Studi Sociali - anno II - n. 10 - 18 marzo 1931

4 Si provvi-de alJa difesa contro i ne-mi-ci interni del Comune con i soliti mezzi polizieschi di per– .quisizioni domiciliari, arresti, soip!I)Tessione di gior– na,li ed altre e pe~giori violazioni della, liberta. Si rispett6 rigorosamente la proprieta indivi– duale. I ricchi continuarono nel possesso tra,nquil– Jo della ricchezza e trovaroino modo, anche duran– te le strettezze dell'assedio, di gavazzare e di ir– ridere a,lla miseria del pOt[)-Olo non soft.o,ma anche degli stessi combattenti de.I Comune. Beneidetto Mal on che fu memlbro <:leigoverno (Consiglio) del Comune, racconta che quando i Federati (questo era il nome che fu ,dato ai soldati del Comune) di ritorno dai comlbattimenti passavano trafelati ed insa,nguinati per le strade signorili, i borghesi seduti innanzii ai Ticdhi caffé bevendo e fumando li insultavano, ohiamandoli t1·euta-s0Jdi. Si dettero i lavori dèt Comune (la fabbricazio– ne <:leivestiti pei soldati) in a1~alto ad intra,pren- 1dcitori che facevano lavorare per pochi soldi al giorno. Si mandarOIIlo i soldati del Comune a far la guardia a,i tesori della Banca di Francia, a cui si domandavan-0 dei prestiti con tutte le forme e tutte le garanzie usate dai governi borghesi nel– le loro transazioni finanziarie. •Di atti a tendenza lontanasmente socialista non vi fu (se la memoria non falla) c,he un decreto contro il lavoro notturno dei fornai; un decreto (restato ina'Pplicato) cihe dava il diritto agli OJ>e– rai ritN1iti in coopera-tiva di esercitare per loro conto le fabbriche abbarudonate dai paidroni, sai.. ,•o ali indc1utizza1·U al loro ritorno; una proroga nel pagamento delle pigioni e dei debiti, qualohe s-carsa, distribll'zion9 di viveri agli affamati e la restituzione gratuita dei pegni di minimo valore: - tutte cose che si possono fare anche (e la più varte sono state fatte replicatamente) da un go– verno borgihe,s.e e monarchico. nell'interesse ateSl– so dell"'-0i,dine" pubblico e deLla tranquillita dei lborghesi. ,E con questo, dichiara,zioni di princtpii molto avanzati, ma restate senza aa>P'licazione; manifesti eloquenti a,l J>Ol!)olofrancese, al contadini, al po– poli del m-0ndo Intero, che n-0n anidava,no oltre delle parole; ed atti simbolici, com., la <lemolizlio– ne della colonna Vemlome e l'incendio <della gJ:ii- 1gliottina, cli gran valore morale certam8'11te, ma senza portata d)ra-tica. III co cli e cosa fu, in ,fatto, il Com une di Pa– rigi. Visti gli uomini che vi presero parte, visto il fermeuto anteriore d'idee ohe la guerra aveva po– tuto arrestare ma non distruggere, visto il modo c0me il pubblico eurOIJ.)eointerpretava il movimen– to, cJsa che non poteva restare senza influenza sul movimento ste...c:so,v'é da sl.ll )Q)o1Teche se il movi– mento non fosse stato cosi presto soffocato nel sangue, si sarebbe forse trasformato claVVer-0 in rivoluzione sociale. 1Ma non fu forse il modo come fu condotto il movimento, causa principale dell'insuccesso del Comune - anohe da.I punto di vista militare? ISe ba,nd.e armate di Parigini, prima che fosse stretto l'assedio, si fossero gettate nella campagna a 1predica-re l'espropriazione e ad aiutare gli abitan– ti a praticarla-, il· movimento si sarebbe genera– lizzato ed il governo non avreb'be potuto racco– gliere le sue forze e lanciarle tutte c<>ntro Parigi. Se dentro Parigi si fosse espropriata la borghe– sia e messo tutto a disiposizione del popolo, aililora tutta, la popolazione si sarebbe Interessata alla rivoluzione e si sarebbe difesa; - mentre risulta da quell-0 che han raccontato g.Ii stessi comunardi che sol-0 una piccola parte degli a,bitanti prese :parte a<lla lotta, e che negli ultimi giorni I difen– sori del Comune non sttperaivano i 10 mila. Il Comune fu sconfitto, e fu sconfitto senza a– Yer fatto quello che si poteva e doveva fare per vincere, a causa del principio di autorità che ne uccise Io slancio. Non intenJdiamo far colva agli uomini, chT°tut– ti dettero prove amrnirevoli di disinteresse, di de– voz,ione, di erois'lno. iE sarelbbe un modo d'inga,nnare noi stessi il diTe che fu la colpa dei ''eapi". I "ca.pi " vi sono finché il pOIJ)olo Ii vuole e li SOP'JlOrta, e sono quello che il popolo penmette che ,sieno. E' nel popolo stesso che sta il male: é net po– polo che bisogna <i<>mlbattere il culto ,dell'autori– Ui, la fede nella necessita e nell'utilita del go– verno. Fatto questo, la rivoluzione poteva trion– fare. Onoriaimo i martiri del Com une di Parigi che, IJ)Ur sbagliandosi nella via ,da seguire, dettero la vita per la liberta. '.Ma mettiamoci in grado di far meglio di lor~. ERRIOO i\!ALA'J'ESTA. (Dalla rivista "Il Pensiero" di Roma. - N. 0 ti del 16 marzo 1907.) BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI Lafunzione d ll'Anarchismo nella lottasociale Alll'indomani del 1900, e viù precisamerute n,ell– la primavera d·el 1902, mentre l'anarchismo ri– prendeva, con più slancio Ul suo cammino in Ita– lia, d 1 o•po la bufera reazionaria iniziata,si nel 1898, ritornava daH'.Aimerica diel Sud e veniva, a Roma il nostro inoblliabiLe amieo PLetJro Go,ri. Egli ten– ne nellla capitale itailiana par-ecclue conferenze cuil– turali e di 1pT01paganda; e fra le altre una, du:nata due sere, in contradlditorio ooi socialisti, sul te– ma "G·li Anarchici sono socialisti?'' N,on imponta qui ·né la cronaca, ldellla be)la se· rata né N testo dena. con!erenm, che fu a suo tem1Po pubMtcata. Quell-0 che io ricordo, sopratut– Lo, é la diseu&3ione che ne segui, fra Gori e qual– che altro compagno 1dia un lato, e Garzia Ca,s,sola, aif1or:a redattore-capo a!ll'"Avanti!", ed un suo col– lega di 1·edazione dal lato opPOsto. Naturalmein.– te, poiohé tale é la sorte dei contra,dditorii pub– blici, ognuno rest6 d-el su-0 parere; ma ci fu u– na cosa suLha quale alla fine dell!a 1unga <:liscus– sione parvero coacordare gili oratori ·delil.-e due parti, con •l"a enso del pulbb!lico: neù ricono-scere es'J)JJcita,mente e reciiProcMnente non S-Oltanto il diritto all'esisten~a dei due ,Partiti e rmotiDJ.enti, ma H faòto che tanto l'uno c'he l'altro eS1J>lioan-0 in seno alla, lotta sociale una funzione utile, una S1Peciedi divisiOIIle di lavoro determinruta non solo dai .i,rog ,ram.mi , ma a,ncihe ,dalJla ~arieta dei bisogni e tendenze <!Je.llem<l&Se lavoratrid ed u– mane. Quest-0 coiwetto pu6 essere discutibile se preso tr,oppo alla •lettera e in senso asS-Oluto; ma cer– to v'é in esso molta verlt:l.. Plu volte io vi iho pensato in seguito, e non di rado mi é avvenuto di costatare che la mi.sconoscenza di tan.e verita, sia ~>ure parzia.l,e e redativa, contribuiva. per la sua parte a•d·inasorke i contrasti fna le varie cor– eenti sociMiMe e proletarLe: contra,sti n8 'tura.li ed inevitabili, ma che, spinti olt.Te certi limiti d,al– l'tntenvento delile pass1-0ni e deglli interess-i par– ticolari si traducevano in un gran male per tlllt· ti; e 'JULqdi in un vantaggio per le forze cousi,r– vatrici e reazi-onarie. L'erro1·e, che oorusis.te so;pto. tutto niella incomll)rensione reciproca, nella, visio ne IJ)-OCO chiara della pr-0•pria missione e nella pre– tesa di poter bastare da, soli ed a tutto nella lot– ta !h~r la libenta e •per il1 pJ'-Oletariato, non mi pare affatto diminuito da• trentanni in qua; for– se am.che si é accresciuto, S1peci,a1miente-da quando lhl1 nuovo partito, il comunista-bolscevico, ha s,pin– to ta,le errore fino alle sue oonseguenz.e piU m-0· struose e. liberticide. Mia dalil'errore suace;ennato non sono affatto e– senti gili ana,rchici, p,er quanto esso vada a loro danno più c,he di tubti gli adtTi. Negli anarchici, naturalm.ente, l'.error.e é pili disinteressato, ·poiché essi non si propongono la conquista del potere -0 di va11taggi privilegiati; ma non cessa perei6 d1a,ll'essere un errore menta,le che pu6 spingere a ~-avi errori mlateria,li, a vere e proprie degene• razioni autoritarie. Bisogna stare in guardia con– tro questa SIJ)ecie1d'errori che, nella l-0tta, si acqui– stano per contagio da.I nemico o daltl'avver&a.rio: errori che possOIIlo bensf conciliarsi coi fini a,uto• ritari, ma che ,contrastano sotto ogni punto di vi– sta CO'l fine anarn'hico, lo <lannegglano sempre e tendono ad anullarlo. Uno di questi errori men– tali, fonte di autoritarismo sul terreno pratico -del– la lotta, é appunto ,1,.,vretesa di [lOSSedere la ve– rita asso,luta e di potere coa pro;prio partito ., da soli bastare a tutte le necessita contigenti della lotta proleta,ria e risolverne tutti i ,problemi. In real~à una verita iasso.luta non es.is.te ; e non vi Eono, per nessun 1)Tob1ema sociall.e, delle soluzioni uniche ed infallibili. Vi sono <:lellleveri– ta ,-elative e molteplici soluzioni, fra le quali noi dob•biamo scegliere quellle che sono rpiù in rap:por– to con ci6 che vogliamo fare, con gli scopi che vo– gliamo raggiungere: scopi cui diamo il nome di l)rogrnmma. Ma questo programma limita necessa,ria,mente la nostra attivitA e precostituisce per noi una fun– ~ione determinaita, cJle corri~onde a cLetermina– te necessit\i, a quecile che più sono in rapJ>orto coi nostri scopi, ma. non a tutte le necessiti che 1>0ssono proscntarsi. Come non potr.euilmo p1 '13.ti– camente risolvere un problema, prenldendo due vie diverse nel medesimo temll)O, cosi non potremnn.o rprete-ndere che la nostra attività bastasse a risol– vere anche quelle necessita pratiche che sorges– sero fuori o contro la nostra ~ecifica funzione o in con.tra to coi nootri scopi. • Qual'é reailm..ente Ja, fmnzione dell'a,,narchismo nella lotta sociale? E' ila funzione di difensore, di rivendicatore e costruttore ,di liberta, •d-itutte le libe1'1tft piocollie o grandi, per ttttti gli uomini come per tulbti i grl.l!OO>i sociali, per tutte le in– dividualità come ,per tutte le co1lettivita. L'ruruar– ohico vu-0,l IVivere lilberio in una societa di Hberi. Quando gli anarchici !dicono "libertà per tut– ti'', i filistei della J>Olitica J)iocolo'borghese, che é tale anche se si vanta proletar{a, insinuano la do– manda sofistica ed insidiosa: "·Come, per tutti? anche nel mla•le? anche idi oP(Primere e sfrutttare gli altri?" Non pefldiamo, tem'PO coi giuoc!hi di varole! Far male agli altri,' oppl'imerli e sfruttar– a1, no'!- é atto od esercizio di liberta, 1IDa il suo · contrario: é atto d'autorità e violazione di liber– tiA, che giJi anarohici vogiliono distruggere, imipe- di're e rend-ere imn >os.sibi.li per reailizzar-e la liber– tà di tutti; la, quale non sarebbe "di tutti' se e– sistessero ·ancora degli sfrwttati, •degli O,!>llressi, dei violentati. Parlare di libertà degli sfrruttato– ri, deglli OP11>reS1SOri, dei violenti significa storcere il senso de1'le par-01e: essa non é liberta ma ne– gazione di libertà, ed il suo nome é prepotenza -Od arbitrio, privilegio o tlramnla. L'Mea di liberta, per gli anarohic.i, ha, dunque lnnanioli tutto un carattere negrutivo, poiché non potrebbe avere una realizzazione concreta se non <:lop-0vinte le forze e disitrutte le Istituzioni che vt si -op ,ponga.no . Essa, é, perciO,-nega.zion~ autorit3. coercitiva e violenta dell'uomo sull'uo– mo; .e tende quindi alla rivoluzione ,contr-0 l-0 Sta,to per la eliminazione di ogni gover110, peT la distruzione di tutti gili &ft'llttta·menti, i tn•ivilegi e le prepotenza. Il senso positivo della liberta, nel– rassenz,a cli ogni coercizione dal di fuori, é la più am1pia padronanza dell'in'dividuo su se stesso, lo svilUJPPO integrale dell'uom-0 n<>llasodisfazt!one dei propri bisogni materiali, Intellettuali e s.pirituali, nell'esercizio di tutte le sue facoltà fisiche e mo– ra.J.i. Come conseguenza e premessa nel med-esimo tem1>0, libertà é nell'assenza di ogni goveTno dal di fuori o dall'alto. l'auto-governo di ciascuna collettivita, basato sulla federazione volontaria di tutti gli aggruppamenti e suHa vol-0ntaria co– operazione di tutte l,e forze in\divi,d1ua-li e collet– tive, unite per mutuo a,ccor'do ed aiuto sulle basi della solidarieta umana. Da questa conoezione della libcrta, gli anarchi– ci derivano Ja loro funzione srpecifica nel movi• mento, nella lotta, e nelù.a vita sociale. Difesa della libertà in dhiunque, individuo, clas– se o popolo, essa venga minacciata o violata, sia direttamente con la violenza coercitiva, sia indi– rettamente col ricatto dellla fame, sia subdola- 1ment0 con la 1nenzogna e l'inga-nno. Difesa del– le libertà 1>arziali acquisite e lotta per conqui– starne sempre di più, e 1perché il diritto ne sia esteso e assicurato ad un sempre maggior nume– ro di individui, a collettività sem1pre pill vaste, finché tutta l'un1anit8. non sia libera. Azione ri• voluzi-0naria, e ribellione. individuale e collettiva, di difesa e cli liberazione, contro ogni forma di rtirannide politica e sociale; e quindi lotta per– manente contro il Capitalismo e lo Stato, e par– tecipa.none a tutti quei movimenti proltltari e po– polari ,contro l'uno o l'altro, di resistenza, di conqui.sta o insurrel.lionali, rivolti o rivolgibili a, scopi di emancipazione e di liberazione. Educa– zione in se stesso e neglli altri, _più che é !l)Ossibi– le, del senso di Hberta - esercizio della libertà Jlrorpria e ris,petto dell'altrui, - e insieme libe- 1·.azione 1delle coscienze nel maggior numero ,pos– sibile, da tutte te tirannie morali delle ..,,,perstl-

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