Studi Sociali - anno II - n. 11 - 15 aprile 1931

2 seconùo me, a scapito della logica. Percio egli appoggiava sulla scienza le sue aspirazioni so– ciali, le quali non er.ano, secondo lui, che del– le deduzioni rigorosamente scientifiche. Io non ho n,-,ssuna competenza speciale per giudicaee Kropotkin come scienziato. So ch'e– gli aveva, nella sua prima gioventù, Teso dei notevoli servigi alla geografia ed alla geologi.a, apprezzo il grande valore del suo libro sul Mu– tilo Appoggio e sono convinto ch'egli avrebbe potuto, colla sua vasta. coltura e la sua alta in– telligenza, dai-e un piu gr.ande contributo al progresso ù€1le scienze, se la sua attenzione e la sua attivita non fossero state assorbite dalla lotta sociale. Nullam,mo mi sembra (lhe gli mancasse qual(lhe cosa per essere un vero uomo cli scienza: la capacita di dimenticare i suoi clesiclerii e le sue prevenzioni per osservare i fatti con una impassibile obbiettivita. Egli mi sembrava piuttosto quello ch'io chiamerei vo– lontieri un poeta della scienza. Egli avrebbe potuto, per delle intuizioni geniali, intravedere delle nuove verita, ma queste verita avrebbero dovuto essere verificate da altri che, pur aven– do meno o punto genio, fossero meglio dotati" di ci6 che si chiama lo spirito scientifico. Kro– potkin era troppo appassionato per essere un osservatore esatto. Abitualmente egli concepiva. un 'ipotesi e cer– cava poi i fatti (lhe avrebbero dovuto giustifi– carla - il che pù6 e ere un buon metodo per sconrire cose nuove; ma gli accadeva, senza vo– lerlo, di non vedere i fatti che contraddiceva– no la strn ipotesi. Egli non sapeva decidersi ad ammettere un fatto, e spesso nemmeno a prenderlo in consi– derazione, s-e prima non riusciva a spiegarlo, eioé a farlo entrare nel suo sistema. Come ffiempio racconter6 un episodio, al qua– le io detti occasione. Quando, tra gli anni 1885 e 1889, io ero nel– la Pampa argentina, mi accadde di leggere qual0he cosa sugli esperimenti ipnotici della scuola cli Nancy, cli cui non avevo mai inteso P.arlare. La cosa m'interesso molto, ma non eb- bi modo allora di apprenderne di piu. Ritorna– ·to in Europa vidi Kropotkin a Londra e gli domandai se poteva darmi delle informazioni sull'argomento. Kropotlùn mi rispose netta– mente che non bisognava crederne nulla; che e- ' rano tutte imposture o allucinazioni. Qualche tempo dopo lo rividi e la conversazione cadde di nuovo sull'ipnotismo. Con grande sorpresa trovai che la sua opinione era completamente cambiata: i fenomeni ipnotici erano divenuti una cosa interessante e degna di studio. Che cosa era dunque accaduto 7 aveva egli appre– so dei nuovi fatti? o aveva avuto delle prove convincenti -dei fatti ch'egli dapprima negava 7 Niente cli tutto questo. Egli avev.a semplicemen– te letto in un libro cli non so quale fisiologo te– desco una teoria sui rapporti tra i due emisfe– ri! del cervello, la quale, bene o male, poteva servire a spiegare i fenomeni in questione. Data questa disposizione di spirito che gli faceva accomodare le cose a modo suo nelle questioni di scienza pura, nelle quali non vi sono ragioni perché la passione intorbidi l 'in– tel!Btto. si potern prevedere ci6 che accadrebbe nelle questioni che riguardavano da vicino i suoi più grandi desideri i e le sue piu care spe– Tanze. Kropotkin professava la filosofia materiali– sta che dominava tra gli scienziati nella se– conda meta del secolo 19.•, la filosofia dei Mo– leschott, Buchner, Vogt, ecc.; e per conseguen– za la sua concezione dell'Universo er.a rigoro– samente meccanica. Secondo il suo sistema, la volonta (potenza creatrice cli cui noi non possiamo comprende– re la natura e la sorgente, come cl€1resto non comprendiamo la natura e la sorgente della "materia" e cli tutti gli altri "primi princi– pii") la volonta, dico, che contribuisce poco o molto a determinare la condotta degl'inclivi– dui e delle societa, non e iste, non é che un 'il– lusione. 'l'utto quello che fu, che é e che sani, dal co,·so degli astri alla nascita ed alla cleca- BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI clenza di una civilta, dal profunio cli una rn– sa al sorriso cli un.a madre, da un terremoto al pensiero di un Newton, dalla cruùelta cli un tiranno alla bonta di un santo, tutto dove– va, deve e clovra accadere per u-na sequela fa– tale di cause e cli effetti cli natura meccanica, ohe non l.ascia nessuna possibilita di variazio– ne. L'illusione della volonta non sarebbe essa stessa che un fatto meccanico. Naturalmente, logicamente, se la volonta non ha alcuna potl'nza, se tutto G necessarie, e non pu.o essere diversamente, lz idee di liberta, di giustizia, di responsabilità non hanno nessun signi Eicato, nnu corrispondono a niente di re.a– l e. Secondo la logir.a non si potrebbe che con– templare ci6 che accade nel mondo, con indif– ferenza, piacere o dolore, secondo la propria sensibilitii, ma senza speranza e senza possibi– lita cli cambiare alcunché. Kropotkin, dunque, che era molto severo con il fatalismo storico dei marxisti, e.aclevapoi nel fatalismo meccanico, che é ben piu paralizzante. Ma la filosofia non poteva uccidere la poten– te volontà che era in Kropotkin. Egli era trop– po convinto della verita del suo sistema per rinunziarvi, o solamente sopportare tranquilla– mente che lo si mettesse in dubbio; ma egli era troppo appassionato, troppo desideroso cli liber– ta e cli giustizia per lasciarsi fermare dalla dif– ficoltà di una contraddizione logica, e rinun– ziare alla lotta. Egli se la cavava inserendo l'anarchia nel suo sistema e facendone una ve– rita scientifica. Egli si confermava nella sua convinzione so– stenendo che tutte le recenti scoperte in tutte le scienze, dall'astronomia fino alla biologia t>-d alla sociologia, concorrevano a dimostrare sem– pre piu che I '.anarchia é il modo cl'organiz~a– zione sociale che é imposto dalle leggi natu– rali. Gli si poteva opporre che qualunque sieuo le conclusioni che si possono tirare dalla scien– za contemporanea, era certo che se nuove sco– perte fossero venute a distruggere le credeuz_e scientifiche attuali, egli sarebbe restato anarchi– co malgrado la scienza, nello stesso modo come era anarchico malgrado la logica. Ma Kropot– kin non avrebbe 8aputo ammettere la possibi– lita cli un conflitto tra la scienza e le sue aspi– razioni sociaU ed avrebbe sempre immaginato un mezzo, non importa se logico o no, per con– ciliare ]a sua filosofia meccanicista con il ;a;uo anarchismo. Cosi dopo aver eletto che "l'anarchia é una concezione del! 'Universo basata sull'interpetra– zione meccanica dei fenomeni che abbraceia tntta la Natma, compresa la vita delle socie– tà" (confesso rhCJnon sono mliii riiiscito a com– prrnclete ci6 rhe qnesto pn6 significare) Kropot– kin dimenticava, come se fos.,;e niente, la sua concezione meccanica e si lanciava nella lotta con il brio, l'entusiasmo e la ficlu– ciH cli uno che crede nell'efficacia della sua volonta e spera di potere coHa sua attivita ot– tenere o contribuire a ottenere cio che desidera. In realta, l'anarchismo ecl il comunismo cli Kropotkin prima cli essere una questione. cli rao-ionamento erano l'effetto della sua sensibi– li\i In lui. ~rima parlava il cuore. e poi ve– niva il ragionamento pe1· giustificare e rinfor– zare gl 'impulsi del cuore. Cio che costituiva il fondo del suo caratte– r;, era l'amore degli uomini, la simpatia pei poveri e gli oppressi. Egli soffriva realmente per i rnali degli altri, e l'ingiust~zia, anche se a sno f,wore, gli era insopportabile. Ali 'epoca in cui io lo frequentavo .a Londra co·J i si o·uaclao-nava da vivere colla sua collabo– r;zi:i;1e" a· delle Riviste ed altre pubblicazioni scientifiche e viveva in condizioni relativamen: tt' a;giate; ma egli sentiva come un_ rimorso d: st.1e meglio della maggior parte cle1lavoratori manuali e sembrava sempre volersi scusare del– le sue piccole comoclita. Egli diceva spe~so, par– lando cli se stesso e cli quelli che erano come lui: ~ noi abbiamo potuto istruirci e svilup- pai·e le 11ostre facoltà, se noi abbiamo accesso alle gioie..intellettuali, se viviamo in condizioni materiali non troppo cattive, gli é perché noi abbiamo profittato, per il caso della nostra na– scita, dello sfruttamento che soffrono i lavo– ratori; per noi dunque la lotta per l 'emanci– pazione dei lavoratori é un dovere, é un debito sa~ro che dobbiamo pan-are. Er.a per amore della giustizia e come per e– spiare i privilegi di cui aveva goduto ch'egli aveva rinunziato alla sua posizione, negletti gli stuclii che amava per dedicarsi all 'educaziont' degli operai cli San-Pietroburgo ed alla lotta eontro il clespotismo dei zar. Spinto dagli stes– ,;i sentimenti aveva in seguito fatro adesione all 'lnternazionale ed accettato le idee anarchi– che. Infine, tra i diversi modi di concepir l 'a– narchia aveYa sceHo e fatto proprio il program– ma comunist.1-auarchico, che basandosi sulla so– lidarietà e sull'amore va al di là della stessa g"iu ·tizia. :ìia naturalmente, come era da prevedere, la sua filosofia non restava senza influenza sul suo modo di concepire l'.avvenire e la loita che bisognava combattere per arrivarvi. P·oiché secondo la sua filosofia ci6 che acca– de doveva necessariamente accadere, cosi anche il comunismo anarchico, ch'egli desiderava, do– vev-8.fatalnH)nte trionfare come per legge della natura. E cio gli levava ogni dubbio e gli nasconde– va ogni clifficolta. Il mondo borghese doveva fatalmente cadere; era gia in dissoluzione e l'azione rivoluzionaria non serviva che ad af– frettarne la caduta. La sua grande influenza come propagandi– sta, oltre che dai suoi talenti, dipendeva dal fatto ch'egli mostrava la cosa talmente sempli– ce, talmente facile, talmente inevitabile che l'en– tusiasmo si comunicava subito a quelli che l'a– scoltavano o lo leggevano. Le clifficolta morali sparivano perché egli attribuiva al "popolo", alla massa dei lavora– .tori tutte le virtù e tutte le capacita. Egli e– saltava con ragione l·'infl-ncnza moraliw,satrice del lavoro, ma non vedeva abbastanza gli effet– ti deprimenti e corruttori della miseria e del– la soggeziorni. Ed egli pensava che bastereb– be abolire i privilegi dei capitalisti ed il pote– re dei governanti perché tutti gli uomini co– minciassero immediatamente ad amarsi come fratelli ed a badare agl'interessi altrui come ai propriì. Nello stesso modo egli non vedeva ìe diffi– coltà materiali o se ne sbarazzava facilmente. Egli a.veva accettata l'idea, comune allora tra gli anaecltici, (lhe i prodotti accumulati de:la terra e clell'inclusti-i..1erano talmente abbondan– ti che per molto t~mpo non ci sarebbe bisogno cli p:·eoccnparsi della produzione; e diceva sem– pre che il problema immediato era quello del consumo, che per far trionfare la rivoluzior:e bisognava ·oclclisfare subito e largamente i bi– sogni di tutti, e che la produzione seguirebbe il ritmo del consumo. Di la quell'idea clel!a vresci 11el nincchio, ch'egli mi ·e in moda e che é ben la maniera più semplice cli concepire il comunismo e la più atta a piacere alla folla, ma é anche la maniera più primitiva e più re– ahnente utopistica. E quando gli si fece osser– v.are che quest'accumulazione cli prodotti non poteYa ,,sistere, perché i proprietarii normal– mente 11011 fanno produrre che quello che pos– sono vendere con profitto, e che forse nei pri– mi tempi della riYoluzione bisognerebbe orga– nizzar{' il razionamento e spingere alla produ– zione inten ·iva piuttosto che invitare alla pre– sa in un mucchio che in re.altà non esister'lb!:le, egli si mi.,c a studiare direttamente la questic– Hc ed arrivo alla conclusione che infatti qud– l'abbonclanza non esisteva e che in certi paesi si era continuamente sotto la minaccia della ca– restia. :;\fa rgli si rifaceva pensando alle grandi possibilità dell'agricoltura aiutata dalla scienza. Egli prese come esempi i risultati ottenuti da qualche agricoltore e qualche dotto agronomo sopra spazii limitati e ne tiro le piu inccrag– gianti conseguenze, senza pensare agli ostac?li che avrebbero opposto l'ignoranza e l'avve1·s10-

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