Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

98 LO ST~TO MODERN0 tività e ripartire il reddito nazkmale tra consumi ed inve– stimenti a seconda della politica che lo Stato intende at– tuare. In una seconda categoria di interlocutori si possono classificare i corporativisti. Intendiamoci bene: uno solo di essi ha parlato, il domenicano pJdre Morlion. Ma molti altri circolavano per la, sala e sottovoce dicevano che i1 problema economico in Italia non può essere risolto che sullo schema corporativo andato in frantumi nel 1943. Pa– dre Morlion, un belga, e che per questa ragione non aveva niente da perdere a dire apertamente quello che pensava, pur ornando il suo dire con fioriture filosofiche, ha soste– nuto che soltanto mediante accordi tra i rappresentanti di opposti interessi. sotto l'egida dello Stato, si può risolvere il problema della disoccupazione. Che poi l'interesse dei consumatori vada a farsi benedire, questa è un'altra que– stione che anche padre Morlion si guardò bene dal toccare. Forse perchè in Italia, in questo momento, i residui cor– porativistici sono quanto mai operanti. Nella terza categoria possiamo mettere i keynesiani. Come è noto, nel cielo dei grandi econcmisti vi è un nuo– vo dio accanto ad Adamo Smith, Davide Ricardo, Alfre– do Marshall, ecc. E questo nuovo Dio è J. M. Kevnes di cui, in Italia, Di Fenizio è veramente il profeta. Tuttavia i keynesiani, se anche hanno opinioni differenti ncll'amli– si delle cause che portano alla disoccupazione, in quanto ragionano in base a struiTÌenti concettuali alquanto diversi. poi '5i trovano d'accordo con Corbino per quanto riguarda i provvedimenti da prendere. J-nfine, nella quarta categoria. vorrei collocare coloro che, alquanto insofferenti cli queste discussioni teoriche. hanno portato soluzioni pratiche. E tra questi vorrei ri– cordare in particolar modo Ernesto Rossi, il quale ha ri– proposto il suo esercito del lavoro quale rompighiaccio per frantumare la ri1.?idità del me.reato che soffoca ogni ini– ziativa. Ed anche De l3iasi vorrei ricordare. Questo indu– striale, che ha pratica di emigrazione, ha detto, in sostan– za: badate bene, noi non possiamo più mandare all'estero. come una vol'ta, mandrie di uomini non qualificate. Anche gli agricoltori dovranno essere dei meccanici, degli elettri– cisti, ecc.· Quindi l'industria italiana si 3ssuma, a tempo determinato, il pe.so di questa qualificazione; ma poi non si pretenda che questa industria, da sola, continui a sop– portare il peso che le toglie ogni respiro e possibilità di movimento. Al momento di concludere Corbino fece un'abile r"ti– rata strategica. Si è qui affermato egli disse, che ho par– lato male del governo, di questo governo. Ni_ente affatto. Te ho parlato male di tutti i governi-: e di questo e di quelli che l'hanno prei:eduto. ai quali ·ho partecipato anche io. E non solo- del governo italiano, ma anche di quelli degli altri paesi, i quali hanno portato a gue?t'impasse per– chè volendo accarezzare il re popolo, non hanno infilato la via giusta: e tra le due vie divergenti. quella del. libe– ralismo e quella del collettivismg, hanno ~celta il peggio e dell'una e dell'altra. Pere· ò occorre decidersi. La disoc– cupazione è il risultato di una determinata politica econo– mica. E questa politica economica deve cercare in tutti i modi di ovviare agli errori del passato per quanto riguarda i consumi, il risparmio, gli investimenti, ecc. ·Felice è sta– ta poi la risposta di Corbino ai comuni_sti: qui si -è discus– so per tre giorni, egli ·disse con· piena libertà. Io son di– sposto ad accogliere le idee da qualsiasi ·parte ·vengano. Però vorrei domandare se in un altro regime si sarebbe potuto discutere con altrettanta libertà. Domanda alla qua- le, evidentemente. !'on. Pesenti non ha· risposto. · · Il Convegno è stato concluso da un tliscorso dell'on. Fanfani il quale, come Ministro del lavoro, ha presenziato alle discuss'oni, anche dopo che gli altri ministri erano partiti. Fanfani aveva già preparato la sua risposta, e quindi si trovò un po' a disagio di fronte alla ritirata stra– tegica di Corbino. Questi, come ho detto, aveva portafo la questione su.I terreno politico; !'on. Fanfani, nel difen– dere la politica del governo di cui fa parte, dovette stare sullo stesso terreno: e, forse. è andato, anche lui, un po' più in là di quanto non fosse opportuno in un convegno di studi. In sostanza egli ha detto: Si è qui lamentato che il governo non tiene conto del parere degli economisti. Non è vero, perchè sono stati e sono al governo economisti di vaglia come Einaudi, Del Vecchio, Vanoni, Tremelloni, ecc., ed anche lo stesso Corbino. Inoltre è in corso di ela– borazione il progetto per la costituzione del Consiglio na– zionale dell'economia e del lavoro di cui faranno parte, come esperti, anche economisti. Si è criticato il governo perchè non dà sufficiente affidamento per la di fesa del ri– sparm:o. Ma la stabilità monetaria, che è un cardine fon– damentale della politica economica di questo governo, è la migliore difesa del risparmio. E perciò anche su questo punto le critichhe si spuntano. Per quanto riguarda i corsi di riqualificaz'one, vi è il provvedimento• riguardante i corsi aziendali, che finora hanno avuto scarso sviluppo, ma che potranno averne molto di più in futuro. Per quanto riguarda l'esercito del lavoro esiste il progetto per i can– tieri di rimboschimento che sono pressapoco la stessa cosa. Si è cercato di curare in tutti i modi l'emigrazione, avendo riguardo non soltanto al fatto economico ma anche sociale. Tnoltre, quando si parla di emigrazione. bisogna te~er pre-: senti i desideri dei p3esi che devono accogliere 1 nostn emigranti. Il blocco dei licenziamenti non esiste più dal punto di vista giuridico. e tutte_ le volte che ~i è pr~s~ntata l'occasiorle. il governo ha dato 1llsuo appogg10 al nd1men– sionamento delle aziende in relazione alle nuove esigenze . produttive. L'on. Fanfani si è anche dichiarato nettamente :mti– corporativo, attaccando padre Morlion, pur _sen~anominar~ lo espressamente, per la sua tesi corporat1v1st1ca. Non e mancata nella conclusione del discorso, qualche puntata contro ~li imprenditori. Spesse volte, eg(i ha a ffe~mato, si incolpa la politica sindacale svolta dai lavoratori. Ma gli imprenditori sono ben certi di non aver pecore nere anche tra di loro? La domanda che viene spontanea è questa: è riuscito il Convegno? .Occorre distinguere. Se ci si aspettava unt ricetta pronta e di immediata appl'cazione. bisogna. pur– troppo rispondere di no. Ma, a mio parere. ?uesta nr~tta non era possibile averla. Se si ha riguardo m_v~ceali 1m~ postazione generale dei problemi per u_na pol1t1ca eco~o– mica dest'nata a dare maggiore occupazione al popolo 1t~: liano. il Convegno è certamente riuscito. E' vero che es1: stono -soluzioni di breve momento che possonn ostacolare quelle a lungo, e viceversa. Ma l'indicazione del Convegno, se è possibile riassumerla in poche parole. è questa: dare maggiore elasticità al mercato con provved'menti di hreve momento che non siano di-ostacolo, ma anzi si inquadrino in quelli a lungo momento, E' un'indicazione che può sembrare lapalissiana: ma, proprio per questo, occorre solennemente riaff.ern,arla, i_n un momento in cui i più semplici dettami dell'econom1a sono annegati nel mare della grande incomprensione. LIBERO LENTI

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