Studi Sociali - anno II - n. 9 - 16 gennaio 1931

Jontanano gli uni dagli altri I loro partigiani, ren– dellldo Impossibile Il riassumere tutte le loro dif– ferenti vedute in una sintesi da ,presentare a,d un popolo in rivoluzione perché questo la realizzi con IIOdlsfuione deg,11 nnl e ,deg,Ji altri. Rimane dnn– que il contrasto, la lotta. Scc,pphta la rivoluzione, ;ubito dopo il primo urto vittorioso contro il vecchio regime , sorgerà cer– to Il contrasto; Il rivoluzionarlo si sentirà spinto a lotta,re col rivoluzionarlo suo vicino, il medesl– ·mo che fino a un minuto prima versava a lui !daccanto il suo sangue Per fa riuscita della rivo– luzione, perché solo cosl crederà di poter far prevalere questa o quella sua particolare conce– zione che gli sem!:>ra ph1 giusta. E' chiaro come il sole che i J)artigi'.tni delle <liverse tendenze. pur essendo animati da profondo spirito rivoluziona– rio ma altrettanto convinti della giustezza delle proprie idee, non vorranno. almeno fino a sperimen– tazione comtliuta, rinunciare alle loro vedu– te particolari per abbracciare o lasciarsi imporre qurlle del virino. Al contrario, saranno portati i-l 'ritenere illldlspensablle la soluzione dell'Impiego della violenza e <!ella coer~izione. Invece proprio qui sara l'errore. Tale soluzione sara la pili sterile f' nc,~!v:-i, ,e solo rinfl;<'irfl. a lrasfor– mare In nemici della rivoluzione molti Ilei suoi partigiani e fautori. prO(lrio di quelli che per lei molto soffersero e diedero. Ci sia di prova e d'e– 'l!emplo l'esperlm<into russo. La rivoluzione, sof– focata dalle lotte intestine per la supremazia di una o l'altra tendenza, presto mori. Se si vuole sul serio Il trionfo della rivoluzione, che cioé questa avanzi sulla via che la porterà alla creazione cli una vita nuova, non si debhono nsarr mozzi coercitivi per far prevalere il pro,prio punto di vista eld imporlo per forza agli altri. Ognuno ha o pu0 a\·Pre della nuova riorganizz1z'one sociale un concetto particolare che crede migliore; ma non ba diritto di costringervi ,altri che hanno un'al· trettanto sincera opinione del concetto [Proprio, - e tutti, Ispirandosi ad un fine di libertà e di ve– ro benessere, lavorino sb. pure per rie diversf' al– la realizzazione di un unico Ldea1e, che si pu6 di– re esser quello di tutti gli uomini che amano il progreScSo sociale: la creazione di una socleU. In cui lo sfruttamento e la prepotenza dell'uomo sutll'uomo non sia ph1 che un cattivo ricordo di tempi già passa.ti. Ma v'é, fuori di ogni coeTcizione, un'altra solu– zione? Certo eh~ c'é ed é appunto la soluzione del libero accordo, proposta dagli anarchici. Che ognu– no, se é convinto della giustezza delle proprie I· dee e del proprio programma realizzatore, va,da li· bera.mente per la propria via, senza che voglia tirarci per forzn un altro che prefcrisre nna via diversa. Le varie strade, pur non essendo tutte parallele, anzi divergendo spesso parecchio, se se– ·gulte davvero llberairnente porteranno presto o tar– cjj all'unica meta redentrice. Ma a patto, l"ipetia– mo, ehe l'uno o l'altro non violenti la volonta. del vicino né gli impedisca la sua eS/l)erienza. Per gli anarichici la questione é semplice e chia– ra. Davanti ai diversi sistemi di r.ealizzazione che si presenteranno, - collettivisti, comunisti, mu– tualisti, irndivildualis.ti, ecc. - gli anarchie! non 1iotrebbero, né sarebbe del resto la loro inten– zione, so11primerli o impedirJi in favore del loro sistema proprio partico,!are, come se questo fosse l'unica e obbllgatoriam<inte eonforme regola di vi– ta per tutti: oi6 che invece vorranno e tenteran– no di fare disgraziatamente la maggior parte de– gli altri partiti politici, tutti piu o meno autori· tari, la cui piu grande preoccupal!'lione sara di cer– care i mezzi pi(1 forti ed rudegu'lti per im1porre · ì loro sistema a tutti come forma universale di or– ganizzazione sociale. GHi anar,<>hici invece impleghe· ranno tu.bte .Je loro foTze per idifendere per sé e permettere agli a!~ri la libertà di sperimentazio– ne; ché a,ppunto uno dei loro plu importanti com· pitl nella rivoluz.Jone sara quello d'i,mpedlre che le intenzioni coercitive dei partiti autoritari si rea– lizzino. TI che, del resto, non sar:i In 11>ratica che una integrazione della propaganda, dell'azione e !della lotta specificamente anarchica per l'affer– mazione e la rrealizzazione della libera iniziativa di ogni gruppo e di ogni tellldenza. La violenza, necessaria a du,truggere il male, non serve a ricostruire il bene. Non é con la lotta, ,ma con l'esei1Jpio e l'emulazione, ,con la creazione di qualche cosa di nuovo 1Pi1i bello, piu nobile e proficuo, che una idea i:;.o.tra vincerP, Biblioteca Gino Bianco STUDI SOCIALI cioé affermarsi nel1a vita: Nella libera sperimen– tazione de-Ile Yllrie concezioni economiche e: di organizzazione sociale si potrà vedere In pratica. quale sara la migliore; e sicuramente troverà un sempre m(l.ggior numero di aderenti. I partigiani ,di quelle tenidenze che in pratica avran fatto fa.J. limento an<lranno spon,taneamente a raggiungere gli altTI c·he praticheranno un sistema, ti quale avra dimostrato Invece d'essere il ph1 atto a<l assicurare li massimo di benessere a tutti quanti lo adottino. La conclusione é adunque sulla seconda questio– ne, che sarebbe nec8S6ario ed utile stabilire In– tese di roclprocita con tutte quelle altre tendenze d<!l movimento sociale, lavoranti per iii vero pro– gresso um,ano, ehe saranno disposte e s'impegne– ranno a rispettare le iniziative e le sperimentazio• ni altrui ed a non profittare della propria forza per violare' l'alltrui libertà di realizzazione. Questo, per quanto rigua~da l'attività anar– ehlca in ra«>porto con le altre tendenze sociaJi, siano pure un po' lontane da noi, ma sempre ammettenti un minimo lrndispensabile di reprocità <li rispetto e tolleranza. Ma la questione va po– sta anche per ci6 che riguancla l'inte;rno stesso del nostro movimento, dove sopratutto due tenKlenze predominano e a volte si contendono il campo ostacolandosr a vicenda l'azione: la comunista e la indiV'idualiata. Sarebbe ~1ecessario innanzi tutto, priima ancora di estendere •l'in,tesa (di cui abbiamo parlato so– pra), fuori del nostro campo, realizzarla dentro Idi questo, arrivando a formare cosi un'armonia vera– mente com1plota nel nostro movimento anarchico, in modo che le due con·cezioni economiche-socia– li ,dell'anarchismo si rettifichino e completino a vi– cenda in una pacifica convivenza in quello. Bene lo diceva li COD!'pagno Max Nettlau in uo suo articolo intitolato "Anarchismo comunista o indivildualista? l'uno e l'altro." Egli sosteneva che "né il comunismo né l'individualismo spariran– no mai; ,e se per una azione di m.asse una qua• Il Determinismo e la Questione Sociale (Continuazion~; ve<li 1.:um. prcced-enti.) Al congresso Panrusso del Consiglio di econo– mia nazionale tenuto nel 1921, Lenin sosteneva che ''i consigli di fabbrica rappresentano, nel mi. gliore dei casi, un'enorme dilapida•mento di forze e non garantiscono in nessun modo la buona mar• eia del lavoro che una grande im1presa centraliz– zata richiede. La subordinazione cieca a una vo– lontà unica é a,ssolutamente imprescindibile per il buon esito d'un'impresa del tipo della grande in. dustria puramente meccanica." Altro che dittatura "per ,schiacciare la borghe– s!a !" I comunisti finirono col rovinare completa– mente quel po' d'industria e di produzione agri– cola che ancora resta•va in piedi. La carestia e la fame, specialmente nelle città, faceva stragi. Anarchici, rivoluzionari sinceri, socialisti, degli stessi comunisti, fidando sul passa to riv oluziona. rio di Lenin e dei capi comunisti e tem.en< lo H pe– ricolo della controrivoluzione, avevano Iascia•to fare; ma l'esperimento del comunismo dittatoi.a– le aveva fallito miseramente. L'intesa avendo infine allentato il blocco, le ar– mate controrivoluzionarie essendo state disperse e la rivoluizione, a•lmeno iJ.ler il momento, non cor. rendo alcun pericolo esteriore, si sperava che i comunisti si arrendessero a11'evidenza, ma inva– no. Fu allora che il malcontento covante sotto le ceneri si rivel6 un po' dappertutto e culmin6 con la rivolta di Oronstadt. I marinai di Cl'Onstadt, in maggioranza anarchici, domandavano sempUcemen· te: che i sovieti ritornassero a funzionare nor• malmente, la facoltà di formarli liberamente. la libertà di riunione, di stampa, d'organizzazione e d'iniziativa, la liberazione dei prigionieri politici, l'abolizione della coscrizione militare, e J'a,boliz!o. ne del monopolio e dell'intrusione di un partito politico (il comunista) nel funzionameolto dei so– viets, e altre richieste consimili che avrebbero di– strutto di fatto la dittatura comunista. I comu– nisti li tacciarono cli controrivoluzionari, di ven– duti alla borgihesia, e risposero bombardando sel– ra,ggiamente la citt:\ durante parecchi giorni e annegando nel sangue gli eroici antesignani della rivoluzione. . La devoz,,ione e la fede rivoluzionaria. dei mari– nai di Cronstadt erano note non solo per la par– te attiva ,presa fin dallo scoPJ)io della rivoluzio. ne, ma. per la loro sviluppata coscienza e per il !ore spirito di sacrificio. Nel maggio del 1917 Trotzky diceva a Tezerelli, uno dei ca,pi del gover· no di Kerensky: ''Se un giorno un generale con– trorivoluzionario tentasse di strangolare la rivo– luzione i Cadetti insaponeranno la corda, ma i marinai di Cronstadt verranno a combattere e a morire con noi". Durante le giornate di luglio lunque rozza forma idi comunismo rosse Istitui– ta, l'indivilduaUismo sorgerebbe piu torte che mai ,contro di esso. Dovunque prevale un sistema unl– to~me, gli anarchici, se hanno a cuore le loro idee, ;Saranno allla testa dell'®posizione e non vorreb– bero diventare sostenitori fossilizzati di un dato sistema, fosse pur quello del piu puro comuni– smo... Gli anarchici si potrebbero sentire sodi· sfatti in una società in cui tutte le possibilità e– conomiche potessero avere pieno sviluppo e le lo• ro energie esserei detllcate ad una pacifica emu– lazione e non 1Pi1i ald una continua lotta e ad una continua demolizione. Questo desiderabile stato di cose !Potrebbe essere preparato fin da ora se gli anarchici si persuadessero wlflne che– Comunismo e Individualismo sono ugualmente im– portanti, egualmente permanenti, e che la predomi– nanza esclusiva dell'uno o dell'a.1tro ,sarebbe la pifi grande !disgrazia che potrebbe capitare al genere umano''. Ora, senza anldare a cercare se l'eguale perma– nenza ,di due o ,piu forme sociaJli di vita saranno– sempre un"- necessita od una ineluttabilità. come afferma il compagno Nettlau, rim~ne per6 sem· pre e sopratutto imprescindibile il dovere di rkono– scere a tutti il diritto alla libera esperimentazio– ne. Cosi, come scriveva una ventina d'anni ad– dietro Voltairine 1de Cleyre, ogni gruppo di per– sone ,ha !diritto di praticare un sistema loro par• tlcolare, e con cl6 pu6 essere altre-ttanto anarchl· co di chi opt6 per un altro sistema, sia esso collettivista comunista ed individualista anarchico. Un'intosa o un wcco11do su queste basi noi non soltanto l'accettiamo, ma ne avanziamo immedia-• tamente la proposta, perché da essa, slamo sicu– ri, scaturirà uno sforzo maggiore per la rivoluzio• ne e maggiori risultati per la sua riuscita, come pure uno stato di cose e di fatti che cl permet– teranno d'incamminarci piu speditamente verso la societa. nuova, la società veramente anarchica. HUGO 'TRENI. 1917 anche I menscevichi e socialisti rivoluziona. ri al governo trattavano i marinai di Cronstadt1. come dei controrivoluzionari, ecc. Per6, quando qualci,e settimana dopo il genera•le Kornlloff al– la testa dei controrivoluzionari per davvero mar– ci6 contro Pietrogrado, il governo di Kerensky, apprestandosi a difendere la città, chiam6 pro– prio i marinai di Cronstadt, i quali accorsero im– mediatamente e senza, fiatare, presero i posti di maggiore resp~nsabilit/l.. Con molta ragione, Troizky in quell'occasione ripeté a Tezerelli quan– to gli aveva gridato sui muso nel maggio pTece– dente. Se Trotzky s' fosse ricordato di queste sue profetiche parole nel momento di ordinare la di. struzione della flotta rivoluzionaria di Cronstadt, non l'avrebbe certamente fatto e. caduto in di– sgrazia presso i comunisti, avrebbe trovato nei prodi cli CTonstadt dei difensori suoi e della cau– s?.. rivoluzionat:ia. La reazione contro gli anarchici e la frazioni socialiste dissidenti dai metodi comunisti, sornio. na fino allora, si fece aperta, spietata e impla· c&hile dopo i fatti di Cronstadt. Essa si propag6 all'estero, port6 la1 divisione e lo scompiglio tra i rivoluzionari e la sfiducia nelle masse. Per6 malgrado la reazione i fatti restavano: le cauupagne incolte, l'industria disorganizzata, la car~stia e la- morte per fame come nei piu tragi– ci anni della dominazione mrista. I comunisti do· vevano cambiar rotta e invece di poggiare a sini. stra, di far appello alle forze vive della classe 1..:voratrice, a-ndarono a destra, crearono di nuo– ,.,, la proprietà, fecero offP.rte ultravantaggioee ai capitalisti d'occidente perché investissero i lor~ capitali in Ru,ssia. Fallito il tentativo di imporre il comunismo a colpi di decreti e di baionette, si ricordarono che Marx aveva insegnato che lo svi-– luppo dei mezzi di produzione determina l'avven. te del socialismo. ed essi chiamarono appunto i capitalisti. affinché sviluppassero intensivamente la produzione in modo tale che permettesse loro di realizzare il comunismo il piu presto possibile. Ristabilita la proprietà privata, sebbene sotto certe condizioni e privando ! pro,prleta,ri ciel dirit– ti 1po1itici, in un paese cli 1ffaimati i nuovi pro– prietari assunsero bentosto un'influenua tale da minacciare l'esistenza della dominazione bolscevi– ca, sia per l'importanza rhe i nuovi ricchi, i Nep. man e i Kulak, a-ndaroeo acquistando come clas– se, sia per l'opera di corruzione che col denaro essi esercitavano nelle file dei burocrati comu– nisti. E' per questo che ,Stalin, contro il parere dell'ala destra del partito, inizi6 piu recentemen– te la lotta contro i Kula.k e per la collettivizza– zione delle campagne. Ma, i contadini sono ostili ai metodi comunisti di socializzazione e di nuo– vo si segnalano rivolte nelle campagne. Altro errore psicologico derivato dalla mentali--

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