiamo non riconoscerne una certa Jo,gka ed anche in principio una certa- utilità, ,come organizzazione zcientifica del lavoro in vista di u-na 1nigliorre uti· li:,zazione deille rif:orr:e umane e natura,li. Pur~ qu,ello for11.1e ci trov:;i,,no attualmente avversi in modo radicale alla loro applicazione pratica, in quanto esse non sono realizzate a beneficio dei lavoratori. ma, al contrario, si traducono in una, fo1:ma più prepotente dj sfruttamento. pili ine– ~orabile appunto perché scientifico. Tali sistemi, anzitutto, non tengono alcun conto dell'entita 'uomo", cioé dell'essere vivente, e.ssen,clo questo considerato più che altro come un accessorio della ma-cellina, eh~, inoltre, é molto abbondante sul mercato. Dimenticando ohe il fattore primordiale dieMa produzione non é la mac:::hiria in sé, ma l'uomo, e che la macchina ha importaniia solo ed in quanto viene ad a,intare questo e ad alleviargli una parte de.na fatica, non .sì p·ensa più che alla macchina e si sacrifica a lei l'uomo. Orbene, una riorganiz~a-zione veramente razionale del lavoro sara quella che si proporra e riuscirà, non a con– trappore i due elementi del lavoro, il cosciente e l'incoscif:nte. per sfruttare sempre di pill ed af– famare il primo per mc,zzo del secondo, ma a ri• conciliarli, 1·iconcUiand0 la tecnica con la pra·ti- , ca, la macchina con l'uomo. Ma per 1·iuscire in tale compito é necessar1ia una rinnovazione radicale di tutti i •,a,:'.J•·! ;:oli~·i_ ci, morali e sociali che reggono la soc,jetù attuale: é ne·cessario nn movim.Ento rinnovatore, una ri– voluzione. 1I1 progrtsso continuo ·ed accelerato d 1 el:a mec– cani-ca la,scia intravedere oha, in un avvenir-e for– se non troppo lontano, il lavoro sar:i reso meno improbo e faticoso e dar.i. frutti pili saporosi e· abbondanti per tutti, permiettendo in tal modo u– na riduz'ione sensi bile delle ore di lavoro. Ma questo é un lato de.la questione su cui é prema– turo soffermarsi. ;'lfeil 1 a societa nuova, quella di curi noi cerchia– mo di gettare le basi, il la.varo - che saT:i ac• cettato non tanto perché sani "bello" qua,nto per– ché saré'i., an,che aLora come oggi, una assoluta 11,eces,sitA - pur-ç coi soli elementi di cui oggi si pu6 disporre, .sar:i. dovere ed aspirazione di tutti -di render•lo anche piacBvole, per quanto ara pos– sibile. Le mamie.re di raggiungere questo scopo pos· sono e.s.s.ere varia. PeT ,e.sem·pio, con lo svL.uppo raggiunto fin ,qui dal macchin:smo, non occorr-en– do più qual1ita speciali né un lungo tiroci,nio per divenire capace di fare un lavoro qualsiasi, oi6 pu6 pe,··m,ettere dri stabiiire de.i cambi idi lavora– zi,one, in modo da rend,e.ire 'il laworo meno noioso ,e pesante. Quiesto passaggio da un lavoro ad un ,;ltro ,si potra enfettuare nene officine che ab– biano lavorazioni diverse, ed anche fra officina e of,ficina, oppure da<l lavor-0 nelirofficina al Javo– ro nei campi, specie in quei per.iodi in cui nei campi necessita un maggior numero di braccia. L'operaio potra cosi, con profitto per la sua sa.– Iute ,e senza danneggiare il lavoro, anzi rispon• den-do talvolta ,.1,Je neee&sita di questo, a,lternare il lavoro industTiale col lavoro dei campi. Qual– cosa di questo genere avviene gi8. in certi paesi, nel,la Svizzera per es,empio, in cui si chiudono Je fabbriche p:er un certo per,io,d,o dell'anno onde permettere agli o·perai di accudire ati lavori dei campi. T,aile mi,sura, meglio organizzata in una soci,eta nuova, potra -dare certo succetss.i in– sperati. In una societa libera sara sicuramente la com– pren,sione delJ.la '·necessita" del lavoro insieme ai continui progreSsi, che contribuira a renderlo sem– pt'l8 pili gradevoJe e &empre di piU corta durata, e quindi a indurne la r.rande maggioranZrJ. ad a,c– cettarlo con buona volonta. Del resto, com'ebbe molto bene a scriverlo E. Malatesta (Pensiero e Volontà" del 1. 0 ottobre 1924) "il m odo di vi- t ,. isp.o.u:d,e~=...allo =i.u_pl>O m.or, ù.;, gli uom-ini ed alle condizioni materiali d e,ra pro– duziione". E sara iru0vitabile che durrunte un lun• go pari,odo cli tempo, r.opratutto durante la ge– stazione d,eLla nuova ,soc,i,eta, non manchino un ceirto numero dl' "r-e,f'rattar-i" al lavoro. La solu– zion,e di quest'altro pr.:::>blema, più delicato e s-ca,· braso e che quindi preoccupera tutti, sani pe– r6 resa anch'essa po.ssibile dall'a,d-ozione di ''libe– ri patti" fra i varii gruppi di lavoratori; e ci6 contrLbuirA sicuramente alla eliminazione pro– gr~s,s,iva d'ogni parassitismo e ad una sEm1pre mi– gliore 1·egolarizzazione del lavoro. Hl'GO TREl'iI. lli"orclia m.o il, dovPre di aiuta re I e vittime politfrhe! Ragioni di spaz-io c'ùnped!Ìscono d,i riµrod11,.1·e appelli, circolai·i, resoconti, ecc. che appaiono in alh'i periodir·i, diffusi f,·a co,npa– {Jni a'f1/:01· pi?, dello nostra rivil;ta; ma ci6 é 1i– na mg·ione di pii, pe1· ,wi cli rac,·onianclare ai lel/01·i il contpiniento alac1'e e solerte cl'el s z– ero impegno della sol-iclarietri, dovuta da tutti ai ,·aduli nella lottn ed alle loro _famiglie. Diamo q11i, pei- norma dei volenterosi, gli in– r/irizzi di alc11ni dei p1·incipa}i Comitati di soc- 1·orso, r11i rivolgei-si con le offule per venire in C!iuto alle vittime JJolitiche: ('omitato :-.'azionale Anarchico pro "Vittime politiche. - Hivolgersi a: ,JEAN B"UCCO, 116. rne_ Chateau-d~s-Rentier~, P A R.TS, 13 (Frnn– cia.-) Comitato pro figli dei Carcerati politici <l'I– talia. - Rivolgei·,i a: CARLO J◄-1RTGER,IO Case poste Stand, ]28 UTNEVRA (Svizzera)'. romita,to Internazionale Liberli!rio d'assi– stenza alle vittùne politifche. - R·ivolge,·si a: COMTl'ATO T:-J'l'ER'.\'AZlONALE LlBER'l'A– RIO, P. O. Box 566, WES~'FIELD. X ,JER– SEY (Stati Uniti). r:omitato pro vittime politfrhe dell'Unione Sindacale Italiana. - Rivolgersi a: J. BAR– BIERI. 6. rue Renardière, FON'l'ENAY SOìJS– BOTS (Sein€) (Francia).

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