Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

LO STATO MODERNO 81 Il Patto Atlantico ci difénderebbe dall'invasione rus– sa? O servirebbe ad attirarla? O tutto si ridurrebbe ad essere invasi e poi liberati, con doppio ordine inverso di distruzioni? Il Patto Atlantico - cioè qualsiasi patto militare con l'America - ci difenderebbe dall'invasione in un sol mo– do: con l'armamento e l'equipaggiamento di almeno 20 o 30 divisioni sul piede di guerra americano (cioè con tut– ti i mezzi più moderni, idonei a pareggiare le nostre forze n quelle orientali) e con la relativa dotazione militare, aerea e terrestre, offensiva e difensiva, pari a tutto e per lutto alle esigenze della guerra moderna (difesa delle no– stre città, radar, razzi e qualsiasi altra diavoleria). Allora, si, difenderemmo il confine alpino, e quello ormai - ahi– mè - non. a).pino. 11 Patto Atlantico ci darà questo? Non ce lo darà. Ne abbiamo le prove nell'atteggiamento del Senato americano e nel rifiuto «costituzionale> di qual– siasi impegno militare automatico, nella presa di posi– zione dell'Inghilterra, preoccupala delle ragioni della pro– pria difesa, nel prevalente interesse, anche americano, al– la salvaguardia degli Stati' nordici. Della promessa (in fondo è quello che possono darci) di essere liberali dopo ,·ssere stati invasi, francamente non sappiamo che farcene. D'allra parte, in base a pure considerazioni strate– giche, le quali sono le sole ragioni sufficienti dell'anda– mento della lotta tra Russia e America, se noi - com'è nostro vero ed esclusivo interesse - non contribuiamo a deformarle con ragioni politiche come l'adesione ad al– leanze militari, è presumibile che una calata nella stretta penisola italiana non interessi gran che alla Russia; e i campi naturali di lotta saranno il cuore della Germania, il nord baltico e antartico (specialmente per l'offesa aereo-navale). la Persia, la Cina, e probabilmente Grecia e Turchia. Farci vedere - come ci fa vedere il governo, e specialmente il suo àulico ma inclaffaratìssimo Ministro degli· Esteri· - ·così· ansiosi di allinearci (praticamente gratis) in uno schieramento militare. dove forse non sia– mo neppure del tutto graditi, è un errore grave. Ma c'è di più. Quando la eventuaie guerra avrà as– sunto, com'è fatale, il carattere di offensiva o controffen– siva americana, per la < liberaz'one > dell'Europa orien– tale e dei Balcani, quali forze politiche ne trarranno pro– f ilio? E' evidente, data la struttura politico-sociale di quei Paesi: le forze reazionarie, che avranno, per ragioni nu– meriche ma soprattutto ,psicologiche, la preponderanza Ira quelle degli émigrés. Nonostante tutto, malgrado qual– siasi, anche la più sincera, volontà democratica nord– americana e anglosassone, sarà fatalmente inevitabile che l'abbattimento del sipario di ferro assuma il carattere di una rivincita controrivoluzionaria. E, francamente, ciò non ci piace per nulla. Anche per questo, quindi, nessun particolare interesse da parte nostra, di allinearci mili– tarmente con chicchessia. In concreto, i destri del P.S.L.I., come quasi tutti i sostenitori dell'adesione preventiva e praticamente incon– dizionàta al Patto Atlantico, sono ipnotizzati dal pensie– ro: « aderendo, saremo dalla parte del vincitore >. Biso– gna, invece, formulare un altro, più realistico pensiero: < Aderendo, senm ottenere il massimo di potenziale bel– lico, saremo invasi e distrutti, e poi d;strutti e liberati. Non aderendo potremo probabilmente evitare l'invasione, e quasi certamente limiteremmo di molto le distruzioni >. Ecco il tipo dì argomentazioni che la sinistra del P.S.L.I. doveva e deve fare. • • • Altri punti delle discussioni congressuali che accen– niamo rapidamente. L'ottimismo, invero eccessivo, con cui Sara,!(at ha mostrato di valutare la qualificazione so– ciale della democrazia americana per onera dì nneì sin– dacati operai. (Ha perfino detto che il Piano di Ricostru– zione Europea è frutto dell'azione dei sindacati lavoratori americani). Inoltre, uno dei cànoni ormai classici per giu– stificare la partedpazione socialbta al governo, è l'esigen– za della applicazione dell'E.R.P. Ma a questo punto bìso- gna duramente ,disilludere la maggioranza e dichiarare che fino ad oggi l'applicazione dell'E.R.P. (e l'efficacia econo– mico-sociale dell'E.R.P. consiste tutta nella sua applicazio– ne: l'E.R.P. non è, in sè, che un presupposto) è quanto di meno socialista si possa pensare. L'O.E.C.E., organizz'Jf!ÌO– ne europea di collaborazione economica, è fino ad oggi un fallimento. Si sa, ormai, che i famosi piani quadrien– nali, nei quali ogni Nazione ha impostato il suo program– ma E.R.P., sono altrettanti piani autarchici, per i quali ciascuna economia cerca di "prevalere, secondo un angu– sto interesse nazionalistico, sulle altre, con criteri di mer– cantilismo assolutamente antisocialistico, e insieme anti– liberale, di tipo seicentesco: prime fra tutte l'Inghilterra, la Francia, il Benelux. Per lo spirito autarchico-naziona- 1 istico con il quale viene interpretato l'E.R.P., l'unico mo– tivo di unione, tra le Nazioni dell'O.E.C.E., si riduce al– l'alleanza militane per l'azione anticomunista. E' il naufra– gio della Terza Forza, del federalismo, del socialismo. Ciò dimostra che l'unione supernazionale dell'Europa non può muovere dal piano economico per salire a quel– lo politico, come s'illudono certe fatue vecchie zitelle del– la diplomazia, ma deve attuarsi di slancio e dì forza sul piano dell'iniziativa politica, la quale non .può essere, tipicamente, che l'iniziativa socialista appoggiata sulle classi lavoratrici europee. E quest'iniziativa richiede nei socialisti uno spirito di sacrificio e di lotta addirittura ascetico, perchè ormai deve alluarsi in condizioni pau– rosamente difficili, e incidere su masse lavoratrici avve– lenale o avvilite e sfiduciate, già preda, o potenziale pre– da, di bolscevismo e di fascismo. Ma non c'è altra via, e questa è la nostra via, quella dei socialisti. E nel quadro di questa azione d'iniziativa socialist11 europea, come non gridare per la soluzione antieuropea ed antidemocratica che gli occidentali hanno voluto dare alla questione della Ruhr? L'Ente Internazionale per la Ruhr voluto da U.S.A., Gran Bretagna, Francia e Benelux, ha scatenato un coro indignalo di proteste tedesche. La Ruhr è la Germania occidentale, e senza Germania non c'è unità dell'Europa. Aver rifiutato l'ammissione all'Ente, nell'atto della sua costituzione, di un rappresentante te– desco. è stato un gravissimo errore. Limitare la produzio– ne dell'acciaio grezzo per tutte le industrie tedesche in 10.700.000 tonnellate, limite che i tedeschi potrebbero fa– cilmente raddoppiare; costringere la popolazione tedesca ad un livello di vita permanentemente basso; non aver preso in. consideraz'one la proposta di Karl Arnold, pre– sidente della Renanìa-w;stfalia, per la costituzione di un Ente veramente internazionale a base cooperativa cui af– fidare l'amministrazione unica della Ruhr, delle miniere di ferro della Lorena, delle industrie pesanti del Benelux e delle miniere della Saar: tutto ·.ciò significava avvilire lo spirito della nuova Europa e relegarci nel passato. A proposito del problema sindacale, o me!(lio, non del problema sindacale - che è il problema politico di fondo per il rinnovamento democratico della società moclcrna e per la sua alta funzionalità liberale Insieme e sociali– sta -, ma a proposito della permanenza .o dell'nscita dei sindacalisti soc'alisti democratici dalla C.G.I.L., dissi altra volta che la costituzione di un terzo sindacato, capace d.i sbloccare il dilemma bolscevismo-clericalismo e di mobili– tare una parie notevole delle masse lavoratrici, non po– trebbe real'zzarsi che nell'unificazione dei sindacalisti del P.S.L.I. e di quelli del P.S.I. Questa è la soluzione che bisoiina proporre continuamente; e non tagliar mal la strada verso di essa; e intanto ci pare necessario, allo sta– to presente dei fatti, e delle possihilità d'efficace azione sindacale, che i sindacalisti del P.S.L.I. rimangano nella Confederazione Generale del Lavoro. E' inutile indicare i gravi pericoli di codesta perma– nenza, perchè li conosciamo tutti. ]Ifa se si ritiene che Il vero compito polJtico e storico del socialismo democra– tico oggi, in questo giorno, in quest'ora. non è fRnlo quello di progettare astrattistiche .possibilità di edili.ca-

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