Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

LO STATO MODERNO 99 TITOLO QUINTO Si è detto che il titolo quinto sulle autonomie regio– nali· rappresenta la grande novità della nostra Costitu– zione, soddisfacendo aspirazioni, desideri, indirizzi e pro– messe contro il prepotere dell'accentramento statale. Ho paura, però, che così pensando, noi viviamo in uno stra, no mondo di illusioni; e mi affretto a segnalare un esem– pio. -di come si manifestano nella realtà le cose, mentre attorno all'ordinamento regionale si vanno sempre più infittendo ,e perplessità. L'art. 120 della Costituzione afferma che la Regione non può istituire dazi di importazione o di esportazio– ne o di transito; non può adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose fra le regioni; non può limitare il di– rjtto dei cittadini di esercitare in qualunque parte del territorio nazionale la loro professione, impiego o lavoro. -L'e11unciato è chiaro, tassativo e non dovrebbe dar adito a possibilità di scappatoie o aggiramenti di posi– sizioni. Eppure ecco che il Consiglio Regionale del Tren– tino-Alto Adige, nella sua prima legge regionale, ha tro– vato modo di eludere al divieto dei dazi d'uscita pro– ponendo di stabilire un'imposta di L. 0,10 per ogni Kwh di energia elettrica prodotta dallo sfruttamento delle for- 7.e idriche della rcgione stessa. Ai fini del controllo, na– turalmente, si stabilisce la facoltà di fare applicare agli impianti strumenti atti a misurare i quantitativi di ener– gia elettrica- prodotta, col conseguente controllo da parte dt'gli agenti dell'Ente. Il pagamento del tributo si ba– ;crà ~nlla dic-hiarnzione delle aziende, le quali, trovan– dosi iii fronte ad un nuovo elemento di costo, presto o tardi troveranno bene il modo di esercitare, ancorchè indirelt::!mente, la rivalsa sul consumatore. La Venezia Tridentina, ed in particolare l'Alto Adige, è zona di mon– tagna assai ricca di risorse idriche e di bacini e mette a disposizione delle altre provincie circa la metà della sua produzione; per cui gettata la maschera della deno– minazione ufficiale della lassa in esame, si rileva il volto di un vero e proprio dazio d'uscita, quel dazio che il ti– tolo quinto della nostra Costituzione ha espressamente bandito. Non occorre dilungarci per dimostrare come simili provvedimenti siano di pretta marca mercantilistica, tan– to la questione è stata dibattuta nel passato. Il Conte di Cavour soleva avvertire che < sicuramente questi dazi d'uscita sono a lamentarsi come quelli che sono contrari a sani principii di pubblica economia» ('); e nel nostro caso non si colpisce una merce ricca o di consumo volut– tuario, ma una materia fondamentale alla produzione e ai consumi quotidiani della popolazione. Q9alche dato statistico metterà meglio in luce l'ar– gomento in esame: energia elettrica generata dagli impianti (in migliaia di Kwh) Venezia Tridentina (solo ener– gia idroelettrica) Altre regioni dell'Italia setten– trionale Italia centrale e meridionale Produzione totale (compreso energia termoelettrica) nnno 1946 2.213.000 11.950.000 3.397.000 17.560.000 nnno 1947 2.581.000 12.854.000 5.139.000 20.574.000 r) Dal discorso pronunciato alla Camera dei Deputali jn Torl– ao Il 3 gJugno 1851 nella discussi,one del ,progetto dl J~ge per la riforma della tariffa doganale. Ciò significa che falla uguale a 100 là produzione ita– liana, la Venezia Tridentina produce un buon 12-13% di tutta Italia. D'altra parte, nella relazione alla legge è da– to di apprendere che saranno esportati oltre ai limiti della regione quantitativi annui di un miliardo e 200 mi– lioni di Kwh. i quali, a L. 0,10 al Kwh., fanno esattamen– te 120 milioni d'imposizione che le regioni viciniori fini– ranno, un giorno o l'altro, a dover esborsare puntualmen– te se vorranno far marciare le proprie industrie, illumfoa– re le vie e gli edifici dei propri paesi. E' fatale, poi, che se l'ordinamento regionàle dovrà avere un effettivo sviluppo, provvedimenti analoghi sa– ranno presi, non foss'altro per ritorsione, dalle zone con– finanti; e a poco a poco risorgeranno nell'interno della Nazione l'errore e il danno delle cinte daziarie più o me– no clandestine. Migliaia di guardie vigileranno l'esecuzio– ne delle più variopinte ed impensate disposizioni pro– tezionistiche, stando di sentinella di giorno e di notte, al sole e alla pioggia, magari armale di mitra. L'esperien° . za del passato ce lo dice ad ogni piè sospinto. Quando già prima della guerra fu installato in Italia il tanto di– scusso conlrollo dei prezzi, l'esistenza, nei confronti di molte merci, di provincie produttrici e di provincie con– sumatrici, fece sì che nelle prime le autorità e le orga– nizzazioni fossero propense a riconoscere sen.z'altro la legittimità delle richieste d'aumento per le merci ed i generi di produzione locale, in quanto il ricavo si riso!• veva in un beneficio immediato per l'economia della zona. Nelle provincie consumatrici si fece di volta in volta il ragionamento contrario; e così si determinaron.o art:ita– mente le circostanze favorevoli alla speculazione. Fece · allora molto rumore il fatto che, essendo stabiliti prez– zi d'imperio assai differenti, i formaggiai di Parma e dintorni avessero ricomprato le loro partite esitate a Ge– nova per rivenderle altrove. Non parliamo poi dell'epo– ca repubblichina, ove alcuni prefetti giunsero al punto di vietare di vendere la legna per cucinare o riscaldarsi alle provincie confinanti. Per tornare in argomento, avvertiamo che, di con– tro, bisogna che la riforma degli Enti e dei trjbuti locali si basi sulla semplificazione del complicato e costosissi– mo meccanismo dell'amministrazione pubblica: bisogna studiare la possibilità di effettuarè sgravi, e giamm:ii in– staurare nuove imposizioni, perchè se si ·continua ad o: struire la via della ricostruzione con il moltiplicare gli organi, le funzioni, i servizi e col far crescere i prezzi di ogni cosa, allora le difficoltà della nostra vita insorge– ranno sempre più gravi e il cammino del riassestamento e del progresso diverrà assai spinoso. Ciò indipendente– mente dal discorso, da altri già fallo e ampiamente illu– strato, che la costituzione dell'ordinamento regionale in Italia è un pericolo gravissimo per le sue immediate con– seguenze come per le possibilità imprevedibili del futu– ro, tanto più che siamo di fronte ad una società con spic– cati caratteri eterogenei, con differenti aspirazioni ed at'. titudini. T,e complicazioni e gli eccessi del controllo centrale dello Stato vanno, sì, limitati e .corretti, ma per evitare una dannosa invadenza, e perchè le funzioni lecite siano ricondotte nell'ambito dei compiti e delle necessità fon– damentali richieste dall'interesse comune; ma entro que– sti limiti tali facoltà devono essere esercitate fermamen– te e inflessibilmente, altrimenti provocheremm_o lo sfa– sciamento delle tradizioni liberali e l'unità traJllandateci dal Risorgimento. · EMILIO TACCAM

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