Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

I Ù)O LO STATO MODERNO 1 L' O. E. C. E. e l'abolizione dei cambi multipli Nel comunicato approvato recentemente dal Gover– no economico dell'Europa, o Comitato esecutivo dell'O.E C.E., si espongono i principi ai quali dovranno informar– si le politiche economiche dei paesi beneficiari del– l'E.R.P. Dopo aver affermato che il corrente anno deve essere un anno di stabilizzazione monetaria e finanzia– ria in Europa, il comunicato enumera i mezzi che deb– bono applicarsi per ottenere quel risultalo; vale a dire: inèremento delle esportazioni europee; riduzione delle importazioni dall'area del dollaro; aumen lo delle partite invisibili (noli, turismo); pagamenti multilaterali in Eu– ropa; adeguamento della capacità produttiva di ciascun paese al fabbisogno del mercato interno e dell'esporta– zione. Dai tempi di Bretton Woods si sono fatti dunque no– tevoli progressi perchè, mentre in quella conferenza mo– netaria si era sostenuto come primo obbiettivo la stabi– lità dei cambi, il Governo economico dell'Europa si è ora attenuto ad una visione più completa del problema, suggerendo i mezzi d'azione da applicarsi anche fuori del terreno strettamente monetario. In realtà il controllo delle divise ,permette di conte– nere le oscillazioni dei cambi; ma la stabilità dei camhi non sussidiala da una stabilità monetaria e finanziaria non significa nulla: non indica nè che si sia raggiunto un e– quilibrio nella bilancia dei pagamenti nè che l'inflazione sia finita. Nè può avere influenza sull'uno o sull'altro settore, dipendendo i cambi, come è noto, non tanto dal– la ·bilancia dei pagamenti quanto dal rapporto dei livelli dei prezzi, e l'inflazione essendo il risultalo del rapporto merci disponibili-circolazione monetaria e creditizia. Il Comitato Esecutivo dell'O.E.C.E. vuole che la sta– bilità monetaria e finanziaria siano raggiunte con mez– zi che agiscono non sui cambi, ma sui fattori compo– nenti la bilancia commerciale e dei pagamenti. Suo scopo è òi ottenere tra i paesi europei la maggiore possibile collaborazione,. così che ciascuno divenga parte (coordi– nala e quindi complementare) di un unico grande mer– cato, il mercato europeo: il quale dovrà avere nel suo complesso una bilancia commerciale in equilibrio rispet– to al mercato statunitense. A ciò appunto sono preordi– nali i mezzi indicati n~I comunicato, men.tre il sistema dei pagamenti intereuropei servirà a superare gli ostacoli valutari che si frappongono allo sviluppo dei rapporti commerciali tra i vari paesi. La forma bilaterale che gli accordi commerciali han– no abitualmente assunto fa sì che molte volte gli scambi al debbano sospendere perchè un paese A è in debito verso un paese Il e non può pagare altre importazioni da B puf essendo il paese A in credito verso C. Il sistema dei pagamenti inlereuropei permetterà di •pagare il disa– v1mzo della bilancia commerci-aie di A con B con l'avan– zo della bilancia commerciale di A con C. Un punto fondamentale del quale il comunicalo del Comitato dell'O.E.C.E. non tratta, è rperò quello dei cam– bi multipli. Come è nolo, nei principali paesi europei vi è molteplicità di cambi. L'esempio più significativo è quello recente della Spagna, che ha deliberato una ri– forma valutaria fissando speciali lassi di cambio per le divise ricavate dalle sue esportazioni. Oli-re al cambio ufficiale, il Governo •spagnolo ha stabilito ben undici tassi di cambio, da applicare ad altrettante categorie di merci per favorirne l'esportazione. Questa è favorita nel senso che all'esportatore sono garantiti dei ricavi note– volmente superiori a quelli che otterrebbe sulla base del cambio ufficiale. Anche nel nostro paese abbiamo cambi multipli: ufficiale, clea,:ing, compensazione, turistico, fer– roviario, doganale ecc. I cambi multipli consentono agli organi politico-eco– nomici di attuare una politica commerciale selettiva, sia stimolando le esportazioni, come nel caso della Spagna, sia ostacolando le importazioni. Cosi ad es., se non si vuole che vengano importati su di un mercato i prodotti provenienti da un altro mercato estero x, è sufflcente che il cambio da corrispondere per l'acquisto della valuta di x sia aumentato; e la convenienza dell'acquisto verrà meno. In altre parole, i cambi multipli sono un fattore va– lutario che influisce sull'ampiezza e direzione che assu– mono gli scambi commerciali con l'estero. Non è più il divario tra i prezzi di due mercati che dà l'avvio allo scambio commerciale, perchè sopravviene un cambio troppo alto o troppo basso a modificarlo e fàr si che le importazioni e le esportazioni si volgano ad un altro mercato. Tornando all'O.E.C.E. e alla stabilità monetaria e fi– nanziaria, si è detto che questa trova la sua sintetica espressione nell'indice dei prezzi (o costo della vita); e che questo indice, rapportato agli indici dei prezzi degli altri paesi, dà i cambi delle valute e'stere espressi nella moneta del paese considerato. Per ogni valuta estera c'è un cambio effettivo, ed è soltanto questo cambio, o rap– porto tra gli indici dei prezzi, che deve essere mante– nuto stabile, in regime di carta moneta: il Fondo mo– netario internazionale ha appunto il compito di mante– nere stabili i cambi dei vari paesi ad esso aderenti. Gli altri cambi sono fittizi, e non possono essere presi in considerazione ,per adottare i provvedimenti necessari a raggiungere la stabilità monetaria e finanziaria, in modo particolare la stabilità o equilibrio della bilancia com– merciale, che può ottenersi soltanto attraverso una mo– difica strutturale dei vari paesi aderenti all'O.E.C.E. e non per l'azione selettiva dei cambi multipli. Questi sono anzi un fattore di turbamento, perchè spostano i termini del calcolo economico secondo il quale la modifica strut– turale deve avvenire; e in. quanto mezzi di lotta econo– mica, contrastano con i principi della cooperazione eu- , ropea, la quale presuppone che siano osservati i princi– pi della specializzazione del lavoro da un pun lo di vista territoriale. Solo se ogni paese europeo si dedica allo svolgimento dell'attività industriale e commerciale alla quale è più portato potranno ottenersi dei ,prodotti in maggior copia e a migliori condizioni. Presupposto per ottenere questo risultato è la liber– tà degli scambi tra i paesi dell'O.E.C.E.; un ideale da raggiungere, verso il quale un primo passo sarà compiu– to appunto col sistema, cui accen.na il comunicato, dei pa– ga~nti multilaterali, correttivo del bilateralismo imperan– te in Europa; mentre un secondo ,passo consisterà nell'abo– lizione dei cambi multipli. La molteplicità dei cambi mantenuti a livelli artificiali sposta completamente, co– me si è detto, i termini dei calcoli economici e, analoga– mente a quanto avviene per il bilateralismo, dà agli scambi commerciali con l'estero un. orientamento diver– so da quello che sarebbe altrimenti determinato se i cambi fossero liberi. Gli accordi di pagamento lntereuropei eliminano già una serie di ostacoli valutari connessi con la forma bi– laterale assunta dagli scambi con l'estero, ma non basta: l'O.E.C.E. deve ottenere che i paesi europei aboliscano anche i cambi multipli, come del resto era nel program– ma del Fondo monetario, costretto poi a ripiegare dalla posizione, e considerando la libertà dei cambi una chime– ra, a tollerarli purchè i vari paesi aderenti dichiarino che sono temporanei. L'O.E.C.E. deve considerare invece l'abolizione dei cambi multipli, in quanto condizione indispensabile ~el– l'attuazione della cooperazione europea e del raggiungi– mento della stabilità monetaria e finanziaria, come obiet– tivo immediato ed essenziale. Il suo compito è più fa– cile perchè i suoi membri sono meno numerosi; ma de– ve essere assolutamente assolto, perchè la stabilità finan– ziaria e monetaria deve essere raggiunta entro il periodo di durata dell'E.R.P. sotto pena di una catastrofe. NINO PITTALUGA

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