Studi Sociali - anno I - n. 2 - 16 aprile 1930

modo che "nuove guerre debll'ono essere Impossibili seuza rivoluzioni". Fema"do Palazzi: LE7'TERATURA CONTEMPO– RANE,L. - ("L'Italia che sc.-ive", di Roma. - n. 2, di febbraio 1930). Sarebbe rano cercare nelle riviste italiane argo_ m~ntt di carattere rivoluzionario. Quelle che si pub– bl!cano d1!,Ire.sto sono tutte rivlsle borghesi, assai lontane da noi. Per6 qualche volta. qualche scrittore, senza volerlo, dice cose che rivelano stati d'animo, situazioni spiritual! che pu6 essere interessante co– gliere. Per esempio In queuta rivista bibliografica ca– pitataci tra le mani, iJ Palazzi nel fare la recensio– ne di un romanzo di Riccardo Balsamo Crivelli "Ven_ gan quattrini", fa sapere senza accorgersene che in Italia anche uno scrittore sereno e gaio, com'era il Crivelli, é diventato d'un pe,Aaim!smo disperante, - e,·1ùentemente a causa dell'ambiente In cui vive - t,,nto da non veder piu il mondo che come un in– sieme di "meschinissimi personaggi che litigano me– schinamente Intorno a un gruzzolo di quattrini e tut– ta la vita subordinano ad esso". Questo mondo non sarebbe per caso Il mondo ... fascista? L'autore della recensione reagisce con ragione con– tro quetlto pessimismo, perché non tnltl gli uomini sono cosi meschini, come, aggiungiamo noi, non tuL ti gli italiani sono fascisti. Egli nota che nel roman– Zù del Crivelli: "I protagonisti sono degli amorali, e Io scrittore non ba separato troppo nettamente que– sti rari esemplari della raz"8. umana dal resto del– l'umanita., da far capire che egli ha creduto di rap– presentare soltanto uno spicchio, e anzi un tenuissi– mo spicchio di edaa. A.nzi par che voglia quasi farci Intendere che l'umanita é tutta cosi. E questo noi rifiutiamo di credere ... " "Questo che io dico - prosegue phi appresso il Palazzi, - investe problemi troppo alti e che non si possono discutere in poche rig<J1e. . Ma per spie– garmi con poche parole. . . dir6 che in genere Il ve– rismo piu verista -, pensate a Verga a Zola, a eh.i volete - anche nel descrivere Il brutto della vita, il pedestre, li cattivo, vi ha sempre messo tanta anima e tanta passione propria, che quel brutto e queJl'Un– mc,rale si elevava nella fantasia-e nella passione del– l'autore sino a raggiungere il sno livello naturalmen. te tt!periore. . . Oggi ml pare che si faccia qualche cosa di peggio di quel verismo: si abbassa se stessi a! livello delle cose meschine e , Ili, con un gusto !h– dico di scendere, sempre plu in basso. Ecco: non é Il pessimismo, é iJ cinismo cbe cl dispiace In questi romanzi". Non sappiamo se il giudizio dell'A. •a esatto nel ca– so putlcolare. Ma se, In generale, la letteratura ri• specchia !'ambiente da cui scaturisce, che altro po– trebbe scaturire da un ambiente meschino, cattivo, vile, amorale, cinico come quello deJla società fascista unica visibile In Italia? IUviste di lingua fr1111ce~e Le&n Treith: Il, fl5. ANNIVERSARIO DELLA VERGINE ROSSA - (Les Nouvelles LUteraires" di Parigi. - n. 378. dell'll gennaio 1930). Luisa Miche! l'anarchica e rivoluzionaria ben nota, meri li 9 gennaio del 1905. Il 25.o anniversario di questa data dolorosa é stato quest'anno ricordato ne "Les N. L" dallo scrittore Leone Treich: tribuna ed autore ben lungi dalle Idee di quella che f'u chia– mata al suol tempi "la Vergine Rossa". Magglor– mfnte vale la pena di segnalare questo scritto, che · pieno di commoEtia simpatia per l'eroina della Co– mune. "Luisa Miche! - dice !'A. - quella che la Jeggen_ da ha battezzato la Vergine Rossa, non era in real– ta che la piu tenera, la piu candida delle donne, la plt\ disinteressata ... "Maestra di scuola a Batlgnolles, la Comune }'en– tusiasm6, vi si mescol6, fu fer! ta sopra una barri– cata, arrestata, gettata in prigione, aeportata nella Nuova Caledonia con Rochefort ed altri comunardi. Ln sua bonta ammiral)Jl<, le conquist6 tutti i cuori. qnelli del forzati e quelli perfino, - ch'é piti diffi• elle, - delle guardie carcerarie. Quando usci dalle prigioni di Saint.Lazare (dove ella pass6 piu tempo a parecchie riprese) la superiora delle monache della prigione, disse piangendo a Séverlne, che eta venuta a cercare di Lui!it: "Come siamo dolenti di vederla andarsene! Quelli che !'banno deviata banno avuto gran torto. Essa si che ave,·a la vocazione!" Questo era Il l!ngnaggio di una monaca, natural– mente, e non poteva essere diverso; ma dice quanta ammirazione Luisa ,juscitava anche nelle persone pili avverse aJJe sue Idee. Ma I' A. aggiunge un altro epi– sodio caratteristico, riguardante il futuro "Tigre" Clemenceau, che non aveva certo uno spirito mona– cale: "Clemenceau andava spesso a vederla nel suo pic– colo alloggio di Montmartre. Un giorno cl trov6 un ucmo, un disgraziato miserabile e assai poco interes_ s:.nte cui Luisa Miche! stava servendo da mangiare. Era cosi tacile abusare della sua oontli.! Clemenceau le disse: Ma non sapete che queJJ'uomo é un ladro? - Luisa Miche! spalanc6 i suoi grandi occhi e ri– spose: Ma egli ha fame lo stesso!" Piu appresoo l'A. enumera gli scritti 'di L. Miche!._ che furono parecchi In prosa e in versi, poi.ché, mal– grado la sua vita agitata, ella aveva sempre conser• vato l'amore per la letteratura. BibliotecaGino.Bianco STtJDI SùdlA.tt Jacques Mes1>ir : GHEZZI RESTA IN PRIGIONE. _ ("La Rév0lution Proletariem,e", di Parigi. - n. 92 del 15 novembre 1929). · Poiché, malgrado siano passati quattro mesi da quando fu scritto questo articolo, il compagno Fran– cesco Ghezzi continua a restare in prigione in Rus_ tlla, l'articolo di Mesnil conserva tutta la sua attua• lita, purtroppo! Lo riproduciamo quasi integralmente: "La petizione degli Intellettuali francesi amici del– la Russia Sovietica (il primo firmatario era Romatn Ilollat.d) in favore di Francesco Ghezzi. fu conse– gnata a Parigi, all'ambasciata dell'U. R. S. S. nel lu– g:io scorso; ma é rimasta senza risposta. Ghezzi, l'operalo italiano perseguitato dal fascismo per le sue idee rivoluzionarie, é in prigione, per ordine "della Guépéou per le medeslime idee; e non si ba il corag_ gio di fargli un processo che rivelerebbe cbe é uni– camente a causa delle sue idee cbe lo si perseguita in Russia. "Ghezzi resta in prigione. Quest'operalo avido d'I• struzione non pu6 avere a sua did{)osizione, libri ita– liani O francesi. E' per lui una grande privazione, ma non gli si permette di averne, né dI farsene venire dal di fuori. "Io raccontai g!a in altro articolo che Ghezzi llta– bllitosi in Russia nel 1922, aveva cominciato a coL tivare con alcuni compagni un piccolo pezzo di terra in Crimea, vicino a Yalta, prima di venire a cercar lavoro a Mosca come operaio. Due di essj erano re– stati laggiu dopo la sua partenza, due sfuggiti anche !ero al fascismo, due coraggiosi di cui si raccontano le evasioni e gli atti di valore. Essi si ostinavano a lavorare la ,terra, senza utensili, senza aiuti, senza riserve. Degli amici si erano quotati per comprare per loro un asino; ma essi han dovuto mangiarsi la somma ricevuta. in un momento di crisi. Avevano continuato a lottare magri ed ossuti, ma sempre di buon umore, benché non avessero sempre da calmare la fame .Nonostante, quest'anno, han dovuto rinuncia– re all'impresa dopo sette anni di sforzi, cacciati da un fiscalismo scbiacciante. Eppure essi non sono del "Kulacs". "La sorte di ques.(i lavo1-atori dà la misura dell'L pocrisla della sedicente dittatura del proletariato in Russia. E' la casta burocratica, sono i profittatori della Rivoluzione che interpretano la volonta del proletariato; ,ria In quanto ai proletari autentici, se vcg:tono dire la loro parola ed osano esprimere, una opinione che dispiaccia a lor sign0r} li sl affama o getta in prigione! "Se I proletari del mondo Intero ,li lasciano oanzo– uare cosi e accettano senza protestare che i Joro ven– gano trattati in tal modo, non faranno che prepara– re a sé stessi nuove catene. Solo esercitando dal dl fuori una energica pressione sul governo di Mosca, riporteranno la vittoria che costituirebbe per essi la liberazione di Francesco Ghezzi". Hen,•i Barbusse: L'IDEALE ANARCHICO E' REA.– LIZZ.ABILEr' - ("Uti Rev,ie A.narcM ..t&', (!,i Pari– gi. - n. 3 di febbraio 1930). A una inchiesta della "R. L" cosi ha risposto il noto autore del "Fuoco:" "In linea, di principio senza dubbio l'ideale anarchico é realizzabile. SI pu6. infatti, comprendere benistlimo, senza uscire aalla ve– rosimiglianza pratica che a un dato momento., dive– nuto ogni uomo abbastanza conscio della S11afunzio– ne sociale, vi conformi la sua attiv!ta da se stesso, per la propria volonta spinta dalla ragione. Per6 prnso che d'altra parte, noi non siamo arrivati an– cora a questa generalizz~zione della coscie~zn. ~ocia. le che domanda una lunga preparazione Ella per la comprensione, sia per l'azione. "Gli elementi cbe occorre aYere per adattarsi spon– taneamente, nella propria sfera personale, alle neces– ta e tendenze della collettività, sono ancora patrimo– nio di individualità intellettualmente e soprat.itto mo– ralmente molto superiori alla nie<l"!a, l'esempio dei quali non può esdare seguito che con molta Jentez– .,, dal resto della collettivita umana. Ecco perché, rendendo omaggio alla bellezza dell'ideale anarchi– co e riconoscendo fin d'ora che esso costituisce uno stadio assai elevato della realizzazione sociale, io penso che tale teoria non é attualmente <1ttuaMJe. "Da ci6 si deduce che quanti presero l'iniziativa di propagarla non devono mai considerarla se non come una formula alla ouale, non si pu6 far altro che preparare, nelle circostanze presenti le mafke uma– ne, senza cercare di realizzarla in forma positiva e concreta in seno alla socleta contemporanea. Biso gna notare infatti che Ja formula anarchica, d'una semplicita suprema, coronamento della. vita com\lnt, delle moltitudini sopra Ja terra, non pu6 reallzzars: se non nel caso che sia universalmente accettata. L'assenza atl3oluta di coercizione e di violenza avreb_ bo bisogno di una assenza completa di scissioni e di eccezioni nell'organismo sociale". Inutile dire che questo parere simpatico di Bar– busse (e forse é simpatico solo In apparenza) contie– ne. un errore fondamentale che butta aJJ•aria tutto li suo ragionamento. Egli non si rende conto che per preparare le masse alla libertà anarchica biso– gna lasciare ad esse il massimo di libertli, o meglio abituarle a prendersi con la propria azione diretta tutta. la libertà di cui senton bi.sogno o si sentono capaci; e quindi occorre stimolare in esse tale biso_ gno deJJa libertà ed educarne la capacita ad usarla fino da ora. Ma di ci6, se mai, discnteremo p,~ am piamente in separata sede. 1 Hen.-iette Rola1'1L-Holst: LA CRISI DOTTRINALE DEL SOCIALISMO.- ("Monile" d·i Parigi. - n. 83 del 4 gennaio 1930). C'é sembrato questo un articolo molto importante; e se avremo tempo e spazio Io tradurremo per i no– stri lettori; poiché la crisi del socialismo di cui par• la l'A. ci sembra possa estendersi anche aJJ'anarcbi. smo, in quanto questo si intenda, come lo .intendiamo no1, una corrente, un ramo del socialismo. Per ora ci limitiamo a darne il riassunto. . L'A. afferma che v'é una crisi profonda e generale d~J socialismo. Gli in'dizi ne sono: 1: il numero cre– scente dei socialisti che scoraggiati, abbandonano, la letta; 2: l'incertezza In cui si dibattomo le varie ten– di,nze del socialismo su tutte le questioni di dottrina e di tattica; 3: la mancanza d'unila. di slancio, di forza della clatlse operala contro Il militarismo, Il capitalismo, il fatlcismo e la guerra; 4: l'azione as– solutamente insufficiente della classe operala nel ,paesi colonialisti in difesa dei popoli oppressi nelle colonie; 5: l'enorme diminuzione deJJo spirito di so– lldarieta internazionale operaia, ed ancbe di quella fra i varii strati operai d'uno stesso paese. Le cauda di questa crisi sono parecchie." Una di queste cause é cbe l'evoluzione storica non ba segni. t~ il corso previsto da Marx; fra l'altro la previsione marxista della crescente divisione fra due classi di– stinte non si é avverata: aumenta, per es. la diffe– renziazione della classe operaia in catei:orle fortuna– te e in altre sfortunate, e le prime son portate ad av– vicinarsi alla borg)lesia. Altra causa é l'evoluzione del capitalismo del dopo-guerra con la razionalizzazi"O, ne dbe minaccia di faT cadere la classe openaia In un vero torpore inteJJettuale, di abbassare il livello lntel Iettuale e morale delle mastle.Inoltre le disillusioni crudeli della classe operaia, nel vedere tradite le sue speranze rivoluzionarie del 1917-20 e la borghesia tra– sf~rmarsi e consolidarsi; le lotte fratricide fra co– munisti e socialisti col loro effetti demoralizzanti e a,velenatori; e infine (causa a cui l'A. da un grande valore) la mancanza 'di una grande concezione socia– lista cbe s'imponga alla classe operaia e la unisca In una ideologia comune. A O11est'ultimn causaJ contri– buisce Il fatto che Il pensiero scientifico e filosofico moderno ba preso un Indirizzo tutto nuovo In· con– fronto del quale il pentliero socialista appare ritar– datario. "Solo una nuova orientazione del socialismo (con_ elude l'autrice), che consideri la lotta per le riven– dicazioni del proletariato non come lo cr.ooo supremo, ma come una fase passeggera dì una lotta senza fine pe, scopi ignoti., e che comprenda che in questa lot– ta e in questi scopi "insieme" risiede 11 senso della Yita, potrà rìe'llvere la crisi e inaugurare un nuovo p~riodo ascendente del movimento socialista. Non comprendiamo perché l'A. parli di scopi igno– ti ("inconrrus"). Su ciò facciamo d'<llle riserve. Del résto cl pare che l'esame della Henrlette Rolann-Holst sia veramente giusto e giusle le sue conclusioni. CATILINA BIBLI06RAflA Max Nettlau: - ELISEO RECLUS, la vida de un sabio jmto y rebelde. Editori "La Revista Blanca" di Barcelona 0 °Lit. Protetlta" di Buenos Aires, 1929. - Due volumi (pagg. 291 e 310), con ritratti di M. Nettiau ed E. Reclus. - Prezzo: In Spagna 6 peootas, e nella Rep• Argentina $ 3. Quando é uscito il primo volume di questa opera di Max Nettlau in Jlngua spagnuola noi ne abb,iamo subito parlato in altri periodici. E molto se n'era parlato prima, quando il libro usci completo nel 1928 nel:a bella edizione tedesca del Der 1J111ndil<ali/Jt di Berlino. Ora che anche l'edizione In castigliano /i completa, torniamo a parlarne da queste colonne, per– ché veramente si tratta di un lavoro cosi importante per la tltoria e le idee dell'anarchismo, da mer,tare il conto di insistervi per raccomandarne la diffusio– ne (; ,per indicarla come magnifico strumento di stu– di<- per tutti coloro che dèsiderano essere bene in– fermati suJla storia deJlo sviluppo dell'anarchismo, ed indispensabile a chiunque vogiia imprenciere qual. si:.si nuovo lavoro teorico e storico ooll'argomento. Per tutti I combattenti, che sono sulla breccia a lottare per l'ideale di libertà e di giustizia medesimo cbe ba animata tutta la vita e }'opera di Eliseo Re• clus, la lettura di questo libro ha ancne un alto va– le-re spirituale, come conforto e incoraggiamento a superare la crisi morale di questo triste periodo di decadenza e di Involuzione che attraversiamo. Nel secoli ~orsi erano In voga Je vite parallele degli uo– mini illustri di Plutarco; ed in esse I nostri padri e i nostri nonni attingevano neJle loro lotte civili mo– tivo di conforto, di riposo e di ritempramento. Noi, assai meglio che in quelle esaltazioni troppo impré_ gnate deJl'anlico spirito guerresco, militaresco e au– toritario, lo posai.amo oggi In queste del genere del– l'opera di Nettlau che ci presentano uomini a1'sai piu grandi, e sopratutto piu umani, plu in armonia col nostro sentimento civile. Inoltre, mentre le antiche storie sono troppo leg– gendarie per essere credute totalmente vere, qui ab– biamo Invece la presentazione deJJa verita plu scru_ pc,Josa e meglio documentata. Tutti sanno infatti qua-

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