Studi Sociali - anno II - n. 12 - 12 giugno 1931

4 La vita sociale.. specialmente la vita economica non ammette interruzione. Bisogna mangia.re ogni giorno, bi-sogna ogni giorno alimentare i fanciulli, i malati, gl'impotenti; e vi sarebbe anche chi dopo aver fatto le schioppettate durante la giornata vor– rebbe la sera andare al cinema. Per provvedere a questi bisogni improrogabili - lasciamo stare il ci– nema - vi é -tutta un'organizzazione commer– ciale, elle compie male, ma in ,qualche modo compie la sua funzione. Bisogna evidentemente utilÌzzarla, togliendole quanto piu é possibile del suo carat– tere sfruttatore ed accaparratore. E' tempo di finirla con quella rettorica - poiché non si tratta che di rettorica - che voleva compen– diare tutto il programma anarchico nel famoso "de– moliamo". Demoliamo si, o cerchiamo di demolire, ogni ti– rannia, ogni privilegio. Ricordiamoci però, che go– verno e capitalism; sono solamente delle super.strut– ture che tendono a restringere ! benefizi della ci– -vilta ad un piccolo numero d'individui, e che per abolirli non occorre rinunziare a nessuno dei porta– ti dell'ingegno e del lavoro umano. E quindi é ben più quello che bisogna conservare di quello che bisogna distruggere. ln quanto a noi non dobbiamo distruggere se non quello che possiamo sostituire con cosa miglio– re. Ed intanto lavorare in tutti i rami per miglio– rarci e migìiorare: rifiutandoci s'intende ad accet– tare ed esercitare qualunque funzione coercitiva, Ho gettato giù qualche osservazione. Altre ne farò -quando capitera l'occasione. I compagni le tengano nel conto che credono, e se _pare loro che ne valga la pena, ne facciano argomento di discussione. Ma per carita, non aspettino da noi la formula magica. Noi non siamo e non vogliamo parere dei padri eterni. ERRICO MALATESTA. (Dalla rivista "Pensiero e VolonUt." di Roma. - N. 9 clel l'-' mftggio 1924). I problemi de_lla Rivoluzione CITTA E CAMPAGNA Il problema della cam,pagna e d,ei. contadini è stato quasi sempre pe,r 11oi un problema di pro– paganda, per r-ender,e 1questa piu comprensi<bile pei contadini e adattarla alle loro mentalità, a!bitudini -e costumanze, 1)iu che problema di co,ncretizz•a~one e· realizzazione delle nostre idee. , E' fuori dubbio che, anche inteso cosi, esso é sopratutto un problema di mutua, comprensione e di armonia; e lo sforzo nostro deve tend,ere a ren– di;re simpatici -e comprensibili gli sforzi de·gli ope– rai di citta a quelli di campagna, contri,bu-endo a diminuire la di1'fidenza di questi verso quelli onde poter co,si ottener-e, affratellate, due forze _pos– -senti e concomitanti pe,r la vegnente ,ri<voluz10ne. Ma ci6 non è tutto. Que•l che in questo momento più m',int,eressa, di .rue,vare non è tanto l'impor– tanza dell'azione nostra ,su qu-esto terreno nel p.e– riodo pre-rivoluzionario per ,guadagnare le masse contadine al nostro ideale, quanto il riohiamare l'at tenzione dei no,stri sul pe,ricolo che può rappre– sentare ii;i periodo rivoluzionario il fatto che que– ste due forze distinte, a volte contro,bilanciantesi, siano portate a cozziar-e, l'una contra l'altra, Gome non é certo improbabile. Tutta-la qu-estione sta nel poter armonizzare queste due ,forze ,e sta,bilire .rapporti fraterni fra città e campagna, pen)hè )a ,grande ,e pro,fonda incomprensione reci-proca attuale, ·provocata da d'i– -versita d'interessi e di rnentalita ed anche dalla diversità del compito s•ociale caràtterizza,nt-e l'uno e l'altro elemento può acuirsi più ta1·di, in pe– riodo rivoluzionari~, come é succeduto in Russia; d-ove ancora ,dopo anni di tentativi e di fallimenti, non si pu6 dire che il problema sia stato risolto. E' 'in Russia che si può vedere come l'aver aiffron– ta,to con sistemi erronei questo problema abbia provocato 11011pochi attriti, lotte e numerose ri– volte. E l'incomprensione non v'è solo da un lato, come si è visto in Ru·S<S·ia e a,l contrario delle v-ee– menti wffermazioni di alcuni dirig,e·nti bolscevichi, .pia'.! preoccu,pati d'tm1po,rr-e le lor-o ·i,dee ,e metodi :preconcetti che d'esaminare e vagliare i fatti qua,li s-ono; non solo fra i contadini, come si suol cre– -d,er-e, ma an0he in mezzo al pro,letariato delle cit– tà. All'inizio ,di una rivoluzione la citta contribui– .sce con le sue migl iori forze ailo ·sviluppo cli quel– la, in quanto è f.ra il suo proletaria,to _che le icl,ee di progresso .so ciale e cli riforme si saranno in an- STUDI SOCI.ALI tecedenza più facilmente s,viluppate. !Sara la mag– gioranza operaia ,che dara l'entusia,smo maggiore ,e· il miglior sangue per I'affermaziorn, dei princi– pii più arditi -e innovatori. S-opratutto nei primi tempi la citta inebriata dall'entusiasmo travolgen– te ,saÌ·a portata a trascurare più ohe, la campagna l'altro compito, che ,pure le inco,mbe, di continuar.e a produrre, assorbita come sara dall-e vicende deL la, lotta armata e dal bisogno ·di difender,e le con– quiste rivoluz'ionarie contro gli attacchi violenti del nemico. Viceversa, il contadino, non avendo presa una parte -granclement-e attiv'.L nelh rivo– luzi,on-e, non· sarà, è vero, troppo ostile agli avve– nimenti svolgentis·i sotto i suoi occ:hi, però al prin– cipio ne diffidera; sia perché la propaganda rivo– luz'ionaria 110-11 era da prima penetrata abbastanza nelle campagne, sia perché il contadino ,sarà an_ cora sotto l'influenza dei vecchi pregiuclizii in molto maggior propo-rzion-e che gli operai cl.e1Je citta. La città, roiche dà alla rivoluzione. l'e:emento attivo preponderante, si crede d'es,ser lei sola la base della rivoluzi,one e d'avere quindi maggiori diritti che non la campagna sui bene,fici della ri– volu~\ione che invece spettano a, tutti. E' questo primo malintE-so - il medesimo che strazio la Russia - che genera contrasti e lotte senza fine; e ,gli avvenim,enti che seguiranno, se non si sta attenti, inYece ,di appianare inaspriranno il dis– sidio, incominciando a scava-re u n abisso simile a quello ohe per par,-ecchi anni ha divi.so la Rus– sia in ,due campi: città contro -ca mpagna, operaio co.ntro contadino. Questa dd.scordia è stata alimen– ta-la ,sopratutto dalla scarsità dei prodotti, accen– tuatasi con lo· sviluppar,si del movimento rivolu– zionario. E' nel momento in cui la rivoluzione ha vinto politicamente o, diciamo co,si, militarmente, che ci si accorge che il lavoro più duro e pro.f.ondo è ancora da com'inciare, pe:rchè un nuovo n-emico è nato dalle viscere stesse de-lla Tivoluzione, ect è raf.forzato a,ppunto dai co.ntrasti sempre più ac– centuati fra citta e ca.mpagna: la crisi. La città h a comb attuto; nelle sua mura o at– torno ad essa han.no avuto luog-o l,e lotte più cruen– te. Per poter vince-r e es•sa non poteva non ten,dere ind"i,s-tinta,mente tutte le su-e forze alla lotta ed alla dif,esa. La m,aggior parte ,deJl.e sue fa.bbriC:he, in conseguenza della lotta, !han cessato di pro– durre; il commercio ha subito un arresto; il ritmo della produzione è quasi completamente spezzato. La città ,poté combattere e ,vi-ncere, vi– v.endo solo su ,quel p6 di riserve che pos-sedeva, e :oel' quello che in !Ilisuxa minor-e la camr>agna UQiè_ inviarle. Non potendo produN'e o producendo po– chissimo, mentre i bisogni sono grandi e immediati e con la rivoluzione aumentati ancor più, la città dal punto de vista e-conomico id'iventa un p.eso mor– to che la rivoluzione deve trascinarsi dietro per dtve.rs -o tempo. La c a,mpagna invece, avendo ,sempre continuato a pr;duTr~ -piu o mano, poichè in mancam:ta d,egli uomini anche le donne e i fanciulli possono por– tare qualche valid-o contributo al lavoro della terra,, e perchè le lotte vi sono state meno crue11te, soffre dal punto cli vista economico d'una crisi meno profonda. P•e.r lo meno al principio, perchè più tardi il problema si .può anche spostare. Ma la campagna, per poter dar.e tu tto quanto sarebbe ,necessario non solo a se stes.sa• ma anche- all-e cit– tà, a sua volta ,ha 'bisog no di r icevere molte cose eh-e per .solito J.e vengono .dalla città, .e cioè tutti i prodotti industriali. E ne avra mag,gior bisogno, per produ,rre di più, proprio nel momento che. la città poco, o nulla può dare. E' allora, dal cozzo ,di questi due interessi non ,equilibranti.si, .fra i bi– •so-gni della, citt_a ,e que.Jli d ella campag na, fra le impossibilità d-ell'una e dell'altra a poterl'i sodi– sfare-, che sorgerà la crisi più acuta. E tale crisi sarà piu forte in ,que,i paesi, come lo fu la Russia e· come lo .sono l'Italia e la S,pagna, che sono poco sviJuppati indu-stria,lmente, con un attrezzamento ridotto e deficiente, e dove indubbiamente i .bL sogni saranno più grandi ,e le possibilità di sodi– sfarli minori, dato ohe sicuramente la pressione dall'estero si fara s.entire sempre- più forte ma11 mano clhe gli avvenimenti si -svilupperanno. Dalla Russia .ci vi-ene in propo·sit_o un esempio impor– tahtissirno sotto tutti i punti di vista, perché quivi ta,e crisi si presento, so.pratutto in .s,e-guito ad al– cuni errori dei governanti, ill una _forma cosi[\ ac– centuata e grave..--da dividere acerbamente, nella ri– cerca d'una-- ,sua soluzione, gli stessi capi bolsce– vichi. Fij.11ito terribilmente il loro metodo delle requi– si.zioni forza,te durato c inque anni (1918-1923) che 1mmiserf e indi-s1po.se il paese, provocando una . gueiTa .civile tra con ta dint insorti in difesa delle r:roprie terne e dei pro•dotti ottenutine, e guardie ros-s e andate a r-equisire questi ultimi, non ohè ca.gi ,onando una ter•riibile c·arestia ohe •da quel mo– ment o ebbe h1i·zi,o perfino in q.uene pro,vincie che ,son-o <.;;tate sempre ritenute le più ricche e pro– spere. 'Due erano l,e soluzioni pT-esentate da,! Partito Com u·nista ru,sso per l'as.sìllante pro,b1,ema·:· - 1.o Quella proposta da Bwkarin e da· tutti gli elemen– ti sulle direttive del governo di allora, volta a fa– vorire in tutti i modi contadini possidenti per- chè· fa0essero lavorare le ]oro terre, istiga,ndoli ad arricchinsi, promettendo loro tutte le più larghe garanzie• o, con altre parole, favorire un ritorno al passàto,, 2..o Quella rap,prc.sentata in certo mo– mento da Tro,tz:ki, e poi da tutta la, opposizione, tendente inv:ece a favorire l'industria nel suo .svi– luppo (la grande industria essendo, specie nel mo– mento di quelle discussioni, dal 1923 al 1926, qua– si tutta nelle ma-ni del governo) perchè la crisi si fa sentire .sopratutto a causa della ma,ncanza ,di prodotti mani,fatturati, e perchè, come Trot.1ki stesso ebbe ad affermare nel 1923 al dodicesimo congresso comunista pan-russo, "il ritardo dell'in-· dustria provoca, 'il fenomeno che definiamo delle forbki, cioè di una s-proporzione tra i ·prezzi dei prodotti industriali e quelli dei ])rodotti agricoli, il 0h-e a sua volta provoca un arreato nello svilup– po dell'agricoltura". -Questa seconda ,soluzione h~ in.dul:1biament-e il merito di essere più logica, ma non rappresenta però a,ncora quella completa e s.odisfacente tutti, op-erai e contadini. P.e-rchè, per quanto .ri guard a i fontadini, la questione è parecchio compl ,es.sa , in quanto in molti paesi la proprieta rurale è di visa anche fra un grandissimo numero di piccoli agri– coltori attaccati al loro pezzo di terra come ostri– cl'1e al loro guscio, i quali producono poco per l'im– possibilità di una larga ed efficace ap.plicaz:one dei metodi mod,erni, sia di lavorazione dhe di con– cimazione: fatto che, certo, 11011semplifica la que– stione nè elimina la difficoltà. Un primo e notevole passo v,e ,r.so una, .soluzione adeguata potrebbe ess,ere, la creaz ione ,di coopera– tive a,gricole, le ,quali, ·rispettando -il sentimento d,el piccoli pro1prietarii lo correggera pe,ro con un largo spirito di solidarità, contribuendo ad ottene– re i risultati seguenti: favorire lo sviluppo del– l'agricoltura, aiutanto i contadini a procurarsi mac– c.hine ed attrezzi che altrimenti fosse loro impossi– bile avere; permettere, nei momenti di crisi lo sfruttamento ra,,nonale in comune delle macchine eventualmente troppe scarse; facilitare gli scamb.i fra città -e campagna, elimina,ndo più che sia pos– stbile sin ,dai primi momenti l'uso del danaro; to– glier-e l'occa·sion-e a non pochi malintesi e· lotte fratricide. Indubbiamente non per tutti né dappertutto il lavoro ,e 1-o .sfruttamento in comune •della terra sara possibile; pure é sempre possibile quanto uti– le e d,esiderabile lo sfruttamento in comune delle macc,hine agricole. Sarebbe però sempre da augu– rare che la produzione agricola in comune si svi- l'J:'Pi abbastanza da rapcp,J:.e&entare uua,--n:u.c=<-!P.e:i...-- ..... --a centuale nella pr,oduzione generale. ,Ci6 farà si che la terra 1,estante ancora nelle mani dei piccoli e medii ag1,ic;oltori non possa rappre.senta,:-e un p-ericolo per )!\ comunita e pel progr,essivo realiz- zarsi d'un idef\le superi-ore; al contrario è assai ·più pr-oba'bile olle anche tali iniziative private ,sia- no a loro voltµ, assorbite da, quelle colletti-v-e per La forza per,suji~iva dell'esempio, perchè qu.este ultime costeram1O un minor sciupio cli forze e da- ranno ai partecipanti un rendimento maggiore. La lavorazione della terra in comune, come del resto anche lo s,fruttamentò d'una qualsiasi indus– tria, sotto forma di cooperativa, aggruppamento di produzi,one, consorzio, ecc., pres-enta il vantaggio indubbio di contribuire allo sviluppo della pro– dlizione intensific,1.ndola ,e rendendo •sempre più · pose.ibil~ l'impiego 1lelle macchine. Ancora una vol– ta l'esperiem1a delle1 Ruasia può insegnarci qual– che cosa, pe,r quanto es-sa a,b.bia seguito una linea di sviluppo tutta prQpria, a causa dell.e sue stess-e caratteristiohe ,specia,V; ,e llOn ,sempre ,quindi si po– trebbero appìica,rne ]\J soluzi-oni a qualsiasi altro paese, come aç esempip l'Italia o certe sue r-egion,i; però l'insegnamento vale sempre da un •punto di vista generale. In Russia, attualmente, il Ja,voro in comune del– la terra va preI1Jde,ndo estensioni grandissime, per lo meno dove 11011è sta;ta più ostacolata ma .favo– rita. Le statistic,he ci dicono che prima del 1928, quando cioè ancora vig va, J?el partito comunista la par-ola d'ordi11,e uffici11-Ie di Bukarin ai conta– dini proprie.tarii di terre ~li arrichirsi, e si favoriva lo ,sfruttamooto dell-e te11re da parte dei grandi proprietarii, l'estenzi,one del suolo la·vora,to ih co– mune era. di app.e\1a un m\llone e 10·0 mila ettari. Favorita la Javora,zione deJJ.e terre in comune da parte dei Javorato1 1 i, 11ella sola annata, 1928-29 il terreno cosi lavorato quad1,uplic6 •pa,ssan,do a più di 4 rnilioni di ettari; e sembra, se sono esatte le statistiche ufificiali, che qul'ista forma di produ– zione continui ai ·seguire u11a linea ascensionale. Si crede che in que·sto anno (1930) si arriv-era a 15 mil,ioni d'ettari lavorati in comune, sorpassando co,si tutte le s.peranze più ottimiste, in quanto si era ,prevedutto che tale cifra si sar-ebbe potuto raggiung,erla solo pel 1932-33. Questo ·fatto ci spie 0 ga ,abbasta,nza chiaramente come il contadino, an– che retro,grado e chius-o ai concetti nu•ovi della vi– ta non é poi cosi refrattario come qualche volta· si pietende, a questa forma di Javorazi-one ,e a' questo metodo di realizzazione. Con ciò non é eletto che la lavorazione in co– mune sia assolutamente possibile e co11s,igliabile in tutti i luoghi. Possono far;yi ostacolo difficolti diverse, come per esempio la conformazione geo-

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