Studi Sociali - anno I - n. 6 - 10 luglio 1930

4 Infiltrazioni borghesi nelladottrina socialista Da un po' di tempo In Qua, i soc'ialisti riformisti, per giustificare la Yia di rinuncie per la quale si sono messi, hanno Cominciato a modificare oltre che la tattica anche le teorie del socialismo. Cosi poco per volta una quantlta di icloo e anche di pregiudizi morali, politici ed economici essenzialmente borghe– si si sono infiltrati nella dottrina socialista. E quanto sia grave questo fenomeno Io si compren– de subito, se si pensa che esso si manifesta orma1 non soltanto tra le frazioni pi(i moderate del parti– to socialista democratico, ma comincia ad Intaccare anche le nitre !raz,oni che si vantano pi(i rivoluzio– narle ed intransigenti. Per esempio, perfino Arturo Labriola, il noto so– cialista Intransigente ·;tallano, tempo addietro - se– condo che riferirono I giornali - sostenne In una sua conferenza che "il problema che urge e Importa risolvere non sia quello dellà distribuzione de>lla ric– chezza, ma di organizzare razionalmente la produ– zione". Questo é tale errore, su cui é bene soffermarsi, per– cl1é compromette le basi stesse della dottrina socia– lista, potendosene dedurre logicamente conclusioni tutt'altro che socialiste. Da Malthus in qua, I conservatori di tutte le scuo– le han sostenuto che la miseria non deriva dalla in– giusta distribuzione della ricchezza, ma dalla limi– tata produttlvlta o dalla deficiente industria umana. Il socialismo é, nella sua origine stor!C"a e nella sua essenza fondamentale, la negazione di quella te– si; esso é l'affermazione recisa che 11 problema so– ciale é innanzi tutto una questione di giustizia ~o– ciale, una questione di d'istribuzione. Ma da Quando i socialisti hanno cominciato a patteggiare col pote– re e colfe classi possidenti, da quanào cioé han ces– sato d'i essere socialisti, si son messi essi pure, con forma un po' piu moderna, a sostenere la tesi dei conservatori. Se la tesi sostenuta dal Labriola fosse ''era, S'areb– be allora falso che l'antagonismo tra padron! e o– perai sia lrreduttiblle, poÌché esso troverebbe una so– luz'lone nell'interesse che troverebbero i padroni ed i salariati di aumentare la quantita dei prodotti: sarebbe cioé falso il socialismo, almeno come mezzo attuale per risolvere il problema soc'lale. Ed infatti, gia abbiamo inteso Turati sostenere che gli operai debbano negli scioperi badare a non rovinare il pa– drone e la sua industr',a; e, prima di Turati, Ferri aveva ·dftto che I socialisti dovevano favòrire !"ar– ricchimento dei borghesi; e tutti I piu dist'inti rap– presentanti del socialismo democratico italiano ci van rintronando le orecchie con l'interesse che avrebbero 1 proletari italiani ad essere governat'i da una bor– ghesia ricca, cirile, "m:oderna.". Questa nuova predicazione del socialist'i, chè len– -de :i. far abbadonare al proletariato cosclent:e la via -maestra della lotta di classe e ricacciarlo nei vicoli senza usc',ta del riformismo borghese, é tanto piu pericolosa In quanto prende a p1-etesto un fatto ve– ro, quello della Insufficienza del prodotti attuali a soddisfare anche In limiti ristretti i bisogni di tut– ti, e, dopo aver Impressionato Il pubblico con la di– mostrazione di quel fatto, con un p1ccolo espediente sofistico cambia lo effetto In causa e tira senza pare– re !e erronee conclusioni che servono ai suoi scopi. Occorre svelare li sistema. E' certo che la produz'l"'1e in generale, ed in ls1ie– cle qnella delle cose di prima necessita é scarsa, i'n– sufficlente, quasi ridicolmente piccola di fronte a quello éhe dovrebbe e potrebbe essere. L'affamato che passa davanti ai magazz'ini rlboc• canti di generi alimentari, colui che manca di 'tutto e vede gli sforzi che !anno i commercianti per ven– dere della merce troppo abbondante ·per le r',chleste del pubblico, possono credere che della roba ce n'é in abbondanza per tutti, e che solo mancano I -mezzi per poterla comprare. Degli anarchici, Illusi dalle cifre piu o meno cabalistiche delle stat'istic11e, e for– se anche per a,·ere nella propaganda un argomento Impressionante, e d'i facile eomprensione per le mas– se Ignoranti, han potuto sostenere elle la produzio– ne effettiva supera di i;ran lunga tutti i bisogni razio– n11,ii,e che basterebbe che Il popolo ne prendesse pos– sesso perché tutti potessero vlv~re nell'abbondanza. Ed n' fatto del ricorrere delle crisi, cosldette di oovra– produzione (vale a aire il lavoro che manca, perché 1 padroni non trovano da vendere I prodotti che 1ian– no accumulati) aiuta a confèrmare nella mente ·del– la generalita queste !mp1•ess,ioni 'stiperficlall. Ma un po' di critica. fre<ldll. ·fa ~ub{to 'COÌÌlpièndere, BibliotecaGino Bianco STtIDI SOCIALI xzr ---r che questa pietesa grande rlccfiez•fa ileve e'iìl!<lreuna illusione. Ci6 che cons- la gran m-assa del popolo é tiisiir. ficente a soddisfare i pi(i elementari bisogni: l'Im– mensa maggioranza degli uomiui mangia poco e male, é mal -vestita, male alloggiata, mal provvista d'ogni cosa; molti muoiono liddirittura di fame e di freddo. Se davvero si produèesse tanto da bastare a fotti, J)Oiché l plu non consumano abbastanza, do– ve mai s'i ammasserebbero gli ~ccedentl annuali del• la produzione? E per' quale inconcepibile aberrazio– ne I capitalisti, i qual! fannb produrre per 'ven'clere e ricavare un prcmtto, conC.nuerebbero a far produr re ,juellb che non possono vendere?, l'er la concorrenza che i capitalisll si fanno fra loro e l'ignoranza In cui ciascnno é della q\Jàntlta di prodotti che gli altìi possono In datò momentò mettere sui mercato, per lo spirito di speèuiazione, per l'ingordigia ili guadagn.o é per errori di prèv!– sione pu6 avvenire e avv'iene spessissimo, spécle nel– le Industrie manifattu~lere dove pi\\ elastica é la potenza produttiva, che si produca piu di quello che é richiesto In un dato momento; ma tosto viene la crisi, la sospensione di lavoro a l'istabillre l'equili– brio: - e aUa lunga, noFmalmeùte, noh si prod-uce che qilello 'che si consuma. E' li cònsumo che gover- na la J,lròduzion·e e hon vléeversa. · · Del resto in fatt'o di prodotti '-alimentari, che so– no quelll di plu vitale imporbt~a,. basta vedère qua– li t'err'ibill consegueifz'e produce nel paesi agrleoll una raccolta mancata, per essere conYlntl éhe, man– giando cosi male come mangia la i;'enemllta, appena si produce quanto ·basta per andare -avanti -da un anno all'altro. Se tutta la massa delll1. ricchezza prodòtta annual– mente, e di cui oggi plu che la meta va al p'iccolo numero del caplfalistl, fosse distribuita egualmente fra 'tuttl,~a 'cò-ndizione del !av~ratore si troverebbe 1111- glioràfa di 'pocò; cd ancorit, la 'su·a parte si troverebbe aumentata non nelle cose necessarie ma in mlile nln– noh poco meno che Inutili quando non dannosi addi– rittura. In quanto al pane, alla carne, alle case, ai Ve– s!it! ed altre cose di prima necessita, la pane che i ricchi consuma-no In eccesso o sciupano. distribuita rra le masse Innumerevoli, non farebbe cambiamento sen– sibile. Dunque, la produzione é Insufficiente e conviene aumentarla: s'iamo d'accordo. Ma perché oggi non si produce di piu? Perché tan– te terre incolte o mal coltivate? perché tante mac– chine Inoperose? perché tanti ,operai disoccupati? Percbé non· si tabbri 0 ano -casè per tutti, aòltl pér 'fu't– t! lièc., girando àbbnndano I tnate'.rfali pèr farlÒ. 'e gli ·uomln! capaci 'e vogliosi 'di 11tillzzare quei mal;irlal(? La ragiqne é chiara, e non ·dovrebbe i·ittsel'Ì- nuova a chi •si dice 'socia11sfa. -Ed é che I 'inezzi <Il p1:oduzto– ·ne, suolo, mater'iè Prime, •slruinentl di 1livoro, non iono nelle -mani di coloro ebè ,banno bisogno del {H'O· dotti, ·1na appartengono invece In proprteta pr1vata -ad 11n Piccolo numero di persone che se ne servono , per far lavorare gli altri per loro conto, e solo· qu~l tanto e in quel modo che conviene al loro proprio interesse. · · Oggi l'uomo non ha diritto a nessùÌ1a parte del prodotti per il fatto solo che é uomo: se mangia e vive é solo perché il capita!.Jsta, Il possessore del ·mez– Z-i di produzione, ha Interesse di farlo lavorare 1>er poterlo sfruttare. Ora, il capitalista non 'ha Interesse a sviluppare la produzlon'e al di la di un certo ·11mlte, >anzi é inte– ressato -a che vi sia sempre una re1atiYa caresfia. In altri termLnl, egli fa .produrre fino a che pu6 ven– dere I prodotti plu caro di Quello che gli costano, ed aùmenfa la proiluzlone flho a che parallelamente au– mèiitano 'i suòi prorittl; ma 'qilandò vede cbe per Vènderè dovrèb'be ribassare ·trbppo 1 prezzi I, 'che ni:b– bondanza menerebbe ad una diminuzione assòluta dèÌ. prot!tto, egli arresta la 1>1-oÌlui!one •è niagari - come ve n'é mille esempi - distrugge una parte dei •prodotti d'ispo.nibili per tauineìifare li v-'!Ìlor-edella par– te restante. Pèrcl6, se si vuole che la 'produzione <iresca fil mo• do da potér 'soddisfare 'Pièrrameiite i 'bisogni al tut• ti, 'é rrece-iisarlo che essa sfa -fatta appunto In v'ista dei bisogni da soddisf'are, e •non •gla per fl profitto par– ticolare di alcuni. Bisogna che tutti abbiano diritto •a godere dei 1>rodottl; blsognll -che tutti abbiano di· -ritto ll.d usare i mezzi di produzione. 'se chiunque ha -fame •avesse ·diritto a. prendere il p1.ne , bisognerebbe bene raril In mòdo cbe vi fosse pane da sazfare tuCtl; e 1e· terre -•i 1netterèbbèro In cÒ!tura, -ed iii mef<idl-àntfgtiatl ·s1 -sostftitirebbefo me– todi di éoltura -plu i>rodiittM. Se ftiveée, éome ·oggi, lè rlcclfeite t!sl_stèntl fn )~ezzl di -i>foduzl~nè -ed in -prodotti -accumu1atl ,tppài'féngénb àd uria 1 clas'se 1 spe– cfale ·ct1 iieréoliè,1e .:'qÙeste. '.elaee, ;p~ ~i .=tut'{o,. pu6 fa!- prendère a fucilate gli affamati che grida– no troppo, la produzione cnntlnuera ad arrestarsi al limite segnato dagli interessi capitalistici. In conclusione, la causa della scarsa. produzione é, oggi, la limitata distribuzione; e se si vuol distrug– gére l'effetto, bisogna distruggere la causa. Con ehè resta dimostrata la tesi socialistica, che Il problema della miseria é Innanzi tutto una. qnestlo– ne di distribuzione. ERRICO MALATESTA (Dalla ,·ivts'.ta "Il Pensiero" di Roma. - N. 10 del 16 m.aggit, 1905. - pag. 148). Dellevie dell'.Anarchismo e del Carattere L'livvenire é degli ardimentosi e del forti, sic– ché a noi stessi esao riserba ci6 che noi avremo sapu_ to conquistare od edificare. E le vie sono infinite, come sono Infinite le possibilita d'un individuo e li· limitate le varieta degl'individui stessi. E' assurdo domandare a un compagno che rinunzi al suò _aggettivo preferito, nlla sua intonazione, nlla sua inclinazione, alla sua tendenza. Sarebbe fuori dell'anarchismo la rinunzia in tal caso, come fuori sarebbe l'Imposizione. E significherebbe castratura, poiché ciascuno pu6 essere potente In sé otesso e llel– l'orbltà naturale della sua personallta, ma ciascuno pu6 essere 1natt1vnto e Inabilitato con la deviazione e la sopraffazione. Gli uomini, sono in certo senso, c·ome I pianeti e gli astri, mentre la stessa loro armo– -nia non pu6 stabilirsi che per coordinazione sponta– nea. e quasi casuale. SI Di(tl esseere calmi o veementi; si possono tenta– re le vie della pace o quelle della piu esace,·bata vio– lenza; si pU6 istituire una sçuoia o distruggere un templo; si pu6 adottare il nome di S. Francesco o quello di Satana. Ci6 non conta: al di sopra del gusto di clàscuno, a trarre le conseguenze, rimane la t·eal– ta con a suo peso falàle. Ma ogni Individuo pu6 fare di òé un monumento, ogni ln{livlduo, vil·encio la sua vita, pu6 scavare una strada, illuminai-e un cammino, dare al mondo 11 senso dell,ordine nuovo e pesare, pesare cnormen1en– te. E non es·,ste, sicché, la necessita di organizzarsi ìn partito, non esiste, sopratutto, la necessita di tnet– ters! d'acc01xlo, né di pensare allo stesso modo e di parlare, sperare, disperare e morire allo atesso mo– do. L'avvenire deil'anarchia é al di la di questa con· cezlone. Cl6 che necessita é il senso della personaiita: un senso piu sincero e piii profomlo, che riveli il dio nell'uomo. E, francamente, come si pu6 presumere di essere altrimenti efficaci? In un'epoca di decadimento e di scetticismo, di pe-rvertimento e d'ignominia, nell'ac– casciamento bestiale delle masse, nell'insorgenza trionfante delle pi(i brutali tirannie, nell'affermazio– ne oste'ntata della. pl(i grossolana. ingiustizia, le 111ez- 2e figure, i mezzi caratteri nulla possono fare, In nessun. senso, poiché nulla possono significare. Le loro buone intenzioni sono neutralizzate dalle ecces– sive preoccupazioni, dalla timidezza, dall'andamento torpido ., della dappocaggine, sicché in deffnlttva, poveracci, questi compagni non possono essere che vittime, per col1>a(!ella situazione e di sé ~tessi. .Ed ecco come ineluttabilmente s'impone la neces– sita delle grandi Yolonta, dei grandi caratteri, d'i co– loro, insomma, che dovrebbero fare i grandi oquarcl e fendere, in un modo o nell'altro, questa spessa atmosfera di villa e di delitto. Né, rorse, é necessario cbe ci6 avvenga. per le Vie della. v'lolenza, ·mentre l'uomo - e per osso l'ana.r– ohlco - pu6 edificare con la dolcezza opere aitret· fanto i;randi che con la rudezza. Ma Importa si faccia =sul serio, in un senso o nell'altro, ciascuno per ~on– to suo, da ~olo o con gli a!finl. Senon<The, per lare sul serio, bisogna o essere rgià. seri o "arrivarci, mediante uno sforzo poderoso è ùn'adatta ·educazione, che apportino l'integrita del 'eàratfere e ùn'ossatura di ferro, Insieme con la ca– :paolta del sacrificio e la volonta di realizzare. -E poiché ~il ·nostro concetto di serieta é :nllle tni– 'glla rontaho aa1 co!Ìcetto -banale, che ùi essa ba 1a - -gener-&Utli,-i<ltenlamo quasi -che gli uomini seri siano •Ìli lii 'da venire -ed annettiamo al problema deJl'edu– •èazf6ne. nel ·senso ili formazione del carnttere_ un'lm– . polifanz'a -eaplt&re.

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