Studi Sociali - anno II - n. 9 - 16 gennaio 1931

ta classista e materialista de! marxismo é stato l'atteggiawento dei comunisti russi verso gli in– teJJettuali e i tecnici in genere. Fatta la rivolu– •s<ione, stabilita la dittatura deJla classe lavoratri– ce (nominalmente) era logico prevedere che in– -teJlettuali e tecnici, considerati dei borghesi e dei pi-ccoli borghesi, soli-darizz.a,s 1 sero con ·1a classe in 1nezzo ailla quale venivano confinati. P,er6 ben presto i capi comunisti s'accorsero clle gli intel– lettuali e i tecnici erano dei lavoratori essi pure e Clhe senza l'opera lor-o ogni tentativo di rico– struzione era t,mpossibile. Cercarono quindi di a– -.,ere la loro collabora.zione; ma lo fecero colla mentalità d'un mercante di bestiame o di schia– vi Essi fecero presso a, poco questo ragiona men. to~ "La Russia é molto indietro nello svilUPiPO tecnico e industriale; per mettersi alla pari de– _gli altri paesi d'Europa e per superarli, condizio– ne indispensabile per una Organizzazione sociale su 1periore, noi siamo neJla necessita di prendere al nostro servigio un certo nu,mero di scienzùaiti, <li ingegneri, di tecnici in genere. Dove possiamo trovarli? fra la classe borghese. Noi li paghere– mo bene e li sorveglieremo affinché ci servano bene e non ci tradiscano". Ora il lavoro Jntellettuale (,:c,me del resto an. che il lavoro manuale, sebbene in minore propor– zione) non si presta ad una valuta.zione pura– m~mte materiale e ad un coutroJlo di caserma. ma dipende dalla volonta e dalla coscienza dei lavo– ratori intellettuali, dalla liberta di esperimenti, di attivitl1, e di movimenti a,d esB, <·oncessa. ln. al– t:·c parole il lavoTo int,lll~Ul.1,), 1 :J é opera ù~l pPn• siero. Il pensiero é esseuzìai.m,1ate anarchico, quindi ii lavoro intellettuale non é tacon,lo che in regime di libertà; esso n•on am·mer.t.•~ né limi– ti, né censure. E' un errore il credere che tutti gli in t&il~l· tuali ed i tecnici, pel solo fatto che non sono o– perai manuali, siano dei bO':gh·esi e dei. ,conser– vatori. Ve ne sono certo anche di questi, in quan– to hanno idee borghesi e conserv~trici, come ve ne sono di quelli che hanno idee riformatrici, .pro– letari•e e rivoluzionarie. Ma anche quelli che non si occupano di politica, per J.o pl1i accettano pas– siva,mente ii regime dominante isem<plicemente per– ché assorbiti da un altro genere di idealismo. Molti di essi penseguono con una tenacia, una fe– de e uno svirito idi sa,criificio, S[l)esso non inferi·O– ri agli altrui, i propri ideali artistici, professio– nali~ scientifici, tecnici, ecc. Si pu6 osservare ,nfatti ohe mentre gli operai vanno al socialismo per realizzare una societa più egualitaria, più giusta e pi1i liibera, ]'a,rtista che va al socialismo et va ,con la convinzione che il regime socialista permettera alle mass<i di affina– Te il loro gusto estetico e aprira nuovi orizzonti allo sviilliJ),po delle arti: il medico vi spieghera co– me il regime socialista con op.poi-tuni provvedi– m6r.ti profila,ttici e con tutti i ritrovati della sc ienza medica avvantaggeTà grandemente l'i~ie– ne e la salute pu,b!Jlica; l'ingegnere Yi dira che il regime soclalista. sara. una società urgauizL'ata tecnicamente in modo perfetto. Insomma, ognuno di questi intellettuali cerca nel socialismo la, rea– lizzazione e ii 1pei,fezionamento del suo ideale ar– tistico, scientifico o tecnico. Quanti intellettuali vivono una vita disagiata che non supera di mol– to qu ella di modesti OIPerai, mentre fann-0 la f-0r– tu.na di grandi imprese industriaJi, o lasciano al– Ì ',umanità opere monumentali di valore inestima– bile; e vivono indifferenti :a quanto avviene in– torno a loro, completament<i asso,rbiti dal loro i– deale e dallo scopo che si son prefissi di raggiun– gere. Un teDl!Po, allorquando i socialisti non ~veva– no la, pretesa idi fare del socialismo una scienza, allorquando non era il loro ancora •un ideale e. sclusivam-ente ai classe, ma la sintesi di tutte le aspirazioni alla realizzazione di una società supe– riore e ideale, 1ntellettuali e tecnici affluivano. a,l socialis,mo per vlvel'e in ess,o la "loro vita". La prevalenza della ~eoria d<il determinismo econo– mico nel movimento socialista, la snbordinazione di tutto a fattori materiali, ha dissecccto quasi completamente questa fonte, ed ha fatto di mol– ti intellettuali degli avversari o degli indifferen. ti di fronte al socialismo. Gli avvenimenti del dopo-guen-a, sia' in Russia che in Italia, cl ha,nno dimostrato che se é ,<pos– sibile fare la rlvoluziione e distru,ggere l'attuale rngime sociale senza il concorso degli intellettua• li e ,dei tecnici, é per6 impossibile pensare. alla ricostruzione senza il loro concorso volontaT10. L'errore dei comunisti russi era ed é un eTrO– re dipendente dalle loro premesse teoriche, ~ggra– vato 1dal sistema ditta,toriale. I comurnst1 rnvece .di avere negl! intellettuali e nei tecnici dei col– laboratori scelti, capaci di fondere il loro lavoro ·con quello del contadini e degli oU)e~ai, se?ondo la geniale sintesi del nostro Kropotkm, e lll un comune sforzo fecundo forgia•re un !lUO•vo mor~– do non sono riusciti che ad assoldare squadre id1 "r~utiniers'' che obbediscono agli ordini, che ser– vono chi 11 paga,, ma che sono illl;Potenti a crea– re. Quei pochi intellettuali e tecniei che. in un primo tem·po avevano aderito. all_a rivol1;1z10ne, a poco a poco si sono appartati d1sgustat1 o sono BibliotecaGino Bianco S'l'UDI t:;OClALI stati obbligati a,d allontanarsi. Il lento pro– gresso 'industriale della Ru-ssia, i complotti e le mene controrivoluziona-rie c·he giornalmente si scoprono nell'organizzazione dell'industria russa, -malgrado la vigilanza oculata della "G. p U.'' sono Ja dimostrazione palpabile -delle nosti:e as– serzioni. La cons·e,guenzia ·dei regime -dittatoriale e della, profonda divisione fra contadini, c,perai e intel– lettuali, é che oggi, in dodici anni daJJa rivolu– zione d'-0ttobre e in nove anni adi pace interna, i comunisti sono stati incaa>aci non solo di realiz– .t.aTe, ma di inizia-re sola-mente, la ricostruzione della so.cieta in senso egualitaT.io e social1sta; e ci6, senza contare che in Ru,ssia, 11011esiste liber– ta al,mna, ,Ja proprieta privata vi é stata ristabi. lita e le condizioni d'esistenza materiale dei la– voratori n·on hanno ancora raggiunto il livello di ;prima della, guerra. J:,o scrittore rumeno Panalt !strati, che no11 é .certo ostile alla rivoluzione russa e ai comunisti, dopo av<ir \soggiornato in Russia· qualche anno, nella sua ultima opera trado.tta in &pagnolo col titolo ''La Russia. al Desnudo", cita una lunga serie di testimonianze, di documenti officiali, di resoconti 1d! ,::ongressi, di articoli di giornali per illustrare le condivioni reali della Russia. Per quel che 1•iguarda le eondizioni dell'operaio noi non abbiamo <:be J'>mlbarazzo della scelta nello stralciare qualche bra,no. "Basta sa,pere come il ,proletariato é allog– .giato vestito e nutrito per avere un'idea a·ppros• simativa del valore ,del suo salario. Egli ohe di· spone per allo.g,gio in una baracca, o in uno stan– zone idi uno .sipaLl!odella "dimeusione idi un fere– _tro", nell'am<biente già descritto - che ricorda terribili pagine di Dostoyevski - é vestito e ali– mentato in maniera ,equivalente. Non ha che po. chi stracci che porta ~esso in un involto, ben raramente in una valigia, o in un baule. Se gli si dicesse che ·nei ·paesi ~a,pitalisti la maggioranza degli operai hanno un piccolo a·pU)artamento per essi e per le loro famiglie, .con al.cuni mobili, con un letto e delle lenzuola, una tavola, e delle se– die, alle volte un a rma.dio , s·pesso una bicidetta, senza parlare dell<i ca.se di una parte privilegia– ta de1ia classe operaia n ei .tliversi paesi, egli non lo crederebbe. I giorna,li e gli oratori ufficiali (e non ce ne sono altri) gli assicurano che i suoi fratelli all'estero srtanno in una situazione peg• giore 1della sua e, alla lunga quest'opinione, aven– do essa sola diritto di citt8Klinanza, finisce col– l'im1porsi. Il proletariato russo é un proleta,riato nell'espressione più implacabile della parola. Non possiede veram,ente che le sue braccia, quando la OT1ganb.Jzazionesovietica del lavoro non ne ha fat– to, un mutilato''. Di fronte a questo toccante fra,lllJllento del tra– gico e desolante quadro ohe l'I,;trati fa delle eon– dizioni idel prol·etariato russo sotto il regime del– la cosidetta "dittatura del proletariato", c'é tutta una nuova classe dirigente formata dai ca,pi del– la burocrazia, dell'esercito rosso e della polizia, che fa di tutto per consolidare e perpetuare il suo dominio. A somiglianza d•elle monar,chie e del– le 1 'reprnb1bliche borg.hesi", sono stati istituiti or. dini di decorazioni e onorificenze ·per ricompen– sare i più zelanti servitori del regime co·munista•, e speciali privilegi sono stati recentemente accor– dati ai membri dell'esercito rosso, della polizia e delle loro rispettive famiglie. --o-- 1Rie.pilogando: Il determinismo economico e i conflitti di claiSse che esso genera sono impoten– ti a suscitare la volizione e la fede socialista 111el proletariato, il qu&le man mano che migliora le iproprie condizioni si lascia assorbire dalla clas– se •borghese. I comunisti in Russia, abbandonando di fatto la concezione detenninista, han potuto fronteggia– re la degenerazione riformistia. e spingere le mas– se a nuove conquiste 1rivoluzionarie; ma queste vennero annullate dalla pretesa di volere, con u– na dittatura di ferro, i-egolare lo svolgimento del– la rivoluzione ispirandosi alle teorie de1 detenni– nismo economico. Attraverso una serie di con– traddizioni continue fra, le esigenze della realta e Ja fedella alla teoria, i comunisti sono arrivati al ripristino della pr~prieta privata e al dominio di una nuova casta. E la rivoluzione russa, che tante speranze a,veva suscitato fra gli oppressi di tutto il mondo, é perduta se non riprende i1 suo corso con uu nuovo slaneio, travolgente domina– tori vecchi e nuovi, e se, ispirata da sentimenti di liberti e di eguaglianza economica e sociale, non sappia scuotere ed animare non una sol~ cla,3se, ma tutta ·l'umanita che soffre e ohe aspi– ra a un miglior avventre. IV DETERllIIKIS~[O E A,NARCHIA A leggere le collezioni dei giornali, i libri e gli opuscoli di propaganda degli anarchici 1•ivolu: zionari che sono la quasi totalita., pare che s1 sia ser:ipre alla vigilia de!1a rivoluzione sociale, perché secondo loro Jo svilu,pp_o dell'i~dustr'."'' l'invenzione di nuov-e macchine, 1 prod1g10s1 p10- gressi materiali della produzione, la foTmaiiione 7 di trust e di .monopoli, le guerre, la mi,seria, la disocempazione, ecc rendono la rivoluzione inevi– tia.bile a breve scaidenza. Questo si r>pete dai prin– cipio del nostro movimento ed é la migliore di– mostrazione dell'enorme influenza esercitata dal– la teoria del dete1•111inismo economico nel nostro caimJpo. Per· questa ra,gione noi ci siamo dilunga– ti a dimostrare che il determinismo econo,mico per se stesso é impotente a risolvere la questio– ne sociale, pur essendo il progresso materiale deJJa produzione uua condizione del successo e degli sviluppi della rivoluzione in senso liberta– rio. Ma, al determh1ismo economico gli anarchici ,hanno associato il fattore naturalista. E se il !at– tore economico deve contenere in sé la foTza ani– matrice, in virtù della quale il socialismo fata!. mente diviene, per il determinismo degli anarchi– ci questa forza, misteriosa risiede nella Natura che operera la trasformazione con la rivolu7\ione. Malatesta rilevava, molto giustamente, in "Pensierd e Volonta" che "Bakunin oppose la Natura a Dio non accorgendosi che la sua Na– tura era in fondo un altro nome di Dio." "Chiamate questo (la Natura) Dio, - l'asso– lnto se questo vi piace - scrive infatti Bakunin - poco me ne importa, sempre che voi non dia– te alla parola Dio altro senso all'infuori di que– sto: la, combinazione universale naturale, neces– saria e reale per6 in nessun modo predetermina– ta, né preconcepita, né precvista - delle azi-oni e delle reazioni particolari che tutte le cose real . mente esistenti esercitano incessantemente le u– ne sulle altre." "AlJ)profonderudo il senso deJle :pa– role Jeggi naturali - aggiunge Bakunin - noi trovere1no che esse escludono in modo oosoluto l'idea e la possibili\:i stessa di un creatore, di un ordinatore, e di un legislatore, perché l'idea di un legislatore esclude a sua volta in modo al– trettanto assoluto la inerenza delle leggi neUe cose; e ,dal momento che una legige non é ineren– te alla cosa, che governa, é necessariamente, in relazione a questa cosa, una 1'egge arbit1•aria, va– le a dire, fondata non nella sua propria natura ma nel pensiero e nella, volonta del legislatore. Di conseguenza ogni Jeg,ge che emana da un l<i– gi-statore, sia esso umano, divino, individuale o collettivo e quand'anche fosse nominato dal suf– fra,gio universale, le sue leggi sare'bbero dispoti: che necessaria men te di&potic'he e estranee agli uod,ini e a,lle cose che deve diri,gere; n-on son leggi, ma decreti ai ·quali si obbediisce non per necessità interiore o per tend<inza natu•·aJe, ma perché vi si é obbligati da una forza esterior?, divina od umana, deci-eti arbitrari ai quali la i– pocrisia socia-le più incoscientemente che coscien– tem<inte da ar,bitrariamente il nome di leggi." Baku1~in concepisce il progresso come cosa in– •sita nella natura stessa, determinato da leggi na– turali alle quali nessuno :pu6 ribeJJarsi, e deve necessariamente a•ndare da uno stato meno per– fetto ad uno stato più perfetto. L'uomo, sorto dall'animalita tende fatalmente all'umauita; l'u– manita non sara tale che quando l'uomo _sara completamente libero, vale a idire in ana,rch1a. La ribelJi.on<i contro tutto quello che viene or– dinato esteriol'mente dall'individuo é o·bbedienza alle Jeg,gi della natura: Ja ribelione, é in sostan– za, una manifestazione della legge nat~nale, é la courlizrione nec-essaria del pT-0gresso dell uomo ver– so J'umanita e verso la trasformazione deJla stes- sa Natura. . Da ci6 Bakunin ha tratto Ja, teoria della rivo– luzione permanente, il suo radicalis1no ri_voluzlc– nario e nichilista. La rior1ganizzazione sociale dal basso in alto aJl'indomani della rivoluzione non lo preoccupa molto perché essa sara la conse· guonza naturale delle masse insorte. Pisacane la pensa su peT giu' allo stesso m~– do, e alla domanda di ci6 che egli intende sost1_– tuire all'attuale regim-e a rivoluzione avvenuta_ T!· sponde: ''Non sono questioni che deve ~a,rs1_ ~1 rivoluzionario, né che si fanno le molt1tl1~1n1. Quello addita Ja causa dei mali e gli ostacoll a'. bene puibblico; queste irr-0m1pono _come marosi mugghianti e li rovesciano. L~ soc10t_a., ?ome lP acque che tendono semure a 1Ivellars1,_ rrprend~– rà da sé l'equilibrio.', C. Cafiero ha scritto un 11- bro peir dimostra-re che la rivoluzione é una leg- ge naturale. . IJ grande progr<isso tielle scienze naturah av venuto nel principio -della seconda meta de_! se• colo scorso attirò l'atte1rnione tli Kropotkrn 11 quale credette di vedere una stretta_ rel~z1~n.P fra i risultati di questo progresso e I prmc1pn anarch ici ",L' a.na~ ·chia, Tappresenta un tentativo ~ se_co1:– do Kro,potkin - di applicare le genera~1zzaz1on1, ottenute col metodo induttivo dedutt1~0. deHe s•cienze naturali all'apprezzamento rdelle 1,shtuz10- ni umane. E' p~re un tentativo di preved~re, sul– la baise di questo apprezza.mento, il .can11n1no del– J'nrnanita verso la libertii. l'eguaglianza e la fra_– tellanza. per ottenere la più gran somma poss1b1- le di fe!ic1ta per ciascuna deJle unita nelle socie– ta. umane.i, (La fine al prossimo numero.) TORQUATO GOBUI.

RkJQdWJsaXNoZXIy