Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

82 LO STATO MODERNO zione socialista senza avere la forza di base, quanto quello di redimere alla democrazia la classe operaia con– tendendola al comunismo, è assolutamente necessario, sul piano sindacale, che è quello della vita e della lotta quo– tidlllna e spicciola della classe stessa, non abbandonarla mai, rimanere con essa su qualsiasi cammino, attraverso qualslasi errore. Un partilo socialista moderno, il quale non può avere altro compilo e altro significato valido che quello di guidare la classé lavoratrice, in tutti i suoi stra– ti, àttraverso la cr.isi di adeguamento storico che tutto il socialismo e la democrazia attraversano, deve conservare, a qualsiasi costo, almeno un legame, un cordone ombeli– cale con gli organismi specifici della classe operaia sùl piano sindacale. Uscire, quindi, dalla C.G.I.L., solo se e quando - in seguito, principalmente, all'opera nostra - avremo la sicurezza che una notevole massa di lavoratori ci seguiranno; e una tale diagnosi potrà esser fatta proba– bilmente tra pochi mesi. E' una sorta di legame fisico, basato non più su raqioni ideologiche, ma sulle oscure e profonde ragioni del cuore. Rimanere con gli organismi sindacali nei quali si aduna la maggioranza della classe opera:a, rimanervi am– monendo, consigliando, o dirigendo, secondo le proprie concezioni democratiche e le proprie possibilità d'azione, ma rimanervi lealmente e coraggiosamente, dividendo di propria volontà con la classe stessa il duro pane della sua sorte, assumendosi anche la responsabilità dei suoi erro– ri. pur dopo aver fatto tutto allo scopo di evitarli. Solo così la si potrà riconquistare. E tener presente che l'a– zione di riconquista democratica della classe operaia, den– tro l'organizzazione sindacale unitaria o maggioritaria, do– vrà esser~ facilitata dalle provvidenze legislative e rego– l11me11lari che, sul piano politico, in esecuzione -del pre– cetto costituzionale, saranno attuate proprio allo scopo cli garantire effettivamente la piena democraticità del fun– zionamento interno degli organismi sindacali. N!NO RUSSO PEREZ Funzione storica della social-democrazia A meno di due mesi dall'ultimo congresso, dove le tendenze non riuscirono a definirsi e rimase in bozzo quel processo di chia• rificazione dei dissensi interni che esso era chamato a comporre, la crisi del Partito Socialista dei Lavoratori è nel suo pieno svi– luppo: e, com'era facile prevedere, proprio per la politica estera che è la materia di pii, evidente contrasto e di più urgente decisiont. Ma a ;:uardare ben in fondo, non si tratta solo di questa e dell'a– desione o meno al Patto Atlantico: il dissidio è di can•ttere ideo– logico, prima che pratico, e investe la natura e i compiti del par– tito. E' il dissidio fra la sua volontà socialista e la sua anima li– berale. E se grosso t11odo la destra impersona la seconda e la si– nistra la prima, il centro, incerto e fluttuante, rispecchia nella sua esitazione l'esistenza di questo dualismo. Mentre nell'Inghilterra laburista come nei paesi dell'Europa continentale il socialismo de– mocratico ha deciso la propria posizione con una chiara consa– pevolezza del proprio ruolo e dei proprii fini, in Italia, dove venti anni di fascismo non sono passati invano agli effetti negativi della maturità politica, esso non sembra aver ancora compreso, se non in alcuna delle sue correnti, la funzione storica della socialdtmo– crazia. Funcio,1e schiettame11te liberale anche se iJ co,itenuto ri– mane - e deve rimanere - esse..zialme11te socidista. • • • • La funzione liberale della socialdemocrazia si profilava già alle sue origini (1), per diversi che ne fossero le compagine e il significato, attraverso gli orientamenti della Seconda Interna– zionale, quando con Kautsky essa mostrò di concepire la rivolu– zione ~ociale come trasfocmazione di strutture econom:che piut– tosto che di assise politiche, e ripudiò tendenzialmente la pra~si insurrezionale, o intese restringerla al concetto di un mezzo uni– forme e sistematico di iniziativa proletaria - la lotta di classe - respingendo ogm miracolismo rivoluzionario, a cominciare da quel– lo vagheggiato dagli anarchici e dai sindacalisti, dello sciopero generai<! come estrema arma di offesa con cui far capitolare, al (1) Veramente In soclaldemocrnzia proprio nelln sua primo fon– te dottrinaria presenta con Lassalle un motivo Illiberale: 11 con– cetto che J'cmanclpazione proletaria si compio attraverso l'azione ddlo Stato anzlchè per opero del lavoralorl medcslml. Allo Stato è assegnato, sl, 11 compito storico di promuovere lo llbertà, e la Jltiertà Individuale, cltrnverso il principio nssocladonlstlco, ma al Jlne dt render posslbllc quc!'t'nttunzione l'Individuo viene sottomrs- 10 al poteri pubblici, oni;lchè far cii essi Pt'manazlone dell" pro• prla volontà, per modo che la sua autonomia ne resta pratlca– m•nte pregiudicata. Senonchè gli sviluppi del pensiero soclaldemo– cratlco dovevano rlsolv<f'rc lo statualismo lassalllano non nell'Idea dl un poltre accentratore e autorltarlot ma nel riconoscimento del va• tori atatall, Jn quanto allo Stato spelta dJ assicurare la libertà t Il progresso civile. E lo Sinio liberale con Il suo garantismo e Il auo formalismo, con la mobtlltà delle sue strutture e la rlt-chez:ia delle sue artlcolazlonl, ~ apparso lo strumento plò valldo, da con• ae.rvare e non da demolire tn una società 1oclall1la. momento prestabilito, la cittadella capitalistica (2). Una scelta sif– fatta dei mezzi idonei perchè leciti importava l'implicita adesione al metodo liberale, in quanto esso rifiuta le soluzioni drastiche e le formule sopraffattorie nel presupposto che i conflitti d'interessi o d'idee consumino la loro forza d'attrito negli esiti puntuali della lo– ro stessa dialettica la quale opererà da sè, senza forzature esterne, il passaggio dal ve~chio al nuovo, quando il processo storico che l'ha generata abbia esaurito il suo corso. Ma la discriminazione dei fini inerenti alla rivoillzio11e sociale significava assai di più: tra in via negativa la convalida del liberalismo come sistema (3), mediante la virtuale accettazione, se pure con beneficio d'inventa– rio, dei suoi fondatT'enti statutari esclusi dalla posta in gioco nel– la lott~ politica. E la convalida diventava di negativa posi– tiva con la valorizzazione del parlamento come supremo or– gano rappresentativo suscettibile, attraverso il suffragio univer– sale, di dare espressione a tutti i motivi della vita associata, e come principio istituzionale ca:>ace di accogliere, ndl'apertura della sua formula giuridico-politica, ogni esigenza di sviluppo e ogni elemento di progresso. La rivendicazione della vitalità stori– ca delle assewblee parlamentari, non semplice strumento di classe ma presidio delle pubb~che lihertà, legato della rivoluzione borghe– se alla civiltà moderna erompente dalle rovine dell'assolutismo, e pertanto conquista imprescrittibile, a meno di retrocedere verso for– me superate di minorità civile, si preciserà in Kautsky, di fronte alle prospettive dell'esperimentò· leninista, da Dittat14ra del prole– tariato a Terroris,no e Co,11u11i.smo. La sua polemica antibolsce– vica è, su terreno socialista, una polemica intrinsecamente liberale che cerca di documentarsi con lo stesso Marx. L'evoluzione del regime russo, da Lenin a Stalin. in senso accentratore e burocrati– co, mentre più rigida si è venuta facendo la disciplina di partito, doveva, dinanzi ai pericoli del totalitarismo con le sue bardature vincobtrici e la sua soffocazione poliziesca, accentuare quelle ten– denze, così che svolgessero fino in fondo le loro prewesse. La di– fesa, di fronte al Leviatano comunista, delle libertà democratiche che, d'altro canto, per un complesso fenomeno di decadimento mo– rale, quella stessa borghesia che le aveva un tempo promosse si mo– strava pronta a violare pur di difendere il proprio privilegio eco– nomico (fascismo e nazismo sono ancor li ad attestarlo), dimenti- (2) Vedi: K. KAUTSKY: Riforma .f! rivolu:ione sociale, Vers. ltal. di R. Soldi, Lodi, Tip. Nuova, 1902. (3) All'epoca della polemica con Bernsteln, Kautsky sostenne cbe 11 fine di una rivoluzione socialista non doveva esst>re quello di perf-ez.ionarc bens\ di e Ylnccre Il liberaJlsmo >; ma Intendeva U li– beralismo economico o, meglio, un suo particolare aspetto. la pro– prietà individuale del me-zd di prodmdon.-e e Il modo di produzJone Individuale ca.pltalLstn (Le marzisme et son crltique Bernslein - Trad. de M. Martln-Leray, p, 335, Parls, Stoek, 1900). In segulio lo svolgl– mento del suo pensiero lo porterà sremptt pll°l a riconoscere 1 valori del liberalismo politico.

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