Studi Sociali - anno II - n. 9 - 16 gennaio 1931

le col tempo. Questo fattore é rappresentato dai giovani che non hanno ricordi del periodo pr~– fascista o -li hanno confusi. Alcuni di questi tro– vano in casa gli echi ,dei tempi paesati e li vanno spregiudicatamente paragonando con cii\ che vedo– no e ascoltano fuori. Ma non sono molti. La mag– gior parte dei padri, ancibe se per se stessi non hanno paura, temono istintivamente pei loro fi· glioli. Le maòri che hanno soffe~to per le perse· cuzioni subite dal marito nel periodo della conqui– sta fascista, pur odiando l'oppressore, temono che i figli si mettano Jn condi~ioni d'essere persegui– tati a loro volta ed evitano che in casa si facciano discorsi che possano acceuderli. C'é cosi, nella mag– gior , par.te <lelle famiglie un'atmosfera di antifasci– smo vago. fabto piu di avversione al presente elle di aspirazioni precise per il futuro. Questo senza contare le famiglie fa.sc" iste o quelle completamen– te indifferenti. E i giovani devono sbrigarsela d:t soli. Coll'unica lettura dei giornali fa,scisti. coll'in– segna-mento ricevuto nelle scuole fasciste, cresco– no in un'atmosfera assolutamente diversa da quel– la in cui sono cresciuti i loro padri e in cui cresco– no e si svilu\>pano i loro coetanei nelle altre par– ti <lei mondo. La maiCICbina statale. i cui conge– gni si stanno facendo sempre piti complicati tend(. a m0tdellare tutti i componenti delle nuove genera– zioni sullo stesso stampo. Tutto é messo in ope– ra 1>erobé gli italiani di domani siano neHa loro totalità dei soldati perfetti per ubbidienza cieca, per spirito di disciplina, per quell"unlformità di idee e di senUmenti che dovrA, secon~o le mire dei dominatori, permettere allo Stato di wdoperarll con sicurezza per qualsiasi scopo, come se fosse– ro un istrumento solo. E-Oucando tutti i bimbi e tutti i giovani alla stassa maniera, Impedendo che arrivino ai loro orecchi pen<1ieri e fatti che non rispondano allo scopi,, si otterrà quel livellament,) delle Intelligenze e dei cuori che é la piu sicura garanzia contro ribellioni o disor,dini. Come si ve– de il calcolo é un po· ingenuo e semplicista per– ché non tien conto delle immense risorse c!:l.e ha l'anima umana anche quando sia im,1miserita ed obbligata a rincbiudeMi in se stessa dall'optpres– sione. Certo, quando si tratta del popolo italiano é pericoloso generalizzare. Nelle condizioni in cui si itrova ora l'Italia ogni in.diviiduo rappresenta un caso particolare. Per6, all'ingrosso, si pu6 dire che •1ella generazione che sta crescendo ora, se sono m~lti quelli che, in cont,rasto ai giorni di passio– ne che la guerra, i1 dopoguerra o il fascismo han– no (a,tto vivere alfa generazione precedente, sono ora presi da una smania brutale di ;•vivere la vi– ta"• comunque sia, sfogando le proprie energi(-}, compresse negli altri campi, nel terreno del godi– mento fisico, molti sono anche quelli che soffro– no pi(1 o meno con.sciamente della compressione delle loro energie spirltua,li e tentano di reagire, se non a1>ertamente. almeno nell'intimHà dell'ani– mo 1~-~ E agli occhi di chi potesse scrutare, non g11 le mani!estazioni esteriori, ma 1 misteri dello bllJH'IL.O semisconosciuti a vo1lte anche a cht li porta in se stesso, la prin1a categoria rien trereb· be forse in gran parte nella seconda. Dunque, da un lato _l'ambiente, chiuso, uniforme, formato di pochi elementi sempre uguali, dall'altro la molti– tu.dine degli individui che sentono in loro stessi una ricchezza immensa ed una varietà infinita e re1giscono oscuramente contro l'atmosfera povera in cui si sono formati e che impedisce loro la rea.lizzazione delle possibilità che essi portano in sé. E' una reazione ancora incoscia in molti e che piglia le pi(i varie stra.de. E il problema é appu,1- to questo. L'evoluzione che in questi anni si 'Com– pie nell'animo dei piii giovani, cli quelli che 110,1 1 1anno rico11di, non si pu6 ricondurre a nessuna ten– denza precisa. a nessun giornale, a nessun partito. Niente di tutto questo esiste più In ItaHa. L'indi– viduo deve lavorare da solo; deve fabbricare dct se stesso la sua anima. L'unico punto d"appoggio al di fuori sono qua.Ile poche Idee basi che rappre– sentano i muri della prigione, al di l'1. 1delle qua– li é proibito andare. La reazione a queste idee é Il punto di partenza per la costruzione. Ma noi non ne sappiamo niente di p1ii. In genere quelli. che. con un bel nome della pit1 pura trJd.izion(l, Italiana, si chiamano fuorusciti, pensano che qua:t• do si potrà tornare in Ttalia, bisognerà riprende· re il camminio interrotto nel 1922. PEr molli di lo– ro il periodo in cui ha dominato e 1domineré. in Italia il fascismo é tempo perduto per la storia: BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI finita la <eausa pertuTba. tri. ce, essa continuer! ii suo corso nello stesso senso di prima. E questo a me sembra un errore. Il tempo non pa-ssa mai in– vauo, sia che ci porti il bene sia che ci porti il male; e non si pu6 mai tornare indietro nella storia per rifare meglio una straida malfatta. Non credo che si possa tornare in Italia, alla caduta del fascismo, iniziando i soliti di corsi coll'ul-tc-r·i <licelJ.amus... " Bisognera fare i conti con quello che sarà maturato negli animi degli italiani nel frat· tempo. Che cosa sara maturato? O, per non entrare nel campo ldelle previsioni, che cosa sta m.aturand:>? Mi sembra d'avere dimostrato che non é facile stabilirlo. Quello che posso dire per esperienza di– retta é che, almeno fino alla fine ciel' 28 due cor· renti principali si potevano av,·ertire stt1diando, coll'appoggio di mille indizi esteriori che sfuggo– no per loro natura all'acuta vigilanza degli aguz– zini, la vita sotterranea deUo spirito ita-liano. An• zi, meglio che due correnti precise, si potrebber ·) chiamare due stati d'animo non ben definiti, cia– scuno dei quali é suscettibile di vari svilu1,pi. Da un lato la strepitosa vittoria del fascismo ha fat· to e fa pensare a molti ci 1 1e l'unico modo cli vince• re sia l'impiego esclusivo della forza m'lteriale. l'annientamento dei propri avversari, la rigida di– sciplina interna. Alcuni dei piii feroci opposi lo: i del fascismo non fanno che ripetere (a, bassa YO· ce, s'intende): "Dobbiamo fare come loro; dobbia– mo .seguire il loro insegnamento. Quanfdo saremo andati al potere ci vorrà il pugno di ferro. Quelle stesse leggi ch'essi hanno promulgato contro di noi, 1saranno nelle nostre mani un'arma contro di loro·'. Questo che é progrann.na preciso in becca di alcuni fn!(fividui che ricordano tempi migliori e che sentono ancora !"amarezza della disfatta, é u– na semiplice tendenza nella mente di molti giova– ni e di molte di quelle persone che. indifferen-i prima, sono state obbligate dal fascismo invaden– te a dare nell'interno dell'a 1 nimo loro un giudizio sulla situazione politic'.l. L'i'dea che nella societ:"i mode,rna non si possa vivere se non imponendosi e opprimendo e che l'unico metodo possibile per far .trlonfare un'idea o una classe sia la dittatura si va semJlre piii -cliffondenldo. Indubbiamente c•é nf.:ll'uo·mo la tendenza n. foggiare se stesso sull'e– sempio del 11roprio nemico. Tutti quelli che ora In Itali-i. sognano la dittatura contro il fasc:smo sono un po', senza volerlo, scolari e seguaci delle dottri– ne fasc!ste. Per lo meno sono, tra gtli avve,rsari del fascismo quelli che piii ne hanno subito l'in– fluenza. Questa tendenza ,mtnralmente va prepn– J"13.ndoun terreno favorevole al lavoro dei comu– nisti in Italia. Di fronte a questa tendenza ce n·é un'altr~ che rappresenta veramente l'antitesi delle dottrine h· sci te dominanti. che oppone cioé al principio -c1·au– torità di cui il fasci3mo é la pi(t tipica incarnazio– ne, un"arnpia concezione libertaria. Tutti quelli che inve~e d'un esclu-sivo o.dio versò le per,sone degli oppressori o verso i componenti della cla'5se che col fascismo ha vin lo, sentono il dolore e !"on: ,1 dell'oppre~'Sione, ,a.sJJirano alla libertll. in se stessa. per se e per tutti gli altri, coll'ansia con cui uno che soffoca invoca l'aria che deve ridargli la vi– ta. Tutti gli spiriti un po' ampi soffrono nelle pa· stoie e vedono nel principio ,dittatoriale ol1e va allargando sempre piii le sue conquiste nel mo•,. do, un pericolo per la civiltA. un pericolo per la vita. E per loro la parola "libertà'" ha lo stesso fas-cino magico che ebbe un tempo la parola di pace di Gesù nel mondo dilaniato dsl!e discordie. Sono spiriti solitari nell'Italia fascista, ma sono molti. E per loro l'idea di liberta si associa colla tendenza a risollevare J"importanza Idei valori spi– rituali di fronte alla forza bruta. cli fronte alla violenza. Abbiamo in Italia, noi che amiamo la libertA sopra tutte le cose, molti compagni di idee senza nessuna etichetta di partito, molti futuri compa– gni di lotta. Per lo meno abbiamo la tutto un campo preparato a, ricevere la nostra semina. Sapremo noi coltivars~ Jncùraggiare questa te,– denza? Saremo all'altezza del nostro compito? I,lfCTA FgRRJ\Hl. 5. Malatesta malato ("11 tclegralllma brcvissilllo da Rollla, del 3 ge111111io c. m., pubhlicalo 1u• "La P1·ensa" di R11enos Aù-es l'indomani, 1111111.1ncù11·11 che il no– s/1·0 amato 8RZUCO MAJ,A'l'ES'l'Jl si trovava ura-vemenle ammalato. Poi non abbiamo saputo piii nulla. Noi manchi.a,mo cZ.i ogni notizia d·i lui, dopo 11uasuu 11/tima !etlua in data 22 ottobre ]!)30: e abbiamo ragione di crecfrre che eia allo– ra ogni c01·ri.spo11clc11za frn lui 1• 11oi sia stata intercettala dalla ccnsw·a fascista italianci. I le/lori r01117)1"enclo110 in che sia/o cl'ani1110 ci troi-ia1110,cosi ria 1011/anoe senza possibili/a d:i .rn.per niente, fnori cfi,, pe/ tramite eh gio1·nali r oiornalisti u1•i•e,-si o ciel tutto rstrnne·i cii no– stri se11timenti! P11rc,la stessa mmwu11zti cli no– tizie 1·i fa spernre che 11111·orn 111111 1•01/a In for– te fil!r11 cli l,11i ubbia r-iu!o il 111.alche lo insi– di11c/111noltissi1110 te1Hpo, rei eyli sia a q11est'o– ra /Jiri risl"bilito. E' lJllrsto l'rwu11rio ardente di l11lta l'r111i1Ha nostro, chr cel"io é l'augurio di t11tto l'infinito n1w1ero di amici e compagni che Errii·o !llalalesta conia -in flltlP le 1Jarli del mrmdo. Sia egli serbato per l1111r;hi e 1,;nghi rm– ni ancom all'affetto nostro fortissirno ed alla ca1w1 a1111rchic11, che in lui ha 11110 dei militi e 1·11lto1·i pi11 co.•lanli rd alti da circa sessant'an– ni nel carnpo del vensiero come in quello cle/– l 'ozione. Problemi della Rivoluzione Le"Alleanze'' neliaRivoluzione u La questione delle "Alleanze" o iutese rivolu– zionarie ci si presenta e ci intere..;sa sotto due aspetti ben distinti uno dall'altro; ma tutti e due sc•no di una granlde importanza, in quanto l'uno e !'altro riguandanot la valorizzazione della rivo– ! uzione e la ,;ua afferma~ion&, perché sia garan– tita la possibilità Id.ella p!(l grande estensione del movimento ohe deve condurre ad una società piu 1>erfetta la quale assicuri a tutti pane e Hboo-tà. Questi due aspetti si potrebbero riassum€r& cosi: lo. -Alleanze o Intese nell'azione pre-rlvolu– zionaria. tese alla preparazione della rivoluzione ed al suo affermarsi. s,, questo punto già ci sia· mo soffermati in precedenza, arrivando alla con– c1usione eh~ taii specie di -alleanze non possono essere che ristrette, temporanee e causali. E ci6. perché i principi! come i metodi !d'azione, dif– ferenti per ogni ,partito e tendenza, cozzando di continuo e spesso aspramente fra loro, non permet· terebbero !"unione di forze tanto diverse né le porterebbero ad una azione proficua ,che in casi 1}airticolari e per inizt~lve ben definite. 2o -Allieanze o intese nell'azione e nell'ope– ra realizzaitrice. Di queste ci occuperemo qui ap– presso. L'esame di questo problema ci porta subito ad una ~ousta,tazione. Se fin da.ll' inizlo di una rivo– luzione si riuscisse a stabilire una intesa di mu• tuo rispetto per la reciproca libertà <li movimen– to nell'opera realizzatrice, il movimento rivoluzio– nario incominciato allargherebbe Immediatamente i suoi orizzonti !d'azione e potrebbe veramente con– durci suilla via. che ci porterà alla realizzazione della società nuova auspicata. Ma allora non el tratterebbe di una "alleanza" vsra e propria; poi– ché cio che la "intesa·• dovrebbe realinare non é una unità d'azione ma solo la garanzia reciproca "dj poter agire ciascuno a suo modo, ,cioé la possl· bilité. per ogni forza rivoluzionaria cli sperimentare le proprie idee nel ~ampo delle realizzazioni pr,a– tiche, col libero imìpiego dei proprj mezzi ed at– tività, per l'attuazione Idei propri concetti rlcostrut– ti,•i senza essere di ostacolo alle sperimentazioni e realizzazioni altrui. Nel vasto campo delle idee rnnovatrlcl v'é tut– h, 111,::,. svaria.ta fioritura di tendenze, formantt • diversi partiti e movim{~nti. c-he pnr ,·ontenendo 'ciascuna nna parte di verlt!l. e di giustezza e tut– te richiama,ndosi ad un ideale di società In cui il benessere e la libertà siano generali, hanno fra di loro nna qnantitfL ,li ll':-;s nsi lli tl~tl:Lglio <"he al·

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