Studi Sociali - anno II - n. 14 - 16 ottobre 1931

·sere contrarii alla partecipazione dei c·ontadini ed operai alla gestione e controllo delle aziende attra– verso i loro organismi di classe, come a qualsia,si al– tra consimile diminuzione del diritto proprietario. Ci6 pu6 apparire di una portata limitata; ma gli toglierebbe ogni carattere riformista l'essere otte– nuto <l.alla p1,essione popolare e rivoluzionaria; e costituirebbe da un lato una erosione del privilegio capitalistico, e dall'altro lato un addestramento de– gli operai alla gestione ·della produzione. Ma l'importante - e qui mi pare -d'essere in dis– senso con Gobbi (e se non é, tanto meglio) - dal punto di vista anarchico é che tali progressi, isti– tuti nuovi, trasformazione dei vecchi, forme di ge– stione e controllo della produzione, ecc. non si cer– chino, non si affidino, non siano assoggettati allo Stato, nel qual caso essi si trasformerebbero in un aumento della potenza statale, cioé raggiungerebbe– ro precisamente l'effetto contrario a quello voluto. Invece di andare verso il "non-Stato" attraverso il "meno-Stato, si anderebbe verso una super-potenza de!Jo Stato. Non escludo che ci6 pQssa di fatto av– venire, per una ancora troppo scarsa educazione li– bertaria delle masse; ma il compito degli anarchici é quello di re8.gire negativamente e positivamente -contro tale fatto. non di a·dagiarvisi, e tanto meno di collaborarvi. Si deve premere per diminuire le attribuzioni dello Stato, perché si cessi dal vedere in esso il sostituto dell'antica Divina Provvid-snza, per poter arrivare a sbarazzarsene un giorno; e non é sotto Ja guida statale che gli interessati alla pro– duzione e consumo, ai servizi pubblici, ecc. possono avviarsi verso J'abolizione dello Statoi educarsi e :abituarsi a fa1· da sé, bensi creando organizzazioni e forme associative di vita autonoma in tutte le cli– rezioni, per ogni ramo di rapporti sociali (economi– ci, culturali, ricreativi, ecc.) in cui la cosa é possi– bile. Contro lo Stato o per lo meno senza e fuori di esso. Comprendo che ci6 non sarft realizzabile subito 1 neppur con Ja rivoluzione, da parte delle grandi mag– gioranze, troppo imbevute della superstizione stata– le-. Per ci6 appunto é prevedibile che continueranno a sussistere forme di Stato. Ma il compito degli a– narchici sani quello di tener viva l'opposizione ad esso e lo spirito di rivolta, nonché di dare l'esempio di come é possibile ignorare lo Stato col promuo– vere e attuare tulle quelle forme di vita e di attivi– ia indipendenti possibili, cui piti sopPa si é ac– cennato. Naturalmente questo compito positivo non potreb– be non essere integrato dall'altro negativo cli oppo– sizione, - di principio, e quindi radicale e sistema– tica, - contro tuite le forme di collaborazione -con lo Stato, in specie contro l'inserzione nei suoi organi– smi che ne costitui-scano gli ingranaggi, non esclu– se quelle forme di parlamenti del lavoro e di sinda– calismo statale con cui anche oggi tutti gli Stati (fascisti 1 bolscevichi e democratici) cercano o so– gnano di rafforzare il proprio potere. Sarebbe quest'ultimo per l'appunto quel1'accrescimento delle funzioni statali contro ctri é primo compito degli a– narchici di battersi intransigentemente, - non sol– tanto, ripeto, con la propria astensione, con la cri– tica e propaganda, ma anche con la ricerca e la pos– sibile attuazione cli iniziative che possano raggiun– gere sul terreno estra-statale quei risultati benefi– ci che gli autoritari si ripromettono dai suddetti i– stituti dello Stato. Combattere lo Stato, per dimi– J_luirne il potere fino a che non sia distrutto, abolen– done I.e funzioni inulili o nociv-e, e vuota.ndolo, e– spro1mandolo, di tutte le funzioni utili alla collettl– vitA: ecco/ insieme al compito di combattere il Ca– Pitalismo (che abbiamo in comune, almeno in teo– ria, coi socialisti) il programma specifico cli un a– narchismo realizzatore. Una rivoluzione, anche se non riesca a spingersi pili. in lft di una soluzione social-clemocratica, la qua– le non tradisca fin dal primo Istante que' postulati di libertà' che oggi i socialisti propugnano, potrebbe -Offrire agli anarchici grandi e numerose opportunita di una magnifica propaganda coi fatti nel senso· che ho pili sopra cercato di precisare. A patto 1 s'intende, che gli ana_rchici intervengano attivamente nella 1·i– voluzione, e vi intervengano con idee chiare e pro– positi pratici ricostruttori, senza appagarsi della sola distruzione e seuza lasciare agli altri tutta I1inizia– tiva cli provvedere razionalmente alle necessita della vita socia.ile. Con ci6 non dico che le loro forme di vita autonoma, di produzione associata, di coopera– zione libera, di gestione diretta dei se1'vizi, ecc. deb– bano isolarsi dal resto della società; potrebbero, al contrario, avere con gli altri 1 con Je maggioranze non consenzienti con loro, rapporti d'intercambio su basi ,egualitarie e cli mutuo rispetto. La minoranza .anarchica, se sara e restera abbastanza forte e avve– duta (ed anche ben armata) potra reclamare per sé il diritto di ,libera esperimentazione e di non sotto– stare a quelle norme coercitive della condotta che le maggioranze potrebbero stabilire per se med~sime senza essere affatto necessarie per tutti. In che misura sara possibile tutto questo? ~on v'é da illudersi che lo sia completamente, sia a causa clel,le inevitabili resistenze in contrario delle forze autoritarie, sia a causa deg,Ji errori e incapacita al– t~ettanto inevitabili delle forze libertarie. Bisogna risolvere, adunque, tanto un problema di forza che un problema di capacita. Le forze libertarie di minoran– za vinceranno quelle autoritarie di maggioranza nel– la misura che 1e prime saranno non soltanto "for– ;ze" ma auche "capacité.H. Non mi dilungo su ci6, BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI perché l'argomento mi porterebbe fuori strada. Sul– la necessita di formare in noi stessi non solo delle forze materiali ma anche delle capacita realizzatri– ci, si é eletto e scritto molto da tutti noi, e special– mente da Errico Malatesta, sopratutto da quando nel dopoguerra la possibilita pili. vicina di una rivo– luzione ha posta in modo impellente sul tappeto questa scottante questione. In questo senso il cosi– detto "revisionismo" data dal 1918; e per Malatesta particolarmente anche da prima... Lasciamo an– dare. Ma, tornando alla questione dei rapporti del mo– vimento anarchico con un eventuale governo social– democratico sorto dalla rivoluzione, grave illusione sarebbe quella di ca.loro che contassero, per i pro– gressi desiderati verso l'anarchia futura, più che sul– la forza e capadta degli anarchici e delle masse in parte simpatizzanfi con loro, sulle buone disposizio– ni dei socialisti o, peggio ancora, sugli organismi statali da questi creati, sulla Joro legislazione socia– le ed operala, ecc. In parte ne Ilo detto le ragioni in tutto quanto precede. Dir6 ora le altre, per mo– strare che sarebbe pericoloso cullarsi in un ecces– sivo ottimismo. .Vi sono degli anarchici (forse anche Gobbi) che, gmstamente preoccupati dall'esperimento russo, in cui il trionfo dei bolscevichi e della loro dittatura é sboccato 11ella più terribile tirannide liberticida vedono con ineno timore l'eventualitA di un trionf~ social-democratico. Non hanno tutti i torti, poiché, ef: !ettivamente il senso di libertà, sia pure d'una li– bertà che non é quella integrale degli anarchici, ap– pare ancora abbastanza vivo nel ramo democratico del socialismo. mentre sembra spento completa– mente nel ramo, ormai nemico al prir:no, dittatoriale e bolscevico. Ma si pu6 dedurre dalle tendenze spiri– tuali odierne, meno dispotiche di quelle bolsceviche, dei social-democratici una reale disposizione a dare al popolo, una volta giunti al potere, un regime di sufficiente liberta, sia 1rnre quello molto relativo che pu6 essere compatibile con una organizzazione statale dei rapporti sociali? V'é ragione cli dubitar– lo, anzi cli non crederlo, e di pensare che solo una energica opposizione al nuovo governo potra riusci– re a conservare le libertà elle il popolo si sara ~on– quistate con la rivoluzion.a. Non bisogna dimenticare che i socialisti, meno le Joro frazioni bolsceviche o bolscevizzanti, se pos– sono urtare di meno il nostro spirito di liberto., so– no d'altra parte un pericolo per il loro opportunismo ad oltranza cli fronte a1 capitalismo. Il quale, se non rovesciato dalla rivoluzione appunto a causa di tale opportunismo, non mancherà di costringere il pote– re socialdemocratico a far macchina indietro e di farsene uno strumento per una successiva sua ditta– tura, anch'essa a parole rivoluzionaria. Ho mostra– to altrove (1), in base alla logica e all'esperienza storica, come tale pericolo sia tutt'altro che inve– rosimile. Ma anche guardando questo lato nel modo pill ottimista, gravi motivi cli pessimismo per la causa della liberta continuano a sussistere nelle stesse tendenze attuali interne del movi1nento social– democratico. I partiti socialisti hannò nella loro bandiera le più ardenti invocazioni_ alla libertà, in specie quando po– Jem1zzano a sinistra coi bolscevichi e a destra coi f~scist_i,. o quando gemono essi stessi sotto regimi tuan111c1. Anche Lenin rivendicava la libertà quasi quanto gli anarchici allorché era in esilio contro lo czar, e a Pietrograclo contro Kerenski, prima d'anda– re al potere! Ma bisogna ricordare i metodi ditta– toriali dei socialisTI, di quasi tutti i socialisti nel seno del movimento operaio e socialista, fin dai' tem– pi cli ~~rx e della prima Internazionale contro gli anarch1c1. Né sarebbe male seguire attentamente la politica attuale dei socialisti in Spagna e· ricordare q~1~lla dei social-democratici in Germania, responsa– b1h delle stragi proletarie ciel 1919-20. Malgrado le d1ch!arazioni liberali e ultrademocratiche, lo spirito dommante fra gli stessi social-clemocratici non anco– ra deterioratisi al governo, come quelli italiani e francesi, é sempre troppo statale nel senso più ege– momco, totahtano ed accentratore, per non costitui– re una minaccia per la liberta, qualora andassero al potere. Non vanno oggi a parole fin dove sono an– elati_ i bolscevichi; non aneleranno, forse, fin 13. coi fatti neppure domani: voglio ammetterlo! ... Ma non credo che ci sara da godere lo stesso, se li si la– scera padroni del campo. Il loro autoritarismo é sempre tale, da costituire perfino un regresso sulla democrazia idealista borghese del secolo scorso. Dal punto di vista della libertà, Erberto Spencer era n~olto più avanzato di Hyndmaun, Pi y Margall più d1 Pablo Iglesias, Giovanni Bovio più cli Antonio La– briola. Si va delineando, da qualche tempo, in mezzo al movilnento socialista una simpatica tendenza in sen– so libertario, sia pure molta cauta e circospetta. Gli scritti dell'italiano Carlo Rosselli, del belga Henri De Man, -e qualche altro, ne sono un indizio pro– mettente. Ma é troppo poco; sono tendenze frammen– tarie che han troppo poca voce in capitolo. E del resto bisogna anche far conto sul fenomeno inevita– b~Je in una rivoluzione, che 1e tendenze pili. autori– tarie dei rivoluzionari che andranno al governo ver– ranno enormemente rafforzate dall'apporto di tutti i reazionarii, che riusciranno decentemente a ca- (1) Vedi nel mio libro "Dittatura e Rivoluzione" (1921) il capitolo "La Dittatura borghese della rivo– luzione. 7 muffar-si da rivoluzionari semplicemente in forza del– l'Istinto cli mettersi con chiunque vada al potere, - mentre le tendenze pili. avanzate -e libertarie saranno spinte all'opposizione. Se l'opposizione non sarà vigile, forte e capace, per tenere abbastanza a bada ed in scacco il governo, prima o poi dessa, anche se lasciata libera di pro– testare a parole, sarà costretta nei fatti ad ubbidire. E pei disubbidienti ci sara li carcere o le fucilate, come sotto tutti i governi passati, presenti e futu– ri. Inv-ece il primo diritto che si dovranno conqui– stare gli anarchici nella rivoluzione, anche se saran– no minoranza e si costituirà contro il loro parere un governo, san\ il diritto cli disubbidire. LUIGI FABBRI. BIBLIOGRAflA Eliseo neclus: SCUI'l"fI SOCIALI. Edizione "I libri di Anarchia". Buenos Aires, 1930. - Volume I (pagg. 171) e volume II (pagg. 157). - Edizione originale fuori commercio, in carta spe- ciale, numerata da 1 a 100. - Edizione r,..•,1t111e, prezzo $ 1. parlare, sia pure in ritardo, di queste edizioni é un dovere, benché il loro testo sia conosciutissi– mo da un pezzo e possa sembrare che ormai altro interesse non offra che quello comune della pro– paganda, per la quale non é difetto il ripetere la verità a coloro che non la ccnoscono ancora o che troppo facilmente la dimenticano. Vero é che gli scritti di Reclus sono e saranno sempre vivi, e si ripubblicheranno ogni volta non inutilmente, per– ché la loro maggiore efficacia non si deve solo al– la precisione scientifica del suo linguaggio ed alla forza persuasiva del suo ragionamento, ma anche e sopratutto alla infinita bontà umana che ne spi– ra. E questo é un pregio che restera vivo ed attivo anche quando tutti gli schemi logici e le teorie so– ciali fossero superate. Ma dicevamo ch"era dover nostro dir qualcosa di questa ripubblicazione, per un'altra ragione: per– ché la persona dell'editore, il nome del quale non ap– pare nei libri ma che da questi é inseparabile per le vicende che ve lo legano, e la tragedia che la travolse violentemente alla morte, fanno di que– sti due vÒlumi ull documento storico di singolare.. significato ed importanza. I lettori ne converranno quando avremo detto che l'editore di questa ultima pubblicazione italiana (purtroppo incompiuta, alme– no per ora) degli scritti di Reclus, fu Severino De Giovanni: l'anarchico che, vissuto illegalmente nel– la Repubblica Argentina (in seguito ad alcuni at– tentati attribuitigli) per circa tre anni, cercato a morte dalla polizia, arrestato in principio di que– st'anno in circostanze drammatiche, fu con proces– so sommario condannato da un tribunale militare alla fucilazione, affrontata da lui con coraggio leo– nino nella Penitenziaria di Buenos Aires il 31 gen– naio u. s. Chi scrive queste righe deve lealmente dire che, vivo il De Giovanni, era da lui diviso da un dis– senso profondo e radicale sia sul modo di conce– pire l'anarchismo, sia ed anche di più sui criteri pratici di lotta e di azione. Era come se andassi– mo per vie diverse e lontane; e qualche fatto as– sai doloroso aveva aumentata ancor pili. tale lon– tananza. Debbo aggiungere che, se si dovesse di– scutere ancora cli quelle idee e criteri e fatti, il dis– ~enso resterebbe il medesimo. Ma questo, qui, non 1mporta. La morte ha superato i dissensi dei vivi; e qui ci occupiamo di una cosa, la pubblicazione degli scritti cli Eliseo Reclus, intorno a cui nessun dissenso é 11ossibile. Ebbene, quello che vogliamo ricordare in mo– do che non sia dimenticato, poiché non ci pare che alcuno abbia parlato fin qui d'un particolare tanto importante, é che Severino De Giovanni é andato in~ontro al sacrificio, lo ha reso inevitabile, pro– prio perché volle a forza continuare, malgrado i consigli in contrario che non gli mancarono ad oc– cuparsi personalmente degli scritti di Eli~eo Re– clus. Egli ne curava amorosamente la raccolta le illustrazioni, la scelta della carta, la correzione 'del– le bozze, gli abbellimenti tipografici, ecc. Frugava biblioteche, pubbliche e private, scriveva a tutti (anche avversari) per procurarsi vecchie stampe era di continuo in tipografia (proprio nel centro ai Buenos Aires) a so:·vegliare le sue edizioni· e ci6 proprio nel perio~lo pili. tragico per l'Argentina. 11;-1ent1:e. Ja dittatura militare diventava sempre più hbert1c1da, arrestava tutti gli anarchici che pote– va trovare, e dava proprio a lui la caccia più in– sistente, dopo il colpo cli mano militaresco del 6 settembre. Se il De Giovanni non si fosse occupato cli tutto ci6, che lo esponeva di continuo a tutte }e insidie e ricerche del nemico, si sarebbe salvato cli certo, poiché era furbissimo. Invece ... E fu arre– s~to, dopo un inseguimento f3. revolverate, pro– prio mentre usciva dalla tipografia, dov'era in cor– so di stampa il Ili• volume degli scritti di Reclus. Non avevamo dunque torto ad attribuire a que– sta edizione quell'importanza speciale di cui par– lavamo in principio. Poco diremo del suo valore in– trinseco: é veramente una bella edizione, elegante ed accurata, oltre che abbellita da fregi artistici e arricchita di numerose fotografie di Eliseo Reclus prese in diversi periodi della vita di questi. Putrop'.

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