Studi Sociali - anno II - n. 9 - 16 gennaio 1931

STU:[?l SOCIALI 4-==--========~~~~~~~~~'7":=~~~~=- ..... Certamente i dominatori dell'India non si eba- sente. Ma il contatto é 1da lungo tempo perduto Vivekananda combatte, senza misericordia né rt: serva, in lotta franca e le~le, tutti gli elementi che impediscono il pronto risveglio_ dei suo popo– lo t.1, tutte le cause che ne determmano la s_ch~a• vit,,. Egli grnd6 a tutti i venti il motto del! azw– ne della lotta senza qua~tiere non tanto cantro il do~inio inglese. Non aveva fiducia in alcuna sp~· tori principali che permettono e fan sopportare 11 dominio inglese. Non aveva fiaduccia in alcuna spe· cie di politi'ca, e se ne tenne lontano come da co· sa immonda. perché perisuaso ch'es~ no? pu6 ap· portare niun bene al popolo. Nem1c~ d'. tutte le divisioni religiose o di casta, cerc6 tdt distruggere tutti i dissensi e gli odi cl1e ne derivano, ma se~– za pretendere che il cristiano o il moan:ie~tano dt· venti buddista o ,•iceversa, ecc. La reltg10ne d~l· t'Aclvatttismo ( 1 monismo assoluto) riunisce be~si 111 una sola sintesi tutte le religioni, ma rascu:1;r~do che ciascuno conservi la sua specifica inòivldualtta. Vivekananda ,dette alla "Ramakrishna Mission" che come s'é detto, fu fondata da lui. un program– ma' nettamente sociale ed umanit.;:'lri~. E'?li cercO con essa di venire immediatamente 1n arn,to ma– terialmente e spiritualmente all'lnd~a soffe~enle, basandone l'opera so,ciale e di educaz1one sull an:o· re e su la fratell'lnza universale. Fon•d6 un asilo per gli orfani ed altre istituzioni del genere. Q.~an– do nel 1898 scoppi6 la peste a Calcutta,_ 1~ Ra_– makrishrni. :\lission'' vi accorse con tut!1 t suoi. "Vendete tutto se é necessario (ondin6 V1vekanan· da); noi siam~ come dei pellegrini. e dobbh'."o es– ser sempre pronti a dormll'e sotto un albe10 e a vivere cli quoti-diane donazioni''. . . La ''Ramakrishna ~lission", dopo la morte 1 d1 Vt· vekananda, prosegui la sua opera di prosciugamen– to della palude sociale, Continuarndo la _p~erra co– minciata dal suo fondatore contro tutti I pre,g1u– dizi di casta e contro tutti i "non mi toccare". 'Un altro uomo - scrive Romain Rolland - ~a prepsa nelle sue ma11i la bandiera di quegli che grud6: \e– uitc, voi tutti, 11ovcri <". d·isPr<"~lati! ~'"cnjtc, o CH 1- pcst.nt.i. noi siaJHO Uno! Ed egh ha n?:e~o la sa~· ta baittaglia per rendere "-gli intoccabLh 11 loro di– ritto e la loro dignita: M.K. Gandhi!" --o-o-- Il movimento nazionale indiano da molt;i tempo covava come fuoco sotto le ceneri, e veniva ~en• tamentel preparato. Il soffio vivific~tore •di _v,ve– kanand,3. ne aliment6 la prima fiannna, che d1v;m· p6 tre anni dopo la sua morte avvenu_ta n,el 190-. Lord Curzon, il sinistro personaggio. I uon10 che macchino· lo schi'l.ccian1ento della Russia per me~· zo del Giappone ma che la vittoria del <J:iappone vi– de riper,cuo•tersi in tutta l'Asia con_eff_e~t, punto pia– cevoli per l'Inghilterra, prop~se d1 _di.v1d_ere I.a ~ro– vinc:ia del Bengala in due CirCos~r1zwn1, con_ l an• nessione a scopo machiavellico della parte or1~nta· le ad Assam. Prima che la misura fosse post 3.. m. e· secuzione, i c-ipi della provinc·a del Ben~ala di~h~a• rarono il boicottaggio per protesl'l ai prodotti m– glesi. 11 movimento fu seguito .eon entu~iasmo. _ma. Lord Curzon riusci lostesso atl attuare 11 suo d1se· gno. Ci6 avvenne nel 1905. . Intanto i rivoluzionari ruS3i insegnavano 1 meto~ di cìel terrorismo all'India. G. K. Gok 1 1:1le. uomo d: autorità mOl·ale incont€sta,t'l in sen0 al "C•Jngres· 'so Nazionale Indiano·', allo scopo ·di Formia.re de~ missionari nazionali, fon1d6 "la Societa dei servitori :deN'Inrdia 1 •• Egli, condannando la timidezza d~l COI~· 'grasso che voleva contrattare un1. speoie eh costt· tuzione coi prudroni inglesi. proclamo' arditamente 1'Home Rule (governo idi sn ""tesso). Oratore in• 'faticable, percorse da pa,r.,_ "'ll'te tutta l'India, Ovunque sollevando granèr ~,smo. Fingendo ~'ignorare il governo inglese, sµwgeva lentamente alla formazione di un go,·erno nazionale. Per6, al· lorquando il movimento prese un carattere vinll:"n– to. si ritir6. n · suo posto venne preso da Aurobindo Ghose, un vero erede intelletttuale di Vivekananda, uomn di va-sta coltura. classica. europea P indi~na. Mal· grado le violenze delle truppe di Lord Curzon, il boicottaggio e la resistenza passiva continu6 fino al 1907. Ma l'arbitraria deportazione di Laypat Rai diede fuoco alle polveri. Dalia fine del 1907. in cui venne sparato il primo colpo di fucile. finn al 1913 la lotta fu accanita. In ques-to periodo si verificarono varii attentati contro le autorita ingle– si ,di cui l'ultimo fu quello in Delhi contro il vice– ré Lord Hal'1dinge, eh.e risult6 ferito e parecchi dPI suo seguito morti. Non appen1 la violenza diven· ne arma cli baittaglia dei nazionalisti. tutti i capi vennero arrestati. Ti'lak venne condannato a sei anni di depor,tazione in Birmania; e Aurobindo Ghose, rimasto alla testa del mo,vimento, prosegui la lotta per cospirazione. La guerr1. mondiale pose fine al movimento, gra– ¼ie all'ipocrisia del governo inglese che seppe gua– dagniarsi la fiducia indiana ò.urante i quattro an• ni di carneficina. Fu allora che Gandhi, aneor1. cre– dulo deJi!c false promesse inglesi, ritorn6 in India. La ''Rqmakrishna Mission" durante iì perio.do del terrore, benché pili volte avesse manifestato il suo dissenso da ogni specie di violenza e la SlHt opera non €Sulasse idal carattere pura.mente religioso e so• ctale, era stata continuamente sorvegliata. Tn tutte le frazioni del partito nazionale im:lh· no si t1·ovavano elementi dei pili. grandi aggruppa• menti religiosi, come la "RamaJ;;:rishna Mission·•, la ' 1 Brakmasamaj'', ecc. e quasi Jempre essi ne furo– no gli spiriti animatori. BibliotecaGino Bianco glia vano facendo sorvegliare la "Ra,makri.sbna Mis- tra gli uni e gli altri. QuanJdo si z,itroveranno ston' come focolare id'inidipendenza; per6 la sorve- di fronte, che cambiamenti saranno avvenuti? Co- glianza era inutile, poiché non dalle sue ~il~, cioé me ritroveremo noi l'ltalia? dagli affiliati all'ondine, uscivano i terron~t1. . ,Per chi é all'estero é estremamen,te òifficile Ma •l'idea d'indipendenza, l'amore alla liberta ~ il ,sentimento della fratellanza universale, che cosi rE:ndersi conto delle variazioni dell·atmosfera ita- potentemente quell'associazione agita fra le n_ias- liana. I pi(i fortunati ricevono qualohe lsttera da se indiane costituivano !ostessa un fermen.to nvo- cui tutt'al piu possono appreDJdere se la salute luzionario 'troppo forte pernhé g•li oppressori non dei loro cari é buona e se il tempo é sereno o dovessero temerne. Erano infatti quell'idea, qu'.;l: l'amore e quel sentimento che facevano lievitat'e nuvoloso. Informazioni clandestine giungo1110, ma nei cuori indiani lo spirito di rivolta, s<pingendoli sono poche ed incsrte. Scantando questi elementi, alla violenza come ad un mezzo inevitabile idi libe- non rimangono che i giornali. Ora, tutti gli or- razione immediata. ganetti littori non todcano che· una so,Ia nota, ed SALVATORE CORTESE. é sempre la piu falsa. Nessuno penserebbe a pren- Indietro nonsi torna "Anno IX" pongono in testa ai loro fogli i bol– lettini litlO'ri, •·anno lX'' scrivono sospirando i cit· ta,dini italiani in calce a qualunque carta b01lla– ta destinata a formalitA burocratiche: "anno IX" mettono, ormai indifferenti, gli soolaretti scrivendo la data a pié del compito. - Otto anni di faS!cismo! Per noi che siamo fuori e che possia· mo rdi tanto in tanto rivivere i fugaci n1ormenti di r-ntu-siasmo ,del '19 o del '20 (anche se l'animo ha perduta l'ingenua fiducia e ci rimanga sem– pre, nell'jntimo di noi stessi, un fondo d'amarez– za). per noi che riusciam~ in certo modo a ri• clllegare quel che sentiain1-0 adesso con quel cha scntivarmo allora, questi otto anni possono sem· br.are a volte brevi come un brutto sogno. 1 Pe,r ~hi sta in Italia e vive ancora la vita tormento· sa e chiusa a cui gli italiani sono condannati, es· si hanno lunghezza e valore di seco'li. E' una vi• ta strana, quella che .\ vive ora in Italia. Si ha Pimpressione di essere gli abitanti d·una gran• de isola sperduta nell'Oceano, che riceva le no– tizie piu importanti del mondo lontano attraver– so le informazioni incontrollabili e incomplete d'una sola agenzia e che !l. questo siano1 ridotti tutti i rapporti cogli altri popCJlli, tutti gli scam– bi. Non c'é ,da temere il pericolo di tdisperdere le proprie energie Intellettuali in un campo trop– po vasto, di confondersi la testa nella valutazio– ne delle infinite sfumature di opinioni a cui un solo fatto pu6 dar luogo nel varsto ,mon,do. Libri e giornali non mancano, e non mancano neppu– re le dotte o brillanti conferenze. M".1.Il spi1·i– to animato,re di tanta carta stampata e di tanto fiato cosi utilmente imlliegato, é uno solo. Dato il tema si pu6 prevedere con sicurezz.:1 quale sa· ra lo svolgimento chiunque sia ,chi scrive o o1..1i par· la. NeUe questioni un po' scottanti (e sono cosi innumerevoli le questioni scottanti da inv~ielere quasi t11tto il mondo della cultur1) la varieta é assolutame·nte proscritta: proscritta quella che puO venire dalla conoscenza idelle opinioni stra– niere, proscritta queU:i che pu6 deriv1.re dalla co· Scienza - anch'essa straniera - dei cittadini che pensano. La prima si ch'- 3.ma "il nemico e– sterno". la sercon<la 0 il nemd.co interno''. Ma sie– come si pu6 sf immiserire il pensiero neg!lndogM i necessari scambi, ma non lo si pu6 irregimen· tare come si irregimenta il corpo, la parola o la penna, il fermento del dubbio. tdella negazione, delh discussione. dell'analisi, continua "' bollire nascosta.mente. Per questo la vita italiana é una vita di parole non dette, di impulsi rientrati, di monologhi continui e in pochi fortunati casi (l'eccezione conferma la regola) di dialoghi a vo– ce bassa. Ora bisogna cercare di analizzare fred• damente le conseguenze di questo lungo silenzio, di questa lunga interruzione dei rapporti coill'e· sterno. Sono otto anni che il popolo italiano non ode pili. la voce di quegli uomini che avevano su di 1ui influenza, sono otto anni che egli non ci da pili., colle sue varie manifesitazioni, la misura di ci6 che vuole e di ci6 che pensa; sono viii di quattro anni che non si stampane, in Ita.lia ~icrnali che non siano fa,scisti. Che é avvenuto in que?to frattemi])o? I profughi, specialmente quelli che hanno la– s·c ::la l'Italia nei primi tempi della bufera, lot– tano come possono - e si pu6 tanto poco, fuori! - sognano, fanno progetti per quando verr& il gran giorno. La ma!:,S'l degli italiani rimasLa in Italia in• tanto soffre, ricorda, rimugina e fa anch'essa dei progetti. quando il pessimismo diffuso glielo con- dere come iDldizi dello spirito popolare gli arti– coli del ncorriere de!J.ila Sera" sull'entusiasmo (del• le folle <durante l'ultitmo viaggio di Mussolini in Toscana o a ~lilano. Chi abbia pazienza e naso pu6 trovare qualche briciola sperdu,ta, Jeggen•do attentamente il corriere giudiziario, la piC{!ola. cronaca, la pubblicità e le notizie teatrali, ma gli elementi che si m'ettono insie-me sono sempre troppo scaTsi. Per questo io credo che il ritor– no riserbi a tutti delle ,s0T1>rese. Ho lasciata l'Italia relativamente da poco tem– po ed ho quindi potuto rendermi conto del con– trasto. Quanto diverse le parole scambiate a vo– ce bassa in Italia coi pochi amici isolati. da quel– le che si pronunciano ben forte, alla luce' del so– le da ita·liani rifugiati Ida tempo in paesi piu li– beri! La principale differenza é ques.ta : sotto l'uniforme vernice che il fiasci-s-mo ha data apa nazione, la varietà. delle concezioni, delle sfuma• ture di pen<Siero nei singoli inidividui rildotti a rimuginia.re tutto in se stessi, é molto maggiore. Non c'é il giornaile che dia !il tono aH'opinionE> pubblica. Nella generale, taciuta avversione al faiseismo c'é posto per tutte le graduazioni, per tutte le deviazioni., in tutti sensi. Accanto a idee sballate e stravaganti, nom eorrette da nessun,3, discussione, troviamo i• dee giuste e 11uove che lentamente si vanno eia• barando, nuove appunto perché frutto della rifles– sione e delrl1esperienza di un illldividuo isolato che é fuori del raggio .di influenza delle i;rnndi, tra– dizionali correnti idi pensiero. Nei migliori tra gli uom1n1 della vecchia ge– nerazione (e non parlo solo delle persone colte) le idee che 1 li avevano animati prima del fasci· smo sono conservate colla stessa cura gelosa con cui in cerite umili case si conserva in nascondi· gli ingegnosi il ritraitto idi Matteotti o qualohe nastro delle ultime bandiere rosse, sottratto al– la furia devast'3.trice delle spediz'ioni punitive. Per6 il siolenzio forzato ed il raccoglimen,to irudu– cono tutti quelli che sentono ancora in sé la ca– pacita e il desiderio di pensare, a una rielabora– zione personale di queste loro ides. L'eco delle gran!di, troppo grandi pa;role che si pronunziava– no in piazza nel 1919 o nel 1920 si va spegnen– do; quello che c'era di solido, di sostanzia•le é rimasto nei cuori, per6 vi é rima.sta anche una certa nausea ,delle parole inutili, delle chiacchie– re a vuoto. TrQp,po si é parlato e troppo poc'.l si é fatto; questo é il giudizio pi(i o meno incon– scio sul periodo pre-fascista di quasi tutti gli i– taliani che hanno pa1~tecipato a quegli avvenimen– ti. E per reazione ora si rifugge assai pili. che in tempi di libertA da•l luogo comune e si ce"· ca di basarsi, nei propri ragionamenti e nelle proprie previsioni. sulla realtà dei fatti. D'altro canto 1dalla dura esperienza passata e dalla ne– cessita presente idi ripiegarsi ciascuno su se stes– so molti sono indotti a dare un maggio,r valore alle cose tdel<lo spirito, a pensare ,cli pi(i ai proble– n1i moraili un tempo tanto trascurati. Questo é il dritto della medaglia; c'é natural· mente anche il rovescio a cui s'é accennato sopra. La mancanza di scambio di idee, di controllo re• c~proco, 1'ambiente oppressivo, soffocante conduco– no a eccessi in un senso e nell'altro. N senso della realtà, la nozione della relativita delle co– se e delle idee conducono in certi casi al rifar· mismo pili. bl~ndo: la smania delr.azione s1Joc• ca in certi altr~ in un terrorismo, per ora solo teorico. m•a che, se arriva a certi estremi, pu6 essere pericoloso per l'avvenire; e gli esempi, svariatissimi, si potrebbero moltiplicare. Sin qui non ho parlato chs di coloro che vi– vono di ricondi. Ma c'é un altro fattore ben più import':l.nte la cui importanza cresce naturalmen-

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