Studi Sociali - anno II - n. 10 - 18 marzo 1931

6 Eliseo Reclus e la Comune Un settimanale borghese elle ha In Francia la pretesa d'informare 11 puùblico su tutte le mani– festazioni della vita· intellettuale, ha comsacrato al centenario d'Eliseo Redus un articoletto dove si possono troyare quasi tanti errcri quante so• no le rig'11e. Sono tutti involontari questi errori? SI é in diritto di dubitarne qua,ndo si 1egg~ che Eliseo Reclus é stato ingiustamente accusato d'a– ver preso parte al movimento della Comune e che c1u<:1st'uomo ·'dolce" e "inoffensivo" s'era conten– tato di vegliare 1,acificBllllente per la sicurezza dei tesori della Biblioteca, Nazdonale In corn,pagnia di suo fratello Elia. La borghesia sareblbe ben contenta di far crede– re che l'illustre scienztiato, cbe a,ppartlene ad una faml,glia cosi onorevole (uno del suol nipoti ha scritto la blogra,fla di Thlers!) non s'é mal se,pa. rato vera men te dalla sua classe e che le sue i– dee ''uto,plstlche" sono restate nel dominio della speculazione teorica. :La verita é un'altra: le idee e l'azione non fa– cevano che una, sola cosa In Rec.Ius,, che é stato rivoluzionarlo ad oltranza e che 11011 aveva niente di tolstoiano; egli l'ha detto e scritto parecchie volte. Nel 1871 é stato preso dal Versagllesl, il 4 aprile, armi alla ma-no, in una ricognizione che facevano i federati dal Iato di Chattllon; <co-Ue mani legate, ha ricevuto le ingiurie e I colpi de– gli ufficiali, dei borglhesl e delle borghesi di Ver– sailles; é stato trascina,to di prigione In prigione (quattordici prigioni! Ll.s.sagaray ne ha pubblica– ta l'enumerazione nella sua Storia, ·della Comune) e condannato a,lla doportazione. I borghesi non si Ingannavano: essi sentivano In lui Il nemico Im– placabile della ]oro societa fondata sullo sfrutta– mento clell'OJ>eraio e si rendeYano conto ch'egli iavorava quotidianamente a scalzarne Je basi. La morte ha impedito a Reclus di scrivere sul– ,a Comune i1 libro ohe era nelle sue Intenzioni; ma nelle pa,glne consacrate a questo perl01do nel– la sua ultima grande opera,, L'HomJne et la Tet•• ro, egli ha nettamente indicato il suo punto di vista comunista-anarchico e rivoluzionarlo. Qui e– gli spiega con precisione che solo una minoranza degli uomini della Comune "comvrendeva, che sa– rebbe stato necessario procedere con metodo alla cllstrnzione di tutte le istllmf.onl di Stato e alla SOJ>pressione di tutti gli ostacoli che impediscono H govenno spontaneo del cittadini". E a proposi– to dell'atterramento delda Colonna Vendome, scri– ve: ''il po-polo di Pa•rigi voleva effettuarlo PT01prio sotto g.Ii occhi di quelli di cui l'a.lto ,pi'lastro rl– corda,•a le disfatte. Cosa inaudita fino allora, I vintL abbatterono con entusiasmo il monumento d'antiche vittorie, non per adulare bassamente quelli che a loro volta a,veva,no vinto, ma per testi– manfare finalmente le loro simpatie fraterne verso I fratelli ohe erano stati condotti contro di loro, e i loro sentimenti di esecrazione contro I padro– ni ed l re ohe, da- una parte e dall'altra, condu– cevano i loro sud.diti al ,massacro. "Se anche la Comune non avesse che questo so– lo fatto al suo attivo, bisognerebbe metterla mol– to In allo nell'evoluzione delle eta contempora– noe''. Infine Reclus giustifica anche l'esecuzione degli ostaggi, risposta, ai ma~acrl commessi dai Versagliesi. Com!l)rendete ora perché la borg,hesla francese ,detesta RecJus e, non ave11do potuto ridurlo al silenzio durante la sua vita, &Is,Jorza dopo la sua morte, di fare il silenzio a-ttorno a lui e, quan. do é obbligata a parlarne, tenta di sminuirlo o d•i metterlo la, ridicolo? GIACOMO MESNIIL. NO'l'A llELLA RF.UAZIO~E. - li giustissimo rllievo <lei nostro amico Mesnil, C'he fu degli Inti– mi di EJlseo Reclus, investe non soltanto il gior– H&le ìetterario della borghe~ia francese cui aHu– de, bensf anrhe non pochi altri, che pure mostra– vano sim,patia non solo pel Javoro scientifico ma eziandio per l'atteggia,mento rivoluziornario e li– bertario del grande geografo anarC\hico. Per esem– Jdo, ai lettori di lingua Sjpagnuola é nota la pre. fazione del Iettera,to repubblicano, da poco defun– to, Vicente Blasco lbafiez allo "Novi.slma Geo- BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI grafia Unlversal" di Onesimo ed Eliseo Reclus (sei volullDI delia Editoria! Es.pafiola-A,mericana di Madrid, 1906). Elbbene, a pa,g. 15 del primo volume l'Ibaàez riferisce la leggenda, chissà da dove p;esa, ohe Eliseo Reclus, quando fu arresta– to col suo dlstaccame<nto cli comunardi dadie trup– pe di Versaglia a Ohatl!,lon "ma,rciava coi suoi CO'lllpagni per solldarleta, ma teneva il fucile sca– rico, clia1.>0sto a morire piuttosto che StParare un sol colpo". Si tratta .d' una leggenda• puerile, del tutto con– traria alla verita. Eliseo Reolus fu un combat– tente della Comune, dls,posto a difenderla con le armi. ... niente affatto scariche. li dlstaccamen– te di ricognhi·one con cui fu arrestato non a,ve– va avuto occasione di combattere, questo é vero: ci6 risu·lt6 In processo; ma quando un giudice do– n,and6 a Reclus che co a avrebbe fatto se cl fos– se stato conflitto, egli rispose tranquillamente che avrebbe sparato come tutti gli &Itri. Né si ca– pisce perché avrebbe dovuto fare diversamente! I~ problema rivoluzionarlo nel Nlerldiona/e d• /talla ---o--- Con questo mio articolo non pretendo d'Inizia– re una discussione nuova. Altri,\ più capaci di me, ne han pa11lato già In riviste e ,periodici no– stri., in p,a,ssato. Pure mio des-iderio sarebbe di richiamare di nuovo l'attenzione d-ei compagni su ,1uesto problemi:, della. rivoluzione ne:: Mer:dlona– le d'Italia, ohe da ,par.ecclhio tern:J)lo In qua vedo tTascurato. Trascurare questo problema mi pare un erro– re, 1 per.c.hé esso non 6 cosf .particoRare come pu6 sembrare a prima vista, ma é al contrario uno di quel ,problemi genera,11 che più s.trettani-ente sono legati a!Je sorti delll'a prossima rivoluzione italiana. Sarei davvero felicissimo che queste mie brevi OO?iervazioni rpossa.no S!l)ronare altri a stu– diare l'argomento ed esporre le 1pro.prie ide3 in proposito. Io non dlr6 molto: ml 1lmiter6 ad emettere qualche mia opinione ed a fa,re qual,che doman– da. L'aspetto più Interessante di questo problema, se non l'unico, é certo qu&ùo agrico\lo. In Sicilia, aj esem1pio, salvo qualiche miniera di zolfo e, se la memoria non mi tradisce, aìue altre d'argento, ma di rendimento scarsissimo, rta-nto che una cre– do sia lnaltlva, tutto Il resto é ruTaJlismo. La nostra propaganda In quell'isola é stata sem– pre molto deficiente. Gli anarchici, salvo qua,lche eccezione, hanno &vo·t:o un p.6 d'attivita solo nei gra,ndf centri e del .rimanente ha.11mo lasciato in balla del 4>reti il popolo siciliano. I contadini In Sicilia lavorano ancora da 10 a 12 ore al giorno. I pregiudizi religiosi vi prevalgono sull.l'educa.zlo– ne scientifi.ca e rivoluzionaria, e legano uomini e donne al ll'ignoran;::&i e a·lila super-stizione. L'idea no8,.tra é generalmente -sconosciuta, meno che in qinaldhe citta.; e nume.rosi soino i '})Resi e i villag– gi dove non é penetrato mai né un periodico né un opuscolo anarchico. Ed in pi(1 gli avversari interessa.ti paTlano ed han parlato semipre di noi in modo da, farci ap,parire come vo!.gari malfat– tori, inrluendo molto con ci6 a deter,minare fra i contadini una certa antipatia a nostro riguardo. Ricordo a111.Cora che, trovandomi in Sictaia nel 1920-21, ebbi occasione di vedere in un cinema– tografo IIK> svojlgersi di una pellicola, in cui si fa,cevan vedere degli anar•chici, riuniti ed intenti rud estrarre a sorte il no·m,e di olli doveva poi lrun– ciare la 1bo,m ba :per a-1nimazzare non ricordo ,piU quale grosso personaggio! In Sf.ci,Jia esiste ancora il Iatifon'Clismo, su co~r vasta scala, da essere H fattore princlipalle della miseria economica e morale dl:!i. 1 lavoratori. La chiesa é il braccio destro dei latifondisti, e sa• rà. un ostacolo non lieve da abba.t.tere, 4>erché quel laborioso popolo possa emancipa,rsi. Orbene, guardando oggi da vicino la ,situazione econonl'i– ca e spirituale delle masse rura!li sicHiane, tenen– do conto del'a loro psicologia, dei suoi desideri e molti pregiudizi, come affrontare nei loro ri– gl'ardi il problema del ·tavor-0, della, produzione e ripartizione dei prodotti, durante il periodo ri– voluzionario?· che faranno gli anarchici, s.e do– mani si avverasse una rivoluzione, tra quelle ma,s- se abbrutite mora.limente e materialmente? In Sicilia•, come In altre parti, accanto al lati– fondo, esiste anche ,1a viccola ·proprietà: del pic– coli proprietari, che a forza di duri stenti e sa– crifici sono riusciti ad a,cqulstare un pezzo di terra, e ad essa dedicano tutte le il.oro fo1·ze e risorse, e sentono per quella loro piccola proprle– ta un amore egoista ed intenso. Come si compor– teranno g1 i anarchici verso questi ,piccolli p.roprie– tarii? lo ho dovuto varie volte far deg,li sforzi so– vrumani per far capire ad alcuni nostri comrpat-– gni - i quali sostenevano, In certe discussioni, ohe bisogna espropriare anche quei contadini piccoli proprietari per mettere tutto in comune, - co– me una tale attitudine sarebbe una incongruenza autoritaria ed antianarohica; e che noi in tall modo, i,t1Jvece di ca.tt.ivarci la, sim·patia dei conta– dini, li induciamo a porsi contro di noi nel modo piti aspro. Secondo me, il mezzo migliore sareb– be di lasciare in pace quei plccoii propietari in omaggio aiila ltberta.; e mostrare ad essi, ool no– stro esc1JllJ)~oe di ,coloro dhe sono d'accordo con noi, la superlorlta del lavoro in comune su quel– lo indlvicLuale. Non sara cosi invece col contadini che lavo– rano a giornata pei latifondisti, oypure a mezza– dria. Nei braccianti e mezzadri, S})eclaJI,mente nel primi, l'amore alla proprletia é meno profondo; 1,1fatto che i braccianti già éavora•no Insieme e la loro profonda avversione verso i ilatlfondlstl so– no due fenomeni che possono molto aiutare! .a far IOTOcomprendere I va01taggl del lavoro In eo– mune. Anche ci6, &'intende, va ottenuto con la persuasione e non con l'obbligazione forzata; e se -Ci sa-ranno dei mezzadri o brac.ciantl che vor– ranno coltivare per loro conto .ia terra espropria– ta in ,piccoli appezzamenti, dovranno esser liberi di farlo, con diritto a~l1 strumenti di lavor-o e materie prime iniziali !l)er fare a modo lo– ro ed esperimentare li sistema lndlvldurule. L'lm– l)Ortante é <li persua.dere i lavoratori della terra a.Ila espropriau!one dell"' terre del grandi prO'l)rle. tari, per trasfomnare queste in proprietà comu– ni agricole dove i com-tadlnl la preferiranno, e Ja– sciare (rlcpeto) in pace gli altri, se non vogliamo farcene dei nemici. Quando i Javor&tori della terra abbiano pro– ceduto alla espropriazione, e nessuno di es-si sta disposto a lavorare per gf.l altri eome salariato, e nessuno trovi •personale disposto ad andare a lavorare per lui, i pericoli che .si temono da·Ha piccola ,proprietà saranno scongiurati. ProprletA comune e piccola proprietà individuale potranno coesistere l'una accanto all'altra; e col tempo li– beraimente si generalizzerà il sistema che avrà <lato miglior.e prov~:.,e pili ris])ondera ai bisogni di ciascuno e di tutti. Certrumente, pe.r JJot.ersi rare un concetto esat– to dei p·ocoli proprietari del Meridionale d'Ita1la, d necessario aver'Ji conosciuti intimamente. Biso– gma vedere con quale amore essi curano li ~oro campicello. In Sicilia, speclahnente nelle provin– cie di Palern10, Cata-nia e Messina, in cui sono in maggior numero, chi 11>otesse vedere i veri la– vori d'arte che essi eseguiscono nellle loro picco– le terre, rimarrebbe meravigliato. Voi trovate la le coltivazioni piu svariate, cereali e vigneti, frut– ta, ilegumi e fiori d'ogni genere e d'ogni colore: sor.o i miraco1li deH'amore che cer-ca nel/la bellez– za la gua, sodisfazione. Per tutto cl6 chiedere al picco.li proprieta,·i a– grico.li di abbandonare il loro campicello sareb– be co,me chiedere la loro .vita. Noi non potremo strap11are la terra per forza, per dichiararla pro– ,;,rieta comune, ove essa, é ripartita In piccole pro,prietA ,che i po.ssessori coltivano con le loro braccia. Bisognera guardarsi daJI cadere neb' o stes– so errore del comunismo russo, il quale, dopo a– ver prnmesso la terra al conta,dln!, e che i con– tadini se ne furono appropTiati, non sewe orga– nizzare gJi sca.mbi con essi e ricors.e wLle requisi– zioni forza,te per mezoo deM'eser-cito rosso, di ga-– lere e di fucilazioni. SANTIAGO BARCA.

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